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Frasi e citazioni di Carlo Rovelli

Selezione di frasi e citazioni di Carlo Rovelli (Verona, 1956), fisico e saggista italiano, specializzato in fisica teorica, dirigente presso l’Università di Aix-Marsiglia del gruppo di ricerca in gravità quantistica, principale problema aperto nella fisica fondamentale, che consiste nel rendere coerente quello che si è compreso del mondo attraverso le due grandi scoperte della fisica del XX secolo: la relatività generale e la teoria dei quanti. Riguardo alla sua passione per la fisica, ha affermato Carlo Rovelli:
"Siamo ossessionati da noi stessi. Studiamo la nostra storia, la nostra psicologia, la nostra filosofia, la nostra letteratura, i nostri dèi. Molto del nostro sapere è un rigirare dell’uomo intorno a se stesso, come fossimo noi la cosa più importante dell’Universo. Credo che a me la fisica piaccia perché apre la finestra e guarda lontano. Mi dà il senso di aria fresca che entra nella casa".
Foto di Carlo Rovelli
L’incertezza in cui siamo immersi, la nostra precarietà, sospesa sull’abisso dell’immensità
di ciò che non sappiamo, non rende la vita insensata: la rende preziosa. (Carlo Rovelli)

Che cos'è la scienza
La rivoluzione di Anassimandro © Mondadori, 2011 - Selezione Aforismario

Il pensiero scientifico è innanzitutto un’appassionata esplorazione di modi sempre nuovi per pensare il mondo. La sua forza non consiste nelle certezze raggiunte, bensì in una radicale consapevolezza dell’estensione della nostra ignoranza; questa consapevolezza ci permette di rimettere in dubbio in continuazione ciò che crediamo di sapere, e quindi di continuare ad apprendere.

La ricerca della conoscenza non si nutre di certezza: si nutre di una radicale mancanza di certezze.

Le facili certezze ottocentesche sulla scienza, e in particolare la glorificazione della scienza intesa come sapere definitivo sul mondo, sono crollate. A questo crollo ha contribuito non poco la rivoluzione della fisica del XX secolo, che ha portato alla scoperta che la fisica newtoniana, nonostante la sua immensa efficacia, è in un senso molto preciso «sbagliata».

Cos’è il sapere scientifico, che può essere allo stesso tempo estremamente efficace e «sbagliato»?

L’antiscientismo è nutrito dallo sconforto per la perdita dell’illusione che la scienza possa offrire l’immagine del mondo definitiva, dalla paura di accettare l’ignoranza. Meglio false certezze che incertezze…

La mancanza di certezza, lungi dall’essere una debolezza, costituisce, e ha sempre costituito, il segreto stesso della forza del pensiero razionale, inteso come pensiero della curiosità, della ribellione e del mutamento.

Le risposte della scienza naturale non sono credibili perché sono definitive: sono credibili perché sono le migliori di cui disponiamo oggi, a un dato momento della storia reale del nostro sapere. È proprio perché sappiamo non considerarle definitive che continuano a migliorare.

L’obiettivo dichiarato della ricerca scientifica non è fare previsioni quantitative corrette, ma «comprendere» come funziona il mondo. Che significa? Significa costruire e sviluppare un’immagine del mondo, cioè una struttura concettuale per pensare al mondo, efficace e consistente con ciò che sappiamo e impariamo di esso.

Il motivo per il quale esiste la scienza è che siamo estremamente ignoranti e abbiamo una montagna di pregiudizi errati. 

La scienza nasce da ciò che non sappiamo [...] e dalla messa in discussione di qualcosa che credevamo di sapere, ma non resiste alla prova dei fatti, o a un’analisi critica intelligente.

A ogni nuova acquisizione, il mondo si ridisegna e cambia sotto i nostri occhi. Lo conosciamo diversamente e meglio.

La scienza consiste nel guardare più lontano, nel rendersi conto che le nostre idee sono molto spesso inadeguate non appena usciamo dal nostro giardinetto. Quindi consiste innanzitutto nello smascherare alcuni dei nostri pregiudizi, nel costruire e sviluppare gli strumenti concettuali nuovi, per poter pensare più efficacemente il mondo.

La conoscenza scientifica è il processo di modificare e migliorare in continuità la nostra concettualizzazione del mondo, rimettendo selettivamente e continuamente in discussione alcune assunzioni e credenze su cui si basa, per cercare modifiche che si rivelino più efficaci.

La scienza è una ricerca continua del miglior modo per pensare il mondo, per guardarlo. Essa è dunque prima di tutto un’esplorazione continua di nuove forme di pensiero.

Assai prima di essere tecnica, la scienza è visionaria.

La scienza sogna mondi nuovi, per poi rendersi conto che alcuni di questi descrivono la realtà meglio dei nostri pregiudizi.

La forza visionaria della scienza è questa capacità di vedere più lontano, fare crollare pregiudizi locali e svelare territori nuovi del reale.

La chiave del sapere scientifico è la capacità di non restare aggrappati ad alcuna certezza, ad alcuna immagine data del mondo, ma essere pronti a cambiarla, anche ripetutamente, alla luce di ciò che sappiamo, di osservazioni, discussioni, idee diverse, critiche.

La natura del pensiero scientifico è essenzialmente critica, ribelle, insofferente a ogni concezione a priori, a ogni riverenza, a ogni verità intoccabile.

La crescita del sapere scientifico è essenzialmente critica: rimessa in discussione di ciò che avevamo dato per acquisito.

I colpi di genio dei grandi passi avanti della scienza non sono dovuti alla scoperta di soluzioni nuove a problemi ben posti. Sono dovuti alla scoperta che il problema era mal posto. 

La nave del nostro pensare il mondo è il nostro unico strumento per navigare nell’infinita sorpresa del reale.

Lungi dall’essere sorgente d’inaffidabilità, l’aspetto evolutivo della scienza è la ragione stessa della sua affidabilità. Le risposte scientifiche non sono necessariamente definitive, ma sono, quasi per definizione, le migliori risposte di cui disponiamo oggi.

La scienza non è credibile perché offre la risposta definitiva, ma perché offre la migliore risposta di cui disponiamo al presente. E offre la migliore risposta di cui disponiamo proprio perché non considera le proprie risposte come certamente vere e rimane aperta all’imparare e al cambiare idea.

La scienza è la scoperta che il segreto della conoscenza è molto semplicemente essere aperti a imparare. Non credere di avere già attinto alla verità ultima.

L’affidabilità della scienza non riposa sulla certezza, ma al contrario sulla radicale mancanza di certezze, sull’accettare la critica. 

Il permanere del dubbio, il sapere che c’è altro da scoprire, non toglie validità a quanto sappiamo.

La scienza è l’avventura umana che consiste nell’esplorare i modi di pensare il mondo, pronti a sovvertire qualunque certezza abbiamo avuto fin qui: è una fra le più belle delle avventure umane.

Fra la certezza della propria verità e l’equivalenza di tutti i punti di vista, esiste una terza strada: quella della discussione e della critica. 

Questa mi sembra la caratteristica centrale del pensiero scientifico. Ciò che più ci appare ovvio del mondo può essere falso.

Il pensiero scientifico è un’esplorazione continua di modi nuovi per concettualizzare il mondo. La conoscenza nasce da un atto di ribellione, rispettosa ma profonda, contro il sapere del presente. 

Penso che accettare la nostra incertezza non sia solo la strada maestra verso la conoscenza, ma sia anche la scelta più onesta e più bella. La nostra conoscenza, come la Terra, è sospesa sul nulla. La provvisorietà e il vuoto che ne derivano non rendono la vita più insensata, la rendono più preziosa.

La realtà non è come ci appare
La struttura elementare delle cose © Raffaello Cortina Editore, 2014 - Selezione Aforismario

L’umanità è come un bimbo che cresce e scopre con stupore che il mondo non è solo la sua stanzetta e il suo campo giochi, ma è vasto, ci sono mille cose da scoprire e idee da conoscere diverse da quelle fra le quali è cresciuto.

Più impariamo sul mondo, più ci stupiamo della sua varietà, bellezza e semplicità.

Il pensiero scientifico esplora e ridisegna il mondo, ce ne offre immagini via via migliori: ci insegna a pensarlo in modo più efficace.

La scienza è un’esplorazione continua di forme di pensiero. La sua forza è la capacità visionaria di far crollare idee preconcette, svelare territori nuovi del reale e costruire nuove e più efficaci immagini del mondo.

L’incertezza in cui siamo immersi, la nostra precarietà, sospesa sull’abisso dell’immensità di ciò che non sappiamo, non rende la vita insensata: la rende preziosa.

La scienza è fatta di esperimenti, ipotesi, equazioni, calcoli e lunghe discussioni, ma questi sono solo strumenti, come gli strumenti dei musicisti. Alla fine, quello che conta nella musica è la musica, e quello che conta nella scienza è la comprensione del mondo che la scienza riesce a offrire.

Solo se teniamo ben presente che le nostre credenze potrebbero essere sbagliate possiamo liberarcene e imparare di più. 

Per imparare qualcosa in più bisogna avere il coraggio di accettare che quello che pensiamo di sapere, comprese le nostre convinzioni più radicate, possa essere sbagliato, troppo ingenuo, un po’ sciocco.

Non è che la scienza sia affidabile perché ci dà risposte certe. È affidabile perché ci fornisce le risposte migliori che abbiamo al momento presente.

Le risposte della scienza non sono affidabili perché sono definitive. Sono affidabili perché sono le migliori disponibili al momento. E sono le migliori che abbiamo proprio perché non le consideriamo definitive, per cui siamo sempre aperti a migliorarle.

È di affidabilità che noi abbiamo bisogno, non di certezze. Perché di vere certezze non ne abbiamo e non ne avremo mai, a meno di accettare di credere a occhi chiusi a una cosa qualunque.

La natura del pensiero scientifico è critica, ribelle, insofferente di ogni concezione a priori, a ogni riverenza, a ogni verità intoccabile. 

La ricerca della conoscenza non si nutre di certezza: si nutre di una radicale mancanza di certezze.

Vivere nell’incertezza è difficile. C’è chi preferisce una certezza qualunque, anche se palesemente infondata, all’incertezza che viene dal rendersi conto dei propri limiti.

Sette brevi lezioni di fisica
© Adelphi, 2014 - Selezione Aforismario

I periodi di vacanza sono quelli in cui si studia meglio, perché non si è distratti dalla scuola.

Ci sono capolavori assoluti che ci emozionano intensamente, il Requiem di Mozart, l’Odissea, la Cappella Sistina, Re Lear... Coglierne lo splendore può richiedere un percorso di apprendistato. Ma il premio è la pura bellezza. E non solo: anche l’aprirsi ai nostri occhi di uno sguardo nuovo sul mondo. La Relatività Generale, il gioiello di Albert Einstein, è uno di questi.

Il genio esita.

La nostra conoscenza cresce, e cresce davvero. Ci permette di fare cose nuove che prima non immaginavamo nemmeno. Ma nel crescere ci apre nuove domande. Nuovi misteri.

La scienza, prima di essere esperimenti, misure, matematica, deduzioni rigorose, è soprattutto visioni. La scienza è attività innanzitutto visionaria.

Nel grande quadro della scienza contemporanea ci sono molte cose che non capiamo, e una di quelle che capiamo meno siamo noi stessi.

Siamo fatti degli stessi atomi e degli stessi segnali di luce che si scambiano i pini sulle montagne e le stelle nelle galassie.

Nel mare immenso di galassie e di stelle, siamo un infinitesimo angolo sperduto; fra gli arabeschi infiniti di forme che compongono il reale, noi non siamo che un ghirigoro fra tanti.

I nostri valori morali, le nostre emozioni, i nostri amori, non sono meno veri per il fatto di essere parte della natura, di essere condivisi con il mondo animale o per essere cresciuti ed essere stati determinati dai milioni di anni dell’evoluzione della nostra specie. Anzi, sono più veri per questo: sono reali.

Della natura siamo parte integrante, siamo natura, in una delle sue innumerevoli e svariatissime espressioni. Questo ci insegna la nostra conoscenza crescente delle cose del mondo.

Quanto è specificamente umano non rappresenta la nostra separazione dalla natura, è la nostra natura. È una forma che la natura ha preso qui sul nostro pianeta, nel gioco infinito delle sue combinazioni, dell’influenzarsi e scambiarsi correlazioni e informazione fra le sue parti.

Proprio per la sua natura effimera, la vita è preziosa. 

Qui, sul bordo di quello che sappiamo, a contatto con l’oceano di quanto non sappiamo, brillano il mistero del mondo, la bellezza del mondo, e ci lasciano senza fiato.

L'ordine del tempo
© Adelphi, 2017 - Selezione Aforismario

Tutta l’evoluzione della scienza indica che la migliore grammatica per pensare il mondo sia quella del cambiamento, non quella della permanenza. Dell’accadere, non dell’essere.

Il mondo è fatto di eventi, non di cose.

Se per «tempo» intendiamo null’altro che l’accadere, allora ogni cosa è tempo: esiste solo ciò che è nel tempo.

Per molto tempo abbiamo cercato di comprendere il mondo in termini di una qualche sostanza primaria. Forse più di ogni altra disciplina, la fisica ha inseguito questa sostanza primaria. Ma più lo abbiamo studiato, meno il mondo sembra comprensibile in termini di qualcosa che è. Sembra essere molto meglio comprensibile in termini di relazioni fra accadimenti.

Non siamo in primo luogo esseri ragionevoli. Lo possiamo forse diventare, più o meno, in seconda istanza. In prima istanza siamo portati dalla sete di vivere, dalla fame, dal bisogno di amare, dall’istinto di trovare il nostro posto in una società umana... 

Il nostro pensiero non è solo preda della sua debolezza, lo è ancor più della sua stessa grammatica. Basta qualche secolo, perché il mondo cambi: da diavolacci, angeli e streghe si ripopoli di atomi e onde elettromagnetiche.

Non è l’assenza che provoca dolore. Sono l’affetto e l’amore. Se non ci fosse affetto, se non ci fosse amore, non ci sarebbe il dolore dell’assenza. Per questo anche il dolore dell’assenza, in fondo, è buono e bello, perché si nutre di quello che dà senso alla vita.

A me sembra che la vita, questa breve vita, non sia che questo: il grido continuo di queste emozioni, che ci trascina, che proviamo talvolta a chiudere in un nome di Dio, in una fede politica, in un rito che ci rassicuri che tutto alla fine è in ordine, in un grande grandissimo amore, e il grido è bello e splendente. Talvolta è un dolore. Talvolta è un canto.

Note
Vedi anche frasi e citazioni di: Giulio Giorello - Telmo PievaniAntonino Zichichi