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Frasi satiriche di Filippo Giardina

Selezione di frasi ciniche e battute satiriche di Filippo Giardina (Roma 1974), comico e monologhista satirico italiano. Tra i suoi monologhi: Scusate ma oggi vomito (2001), Lavori in corso (2005), Solerte Accidia-sesso politica religione e altre cose sporche (2010), Sesto Potere (2013), Contumelie (2015), Lo ha già detto Gesù (2017).
Nel 2009, Filippo Giardina ha fondato il collettivo satirico Satiriasi, e in un manifesto in 15 punti ha espresso i principi fondamentali ai quali uno stand-up comedian dovrebbe attenersi:
  1. La risata è il mezzo e non il fine.
  2. Niente travestimenti, si entra col proprio nome e cognome un asta un microfono e il proprio bagaglio di vissuto.
  3. La libertà è assoluta ma non sono permessi pezzi che ispirino forme di violenza intolleranza o razzismo.
  4. Non è uno spettacolo di cabaret.
  5. Il pubblico può essere coinvolto all'interno di un pezzo ma deve rappresentare una parte accessoria – Qualora fosse una parte fondante va giustificato in maniera chiara.
  6. Non si fanno comizi politici. Se in un pezzo non si ride (o comunque non c'è l'intento comico) il servizio di satira viene a mancare.
  7. Non si fanno giochi di parole a meno che non siano frutto di uno studio tale da giustificarne il senso.
  8. Bisogna sforzarsi di proporre pezzi originali, ci repelle la baggianata: "ormai è stato già detto tutto" ( tutto quello che è stato già detto può essere ridetto, ribadito e migliorato).
  9. Non tutti i milanesi corrono, non tutti i romani sono cafoni non tutti i napoletani sono furbi, non tutte le suocere sono cattive.
  10. Maria De Filippi è mascolina, Rocco Siffredi ce l'ha grosso ma a noi non interessa.
  11. Per i temi trattati e il linguaggio utilizzato i nostri spettacoli si rivolgono a un pubblico adulto.
  12. Il populismo e il parlare alla pancia delle persone creano grasse risate e facili consensi ma uccidono la qualità dello spettacolo.
  13. La satira è intelligente, chi la fa non sempre.
  14. La satira necessita di punti di vista, per questo motivo ognuno di noi è autore dei propri testi.
  15. Se il pubblico è già d'accordo con quello che stai per dire, forse non c'è bisogno che tu lo dica.
In un'intervista, ha detto Filippo Giardina: "Il mio punto di vista è discutibile, come quello di tutti. Mi sforzo di esprimerne uno e evito di dire la prima cosa che mi passa per la testa. Nel periodo in cui va molto forte l’improvvisazione la prima cosa che ti passa in mente nel 99% dei casi è da scartare".
Nella satira devi per forza dare fastidio a qualcuno o anche a te stesso,
altrimenti non stai dicendo niente. (Filippo Giardina)
Frasi satiriche
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Anche la suocera può essere un ottimo tema per la stand up comedy. Non ci sono temi tabù, originali o brutti, banali e intelligenti. La differenza la fa il modo di affrontarli.

Aumentare sensibilmente i compensi ai parlamentari per ridare dignità a questo Paese distrutto dai cittadini!

L’Italia è un Paese in cui ci si muove fino a che proprio non è impossibile continuare a stare dalla stessa parte.

Che cos'è un pedofilo? Soltanto un malato di nostalgia.

Il perbenismo è naturale negli italiani. Noi abbiamo la Chiesa: anche chi è ateo è ateo cattolico.

Il religioso crede perché non pensa, l'ateo pensa perché non crede.

Se nella vita impari a farti piacere la merda, poi tutto ti sorride. Non esistono mosche depresse.

'St'amore, 'st'amore... Smettetela di sporcare il sesso coi sentimenti!

Diventare bravo nel mestiere di monologhista vuol dire entrare in empatia col pubblico e saper farlo ridere: questo è il punto di arrivo.

Il vero nemico del comico è allo specchio.

La base della satira è la risata come mezzo per raggiungere il fine. 

La comicità è un’asta del microfono con qualcuno che ha qualcosa da dire e non starnazzare quattro minuti con una parrucca.

La comicità è un mestiere bastardo, devi pagare un prezzo. Poi puoi pure passare per figo, ma dopo che avrai versato lacrime e sangue.

La comicità non ha bisogno di riciclatori di barzellette, plagiatori di pezzi famosi e consolidatori di beceri luoghi comuni…Non se ne può più di vedere il napoletano furbo, il romano pigro e il milanese iperattivo. L’Italia reale è nettamente più interessante di quella “finta” proposta da Zelig.

La satira deve partire da un’esigenza autentica, un’esperienza vissuta, un punto di vista ragionato che va rielaborato in una forma artistica comica.

La satira non è mai un buon campo su cui lavorare, perché tendenzialmente devo sempre far ridere e non cercare il consenso del pubblico a tutti i costi. Quindi, per assurdo, se la satira andasse di moda farebbe schifo. È la voce degli ultimi, quella che si pone contro il pensiero dominante. Non è per tutti, ma per chi ha voglia di ridere di certi temi forti.

Nella satira bisogna saper ridere di ciò che accade.

Nella satira devi per forza dare fastidio a qualcuno o anche a te stesso, altrimenti non stai dicendo niente. 

Prima di andare su un palco bisogna pensare perché il pubblico merita qualcosa di originale. Oltre al contenuto la comicità popolare che c’è oggi in Italia è formalmente molto gretta e c’è anche un problema di tecnica comica.

Puoi essere anche un bravissimo comico ma devi avere qualche cazzo di cosa da dire. 

Quante persone tra quelle che parlano di comicità hanno fatto un’ora da soli sul palco? Quante hanno scritto tutta l’ora da soli senza utilizzare le barzellette? Quanti dell’ora che hanno scritto sono riusciti a fare ridere senza utilizzare dei luoghi comuni?

Se sali su un palco una cazzo di idea in testa devi averla.

Se ti offendi non puoi fare il comico, perché se c’è una cosa che bisogna imparare ad accettare da subito è già l’umiliazione degli inizi. Nessuno parte che è capace, ci vuole oltre al talento un grande spirito di sacrificio.

Sono convinto che dietro a ogni comico satirico ci sia una forma di disperazione. 

Uno deve pescare dal proprio vissuto ma bisogna sempre ricordarsi che sul palco un comico gioca e se non fa ridere non è un comico. Non ci sono mezze misure. Poi non è possibile fare ridere tutti, ma devi comunque infilare comicità dentro quello che dici altrimenti è una predica.