Cerca Autori o Argomenti in Aforismario

Aforisma: come, cosa e perché

In questa pagina presentiamo tre saggi sull'aforisma che rispondono alle seguenti domande: 1. Come nascono gli aforismi? 2. Cos'è un Aforisma? 3. Perché si Scrivono Aforismi?
Il primo saggio: Come nascono gli aforismi è di Alessandro Morandotti (1909-1979); il secondo saggio: Cos'è un Aforisma? è di Alberto Schön; il terso saggio: Perché si Scrivono Aforismi è di Emilio Rega.
L'aforisma è la chiusura-lampo del bagaglio delle esperienze.
(Alessandro Morandotti)
Come nascono gli aforismi
Le condizioni ambientali e spirituali che favoriscono la germinazione degli aforismi.
Alessandro Morandotti, in Minime © Scheiwiller, 1980

Una caratteristica dell'aforisma è di sottrarsi a rubricazioni e classificazioni scientifiche. Il che, lo riconosco, è senz'altro irritante. La sua struttura è ambigua e sfuggente. Pretenderebbe al tempo stesso di unire concisione a vastità concettuale, soggettivazione estrema a validità universale, annotazione futile a profondità, l'eccezione alla regola, il restrittivo al generalizzato, consentendo ugualmente di trarne succo gustoso, anzi sensato e, talvolta, persino utile
Il meccanismo che presiede alla formulazione di massime è dei più elementari. Nasce da un'intima esigenza di condensare in poche parole esperienze vissute e osservazioni compiute, allo scopo di trasformarle in precetti di vita per sé e da trasmettere ad altri. 
Comunicare ammonimenti, raccomandazioni, consigli, regole di comportamento, riflessioni esistenziali. Nulla di più ovvio. Da sempre, oggi e in futuro. Una necessità insopprimibile dello spirito al servizio dei rapporti umani. Comunemente quest'esigenza si esprime in termini grezzi. Quando invece diventa oggetto, da parte di letterati e filosofi, di particolari attenzioni, subentra la preoccupazione dell'efficacia estetica della formulazione e il precetto assume la forma di aforisma. Allora soltanto si è compiuta la trasformazione in arte. 
Una forma letteraria peculiare che si manifesta attraverso una specie di esplosione concentrata dell'io, cui fa da miccia il conflitto tra esperienza e sistema di pensiero imperante. Un tentativo disperato − spesso mascherato buffonescamente − per sottrarsi alle incrostazioni di un conformismo filosofico-letterario secolare, col miraggio di instaurare una rinnovata spregiudicata visione critica del mondo dei sentimenti e del pensiero. Istituire un diverso rapporto tra l'io e il cosmo − superate le remore di artificiose strutture mentali − su base paritetica.
Questo in realtà il fine ambizioso, consapevole o no, che ha dato origine a questo genere, arduo quanto l'assunto che si propone.

Cos'è un aforisma?
Considerazioni sullo scrivere e leggere aforismi
Alberto Schön, prefazione a "Infallibili errori" © CLEUP, 2006

Dire cos'è un aforisma è come rispondere alla domanda: cos'è un pensiero? Si può solo per approssimazioni – e per aforismi. Alcuni aforismi sono come le foto istantanee. E anche questo è un aforisma. Alcuni sono titoli di racconti, gemme troppo piccole e verdi, fogli di scena di spettacoli mancati, accuse fondate ma senza le prove, dichiarazioni d’amore altrettanto poco fondate, veli da sollevare, nuove tavole del Rorschach, come dire contenitori in cui ciascuno possa versare i suoi contenuti. A volte sono stupidaggini intelligenti, nature morte più vive di un ritratto, ossimori utili insomma. 
Ai miei penso come a riflessioni, ma anche immagini che mi sono venute in mente lavorando con pazienti, dialogando in silenzio con autori di libri, e con me stesso, soprattutto al risveglio, nel corso degli ultimi cinquant'anni. Un aforisma si scrive e si legge in mezzo minuto. Meglio se dopo averci pensato per decenni. Non occorre dire che l’ironia è un ingrediente molto utile, almeno per il mio modo di pensare i pensieri. Alla sola idea di compiere un’operazione così elevata, mi viene da sorridere. 
Nel poco spazio di un aforisma si raccontano storie piccole, dense che possono contenere grandi storie, pensieri, arrabbiature piccole e grandi, dialoghi con altri e con sé, prese in giro e frecciate, molti giochi di pensieri e parole, critiche, movimenti riparativi, appunti per un pensiero più sviluppato, irritazioni con sé, partecipazione alla vita pubblica, desideri di ogni genere, tra i maggiori quello di scrivere qualcosa che sia letto anche da un lettore frettoloso, cioè dalla maggior parte dei lettori. 
Gli aforismi sono anche questo. Anche altro. Soprattutto sono giochi in cui si combinano elementi, a volte poco coerenti, sotto la pressione della sintesi, fino a trovare uno o più sensi. Credo che gli aforismi li scriva più spesso chi non è scrittore di professione, preferisce l’annotazione aperta a sviluppi imprevisti, i racconti brevi e non ama i romanzi organizzati, dettagliati, di centinaia di pagine. 
Gli aforismi li scrive chi riflette, annota, sta in osservazione e quindi è sempre un po’ esule, spesso solitario, a volte antipatico. A volte annotare un pensiero precede lo sviluppo in versi o in prosa. Ad ogni passo si sente una tensione etica, a volte un po’ conservatrice, ma non sempre in senso negativo. L’anticonsumismo ha per modello società pre-moderne. È una posizione da conservatori?

Perché si scrivono aforismi?
Emilio Rega, in Identikit di uno scrittore di aforismi, 1999

Lo scrittore di aforismi è uno che ci tiene alla VERITÀ e che la sa dire. Glielo consente la sua cultura ma soprattutto la sua ricettività (bella l’immagine musiliana riguardo alla poesia: “come se il vento da lungi recasse un messaggio…”). Si tratta quindi di un sapere per illuminazioni, dove la sintesi, folgorante, trovata dallo scrittore di aforismi equivale a quella di una formula o di una definizione.
La particolare capacità che ha lo scrittore di aforismi riguardo alla espressione allegorica, simbolico-sintetica, emblematica, lo rende inoltre partecipe della magia delle lettere e dei numeri. Lo affascina l’esattezza, la simmetria, l’armonia, l’ordine, la misura, la bellezza, la purezza, l’unita’ delle cose, di cui egli istintivamente ed ostinatamente va alla ricerca, anche quando sembrano rendersi improvvisamente irreperibili (ma solo in apparenza). Egli ama infatti andare nel profondo, “sondare gli abissi”, e l’aforisma riuscito è sempre un premio al suo coraggio ed alla sua costanza in questa ricerca, che in fondo non è altro che la ricerca di un senso da dare all'esistenza. La conoscenza che egli è in grado di attingere deriva in effetti dalla più elevata tra le diverse facoltà conoscitive, e cioè quella che rappresenta la comprensione immediata del verbo divino nella meditazione.
Lo scrittore di aforismi infine è colui che attraverso le sue “sentenze” ha il potere di giudicare la società in cui vive, e persino la propria epoca. È, come si diceva all'inizio, il Vero, con la vu maiuscola, ad eleggerlo e ad investirlo di tanta autorità, conferendogli una funzione attiva e d’avanguardia.
Perché l'aforisma piuttosto che il romanzo? La ricerca della verità ha bisogno di concetti espressi in modo sintetico ed efficace. L'aforisma è un lampo che bisogna essere preparati a cogliere perché giunge improvviso ed accecante per chi non vi è portato. L'Augenblick, la verità colta in una frazione di secondo, questo è l'aforisma. Ma, oltre al talento che è indispensabile, quanto studio occorre per arrivare a scrivere un' apparentemente semplice "battuta"! La gente non se ne rende conto, occorre farglielo notare.
Le "frasette" sono roba da idioti non da aforisti, signori miei! Ma tant'è, si sa, è più facile giudicare che conoscere. L'impresa donchisciottesca e meritoria del Premio Internazionale "Torino in sintesi"  dedicato all'aforisma, è far sì che finalmente ci si renda conto dell'estrema importanza in letteratura del genere aforistico, data l'esagerata importanza conferita improvvidamente al romanzo, un genere, come insegnava Robert Musil, ormai in decadenza per chi è ancora in grado di comprendere la conoscenza e di amarla. Si può dire che ormai l'aforisma è la via maestra verso la saggezza, quella tanto amata da Seneca per intenderci.

Note
Vedi anche: Aforistica

Nessun commento: