Frasi e battute di Riccardo Pazzaglia

Selezione di aforismi, frasi e battute divertenti di Riccardo Pazzaglia (Napoli 1926 - Roma 2006), scrittore, giornalista, paroliere, attore e regista italiano. Questa, in sintesi, la sua autobiografia:
"Riccardo Pazzaglia è nato a Napoli, o meglio vi nacque, perché l'irripetibile avvenimento si è verificato molti anni fa e oggi è già avvolto dalle nebbie della leggenda. Comunque si sa che a Napoli compì gli studi classici, quindi partì per Roma, dove si diplomò in regia al «Centro sperimentale di cinematografia». Dopo di che cominciò una intensa attività di documentarista e sceneggiatore. Poi il destino beffardo lo portò alla radio, che però doveva rivelarsi il suo mezzo di espressione più congeniale. Egli infatti cominciò a mettere in onda programmi assolutamente inusuali, per metà autorizzati e metà clandestini (il primo fu «Radio Ombra», in cui una falsa emittente pirata si inseriva nei programmi ufficiali della Rai). Egli inaugurò così uno stile provocatorio, imprevedibile, un modo nuovo di stare al microfono. Come «parlautore» e regista di quelle trasmissioni, la sua voce comico-patetica e il suo umorismo definito «anglo-napoletano» sono largamente noti ai radioascoltatori italiani. Riccardo Pazzaglia non ha un lavoro fisso, non nel senso però che sia un disoccupato, ma in quanto - con la tipica versatilità dei suoi concittadini - un po' scrive per il teatro, un po' per i giornali, un po' per il cinema e la televisione. [...] Ma un programma di Renzo Arbore, Quelli della notte, doveva farne un personaggio molto popolare in Italia. Riccardo Pazzaglia, in fondo, faceva se stesso: un giornalista napoletano moderatamente colto e sufficientemente spiritoso, il quale tenta di tener su una conversazione decente fra ospiti che scantonano continuamente per i sentieri dell'adorabile imbecillità". [Il brodo primordiale © Rizzoli 1985],
Foto di Riccardo Pazzaglia
Siamo soli nell'Universo? Speriamo di sì. (Riccardo Pazzaglia)

Il brodo primordiale
Chi siamo? Da dove veniamo? Dove andiamo? E altri interrogativi notturni
© Rizzoli 1985 - Selezione Aforismario

Siamo soli nell'Universo? (Speriamo di sì).

Speriamo di essere soli «almeno» nell'Universo, perché siamo già troppi sulla Terra, possiamo bastare noi per tutto il Creato.

Che siamo tutti sotto le stesse stelle, ci pensiamo di rado. Altrimenti ci sentiremmo più uniti, ci vorremmo più bene gli uni con gli altri. Almeno ci saluteremmo, la mattina, incontrandoci per strada, come usano ancora fare in certi piccoli paesi di montagna o nelle piccole isole.

Pensate: noi stiamo su un pianeta così piccolo, sperduto nell'immensità della galassia, a sua volta sperduta nell'immensità del sistema solare, a sua volta sperduto nel buio dello spazio. Dovremmo cercare di confortarci a vicenda, in tanta sconfinata solitudine.

Una lunga spiaggia brulicante di corpi è il posto dove si capisce subito che, sulla Terra, siamo veramente in troppi.

In Italia il problema del sovraffollamento della Terra è creato anche da quei coniugi i quali, avendo avuto una femminuccia, continuano a produrre una femmina all'anno nella vana speranza di avere finalmente un maschietto.

Più la scienza allarga i confini dell'universo, più gli abitanti della Terra sentono il richiamo della religione.

Non capisco le mie compatriote che patiscono ogni giorno la fame, nella discutibile convinzione che, per piacere agli uomini, si debba essere macilente. Tutto quello che è naturale è tondo o tondeggiante, l'angolo retto, lo spigolo, non esiste in natura, l'abbiamo inventato noi.

Mangiate tranquillamente le fritture, bevete pure il vino bianco gelato, non state a sentire i medici, non bisogna privarsi dei cibi che fanno male e che sono i piatti migliori. A tavola non si invecchia. E voglio precisare che io lo dico nel senso che il piacere della buona tavola e della compagnia degli amici allontana le preoccupazioni e mantiene giovani.

Per quel che mi riguarda, non mi chiamate all'ora di pranzo o di cena. Già io sono di quelli che, quando il telefono squilla, non ritengono obbligatorio andare a rispondere. Lo squillo del telefono deve essere una proposta di conversazione, non un ordine perentorio. Mentre mi alimento, poi, faccio proprio come se non esistesse.

Si narra che un imperatore cinese convocò i maggiori saggi del suo sterminato impero e ordinò di condensargli in un libro, il più piccolo possibile, le formule più efficaci per ridare allo spirito travagliato la pace più completa. I grandi pensatori si misero all'opera e, sintetizzando le più profonde intuizioni dei maestri del passato, gli presentarono un libro equivalente in forma e in peso a un volume di enciclopedia. Non soddisfatto, l'imperatore fece loro tagliare la testa e convocò altri illustri filosofi. Essi ridussero le massime per il più limpido distacco in un volume tipo dizionario. Attraverso nuovi tentativi e il sacrificio di altri illustri cervelli − che seguivano la sorte delle teste in cui erano contenuti − l'imperatore riuscì a ottenere un libriccino di pensieri tranquillanti non più grande di una delle nostre scatole di fiammiferi. Stava quasi per dichiararsi contento, quando chiese di parlargli un viaggiatore venuto dalla remotissima città occidentale chiamata Napoli. Egli gli presentò una miniatura di libro non più grande di un'unghia del pollice, assicurando che dentro c'era proprio la formula della più celeste serenità. L'imperatore lo aprì e sull'unica pagina, aiutato dall'interprete, lesse una sola parola «FUTTETENNE». [2]

Letteratura italiana
1992

Il quadrifoglio dell'ingannevole fortuna non va colto.

Odore di caffè
1999

Buongiorno, caffè. Te lo dico ogni mattina, pensando a tutto quello che hai significato per me, attraverso gli anni, per me e per tutti, fin da quando - in braccio a mammà - tendemmo le manine verso la tazzina e la nostra linguetta, impaziente di conoscere i sapori del mondo, leccò il cucchiaino, e poi subito cominciammo a piangere perché il caffè ci era piaciuto e volevamo assaggiarlo di nuovo.

Quante volte mi sarò chiesto: ma come avrà fatto Pitagora a stare sveglio nelle dolci notti di Crotone, come sarà giunto all'intuizione del carattere matematico dell'universo, senza un caffè?
ibidem

Galileo dovette fare tutte le osservazioni e le scoperte che fece ancora senza poter bere alcunché che gli aprisse meglio il cervello. Mentre scriveva il Dialogo sopra i massimi sistemi del mondo si guardava intorno, povero vecchio, cercando qualcosa che lo aiutasse a concentrarsi, senza sapere nemmeno che cosa. Cercava un caffè.

Mi fa ridere Emanuele Kant, che già può riempire la sua caffettiera, poi prepara la zuccheriera e poi si mette a pensare al problema della conoscenza, dice: stanotte lo risolvo. Bello sforzo, con il caffè davanti il problema della conoscenza ormai lo possiamo risolvere tutti.

Note
  1. Futtetenne: fottitene, fregatene.
  2. Leggi anche le battute degli umoristi italiani: Luciano De Crescenzo - Alessandro Siani - Dino Verde

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