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Frasi e "caramelle del diavolo" di Romano Bertola

Selezione di aforismi acidi, frasi ciniche e battute divertenti di Romano Bertola (Torino 1936-2017), scrittore, umorista, creativo, compositore e paroliere italiano. 
Chi ha vissuto la propria infanzia o la propria adolescenza negli anni '70 del secolo scorso, anche se non conosce il nome di Romano Bertola e non ha mai letto un suo libro, riconoscerà sicuramente i suoi jingle e le sue conzoncine per bambini, che non a caso oggi raggiungono centinaia di migliaia di visualizzazioni su YouTube da parte di altrettanti nostalgici.

In campo pubblicitario Bertola ha ideato, musicato e prodotto oltre mille spot per la TV: 
"Una volta scrivevo poesie. O rondini! O stelle! Ora mi mantengo scrivendo strofette per birre e detersivi. Come dire? M’è successo un po’ come alla Wilkinson: anche loro là, una volta, fabbricavano spade per i dragoni del re e adesso fanno lamette da barba. Ma sappiate che tanto per me che per la Wilkinson è stata una mezza tragedia. Ecco perché a volte siamo così nervosi e rispondiamo sgarbatamente al telefono". 
Tra gli slogan per Carosello, diventati negli anni dei veri e propri tormentoni, si possono ricordare: "Mamma, mamma lo sai chi c’è, è arrivato el Merendero", "Miguel son sempre mi!", "Fiesta ti tenta tre volte tanto", "Un pieno d'espresso, un pieno di sprint", "Brava brava maria Rosa, ogni cosa sai far tu", "E che, ci ho scritto Jo Condor?", "Mira mira l'Olandesina", "Gigante pensaci tuuu!", ecc.

Nel 2012 Romano Bertola ha pubblicato Caro Carosello, in cui racconta la sua esperienza in campo pubblicitario. 
"Dopo la pubblicazione del mio romanzo, qualsiasi occupazione mi appariva presuntuosamente poco adatta. Morale, ciondolavo per casa tutto il giorno e vagavo la notte. Un giorno, con ironia, mio padre mi lesse un curioso annuncio apparso su La Stampa: “Cercasi intelligenze”. “Visto che dici sempre di essere un genio, vai, presentati!”. Superai con estrema facilità il test di ingresso per l’Agenzia Testa, ma mi risultò altrettanto difficile adeguarmi alle regole dell’azienda. Escogitavo ogni pretesto per farmi licenziare. Rincasavo sempre più tardi la notte, mi presentavo sempre più tardi il mattino al lavoro. Otto e mezzo, nove, dieci, undici. Alla fine fui convocato nell'ufficio dello stesso Armando Testa, che con voce chioccia osservò: “Ho l’impressione che lei venga solo più qui a trovarci”. “Eh già, eh già…”. “Poiché noi siamo un’azienda seria, volevo chiederle: lei ha intenzione di adeguarsi agli orari che facciamo tutti o continuare con questi orari del caz**?”. “Del caz**!” risposi pronto. “Bene… ora siamo informati: io intanto le aumento lo stipendio”.
Per quanto riguarda le canzoni per bambini, chi ha vissuto la propria infanzia negli anni '80 non potrà non ricordare La puntura, cantata da Pippo Franco, e Carletto (1.200.000 copie vendute!), cantata da Corrado.

Fatta eccezione per l'unico lavoro "serio", il romanzo La stanza delle mimose (Adari, 1958), che viene segnalato al premio Cesare Pavese e ottiene un buon consenso da parte della critica, la vera genialità di Romano Bertola, si esprime, però, nella sua attività di umorista cinico e un po' paradossale, che caratterizza i suoi libri: Le caramelle del diavolo (Mondadori 1991), Includetemi fuori (Kowalski 2003) e Tra l'inferno e il paradosso (Addiction 2005), scritti con "la voglia di seppellire sotto una bella risata i luoghi comuni e le pompose certezze".

Riguardo all'importanza dell'umorismo nella propria vita, così si è espresso Romano Bertola in un'intervista di Barbara Biasiol pubblicata su Piemonte Mese nel 2009: 
"Un motto di spirito rappresenta la mia personale roulotte dello psicanalista, un paracadute, una scappatoia salvifica dall'esistenza e dalle molte sue inevitabili sgradevolezze. Esso trasforma le cose, svelandone lesto il lato comico e surreale, omogeneizzandole e concentrandole, come in uno spot".
Foto di Romano Bertola
Non era nessuno: si uccise con una pistola caricata a salve. (Romano Bertola)

Le caramelle del diavolo
© Mondadori 1991 - Selezione Aforismario

A volte, portando a Lourdes un film muto, si mette a parlare.

Ci sono stati dei momenti nella vita, che stavo per perdermi d’animo: mi sembrava che non ci fossero più vie d’uscita, che tutto fosse perduto, che non valesse più la pena di combattere.

D’accordo, d’accordo: avevo ragione.

Dormire fra le lenzuola di carta carbone per fare una copia dei sogni più belli.

Come non inorgoglirsi per certe cose? La richiesta è ufficiale: quando morirò il mio cervello andrà a una famosa università americana. Il fegato a una macelleria del centro.

E i vegetariani si reincarnano?

È morto un celebre sordomuto: reverenti osserviamo un minuto di fracasso.

Ha insistito tanto che alla fine gli ho detto no.

I cavalieri antichi, per l’amore di una damigella, erano disposti a uccidere un drago. Io, al massimo, potrei tirare un calcio a un tacchino, ma per quella tizia dovrei aver perso la testa

I cigni mettono continuamente la testa sott'acqua per l’ossessione di avere le scarpe slacciate.

Il divorzio è una tragedia. Di peggio c’è solo il matrimonio.

L’unica persona di cui veramente non potrei fare a meno sono io.

Mi piacerebbe avere un segreto da portare al cinema e una donna da portare nella tomba.

Mia moglie non mi ama più come una volta. Ogni mattina mi sveglia con un bacio. Quando mi amava mi lasciava dormire fino a mezzogiorno.

Non era nessuno: si uccise con una pistola caricata a salve.

Non esiste solo l’amore materiale, esiste anche l’Amore Spirituale ma, in questo secondo caso, bisogna che lei abbia un bellissimo sedere.

Oggi la gioventù pensa soltanto a divertirsi: ragazze, viaggi, discoteche… Un ragazzo con la testa sulle spalle capace di mettere una bomba su un treno non lo trovi più.

Oggi, quando uno diventa vecchio, se non ha figli, non gli resta altro che andarsene da solo al ricovero. Invece se ha un figlio, lo accompagna in macchina lui.

Ogni giorno vado in ufficio, parlo, telefono, incontro gente, scrivo, compongo musica… È faticoso, sì, ma mi sostiene l’incrollabile certezza che non serve a un tubo.

Quand'ero piccolo mio padre, per insegnarmi a non avere paura, mi mandava ogni sera ad attingere acqua alla Fonte del Bosco. Ce l’ha fatta il mio vecchio! Ora che sono grande, infatti, ho paura dei ladri, della gente, dei serpenti, della guerra, del buio, dei fulmini, dell’ascensore: praticamente di tutto; ma per Dio, se di notte vi serve un bel secchio d’acqua fresca, fatemi un fischio e ve la porto di corsa.

Quando sento la sirena di un’autoambulanza mi si stringe il cuore pensando a quel disgraziato che attraversa la città indifferente e lui lì, a guidare, per giunta con un rompiballe dietro che si lamenta. 

Quel poco che guadagnava, gli bastava appena per sfamare i suoi figli e nutrire i suoi dubbi.

Quella di venirci a trovare è stata una magnifica idea. Però anche la nostra di non aprirvi non è male. 

Sono convinto che la causa del fallimento di molti matrimoni consista nel fatto che tra marito e moglie, a un certo punto, viene a mancare il dialogo, la confidenza… Io e mia moglie, invece, quando abbiamo qualcosa da dirci, ce lo diciamo in faccia, apertamente… Anche se è una verità spiacevole. Senza tanti complimenti. Poi ognuno torna al suo albergo.

Un cane guardando un albero di Natale acceso pensa: finalmente hanno messo la luce nel cesso.

Viene un momento che tra due persone ci si accorge di non avere più niente da dirsi: a me succede al momento delle presentazioni.

Stamattina, alle sette, un vertiginoso silenzio mi ha svegliato. Mi sono girato verso mia moglie. Non c’era. Non era neppure in cucina né in nessun’altra stanza. Anche Camillo non c’era. Sono uscito sul balcone. Strada deserta. Solo un giornale spinto dal vento. Con l’auto ho attraversato la città. Vie e piazze spopolate. I tram fermi o vuoti. In ufficio nessuno. Anche da Maniglia e da mio cognato Augusto non c’è nessuno. Gli appartamenti abbandonati. Ho puntato verso l’aero porto. Un jet sulla pista. Fortuna d’avere il brevetto di pilota. Mi sono levato in volo. Parigi. Atene. Tokyo. New York. Non un’anima. Vuoto. Deserto. Sul banco di un bar di Adelaide trovo una fotografia. Ci sono tutti. Cinque miliardi di persone che mi fanno ciao con la mano… Sotto, una scritta: Addio, testa-di-cazzo! D’accordo! D’accordo!… Però andarsene così… senza dire niente… Che figli di puttana.

Includetemi fuori
© Kowalski 2003 - Selezione Aforismario

C'è sempre un momento in cui anche la donna più difficile è disposta a caderti fra le braccia. In quel momento l'unica cosa che un uomo deve fare è trovarsi da un'altra parte.

Era talmente strabico che si suicidò sparando alla moglie.

Il cane è il miglior amico dell'uomo. Magari lo sarebbe anche il maiale, ma non gliene danno il tempo.

Il mondo è pieno di gente che, per protesta, si dà fuoco, ma quando per strada hai bisogno di accendere una sigaretta, di' un po' se ne trovi uno!

La causa più frequente dell'infedeltà coniugale è il matrimonio.

Mi piacerebbe avere un segreto da portare al cinema e una donna da portare nella tomba

Non fumate, non bevete, mangiate poco, fate esercizio fisico: morirete in perfetta salute.

Porgi l'altra guancia. Il barbiere te ne sarà grato.

Quando commetti una cattiva azione ricordati che Dio ti vede: quindi metticela tutta.

Quando morirò, mi sarà di consolazione il pensiero che ne restano ancora tanti.

Quando visito qualche cimitero, mi colpiscono sempre le tombe dove c’è scritto: morto a diciotto anni, morto a quindici anni. Questi stenografi della vita!

Sordo si spara con una pistola col silenziatore.

Stanco di vivere, balbuziente si suicida sparandosi con una mitragliatrice

Tutti i matrimoni attraversano momenti difficili, ma, prima di accingersi a un passo drammatico e lacerante come il divorzio, bisogna esaminare con serenità la possibilità dell'uxoricidio.

Tra inferno e paradosso
© Addictions 2005 - Selezione Aforismario

"Allora fatti vivo qualche volta!" disse Gesù a Lazzaro.

La cosa che faceva più indispettire Eva è quando Adamo le diceva: Eppure tu mi ricordi qualcuna!"

"Perché non ci sposiamo?" "Con chi?".

Per tutta la vita non ho fatto altro che bere champagne e correre dietro alle donne. Adesso basta. Voglio solo divertirmi.

Libro di Romano Bertola consigliato
Libro di Romano Bertola
Le caramelle del diavolo
Editore: Mondadori, 1991

"Ho avuto anch'io i miei momenti brutti: momenti in cui le difficoltà sembravano sommergermi e tutto crollarmi addosso. Ma non mi sono arreso. Ho stretto i pugni e ho tirato avanti senza perdermi d’animo. Ecco, è stato quello il mio errore". Romano Bertola è riuscito a inscenare uno spettacolo davvero insolito, fatto di personaggi irresistibili: padri inquietanti, psicoanalisti suonati, sergenti terribili, belle ricattatrici, nani assassini, boscaioli incantati, nonne tenutarie di bordelli, sagrestani, mendicanti, levatrici, medium, vulcanologi e disertori. Una sarabanda esilarante condita con un gusto del grottesco, del paradosso e dello humour nero che piacerà ai cultori di Woody Allen, di Giacomo Leopardi, di Hitler e (naturalmente) del diavolo in persona.

Note
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