Frasi e citazioni di Caitlin Moran

Selezione di aforismi, frasi e citazioni di Caitlin Moran (Brighton 1975), scrittrice e giornalista inglese. Caitlin Moran ha scritto il suo primo libro a quindici anni, a sedici scriveva per il mensile musicale Melody Maker e a diciassette ha cominciato a lavorare come columnist per il Times. Nel 2010 riceve i premi Columnist of the Year, e nel 2011 i premi Critic of the Year e Interviewer of the Year.

Twitterer fenomenale, nel Regno Unito è il personaggio del momento, al punto che la Lego le ha dedicato un pezzo da collezione (con il suo inconfondibile ciuffo bianco). Nonostante il suo nome di battesimo sia «Catherine», a tredici anni sceglie di farsi chiamare «Caitlin» dopo aver letto un romanzo di Jilly Cooper. Lei stessa però pronuncia in modo scorretto («Catlin») il suo nome. E ciò causa problemi a tutti. le seguenti citazioni di Caitlin Moran sono tratte dal suo libro bestseller  How to be a woman (Come essere donna), pubblicato in italiano dall'editore Sperling e Kupfer col titolo: Ci vogliono le palle per essere una donna.
Ah, se solo il mondo sapesse quanto siamo splendide sotto tutti quei vestiti!
(Caitlin Moran)
Ci vogliono le palle per essere una donna
Storie esilaranti di una femminista a sua insaputa
How to Be a Woman, 2011 - Selezione Aforismario

A qualsiasi idiota che vi dica: «Sei una femminista? Allora bruci i reggiseni, eh? EH? Bruci i reggiseni, femminista?» dovrete rispondere con massima calma: «Stolto, STOLTO. Il reggiseno è un mio amico, un amico di petto, il mio amico del cuore.

Ah, se solo il mondo sapesse quanto siamo splendide sotto tutti quei vestiti!

Che cos'è il femminismo? È la convinzione che le donne debbano essere libere quanto gli uomini, per quanto siano stupide, tonte, illuse, malvestite, grasse, pigre, compiaciute o con i capelli un po’ radi.

Ci sono ragazze che provano a fermare il corso della vita: adolescenti che cercano di guadagnare tempo regredendo aggressivamente al momento in cui avevano cinque anni e fingendo di essere «bambine» che vivono in un mondo tutto rosa. Sono quelle che riempiono il letto di peluche per chiarire a tutti che lì non c’è spazio per il sesso, quelle che parlano come delle bimbe piccole per evitare di dover rispondere a domande da adulte.

Credo che il reggiseno sia il pezzo più scabroso del guardaroba femminile. Se non ne siete convinte fate questo test: provate a lanciarne uno a un ragazzino di nove anni. Reagirà come se gli aveste tirato in testa un topo vivo. Scapperà via urlando e con le mani alzate. Non è in grado di affrontare la scabrosità del reggiseno.

Dopo la guerra e la malattia, la disgrazia più grande che possa capitare a una donna è non essere amata, e quindi non voluta.

È tecnicamente impossibile per una donna non dirsi femminista. Senza il femminismo non avreste il permesso di dibattere su quale sia il posto della donna nella società, perché sareste troppo impegnate a partorire sul pavimento della cucina mordendo un cucchiaio di legno per non disturbare la partita a carte degli uomini in salotto, per poi tornare a sturare il water.

Ecco un breve test per scoprire se siete femministe. Mettetevi una mano dentro le mutande e fatevi queste due domande: a) Hai una vagina? b) Vorresti poterla controllare? Se avete risposto «sì» a entrambe, congratulazioni! Siete delle femministe.

Ho sempre ritenuto bizzarro il mito che vuole le donne felici di fare compere: quasi tutte quelle che conosco io vorrebbero mettersi a piangere dopo quarantacinque minuti di maratona in cerca di una camicia, per non parlare dei litri di alcol tracannati nelle tristi occasioni in cui devono trovare un paio di jeans.

L’idea che le donne debbano fare le civette per ottenere qualcosa è tanto ripugnante quanto molte delle altre cose che si ritiene le donne debbano fare, per esempio accettare retribuzioni del 30% inferiori a quelle maschili e appassionarsi a Beautiful.

La domanda di mercato indica il valore di una donna: se sei single significa che non ti vuole nessuno e quindi, se questo stato di cose si protrae nel tempo, diventi meno desiderabile. Considerata l’importanza che viene attribuita ai legami, c’è poco da stupirsi che le donne siano ossessionate dall'idea dell’amore e delle relazioni sentimentali.

La lingua ci dice esattamente ciò che pensiamo della donna senza legami: sta tutto nella differenza tra «scapoli» e «zitelle». Gli scapoli hanno un’intera vita davanti per potersi divertire, mentre le zitelle devono giocarsi tutto e subito.

La maternità è un gioco cui si deve partecipare con energia, volontà e felicità al massimo grado.

Le rughe e i capelli bianchi sono il modo che ha la natura per avvertirci di non provare a fregare qualcuno, come l’uniforme gialla e nera delle vespe o i segni sull'addome delle vedove nere. Le rughe sono le vostre armi contro gli idioti. Le rughe indicano di «STARE ALLA LARGA DA QUESTA DONNA TANTO SAGGIA QUANTO INTOLLERANTE».

La storia insegna che «il 99% delle donne sono state soggiogate, private del diritto di voto e sessualmente oggettificate». Sono state completamente fregate dal desiderio che gli uomini provano nei loro confronti e che ha determinato barbarie indicibili, perché i maschi sono sempre stati la forza dominante, senza alcuna regola o controllo che ponesse freno ai loro comportamenti. Credo di non esagerare nel definire questa realtà una «tirannia sessuale» e una «follia assoluta».

Non credo basti usare la parola «femminista» in sé; io voglio affondare la lama e riportare in auge il termine accompagnandolo all'aggettivo «accanita», che rende l’espressione molto più affascinante.

Un uomo femminista è uno dei prodotti finiti più splendidi dell’evoluzione.

Negli ultimi anni ho spesso interpellato le femministe moderne affinché rispondessero alle domande che mi attanagliavano, ma mi sono resa conto che quella che fu una delle rivoluzioni più entusiasmanti, più incendiarie e produttive di tutti i tempi si è ormai ridotta a pochi argomenti, sempre più deboli, dibattuti da una ventina di accademiche all'interno di libri che soltanto altre accademiche leggono e sono disposte a discutere nei talk-show in seconda serata.

Nella vita bisogna provare tutto almeno una volta, perfino il formaggio con i vermi e le gonne a palloncino.

Non sono una vera donna, penso, osservando l’armadio. Tutte le altre «mettono insieme delle mise» e «lavorano sul look». Io miro a «mettere insieme le cose più pulite».

Quando si parla di sesso, ricordiamoci sempre che gli uomini hanno la fortuna di essere creature molto condiscendenti cui poco importa il tipo di mutande che indossate. Dopo che vi siete tolte la gonna, sotto potreste avere anche un sacchetto di carta con due buchi per le gambe e per loro sarebbe la stessa cosa. CI SONO UOMINI CHE FANNO SESSO CON LE BICICLETTE! A loro non interessa un fico secco delle vostre mutandine sexy.

Quando una donna dice: «Non ho niente da mettermi!» ciò che davvero intende è: «Qui non c’è nulla che vada bene per incarnare la persona che voglio essere oggi». Perché non è facile trovare dei vestiti che diano la felicità. «Non ho niente da mettermi!» è l’urlo che scuote i centri commerciali dopo tre ore di shopping e il misero acquisto di un paio di calze, di un tagliere e di qualche maglioncino per i bimbi.

Oh, Reggiseno, mio Reggiseno, ti adoro! Sei l’equivalente intimo del prezzemolo: stai bene con tutto. Infilando nel giusto reggiseno ciò che è avanzato delle vostre mammelle con l’aiuto di una vanga o di uno dei vostri cari, vedrete che la materia grezza verrà modellata in due dolci collinette.

Qui lo dico e qui non lo nego: sono a favore dei mutandoni. Le accanite femministe HANNO BISOGNO di mutandoni, supermutandoni. In questo momento ne indosso un paio che credo sia stato usato come coperta ignifuga nelle prime quarantotto ore del grande incendio di Londra: si estendono dalla fine della coscia all'ombelico e sono eventualmente riadattabili come casa di campagna in cui rifugiarsi nel weekend. Se dovessi candidarmi alle elezioni, lo farei soltanto per fondare un partito il cui slogan sarebbe: «Rimettiamo i braghettoni alle donne».

Si può discutere fino alle lacrime su che cosa si intenda per misoginia moderna e codificata; per me è pura e semplice maleducazione.

Vedere la Terra come un luogo popolato da propri simili è un concetto importante. L’idea che in fin dei conti siamo tutti degli idioti benintenzionati che cercano di darsi da fare rappresenta l’alfa e l’omega della mia visione del mondo. Non sono né a favore delle donne, né contro gli uomini; mi schiero a favore di tutti e sette i miliardi.

Libro di Caitlin Moran consigliato
Ci vogliono le palle per essere una donna
Traduzione: Sara Chiappara
Editore: Sperling e Kupfer

A tredici anni, Caitlin Moran è una ragazzina cicciottella, senza amici, perennemente presa in giro dai maschi. E il giorno del suo compleanno, tra una torta/baguette con il Philadelphia e una «lista delle cose da fare prima dei diciotto anni», ecco che la assale il dubbio da un milione di sterline: ma come si fa a diventare una donna? Oltre vent'anni dopo, ripercorrendo le esperienze che l’hanno aiutata a crescere, Caitlin prova a rispondere a quell'interrogativo. Partendo da un dato di fatto: non c’è mai stato un momento migliore nella storia per essere una donna. C’è il diritto di voto, la pillola anticoncezionale, e bruciare le streghe sul rogo è ormai decisamente poco glamour. Ma allora: abbiamo ancora bisogno del femminismo, oggi? Sì, se il femminismo non è quello delle accademie e dei talkshow in seconda serata. Sì, se il femminismo si occupa non solo di cose (importanti, per carità) come la disparità di retribuzione, la circoncisione femminile nel Terzo Mondo, la violenza domestica, ma anche di questioni più banali e quotidiane come la masturbazione, la depilazione, le micromutandine, l’irresistibile attrazione per il cioccolato, le borsette da mille euro e le tette rifatte. Sì, perché ogni donna non può che essere femminista, e perché il femminismo secondo Caitlin è decisamente divertente. Come questo libro. Contro tutte le «Stronzate di Stampo Patriarcale» che ancora resistono, c’è una soluzione: ridere a crepapelle. Perché, come scrive Moran, «quando ridiamo siamo bellissime e alla gente piace vederci fare delle grasse risate».

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