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Frasi e citazioni sulla Condizione Femminile

Raccolta di aforismi, frasi e citazioni sulla condizione femminile nella società moderna e in quella contemporanea. Su Aforismario trovi altre raccolte di citazioni correlate a questa sui diritti delle donne, sull'emancipazione femminile, la liberazione della donna e il femminismo. [I link sono in fondo alla pagina].
La condizione femminile è una disgrazia, figlia mia, è come avere
dei massi legati alle caviglie, non si può volare. (Isabel Allende)
La condizione femminile è una disgrazia, figlia mia, è come avere dei massi legati alle caviglie, non si può volare.
Isabel Allende, Paula, 1995

Gli uomini hanno scritto migliaia di scemenze sulle donne, dicono migliaia di scemenze sulle donne, non riescono a distinguerle, suddividerle, valutarle come persone che possono essere differenti una dall'altra: la condizione femminile è una semplificazione, l’hanno inventata gli uomini e infatti non esiste la condizione maschile se non nelle spiritosaggini dei numerosi scemi
Natalia Aspesi, Lui! Visto da lei, 1978

La maggior parte delle donne è profondamente inquieta e insoddisfatta, ma poche individuano le ragioni del loro scontento in un fatto non personale ma generale della condizione femminile.
Natalia Aspesi, Delle donne non si sa niente, 2015

L'inferiorità della donna, la sua posizione inesistente nella vita sociale ed economica, la sua funzione esclusivamente sessuale (buona come madre, cattiva come prostituta) e servile (a lei tutti i lavori che l'uomo poteva rifiutare) sono state da sempre un'invenzione, una politica così ben congegnate da sembrare «naturali» e indiscutibili. A parte qualche masochista forsennato, qualche scocciatore incallito, qualche genio diventato celebre per altri motivi e malgrado qualche sua intuizione sulla condizione femminile, la compattezza con cui uomini di scienza e uomini di pensiero, uomini di legge e uomini politici, uomini d'arte e uomini di letteratura, hanno inventato la femminilità è davvero esemplare.
Natalia Aspesi, Delle donne non si sa niente, 2015

Di solito le inchieste sulla condizione femminile, uguali da trent'anni e sempre più noiose, si pongono il quesito: lavoratrice o casalinga? Naturalmente nessuno tenta neppure lontanamente di dare una risposta adeguata: al massimo si constata, si portano cifre, si dà qualche suggerimento, con lo stesso senso di commiserazione che si ha quando si parla di uno che ha un male inguaribile. Il succo alla fine è: certo la situazione è disgraziata, il dilemma irrisolvibile, cercate un po' di arrangiarvi, in fondo è una faccenda che riguarda solo voi, perché dovremmo star qui a occuparcene?
Natalia Aspesi, Delle donne non si sa niente, 2015

Lo stereotipo emotivo, sessuale e psicologico della donna inizia quando l'ostetrico dice: "È una femmina!".
Shirley Chisholm [1]

La condizione femminile non è facile, di fronte agli uomini.
Euripide, Ione, V sec. a.e.c.

Secondo il femminismo la condizione femminile è una condizione umiliante. Umilianti e grotteschi sono per il femminismo tutti gli oggetti che riguardano le attività casalinghe, umilianti e grottesche tutte quelle che sono le attività delle donne nella vita famigliare... Chi dovrebbe invece delle donne generare figli e accudire e tener pulite le case dove essi crescono, nell'idea femminista non è affatto chiaro.
Natalia Ginzburg, su La Stampa, 1973

Nonostante lo spirito degli anni Sessanta e Settanta, con la sua cultura dell'uguaglianza e dei diritti, sia ancora tra noi, lo sguardo che molti uomini italiani hanno sulle donne, e che molte giovani finiscono per interiorizzare, non corrisponde affatto alle speranze di quegli anni. Sono le stesse conquiste femminili che sembrano messe in discussione. Non solo a causa della mercificazione del corpo della donna, che viene messa in scena nelle immagini pubblicitarie o nella pornografia contemporanea, o a causa di altre rappresentazioni degradanti della condizione femminile, veicolate dalla televisione ed in particolare dagli spettacoli di intrattenimento. Ma anche a causa di un'ideologia retrograda che vorrebbe spostare l'orologio indietro.
Michela Marzano, Sii bella e stai zitta, 2010

Ormai spetta ad ogni donna «scegliere» e «decidere» se diventare madre oppure no, se privilegiare l'impegno sociale e lavorativo oppure dedicarsi completamente alla famiglia. Ci sono anche molte donne che cercano di conciliare tutto e di essere, al tempo stesso, mogli, madri e donne in carriera. Almeno da un punto di vista teorico, la condizione della donna è decisamente cambiata. Sono pochi coloro che parlano ancora di «necessità biologica» quando pensano alla procreazione ed alla cura dei figli. Rari coloro che osano pretendere che una donna resti in casa per fare la casalinga. Eppure, nella realtà quotidiana, i problemi che incontrano le donne non sono affatto diminuiti.
Michela Marzano, Sii bella e stai zitta, 2010

Certa stampa [...] s’impegna alacremente per trasformare la vita e la carriera di qualche decina di donne in un mix di soap opera e precetti di moralità. Così facendo, tabloid e riviste cercano di rispondere a un’esigenza positiva, il fortissimo desiderio di esaminare la condizione femminile moderna, e a una negativa, l’esautorazione di tali soggetti, impossibilitati a condurre un’analisi della questione o a fornire la propria versione dei fatti. Ecco il motivo per cui ogni femminista moderna che si rispetti dovrebbe essere interessata ai pettegolezzi che fioriscono intorno alle celebrity; oggigiorno il gossip è l’ambito principale in cui formare la nostra percezione della donna (o comunque questa è la mia scusa per comprare le tipiche riviste che si trovano dal parrucchiere).
Caitlin Moran, Ci vogliono le palle per essere una donna, 2011

Essere identificati come vittime è una condizione che dovrebbe essere transitoria per chiunque, legata a precise circostanze. Non si è vittime per il solo fatto di esistere come femmine invece che come maschi, ma lo si è sempre di qualcosa o di qualcuno. Il tentativo di trasformare le persone in vittime permanenti a prescindere dalle circostanze costringe la vittima al ruolo di vittimizzata, che è un'altra forma di violenza, più sottile e pervasiva, perché impone una condizione di passività che preclude la facoltà di riscattarsi. Il soggetto non può tentare di uscire dalla condizione di vittima, perché intorno ha un intero sistema che gli impedisce di essere qualcosa di diverso.
Michela Murgia, Ave Mary, 2011

L'educazione religiosa alla ritrosia sessuale ha generato nelle donne una condizione di forte ipocrisia tra il dover dire e il voler fare, condannando alla clandestinità il loro desiderio e imponendo agli uomini una visione distorta del complesso mondo erotico femminile, che a lungo è stato ignorato. Il concedersi o negarsi al desiderio maschile finì per essere l'unica forma di potere permessa alle donne, e i tempi e i modi della contrattazione del consenso al rapporto sessuale divennero il solo spazio per esercitarlo.
Michela Murgia, Ave Mary, 2011

Mentre l'uomo per generazioni è stato incoraggiato sin da bambino a essere volitivo e perentorio – e probabilmente più manifestava la propensione al rifiuto, più di lui si diceva che avesse «carattere» – alle bambine si insegnava invece la virtù dell'obbedienza, a essere compiacenti, inculcando in loro l'idea che il no fosse scortesia e il rifiuto superbia e presunzione di sé. In questo modo le donne sono cresciute con l'idea di essere una specie consenziente, ma ha finito per radicarsi anche negli uomini l'errata convinzione che le donne quando dicono no in realtà vogliano dire forse, e quando dicono forse è perché in fondo desiderano dire sì. Su questo sfondo culturale, i rifiuti delle donne non sono quasi mai considerati una cosa seria.
Michela Murgia, Ave Mary, 2011

Io dico che la posizione della donna non è mai stata peggiore – per colpa loro, intendiamoci, ma cosa cambia? – La condizione femminile è diventata il teatro delle forme di malafede più nauseanti. [...] Prendiamo la situazione come era prima: la donna è inferiore all'uomo, è ovvio, basta vedere quanto è brutta. In passato, nessuna malafede: non le si nascondeva la sua inferiorità e la si trattava come tale. Oggi è uno schifo: la donna è sempre inferiore all'uomo – ed è sempre brutta – ma le si racconta che è uguale a lui. Siccome è stupida, lei ci crede, naturalmente. Ma viene trattata sempre come un’inferiore.
Amélie Nothomb, Igiene dell'assassino, 1992

Le donne dovranno un giorno partecipare alla politica, ma non credo che quel giorno sia vicino. Perché la condizione della donna venga trasformata in tal senso, occorre che la società sia trasformata radicalmente.
George Sand, lettera al Comitato centrale della sinistra, Parigi, 1848

Bisogna migliorare la condizione femminile. Le cucine sono troppo piccole, i lavandini troppo bassi. E i manici delle pentole sono isolati male.
Georges Wolinski [1]

Note
  1. Fonte della citazione sconosciuta; se la conosci, segnalala ad Aforismario.
  2. Vedi anche aforismi, frasi e citazioni su: Diritti delle Donne - Emancipazione Femminile - Liberazione della Donna - Femminismo