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Aforismi, frasi e citazioni di Peter Sloterdijk

Selezione di aforismi, frasi e citazioni di Peter Sloterdijk (Karlsruhe 1947), filosofo e saggista tedesco, tra i maggiori protagonisti del dibattito filosofico contemporaneo. Peter Sloterdijk insegna Filosofia ed Estetica presso la Staatliche Hochschule für Gestaltung di Karlsruhe e dirige l’Istituto di Filosofia della Cultura presso la Akademie der bildenden Künste di Vienna. Le seguenti riflessioni di Peter Sloterdijk sono tratte da Critica della ragion cinica (Kritik der zynischen Vernunft, 1983) e Devi cambiare la tua vita (Du mußt dein Leben ändern, 2009).
Il cinico moderno è un asociale integrato. (Peter Sloterdijk)
Critica della ragion cinica
Kritik der zynischen Vernunft, 1983

Non c'è più una sapienza (sophia) di cui essere innamorati (philoi). Di ciò che sappiamo, non ci salta davvero in mente di provare amore; anzi ci domandiamo come fare a viverci insieme senza finirne pietrificati.

Si può dire ancora qualcosa oggi? Oppure la congiura del silenzio della nostra razionalità cinico-realista è già così consolidata che non si vuol sentire più altra ragione se non quella attivistica?

Dal momento che la filosofia può fare ancor solo finta di vivere quel che essa a parole dichiara, ci vuole sfrontatezza a dichiarare quel che si vive.

Se il filosofo è chiamato a vivere in prima persona ciò che afferma a parole, il suo compito - criticamente inteso - sarà quello ben maggiore di dire ciò che vive.

Appartiene all'essenza del kinismo antico, quantomeno nella sua origine greca, l'essere sfrontato. In tale sfrontatezza è sito un principio metodologico degno di essere riportato alla luce

Il kinismo è una prima risposta all'idealismo dominatorio degli ateniesi, una replica che oltrepassa la confutazione teorica. Qui non vengono agitate parole contro l'idealismo: qui si vive contro di esso.

La costumatezza ed eticità saranno pur buone cose, ma anche la naturalezza è un bene. Lo scandalo kinico non vuol dir altro che questo.

Ingiustamente il cinismo, questo primo, vero e proprio «materialismo dialettico» (che seppe essere anche un esistenzialismo) - a confronto con i grandi sistemi della filosofia greca (Platone, Aristotele e la Stoà) - viene giudicato come una sorta di commedia satirica: e vi si soprassiede come si trattasse di episodio tra il faceto e l'osceno.

Il cinico moderno è un asociale integrato.

In una cultura in cui idealismi sclerotizzati trasformano la menzogna in modus vivendi, il progresso della verità dipende dall'esistenza o meno di gente abbastanza aggressiva e libera (leggi: «svergognata») da dire la verità.

Per sopravvivere bisogna andare a scuola di realtà.

I potenti perdono la loro alta coscienza di sé di fronte a zimbelli, clown e kinici; perciò l'aneddoto fa dire ad Alessandro Magno che, se non fosse Alessandro, gli piacerebbe essere Diogene.

Nelle società in cui non si offre alcuna vera alternativa morale e i contropoteri potenziali sono coinvolti in larga parte negli apparati di potere, accade che ormai nessuno provi sdegno per i cinismi del potere.

Nell'ambiente «società», i moderni mezzi di comunicazione di massa climatizzano le coscienze in maniera nuova e artificiale. Presi in mezzo a queste correnti, si comprende che la propria Weltanschauung è in modo sempre più netto un'immagine di seconda mano, mutuata da sensali e imbonitori.

Diogene, il Sokràtes mainòmenos, incarna nella nostra tradizione l'impulso a smascherare l'alienazione idealistica nell'istante stesso della sua nascita; questo antico maestro giunse tanto in là nella sapienza da trasformare la sua intera esistenza in un'unica, grande argomentazione pantomimica contro le perversioni della filosofia.

I dardi della verità, letali, piovono proprio dove le menzogne vanno cullandosi nella sicurezza di protezioni altolocate.

La politica era un tempo (ed è oggi più che mai) quella che ritennero i kinici vissuti all'epoca della decadenza delle città greche: un minaccioso rapporto di mutua costrizione dell'uomo sull'uomo, è l'ambito di carriere arrischiate e di dubbie ambizioni, un meccanismo alienante che sta alla base della guerra e dell'ingiustizia sociale; in breve: quell'inferno che l'esistenza di altri, capaci di violenza, ci fa incombere addosso.

Nella luminosa presenza di spirito l'incantesimo di un continuo ripetersi è rotto. Ogni secondo consapevole estingue il disperante «già stato» e diventa il primo di un'altra storia.

Devi cambiare la tua vita
Sull’antropotecnica
Du mußt dein Leben ändern. Ober Anthropotechnik, 2009

“Devi cambiare la tua vita!” La voce da cui Rilke si sentì interpellato al museo del Louvre ha ormai abbandonato la sua origine. Nell'arco di un secolo essa si è riversata nello spirito del tempo generale, anzi, è diventata il contenuto ultimo di tutte le comunicazioni che circolano nel globo. Al momento, non v’è informazione nell'etere universale che, per via della sua struttura profonda, non possa essere ricondotta a questo imperativo assoluto.

Come negarlo: nel mondo attuale, l’unico fatto di significato etico universale è l’idea, sempre più diffusa ovunque, che le cose non possano più andare avanti così.

Che cos’è l’uomo, se non l’animale dal quale viene preteso troppo?

Non serve avere una particolare inclinazione musical-religiosa per capire che la Grande Catastrofe diventerà la dea del secolo.

Che la vita sia intrecciata alla necessità di andare avanti malgrado le grosse difficoltà appartiene alle esperienze fondamentali di quel particolare gruppo di persone che un tempo venivano chiamate, con una chiarezza spensierata, gli storpi, e che gli spiriti dei contemporanei, più moderni, si presume più umani, più comprensivi e più rispettosi, hanno ribattezzato handicappati, diversamente abili, bambini problematici e infine, semplicemente, “persone”.

Che cos'altro è l'arte, se non una forma del saper patire e nello stesso tempo la forma che assume la passione del saper-fare?

Non è l’andatura eretta che fa dell’uomo un uomo, ma è la consapevolezza embrionale del divario interiore che porta l’uomo in posizione eretta.

Libro di Peter Sloterdijk consigliato
Critica della ragion cinica
Curatore A. Ermano; M. Perniola 
Editore Cortina Raffaello, 2013

"Cinismo" è oggi sinonimo di insensibilità, di un'amara disponibilità a farsi complice di qualsiasi cosa a qualunque prezzo. Ben altra natura possedeva il cinismo degli antichi, o quello che Nietzsche chiamava cynismus, una forma estrema di autodifesa che opponeva alla minaccia dell'insensatezza sociale un nucleo irriducibile di sopravvivenza, la sfrontatezza vitale di una filosofia vissuta. Se il cynicus Diogene viveva in una botte, il "cinico" moderno aspira invece al potere e al successo. "Critica della ragion cinica" parte da questa contrapposizione per rileggere l'intera storia della filosofia, sottoponendo a una serrata analisi il rapporto tra intellettuali e apparati di potere e il relativo strascico di sangue e ideologie.

Note
Vedi anche frasi e citazioni di: Wilhelm Schmid