Frasi e citazioni di Socrate
Selezione dei migliori aforismi e delle frasi più celebri di Socrate (Atene ca. 469 a.e.c. - 399 a.e.c.), filosofo greco. Socrate è uno dei più importanti esponenti della tradizione filosofica occidentale, e il suo nome è diventato simbolo di saggezza. Com'è noto, Socrate non ha lasciato alcuno testo scritto, pertanto ciò che possiamo conoscere del suo pensiero deriva per lo più dalle testimonianze di autori antichi quali: Aristofane, Platone, Senofonte e Aristotele.
Sulle diverse interpretazioni del pensiero socratico che ci sono state tramandate dagli antichi, Nietzsche ha osservato che:
Sulle diverse interpretazioni del pensiero socratico che ci sono state tramandate dagli antichi, Nietzsche ha osservato che:
"Il Socrate platonico è propriamente una caricatura; egli, infatti, è sovraccarico di qualità che mai si potranno incontrare in una persona sola. Platone non è abbastanza autore drammatico, da conservare la stessa immagine di Socrate anche solo in un dialogo. La caricatura è, dunque, perfino una caricatura fluida. Invece i Memorabili di Senofonte danno un'immagine realmente fedele, che è esattamente intelligente, quanto lo era il modello; bisogna però saper leggere questo libro".In genere si fa coincidere l'inizio della riflessione socratica su temi etici con l'attraversamento, in età matura, di una crisi intellettuale che portò Socrate a essere sempre più insoddisfatto non solo nei confronti dei propri interessi naturalistici giovanili, ma più in generale verso la cultura ateniese dell'età di Pericle. Tale crisi avrebbe avuto inizio quando Socrate ricevette, tramite l'amico Cherefonte, l'oracolo delfico secondo il quale nessuno era più sapiente di Socrate. Questi, saputo il responso e non ritenendosi affatto il più sapiente, lo considerò un enigma e si diede a ricercarne il senso interrogando quelli che considerava più sapienti di lui: politici, poeti e artigiani della sua città. Dopo una lunga ricerca, che gli costò molte inimicizie, poté dare una soluzione all'enigma: ciò che il dio voleva dire in realtà era che l'uomo più sapiente è quello che, come Socrate, riconosce la propria ignoranza.
Platone nell'Apologia di Socrate gli attribuisce queste parole:
"Dovetti concludere con me stesso che veramente di quest’uomo ero più sapiente io: in questo senso, che l’uno e l’altro di noi due poteva pur darsi non sapesse niente né di buono, né di bello; ma costui credeva sapere e non sapeva, io invece, come non sapevo, neanche credevo sapere; e mi parve insomma che almeno per una piccola cosa io fossi più sapiente di lui, per questa che io, quel che non so, neanche credo saperlo. E quindi me ne andai da un altro, fra coloro che avevano fama di essere più sapienti di quello; e mi accadde precisamente lo stesso; e anche qui mi tirai addosso l’odio di costui e di altri molti".Sciolto l'enigma dell'oracolo, Socrate si dedicò interamente al compito che il dio gli aveva prescritto: educare gli altri attraverso il dialogo, in particolare i giovani, alla conoscenza di sé, del proprio non sapere, della propria condizione umana, e alla cura della propria anima. L'insegnamento di Socrate ai giovani ateniesi dovette sembrare troppo spregiudicato e nocivo per le credenze e i valori tradizionali della polis. Così nel 399 fu denunciato per empietà e corruzione dei giovani. È probabile che i suoi accusatori volessero solo esiliarlo, ma Socrate non accettò compromessi e subì il processo e la condanna a morte. Secondo quanto narra Diogene Laerzio, alla moglie che gli diceva che andava a morire ingiustamente ribatté: "Tu volevi che morissi giustamente?".
Le citazioni di Socrate riportate in questa pagina sono tratte da alcune opere di Platone e da Vite dei filosofi di Diogene Laerzio, risalente al III secolo e.c. Ribadiamo che Socrate non scrisse mai nulla, prediligendo il dialogo orale con le persone, pertanto tutte le frasi che circolano su internet sono quelle che gli sono state attribuite da altri autori o, purtroppo, quelle che gli vengono continuamente affibbiate in maniera arbitraria. Alcune di questi frasi "dubbie" sono raccolte in un paragrafo in fondo alla pagina, insieme ad alcuni aneddoti su Socrate.
Su Aforismario trovi anche una grande raccolta di opinioni e giudizi su Socrate. [Il link è in fondo alla pagina].
Una vita senza ricerca non è degna di essere vissuta. (Socrate) |
Apologia di Socrate
Platone, IV secolo a.e.c. - Selezione Aforismario
A colui che è buono non può accadere nulla di male, né da vivo né da morto.
Alla legge si obbedisce. Difendersi si deve.
Chi è quell'uomo che potrebbe credere che esistono i figli degli dèi e non esistono gli dèi?
Costui crede di sapere mentre non sa; io almeno non so, ma non credo di sapere. Ed è proprio per questa piccola differenza che io sembro di essere più sapiente, perché non credo di sapere quello che non so.
Hai torto se stimi che un uomo di qualche valore debba tenere in conto la vita e la morte. Egli nelle sue azioni deve unicamente considerare se ciò che fa sia giusto o ingiusto e se si comporta da uomo onesto o da malvagio.
Il difficile non è evitare la morte quanto piuttosto evitare la malvagità, che ci viene incontro più veloce della morte.
Il temere la morte altro non è che parere sapienti senza esserlo, cioè a dire credere di sapere ciò che si ignora; poiché nessuno sa se la morte, che l’uomo teme come se conoscesse già che è il maggiore di tutti i mali, non sia invece per essere il più gran bene.
La pena che i buoni devono scontare per l'indifferenza alla cosa pubblica è quella di essere governati da uomini malvagi.
Non dalla ricchezza deriva la virtù, ma dalla virtù la ricchezza e ogni altro bene.
Non è la più vituperevole ignoranza quella che consiste nel credere di sapere ciò che non si sa?
Ovunque un uomo si sia posto, giudicando questo il suo meglio, o dovunque si sia posto da colui che lo comanda, ivi egli deve restare, qualunque sia il pericolo da affrontare, non tenendo in alcun conto né la morte né altro in confronto della vergogna.
Se la morte è assenza totale di sensazioni, come se si dormisse un sonno senza sogni, oh, essa sarebbe un guadagno meraviglioso.
Una vita senza ricerca non è degna di essere vissuta.
Alla legge si obbedisce. Difendersi si deve.
Chi è quell'uomo che potrebbe credere che esistono i figli degli dèi e non esistono gli dèi?
Costui crede di sapere mentre non sa; io almeno non so, ma non credo di sapere. Ed è proprio per questa piccola differenza che io sembro di essere più sapiente, perché non credo di sapere quello che non so.
Hai torto se stimi che un uomo di qualche valore debba tenere in conto la vita e la morte. Egli nelle sue azioni deve unicamente considerare se ciò che fa sia giusto o ingiusto e se si comporta da uomo onesto o da malvagio.
Il difficile non è evitare la morte quanto piuttosto evitare la malvagità, che ci viene incontro più veloce della morte.
Il temere la morte altro non è che parere sapienti senza esserlo, cioè a dire credere di sapere ciò che si ignora; poiché nessuno sa se la morte, che l’uomo teme come se conoscesse già che è il maggiore di tutti i mali, non sia invece per essere il più gran bene.
La pena che i buoni devono scontare per l'indifferenza alla cosa pubblica è quella di essere governati da uomini malvagi.
Non dalla ricchezza deriva la virtù, ma dalla virtù la ricchezza e ogni altro bene.
Non è la più vituperevole ignoranza quella che consiste nel credere di sapere ciò che non si sa?
Ovunque un uomo si sia posto, giudicando questo il suo meglio, o dovunque si sia posto da colui che lo comanda, ivi egli deve restare, qualunque sia il pericolo da affrontare, non tenendo in alcun conto né la morte né altro in confronto della vergogna.
Se la morte è assenza totale di sensazioni, come se si dormisse un sonno senza sogni, oh, essa sarebbe un guadagno meraviglioso.
Una vita senza ricerca non è degna di essere vissuta.
Critone
Platone, IV secolo a.e.c.
L'importante non è vivere, ma vivere bene, cioè secondo giustizia.
Fedone
Platone, IV secolo a.e.c.
Che strana cosa sono il piacere e il dolore; sembra che ognuno di loro segua sempre il suo contrario e che tutti e due non vogliano mai trovarsi nella stessa persona.
Fedro
Platone, IV secolo a.e.c.
Le parole false non solo sono cattive per conto loro, ma infettano anche l'anima con il male.
Gorgia
Platone, IV secolo a.e.c.
A che genere di uomini appartengo? A quello di chi prova piacere nell'essere confutato, se dice cosa non vera, e nel confutare, se qualcuno non dice il vero, e che, senza dubbio, accetta d'esser confutato con un piacere non minore di quello che prova confutando. Infatti, io ritengo che l'esser confutati sia un bene maggiore, nel senso che è meglio essere liberati dal male più grande piuttosto che liberarne altri.
È opportuno che il malvagio venga punito, quanto lo è che il medico curi l'ammalato: ogni castigo, infatti, è una sorta di medicina.
Il retore e la retorica si trovano in questa posizione rispetto a tutte le altre arti: non c'è alcun bisogno che sappia come stiano le cose in sé, ma occorre solo che trovi qualche congegno di persuasione, in modo da dare l'impressione, a gente che non sa, di saperne di più di coloro che sanno.
Io non preferirei né l'uno né l'altro; ma, se fosse necessario o commettere ingiustizia o subirla, sceglierei il subire ingiustizia piuttosto che il commetterla.
La morte, come mi sembra, altro non è che la separazione di due cose, l'anima e il corpo, l'una dall'altra.
La retorica, a quanto pare, è artefice di quella persuasione che induce a credere ma che non insegna nulla intorno al giusto e all'ingiusto.
Teeteto
Platone, IV secolo a.e.c.
È proprio del filosofo questo che tu provi, di esser pieno di meraviglia, né altro cominciamento ha il filosofare che questo.
Platone, IV secolo a.e.c.
L'importante non è vivere, ma vivere bene, cioè secondo giustizia.
Fedone
Platone, IV secolo a.e.c.
Che strana cosa sono il piacere e il dolore; sembra che ognuno di loro segua sempre il suo contrario e che tutti e due non vogliano mai trovarsi nella stessa persona.
Fedro
Platone, IV secolo a.e.c.
Le parole false non solo sono cattive per conto loro, ma infettano anche l'anima con il male.
Gorgia
Platone, IV secolo a.e.c.
A che genere di uomini appartengo? A quello di chi prova piacere nell'essere confutato, se dice cosa non vera, e nel confutare, se qualcuno non dice il vero, e che, senza dubbio, accetta d'esser confutato con un piacere non minore di quello che prova confutando. Infatti, io ritengo che l'esser confutati sia un bene maggiore, nel senso che è meglio essere liberati dal male più grande piuttosto che liberarne altri.
È opportuno che il malvagio venga punito, quanto lo è che il medico curi l'ammalato: ogni castigo, infatti, è una sorta di medicina.
Il retore e la retorica si trovano in questa posizione rispetto a tutte le altre arti: non c'è alcun bisogno che sappia come stiano le cose in sé, ma occorre solo che trovi qualche congegno di persuasione, in modo da dare l'impressione, a gente che non sa, di saperne di più di coloro che sanno.
Io non preferirei né l'uno né l'altro; ma, se fosse necessario o commettere ingiustizia o subirla, sceglierei il subire ingiustizia piuttosto che il commetterla.
La morte, come mi sembra, altro non è che la separazione di due cose, l'anima e il corpo, l'una dall'altra.
La retorica, a quanto pare, è artefice di quella persuasione che induce a credere ma che non insegna nulla intorno al giusto e all'ingiusto.
Platone, IV secolo a.e.c.
È proprio del filosofo questo che tu provi, di esser pieno di meraviglia, né altro cominciamento ha il filosofare che questo.
Vite dei filosofi
Diogene Laerzio, III secolo - Selezione Aforismario
Avendo così pochi bisogni che meno non si potrebbe, sono vicinissimo agli dèi.
Che tu ti sposi oppure no, in entrambi i casi ti pentirai.
È strano che un uomo facilmente dice quanti capi di bestiame possiede, mentre non è disposto a nominare gli amici che possiede: tanto poco conto egli ne fa.
Esiste un solo bene, la conoscenza, e un solo male, l'ignoranza.
Gli altri uomini vivono per mangiare, io mangio per vivere.
Il saper obbedire non è poca cosa, ma si conquista a poco a poco.
La virtù. di un giovine è non eccedere.
Nulla so eccetto di non sapere nulla.
Ricchezza e nobiltà di natali non conferiscono dignità, piuttosto arrecano male.
Diogene Laerzio, III secolo - Selezione Aforismario
Avendo così pochi bisogni che meno non si potrebbe, sono vicinissimo agli dèi.
Che tu ti sposi oppure no, in entrambi i casi ti pentirai.
È strano che un uomo facilmente dice quanti capi di bestiame possiede, mentre non è disposto a nominare gli amici che possiede: tanto poco conto egli ne fa.
Esiste un solo bene, la conoscenza, e un solo male, l'ignoranza.
Gli altri uomini vivono per mangiare, io mangio per vivere.
Il saper obbedire non è poca cosa, ma si conquista a poco a poco.
La virtù. di un giovine è non eccedere.
Nulla so eccetto di non sapere nulla.
Ricchezza e nobiltà di natali non conferiscono dignità, piuttosto arrecano male.
Ultime parole prima di morire
Oramai già è giunta l'ora per me di morire, per voi di vivere. Chi di noi andrà verso miglior destino è ignoto a tutti, tranne che alla divinità.
[Frase attribuita a Socrate da Platone in "Apologia di Socrate"].
Critone, dobbiamo un gallo ad Asclepio. Provvedi, e non dimenticartene.
[Frase attribuita a Socrate da Platone nel "Fedone"].
L'importante non è vivere, ma vivere bene. (Socrate) Immagine: Morte di Socrate, Jacques-Louis David, 1787 |
Frasi attribuite
Come si è detto in precedenza, il nome di Socrate è diventato nel corso dei secoli simbolo di saggezza per antonomasia, non sorprende, dunque, che gli siano continuamente attribuite frasi più o meno sagge degli autori più disparati. Qui di seguito si riporta un elenco con alcune di queste frasi attribuite a Socrate in maniera dubbia o completamente errata.
Avendo il minimo dei desideri si è più vicini agli dèi.
Come si è detto in precedenza, il nome di Socrate è diventato nel corso dei secoli simbolo di saggezza per antonomasia, non sorprende, dunque, che gli siano continuamente attribuite frasi più o meno sagge degli autori più disparati. Qui di seguito si riporta un elenco con alcune di queste frasi attribuite a Socrate in maniera dubbia o completamente errata.
Avendo il minimo dei desideri si è più vicini agli dèi.
Chi crede di essere qualcuno ha smesso si diventare qualcuno.
Chi vuol muovere il mondo, prima muova se stesso.
Conosci te stesso. [Iscrizione sull'architrave del tempio di Apollo a Delfi; attribuita a Socrate e molti altri filosofi antichi]
È sapiente solo chi sa di non sapere, non chi s'illude di sapere e ignora così perfino la sua stessa ignoranza.
Ho gettato via la mia tazza quando ho visto un bambino che beveva al ruscello dalle proprie mani.
L'insegnante mediocre racconta. Il bravo insegnante spiega. L'insegnante eccellente dimostra. Il maestro ispira.
La cosa più nobile che oso fare, è ricordare agli uomini ciò che già sanno.
Non è uno scandalo non sapere nulla, bensì il non voler imparare nulla.
Non esiste il male, esiste solo l'assenza di bene.
Più conosco gli uomini, più amo gli animali.
Più so, più so di non sapere.
Quel che è sopra di noi, nulla ha che fare con noi.
Se sai di non sapere, sai già molto.
Sii più saggio degli altri, se riesci, ma non andarglielo mai a dire.
Sii quello che vorresti sembrare!
Aneddoti su Socrate
Diogene Laerzio, Vite dei filosofi, III sec.
Spesso nell'indagine il suo conversare assumeva un tono piuttosto veemente: allora i suoi interlocutori lo colpivano con pugni o gli strappavano i capelli; nella maggior parte dei casi era disprezzato e deriso, ma tutto sopportava con animo rassegnato. A tal punto che una volta sopportando con la consueta calma i calci che aveva ricevuti da un tale, a chi si meravigliava del suo atteggiamento rassegnato, rispose: "Se mi avesse preso a calci un asino, l'avrei forse condotto in giudizio?".
[Riferendosi all'irascibilità della moglie Santippe] diceva che con una donna di carattere aspro bisogna comportarsi come i cavalieri con i cavalli focosi: "Come quelli dopo aver domato i cavalli furiosi la spuntano facilmente sugli altri, così anch'io abituato a convivere con Santippe mi troverò a mio agio con tutti gli altri uomini".
Osservando la grande quantità di merce esposta alla vendita diceva fra sé: "Di quante cose non sento il bisogno!".
Vedendo Euclide tutto intento alle argomentazioni eristiche, disse: "O Euclide, potrai intendertela con i sofisti, con gli uomini mai".
Già vecchio apprese a suonare la lira, dicendo che non era per nulla strano apprendere ciò che non si sa.
Quando stava per bere la cicuta, Apollodoro gli offrì un bel mantello perché in esso morisse; egli disse: "Perché il mio mantello che fu adatto per viverci non è altrettanto buono per morirci?".
Una volta Socrate si recò fuori da Atene, e trovandosi in un Paese straniero gli fu chiesto di quale luogo fosse cittadino. Socrate rispose: "Sono cittadino del mondo".
Si racconta che Socrate, poiché un tale si lamentava di non aver avuto nessuna utilità dai viaggi, gli disse: «È naturale che sia così; tu viaggiavi in compagnia di te stesso».
[cit. in Seneca, Lettere a Lucilio, 62/65]