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Le più belle Poesie di Alda Merini

Selezione di alcune delle più belle poesie di Alda Merini (Milano 1931-2009), poetessa, scrittrice e aforista italiana. D'indole particolarmente sensibile, Alda Merini si fa notare per il suo talento poetico sin da giovanissima. A soli quindici anni conosce il poeta e critico letterario Giacinto Spagnoletti e lo scrittore Giorgio Manganelli. Nel 1950, due sue poesie vengono aggiunte all'Antologia della poesia italiana 1909-1949 (Guanda).

Sulla sua attività poetica ha scritto: "Sapete qual è la differenza tra il poeta e la poetessa? Il poeta torna a casa, si siede in poltrona e si riposa. La poetessa torna a casa, si rimbocca le maniche e ricomincia a lavorare". (Alla tua salute, amore mio, 2004).

Purtroppo, però, sin da giovanissima Alda Marini avverte anche i primi sintomi di un disturbo mentale che la condurranno in manicomio, dove resterà ricoverata per un decennio. Su questa difficile esperienza ha scritto: "L’aver vissuto in un manicomio e l’avere interpretato questo vissuto, non è cosa da tutti; l’esserne poi riusciti, è stata impresa quanto mai difficile in quanto è pericoloso uscire dai meandri della propria inquietudine per addentrarsi nella socialità". (L’altra verità. Diario di una diversa, Rizzoli 1997).

Tra le tante raccolte di poesie di Alda Merini possiamo ricordare: La presenza di Orfeo (1953), Paura di Dio (1955), Nozze romane (1955), La Terra Santa (1984), Testamento (1988), Vuoto d'amore (1991), Ipotenusa d'amore (1992), Titano amori intorno (1993), Ballate non pagate (1995), La volpe e il sipario (1997), L'anima innamorata (2000), Padre mio (2009).
Su Aforismario trovi anche una raccolta di aforismi di Alda Merini [vedi il link in fondo alla pagina].
Foto di Alda Merini
La casa della poesia non avrà mai porte. (Alda Merini)

Alda Merini
Amai teneramente dei
dolcissimi amanti
senza che essi
sapessero mai nulla.
E su questi intessei
tele di ragno
e fui preda della mia
stessa materia.
In me l'anima c'era
della meretrice
della santa della
sanguinaria e dell'ipocrita.
Molti diedero al mio
modo di vivere un nome
e fui soltanto una
isterica.

Io sono folle, folle
Io sono folle, folle,
folle di amore per te.
Io gemo di tenerezza
perché sono folle,
folle,
perché ti ho perduto.
Stamane il mattino era
sì caldo
che a me dettava
questa confusione,
ma io ero malata di
tormento
ero malata di tua
perdizione.

Adesso sono una pioggia spenta
Adesso sono una
pioggia spenta
dopo che l'orma del
tuo cammino
si è fermata ai miei
occhi.
Che ciglio devastante
il tuo!
Come mi penetri le
ossa!
Se piangessi, tu
verresti a riprendermi.
Ma io ho bisogno del
mio dolore
per poterti capire.

Mia sorella
Mia sorella era esile
come una lacrima
e aveva un portamento regale.
A volte si nascondeva dietro gli alberi
perché io la invocassi a gran voce
poi mi prendeva tra le braccia
e mi baciava come una mamma.
Mia sorella aveva talmente cura di me
che mi separò dai primi amori
pensando che potessero farmi soffrire
e cosi cominciarono a diffamarla
come diffamarono me.
Mia sorella che era bellissima
rubava al marito tutto
e poi lo restituiva
con un congedo prezioso.
Era una signora che dava
buone referenze a tutti
quando li licenziava.
Ma adesso che è Natale
io penso che una parte di me
è morta
insieme a lei
e quando scherzavamo
forse facevamo talmente sul serio
che neanche ce ne siamo accorte. Così mia sorella è diventata me e io lei
e direi che oggi per la strada cammino molto
e ho messo tanto gli occhiali scurì
perché lei era molto ambita.
Mia sorella quando sono nata
mi portò un uovo di pasqua
e me lo mise in bocca
tanto che rischiai di morire.
E così fu per tutta la vita,
la sua sollecitudine mi uccise.
Era talmente consolatoria
che io quando la vedevo
le strappavo i suoi mille vestiti
perché volevo vivere per conto mio.
Portai sempre gli abiti smessi di mia sorella
solo che mi andavano stretti,
non ebbi mai un paio di scarpe mio
e un abito tutto mio.
Finalmente in manicomio mi diedero la divisa e la dimenticai per sempre.

Canzone triste
Quando il mattino è
desto
tre colombe mi
nascono dal cuore
mentre il colore rosso
del pensiero
ruota costante intorno
alla penombra.
Tre colombe che filano
armonia
e non hanno timore
ch'io le sfiori...
Nascono all'alba
quando le mie mani
sono intrise di sonno e
non ancora
alte, levate in gesti di
minaccia...

Sarò sola?
Quando avrò alzato in
me l'intimo fuoco
che originava già
queste bufere
e sarò salda, libera,
vitale,
allora sarò sola?
E forse staccherò dalle
radici
la rimossa speranza
dell'amore,
ricorderò che frutto
d'ogni
limite umano è assenza
di memoria,
tutta mi affonderò nel
divenire...
Ma fino a che io tremo
del principio
cui la tua mano mi
iniziò da ieri,
ogni attributo vivo che
mi preme
giace incomposto nelle
tue misure.

Non voglio dimenticarti, amore
Non voglio
dimenticarti, amore,
né accendere altre
poesie:
ecco, lucciola arguta,
dal risguardo dolce,
la poesia ti domanda
e bastava una inutile
carezza
a capovolgere il
mondo.
La strega segreta che
ci ha guardato
ha carpito la nudità del
terrore,
quella che prende tutti
gli amanti
raccolti dentro un'ascia
di ricordi.

Il testamento
Se mai io scomparissi
presa da morte snella,
costruite per me
il più completo canto
della pace!
Ché, nel mondo, non
seppi
ritrovarmi con lei,
serena, un giorno.
Io non fui originata
ma balzai prepotente
dalle trame del buio
per allacciarmi ad ogni
confusione.
Se mai io scomparissi
non lasciatemi sola;
blanditemi come folle!

Queste folli pupille
Queste folli pupille
troppo aderenti al
ciclo dell'Amore,
spengile Tu, Signore,
e un colore uniforme
calami dopo, assolto
ogni tremore.
Perché più non mi
illuda
di ritorni e di aspetti
e mi renda sotterra
nuda di voglie, ferma
la golosa
tentazione dei vivi!

Quando l'angoscia
Quando l'angoscia
spande il suo colore
dentro l'anima buia
come una pennellata di
vendetta,
sento il germoglio
dell'antica fame
farsi timido e grigio
e morire la luce del
domani.
E contro me le cose
inanimate
che ho creato
dapprima
vengono a rimorire
dentro il seno
della mia intelligenza
avide del mio asilo e

Anima mia
Anima mia che metti le ali
e sei un bruco possente
ti fa meno male l'oblio
che questo cerchio di velo.
E se diventi farfalla
nessuno pensa più
a ciò che è stato
quando strisciavi per terra
e non volevi le ali.

Quando sono entrata
Quando sono entrata
tre occhi mi hanno
raccolto
dentro le loro sfere,
tre occhi duri impazziti
di malate dementi:
allora io ho perso i
sensi ho capito che quel lago
azzurro era uno stagno
melmoso di triti rifiuti
in cui sarei affogata.

Il manicomio è una grande cassa di risonanza
Il manicomio è una
grande cassa di risonanza
e il delirio diventa eco
l'anonimità misura,
il manicomio è il
monte Sinai,
maledetto, su cui tu
ricevi
le tavole di una legge
agli uomini
sconosciuta.

La luna s'apre nei giardini del manicomio
La luna s'apre nei
giardini del manicomio,
qualche malato
sospira,
mano nella tasca nuda.
La luna chiede
tormento
e chiede sangue ai
reclusi:
ho visto un malato
morire dissanguato
sotto la luna accesa.

Io ero un uccello
Io ero un uccello
dal bianco ventre
gentile,
qualcuno mi ha tagliato
la gola
per riderci sopra,
non so.
Io ero un albatro
grande
e volteggiavo sui mari.
Qualcuno ha fermato il
mio viaggio,
senza nessuna carità di
suono.
Ma anche distesa per
terra
io canto ora per te
le mie canzoni
d'amore.

Io ho scritto per te ardue sentenze
Io ho scritto per te
ardue sentenze,
ho scritto per te tutto il
mio declino;
ora mi anniento, e
niente può salvare
la mia voce devota;
solo un canto
può trasparirmi adesso
dalla pelle
ed è un canto d'amore
che matura
questa mia eternità
senza confini.

Note
Vedi anche: Aforismi di Alda Merini