Frasi di Asha Phillips da "I no che aiutano a crescere"
Selezione di aforismi, frasi e citazioni di Asha Phillips, psicoterapeuta infantile britannica, formatasi presso la Tavistock Clinic di Londra, dove ha lavorato nel dipartimento pediatrico e come consulente di psicologia.
Le seguenti riflessioni di Asha Phillips sono tratte dal suo libro più noto, che ha avuto un grande successo anche in Italia: I no che aiutano a crescere (Saying No. Why it's important for you and your child, 1999). Nella presentazione dell'edizione italiana del libro, pubblicato da Feltrinelli, scrive il neuropsichiatra infantile Giovanni Bollea: "Finalmente un libro che dà ragione ai "no" dei genitori! È tuttavia necessaria una prima importante avvertenza: come subito mette in chiaro l'autrice, questo non è un manuale intessuto di prescrizioni su come si fa a dire di "no", ma un atto di affettuosa partecipazione che può aiutare il lettore a riflettere su se stesso e sulla propria famiglia in relazione alla capacità di dire no'".
Le seguenti riflessioni di Asha Phillips sono tratte dal suo libro più noto, che ha avuto un grande successo anche in Italia: I no che aiutano a crescere (Saying No. Why it's important for you and your child, 1999). Nella presentazione dell'edizione italiana del libro, pubblicato da Feltrinelli, scrive il neuropsichiatra infantile Giovanni Bollea: "Finalmente un libro che dà ragione ai "no" dei genitori! È tuttavia necessaria una prima importante avvertenza: come subito mette in chiaro l'autrice, questo non è un manuale intessuto di prescrizioni su come si fa a dire di "no", ma un atto di affettuosa partecipazione che può aiutare il lettore a riflettere su se stesso e sulla propria famiglia in relazione alla capacità di dire no'".
Un no non è necessariamente un rifiuto dell'altro o una prevaricazione, ma può invece dimostrare la fiducia nella sua forza e nelle sue capacità. (Asha Phillips) |
I no che aiutano a crescere
Saying No. Why it's important for you and your child, 1999
© Feltrinelli - Selezione Aforismario
A volte dire no è molto utile, in quanto apre un intervallo, uno spazio in cui possono verificarsi altri eventi. Da questo punto di vista non è tanto una restrizione, quanto un'occasione per il dispiegarsi della creatività.
A volte è difficile dire no all'altro, cercare di negoziare una soluzione comune pur tenendo fermo il nostro punto di vista. Per evitare un conflitto si finisce spesso per agire ciascuno per conto proprio, pur sapendo che un fronte unito è più efficace.
Dicendo sempre sì al vostro compagno o alla vostra compagna, anche se l'accordo vi sembra reale, finirete per avere entrambi la sensazione che fra voi non ci sia differenza. Può essere un'idea confortante, ma genera staticità: nella vostra vita ci sarà poco movimento.
Dire no può essere estremamente liberatorio per entrambi i partner, perché incoraggia le differenze di idee e offre un'occasione di cambiamento.
Dire no, nelle sue varie forme, significa essenzialmente stabilire una distanza fra un desiderio e la sua soddisfazione.
Dobbiamo saper dire no all'istinto di imporre le nostre idee, di tenere l'altro strettamente legato a noi o all'immagine che abbiamo di lui (o di lei). Per essere uniti dobbiamo lasciar andare. Solo allora potremo impegnarci in uno scambio autentico e alla pari.
È normale che nelle famiglie ci siano periodi di accordo e di disaccordo, periodi in cui si è in armonia e altri in cui non si è affatto sincronizzati. Ma è così, a singhiozzi, che procede la crescita.
I neonati sono finemente sintonizzati sul comportamento e sugli umori di chi sta loro vicino.
Il carattere del bambino e il modo in cui voi lo aiutate a gestire le frustrazioni derivanti dall'incapacità di fare certe cose determineranno il modo in cui affronta gli insuccessi e lotta per riuscire.
Il genitore perfetto non esiste. L'idea di poter soddisfare ogni bisogno del bambino e di potergli risparmiare ogni sofferenza finirebbe in realtà per produrre un individuo infelice e mal adattato.
Le nostre reazioni aiutano il bambino a farsi un'idea del mondo che lo circonda. Una madre che consente al figlio di essere molto schizzinoso dimostra di pensare, come lui, che le cose buone da mangiare sono veramente poche. Una madre che non riesce a dire no al figlio che le chiede ogni giorno lo stesso piatto, o che gli permette di rifiutare la maggior parte dei cibi, può finire per lasciarsi tiranneggiare dal figlio, accettando che le dia degli ordini.
Moltissimi di noi non trovano facile dire o sentirsi dire no. Siamo condizionati da molti fattori, che possono essere in relazione con la nostra storia, con la nostra situazione attuale e con l'immagine che abbiamo di noi stessi.
Nel corso della vita di tutti noi ci sono molti momenti di separazione; secondo alcuni il primo è quello della nascita, quando il bambino abbandona il corpo della madre e viene tagliato il cordone ombelicale. È comunque la prima circostanza in cui il corpo deve usare le proprie risorse per cominciare a respirare. Fino a quel momento il corpo della madre ha elaborato anche il cibo e le deiezioni del bambino. Ogni inizio e ogni fine - dell'allattamento, del sonno, di uno scambio di sguardi - rappresentano, anche se in termini minimi, un incontro e una separazione.
Per poter crescere i bambini hanno bisogno di essere guardati e ascoltati, hanno bisogno di risposte.
Per acquisire qualcosa dagli altri bisogna pensare che abbiano qualcosa da offrire.
Ricevere risposta alla sua comunicazione, sentire che riflettiamo sugli interventi che in passato hanno funzionato dà al neonato la sensazione di essere aiutato e gli impedisce di provare un senso di disintegrazione.
Se qualcun altro fa tutto il lavoro, soddisfa ogni vostro capriccio, voi diventate più debole e sempre più incapace di sopportare la frustrazione. Il genitore che, con le migliori intenzioni, cerca di risparmiare al figlio qualsiasi sofferenza, potrebbe privarlo dell'opportunità di sviluppare degli strumenti per far fronte alle difficoltà. Ovviamente bisogna valutare cosa è tollerabile per un bambino e distinguere il bisogno dal capriccio.
Sembra così ovvio che a volte bisogna dire di no, eppure l'opinione più comune è che, se appena è possibile, si debba dire di sì. Esiste una tacita regola secondo cui le persone gentili, ammodo educate e premurose non dicono di no.
Un neonato è naturalmente egocentrico, ma pian piano impara che esistono rapporti che non ruotano intorno a lui; in séguito capirà che ne esistono alcuni che non lo coinvolgono nemmeno. Ci saranno momenti in cui un padre o una madre dicono al bambino che li chiama: "Aspetta un momento, sto parlando con la mamma (o con il papà)". È una lezione importante, che gli insegna che ciò che fa un altro può essere indipendente da lui.
[Un neonato] Si deve sentire un individuo distinto dai genitori, deve credere in se stesso ed essere convinto che il mondo abbia molto da offrire.
Un no non è necessariamente un rifiuto dell'altro o una prevaricazione, ma può invece dimostrare la fiducia nella sua forza e nelle sue capacità.
Una madre che non riesce a dire no al figlio che le chiede ogni giorno lo stesso piatto, o che gli permette di rifiutare la maggior parte dei cibi, può finire per lasciarsi tiranneggiare dal figlio, accettando che le dia degli ordini.
Libro di Asha Phillips consigliato
I no che aiutano a crescere
Traduzione: Lucia Cornalba
Presentazione: Giovanni Bollea
Editore: Feltrinelli, 1999
Editore: Feltrinelli, 1999
Dovrebbe essere ovvio che in certi casi bisogna dire di no, eppure l'opinione comune e che sia meglio dire di si. Non saper negare o vietare qualcosa al momento giusto può pero avere conseguenze negative sulla relazione tra genitori e figli, come anche sullo sviluppo della personalità dei bambini. Attraverso la narrazione di una serie di casi studiati in qualità di psicoterapeuta, Asha Phillips fa capire in quali circostanze un no possa essere molto più efficace, positivo e formativo di un sì.
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