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Citazioni di Seneca da Dialoghi morali e Consolazioni

Selezione di aforismi e citazioni di Lucio Anneo Seneca (Cordoba 4 a.e.c. - Roma 65), filosofo, poeta e drammaturgo romano. Le seguenti riflessioni di Seneca sono tratte dai Dialoghi morali (che comprendono: La brevità della vita, La fermezza del saggio, L'ira, Sulla felicità, L'ozio, La tranquillità dell'animo) e dalle consolazioni a Marcia, alla madre Elvia e a Polibio.
Per chi inizia ad approfondire lo studio della filosofia, non c'è forse autore migliore di Seneca per la semplicità e la "bellezza" delle sue riflessioni. Le citazioni che seguono sono una dimostrazione di ciò e un invito alla lettura delle sue opere.
Busto di Lucio Anneo Seneca
Bisogna mirare alla libertà. E c’è un solo modo per ottenerla:
l’indifferenza verso la sorte. (Lucio Anneo Seneca)

La brevità della vita
De brevitate vitae, I sec. - Selezione Aforismario

Abbastanza lunga è la vita e data con larghezza per la realizzazione delle cose più grandi, se fosse tutta messa bene a frutto.

La vita, se sai usarne, è lunga.

Non riceviamo una vita breve, ma tale l’abbiamo resa, e non siamo poveri di essa, ma prodighi. Come ricchezze grandi e regali in mano a un cattivo padrone si volatizzano in un attimo, ma, per quanto modeste, se affidate a un buon amministratore, aumentano con l’impiego, così la durata della nostra vita per chi sa bene gestirla è molto estesa.

Non si trova nessuno che voglia dividere il suo denaro: ma a quanti ciascuno distribuisce la sua vita! Sono stretti nel tenere la borsa; appena si tratta di perdere tempo, sono larghissimi in quella sola cosa in cui è virtù l’avarizia.

Nulla è più estraneo all'uomo affaccendato del vivere: di nulla è meno facile la conoscenza.

Ci vuole tutta una vita per imparare a vivere, e, forse ti stupirà di più, ci vuole tutta una vita per imparare a morire.

È cosa di uomo grande e al di sopra degli errori umani non farsi sottrarre nulla del proprio tempo, e la sua vita è lunghissima proprio perché, qualunque fu la sua durata, è stata tutta per lui.

Ognuno brucia la sua vita e soffre per il desiderio del futuro, per il disgusto del presente. Ma chi sfrutta per sé ogni ora, chi gestisce tutti i giorni come una vita, non desidera il domani né lo teme.

Non c’è motivo di credere che uno sia vissuto a lungo perché ha i capelli bianchi o le rughe: non è vissuto a lungo, ma è stato al mondo a lungo.

Tutto quello che deve avvenire è incerto: vivi senza indugio.

C’è niente di più stolto del pensiero di quegli uomini, che si piccano di essere previdenti? Le loro occupazioni sono più laboriose: per poter vivere meglio, organizzano la vita a spese della vita.

La fermezza del saggio
De constantia sapientis, I sec. - Selezione Aforismario

Nulla in natura è tanto sacro da non trovare un sacrilego, ma non per questo gli esseri divini sono meno in alto.

È invulnerabile non quel che non viene colpito, ma quel che non viene leso.

Il sapiente è di migliore qualità, se nessuna offesa gli nuoce, piuttosto che se non gliene viene fatta nessuna; e io dirò uomo valoroso quello che non è domato dalle guerre e non è impaurito dalla forza del nemico che si avvicina, non quello che si gode un pingue ozio tra popoli inoperosi.

Il sapiente non è soggetto ad alcuna offesa; pertanto non importa quante frecce siano scagliate contro di lui, dal momento che è del tutto invulnerabile.

Come certi scogli protesi verso il mare profondo fanno sì che questo vi si infranga, ed essi, pur colpiti per tanti secoli, non mostrano alcun segno della furia marina, così l’animo del sapiente è saldo e racchiude in sé tale vigore da essere al riparo dall’offesa.

Siamo giunti a tanto meschine insulsaggini che ci tormenta non solo il dolore, ma il pensiero del dolore, come accade solitamente ai bambini, i quali sono spaventati dall’ombra.

Il saggio non può perdere nulla; tutto ha riposto in sé, non affida nulla alla fortuna, ha i suoi beni al sicuro, appagato della virtù.

Ciò che danneggia deve essere più forte di ciò che viene danneggiato; ma la malvagità non è più forte della virtù; il saggio, dunque, non può essere danneggiato.

Siamo tutti sconsiderati e incauti, insicuri, brontoloni, ambiziosi (ma perché cerco di nascondere con parole troppo blande la piaga di tutti?), siamo tutti malvagi. Pertanto qualunque vizio venga rimproverato a un altro, ciascuno se lo ritroverà in seno.

L'ira
De ira , I sec. - Selezione Aforismario

Alcuni filosofi hanno definito l’ira come una follia di breve durata; infatti è ugualmente incapace di controllarsi, dimentica del buon contegno e dei vincoli di parentela, cocciutamente impegnata a dar compimento alle proprie iniziative, chiusa ai consigli della ragione, sconvolta da motivi futili, incapace di distinguere la giustizia e la verità, in tutto simile alle frane che si infrangono su ciò che travolgono.

L’ira trasforma nel suo contrario tutto ciò che è ottimo e giustissimo. Non consente che si ricordi di alcun dovere colui che da essa è posseduto: fa di un padre un avversario, d’un figlio un parricida, d’una madre una matrigna, d’un cittadino un nemico, d’un re un tiranno.

Nessuno è tanto debole da non sperare di poter punire anche un uomo potentissimo: a nuocere siamo bravi tutti.

L’ira è bramosa di punire, e non è affatto conforme alla natura dell’uomo che una tal brama egli nutra nel suo cuore mansueto. La vita dell’uomo si fonda sulle buone azioni e sulla concordia, ed è spinta al patto di comune aiuto non dalla paura ma dall’amore reciproco.

La cosa migliore è disprezzare subito i primi sintomi dell’ira e opporci al suo stesso nascere e impegnarci a non cadere in suo possesso. Poiché se comincia a portarci fuori strada, è difficile il ritorno alla salvezza, in quanto la ragione non ha voce una volta che la passione è entrata in noi e la nostra volontà le ha riconosciuto qualche diritto.

Nessuno diventa più forte adirandosi, tranne colui che senz’ira non sarebbe stato forte.

Proprio e naturale della virtù è godere e gioire: adirarsi non è conforme alla sua dignità, non più che essere triste; eppure la tristezza è compagna dell’iracondia, e ogni forma d’ira si risolve in essa, sia dopo il pentimento sia dopo l’insuccesso.

L’ira è temuta come il buio dai bimbi e una piuma rossa dalle fiere. Essa non ha in sé alcunché di saldo o di forte, ma impressiona gli animi fatui.

Il saggio deve essere equilibrato, e per agire da forte deve far ricorso alla forza, non all'ira.

Sulla felicità
De vita beata , I sec. - Selezione Aforismario

Tutti vogliono vivere felici, ma quando si tratta di veder chiaro cos’è che rende felice la vita, sono avvolti dall’oscurità. Ed è così difficile raggiungere una vita felice che più la si ricerca con affanno più ci se ne allontana.

Bisogna fare attenzione a non seguire, come pecore, il gregge di chi ci precede, perché non si va dove si deve andare, si va dove vanno tutti.

Non c’è cosa che per noi comporti mali peggiori del conformarsi all’opinione pubblica, considerando migliore quello che è accolto da più largo consenso.

Felice è l’uomo per cui non esistono il bene e il male ma solo l’animo buono o malvagio, che pratica il bene, si contenta della virtù, non si lascia esaltare né abbattere dagli eventi, non conosce bene più grande di quello che può procurarsi da solo e pensa che il vero piacere sta proprio nel disprezzare i piaceri.

La vera felicità risiede nella virtù.

Bisogna mirare alla libertà. E c’è un solo modo per ottenerla: l’indifferenza verso la sorte.

È felice chi giudica rettamente. È felice chi è contento della sua condizione, qualsiasi essa sia, e gode di quello che ha. È felice chi affida alla ragione la condotta di tutta la sua vita.

Gli antichi ci hanno insegnato a seguire la vita migliore e non la più piacevole, in modo che il piacere sia compagno e non guida di una buona e retta volontà.

Il sommo bene è l’armonia dell’animo.

La vita ritirata
De otio, I sec. - Selezione Aforismario

All’uomo si richiede appunto questo, che giovi agli altri uomini; se è possibile, a molti, se no, a pochi, se neanche questo può avvenire, giovi a chi gli è più vicino, se non è possibile, a se stesso.

Soli, saremo migliori.

Chiunque renda un buon servizio a sé, per ciò stesso giova agli altri, poiché prepara un uomo che in futuro potrà essere loro utile.

Come non è affatto lodevole tendere a cose concrete senza amore alcuno delle virtù e senza cura della propria mente, e limitarsi al puro e semplice operare (questi due aspetti, infatti, devono essere congiunti e intrecciati), così è un bene imperfetto e fiacco la virtù confinata in un ritiro inattivo, che non dimostra mai ciò che ha imparato.

La tranquillità dell'animo
De tranquillitate animi, I sec. - Selezione Aforismario

Devi riflettere se la tua natura sia più adatta all'attività o a un ritiro dedito agli studi, e devi volgerti là dove ti condurranno le capacità del tuo ingegno.

Se saprai richiamarti agli studi, fuggirai ogni forma di fastidio della vita e non desidererai che venga la notte per noia della luce, non sarai di peso a te stesso né di troppo per gli altri; attrarrai molti nella tua amicizia e tutti i migliori verranno da te.

La virtù non resta mai in incognito, per quanto nascosta, ma manda segni di sé: chiunque ne sarà degno, la recupererà dalle tracce.

Dobbiamo pensare quanto più lieve dolore sia non avere che perdere: e comprenderemo che la povertà ha tanto meno materia di sofferenze quanto minore ne ha di danni.

È più facile non acquistare che perdere, e perciò vedrai più felici coloro che mai la fortuna si è voltata a guardare di quelli che ha abbandonato.

In qualsiasi genere di vita troverai divertimenti, distensioni e piaceri, se vorrai giudicare lievi i mali piuttosto di renderteli odiosi.

Occorre assuefarsi alla propria condizione e lamentarsi il meno possibile di essa e afferrare tutto ciò di buono che ha intorno a sé: non c’è nulla di così aspro in cui un animo obiettivo non sappia trovare un conforto.

Non invidiamo quelli che stanno più in alto: quelle che sembravano vette si sono rivelate dirupi.

Occorre saper sdrammatizzare ogni cosa e sopportarla con animo indulgente: è più degno di un uomo ridere della vita che piangerne.

Molti avrebbero potuto raggiungere la saggezza, se non avessero ritenuto di averla raggiunta.

Consolazione a Marcia
Ad Marciam de consolatione, I sec. - Selezione Aforismario

Come tutti i vizi mettono radici profonde, se non sono estirpati sul nascere, così i sentimenti di tristezza e di infelicità, che dilaniano se stessi, finiscono per nutrirsi del loro amaro, e il dolore si fa una perversa voluttà di soffrire.

Un grande amore si permette delle deroghe al buon senso.

Non è gran cosa comportarsi da forte nella buona fortuna, quando la vita va a gonfie vele; anche la maestria del pilota non si rivela col mare calmo e il vento in poppa: ci vuole un’avversità che metta il cuore alla prova.

Se il lamentarsi non risuscita nessuno, se il soffrire non muta una sorte immobile e fissa per l’eternità e la morte non ha mai mollato quel che si è preso, cessi un dolore in pura perdita.

Fate presto a godere dei vostri figli e a farli godere di voi, tracannate senza indugio ogni gioia: nessuno vi assicura questa notte – è un rinvio troppo lungo –, nessuno quest’ora.

Che senso ha piangere su singoli aspetti della vita? La vita intera è un pianto: ti incalzeranno nuovi mali, prima di aver saldato il conto coi vecchi.

Ogni futuro è incerto e più certo è il peggio.

La vita è tutta una serie di mali, che a nessuno concedono lunga pace, al massimo una tregua.

Consolazione alla madre Elvia
Ad Helviam matrem de consolatione, I sec. - Selezione Aforismario

Questo solo di buono ha la continua sventura, che finisce per temprare le sue vittime di sempre.

La nostra condizione è buona al momento della nascita; è colpa nostra se la peggioriamo. La natura ha agito in modo che non ci vuole molto per vivere bene: ognuno è in grado di rendersi felice.

L’avversa fortuna non annienta nessuno, se non chi ha illuso la buona.

L’uomo che non si gonfia nella buona sorte, neppure si angustia quando il vento cambia. 

Gioiosi e a testa alta affrettiamoci con passo sicuro dovunque ci porteranno le circostanze, percorriamo qualunque terra: non c’è esilio nell'ambito dell’universo, perché nulla di ciò che si trova nell’universo è estraneo all’uomo.

Per il desiderio nulla è abbastanza, per la natura è abbastanza anche il poco.

Consolazione a Polibio
Ad Polybium de consolatione, I sec. - Selezione Aforismario

Niente dura sempre, poche cose a lungo; varia solo il loro modo di essere fragili, il loro modo di finire, ma tutto ciò che ha avuto un inizio avrà anche una fine.

Se una sofferenza ci tormenta senza aiutarci, bisogna smetterla prima possibile e allontanare dal cuore conforti illusori e l’amara voluttà del dolore.

Se alle nostre lacrime non porrà termine la ragione, non lo porrà la fortuna.

Non abbiamo nessuna certezza neppure per un giorno intero.

Ciascuno è vittima delle proprie illusioni.

L’ora del destino varia da uomo a uomo, ma non tralascia nessuno: l’animo stia all'erta, senza mai temere l’inevitabile, aspettandosi sempre l’incerto.

Note
  1. Vedi anche: Frasi di Seneca da Lettere a Lucilio
  2. Leggi anche le citazioni di: Marco Tullio Cicerone