Frasi e citazioni sul Festival di Sanremo
Raccolta di aforismi, frasi e citazioni sul Festival di Sanremo, manifestazione dedicata alla canzone italiana, che ha luogo ogni anno a Sanremo, in Liguria. Al Festival di Sanremo hanno preso parte come concorrenti i cantanti e i cantautori più noti della musica leggera italiana. Il primo Festival di Sanremo, presentato da Nunzio Filogamo, risale al 1951, quando l’ingresso costava 500 lire. La vincitrice della prima dizione di Sanremo fu Nilla Pizzi con Grazie dei fiori.
Il Festival di Sanremo è seguito ogni anno da milioni di spettatori, ma non tutti lo apprezzano. È nota, a questo proposito, la posizione assai critica di Ennio Flaiano, che negli anni '70 scriveva: "Ho visto alla televisione una delle serate di Sanremo. Ero a cena in casa di amici e non ho potuto sottrarmi. Questi amici intendevano vedere la trasmissione per ragioni di studio, essendo psicologhi e interessati ai fenomeni della cultura di massa. Alla fine mi sono accorto che a loro quella roba piaceva. Il fatto che a cantare fossero dei giovani, serviva a garantirli che la loro approvazione rientrava nell'aspetto giovanile del fenomeno. La verità è che a me lo spettacolo, non so più se ridicolo o penoso, di quella gente che urla canzoni molto stupide e quasi tutte uguali, lo spettacolo mi è parso di vecchi. Comunque, se la gioventù è questa, tenetevela. Non ho mai visto niente di più anchilosato, rabberciato, fùtile, vanitoso, lercio e interessato. Nessuna idea, nelle parole e nei motivi. Nessuna idea nelle interpretazioni. E alcune mi venivano segnalate come particolarmente buone. C’era un tale per esempio, coi capelli alla bebé che sembrava protestare contro il fatto che dei malintenzionati gli tirassero delle pietre. Non si capiva perché si lamentasse tanto. Avrebbe voluto che gli tirassero delle bombe? Oppure? Che un tipo simile venga lapidato dovrebbe essere normale. È brutto, sporco e probabilmente velenoso. So bene che è inutile lamentarsi sui risultati di una politica produzione-consumo. Interessi economici molto forti possono modificare non soltanto il gusto, ma la biologia di un popolo che cade in questa impasse. La trasmissione era ascoltata, dicono, da 22 milioni di telespettatori, che è quasi dire tutta l’Italia - il paese dei mandolinisti". [Diario degli errori, 1976].
Su Aforismario trovi altre raccolte di citazioni correlate a questa sulle canzoni, il canto, i cantanti, la musica e il pubblico. [I link sono in fondo alla pagina].
La vera attrazione del Festival è la nostalgia. Sanremo ricorda alla gente la felicità e la spensieratezza di un'Italia che non c'è più. |
Stefano Andreoli e Alessandro Bonino (a cura di), Spinoza. Un libro serissimo, 2010
[Il Festival di Sanremo] è il circo Barnum degli impresari.
Edoardo Bennato, su Corriere della sera, 2010
Faccio Sanremo perché questo palco ha qualcosa di unico.
Arisa, Festival di Sanremo, 2015
2013: Fazio-Littizzetto. 2012: Morandi. 2011: Morandi. 2010: Clerici. 2009: Bonolis. 2008: Baudo con Chiambretti. 2007: Baudo con Michelle Hunziker. 2006: Panariello con Ilary Blasi e Victoria Cabello. 2005: Bonolis. 2004: Simona Ventura. 2003: Baudo. 2002: Baudo. 2001: Raffaella Carrà. 2000: Fazio. 1999: Fazio. 1998: Vianello con Veronica Pivetti e Eva Herzigova. 1997: Mike Bongiorno con Chiambretti, e prima ancora tanto Baudo. Ripassare i conduttori dei Festival di Sanremo è come ripassare la storia della televisione. E anche, un po’, la storia d’Italia: se è vero che non sono solo canzonette, e che la rassegna si incrocia con i destini del paese.
Alessandra Comazzi, su La Stampa, 2014
Polemiche? Sono il sale della rassegna.
Alessandra Comazzi, su La Stampa, 2014
Faccio Sanremo perché questo palco è il regno della musica.
Carlo Conti, Festival di Sanremo, 2015
Faccio Sanremo perché è lo spettacolo più elettrizzante della televisione italiana.
Carlo Conti, Festival di Sanremo, 2015
Il borghese, ormai da tempo, ogni anno passa la sua consueta notte in bianco a rimuginare sul dilemma se sia più “in” dire di guardare il Festival di Sanremo o dire di non guardarlo.
Paolo Costa, Aforismi borghesi, 2007
Sanremo o ti apre le porte del mondo, o ti chiude anche quella di casa.
Gigi D'Alessio, conferenza stampa, Festival di Sanremo, 2017
Sanremo è inspiegabile se non lo si vive: la maggior parte dei contenuti musicali di qualità non ci sono più, ma continua a colpire l’immaginario.
Lucio Dalla, su La Stampa, 2012
Se si trattasse ancora di una gara di ugole, [...] si trattasse cioè di un fatto di corde vocali, la si potrebbe ancora considerare una competizione quasi sportiva, perché le corde vocali sono pure sempre dei muscoli. Nel caso mio, dovrei andare ad esprimere i miei sentimenti, o la tecnica attraverso i quali io riesco ad esprimerli, e credo che questo non possa essere argomento di competizione.
Fabrizio De André, intervista di Enzo Biagi, a Linea Diretta, Rai, 1985
Nella sempiterna kermesse sanremese, di portata mondiale anche perché trasmessa ogni anno in eurovisione, non è la musica che mobilita le emozioni e le masse, né sono i testi delle canzoni, solo moderatamente alcolici, né le esibizioni dei singoli cantautori, dissacranti in dose pediatrica, né le scenografie color pastello come balere ma fosforescenti come discoteche, né i presentatori teneramente prevedibili nei volti, nei gesti, negli abiti e nelle battute, né gli ospiti tirati fuori per l'occasione dal pantheon del modernariato mondano. Sanremo è tutto questo messo insieme, in modo da fare sistema. Un sistema così incredibile che ogni volta sembra irripetibile e tuttavia annualmente si ripete con la stessa puntualità del santo Natale.
Domenico De Masi, Una semplice rivoluzione, 2016
Sanremo. Una mousse cucinata da Liala più che da Proust, farcita di tarai li più che di petites madeleines, ma una mousse che, anche sotto migliaia di riflettori, resta tuttavia crepuscolare e anche durante le incursioni di rap e di punk sa sempre di mamme che un bimbo si stringono al cor, di zia Carlotta e di nonna Speranza, di Guido Gozzano e delle sue buone cose di pessimo gusto: la signorina Felicita, gli amori ancillari, i fiori in cornice, gli acquarelli un po' scialbi, gli scrigni fatti di valve, gli oggetti col monito «salve».
Domenico De Masi, Una semplice rivoluzione, 2016
Se vuoi capire il Paese, c'è poco da fare: devi guardare Sanremo. Lo impongono i numeri incontrovertibili dell'audience, del rating, dello share, degli sweeps, dei contatti netti, dell'indice di fedeltà.
Domenico De Masi, Una semplice rivoluzione, 2016
Molti si vergognano di ammetterlo, ma sono lì incollati al teleschermo per partecipare almeno furtivamente a questo appuntamento corale che si ripete da oltre sessantanni continuando a godere di ottima salute e a procedere imperterrito mentre il Paese naufraga nelle incertezze, l'Europa è percorsa da venti di guerra, i migranti muoiono nelle stesse acque che fanno da sfondo al Festival.
Domenico De Masi, Una semplice rivoluzione, 2016
In questo naufragio universale, un italiano su cinque si aggrappa come e più di prima alla scialuppa del rito popolare sanremese che, con la scusa di celebrare la canzone italiana, gli regala qualche ora di distrazione di massa, confermandosi ultimo baluardo di una cultura nazionalpopolare che in Italia esiste e resiste, nonostante i pochi intellettuali imbarazzati che tentano di spiegarla o contrastarla e nonostante i molti inviati speciali che tentano di codificarla e descriverla assegnandole un posto nel pantheon delle cose che contano.
Domenico De Masi, Una semplice rivoluzione, 2016
Sanremo è un potente rito non libertario e, tuttavia, blandamente liberatorio.
Domenico De Masi, ibidem
Sanremo vince su tutta la linea, come in America le soap opera del calibro di Sentieri o in Brasile le telenovele del calibro di Roque Santeiro. Perdente in partenza ogni atteggiamento di distaccata sufficienza intellettualoide, dal momento che gli spettatori della kermesse musicale sono un campione ben più rappresentativo di quelli usati nei migliori sondaggi elettorali.
Domenico De Masi, Una semplice rivoluzione, 2016
È significativo che l'affezione del pubblico a Sanremo persista nonostante il collasso della televisione generalista, proprio come il culto di Padre Pio resiste al collasso dei praticanti alle messe domenicali.
Domenico De Masi, ibidem
Sanremo è un circuito chiuso in cui l'intellettuale che collabora alle terze pagine dei giornali nazionali si guarda bene dall'entrare per paura di contaminare la sua già improbabile verginità culturale. È la cultura che hanno fatto in Italia i Pippo Baudo e i Mike Bongiorno, in Brasile i Jò Soares e i Fausto Correa da Silva, negli Stati Uniti i Walter Cronkite e i Charlie Rose, e che mia madre ha consumato lungo tutta la sua vita semplice. Lei e loro si sono capiti benissimo. Sono gli accademici che non ci hanno mai capito e non ci capiranno mai nulla perché la cultura popolare è estranea a quella delle elite.
Domenico De Masi, Una semplice rivoluzione, 2016
Per un giovane artista Sanremo può essere fondamentale solo se lo vinci. O meglio, ti metti in evidenza in qualche modo. Altrimenti è un gioco pericoloso perché ti puoi giocare tutti i tuoi sogni in una settimana.
Dolcenera [1]
Gente di Sanremo. Dicono che sono qui per riposarsi. Riposarsi da che cosa? Non certo dalla mediocrità...
Carlo Ferrario, L'allegro e il pensieroso, 2009
Sono offeso da come va il mondo - dalla volgarità delle masse. In Italia: Canzonissima, Sanremo, campionato di calcio, la macchina nuova, nient'altro.
Ennio Flaiano, Diario degli errori, 1976
Io penso che Luigi Tenco dieci anni fa sia morto di noia perché da ventotto anni Sanremo è sempre uguale, perché non c'è la buona intenzione di cambiarlo davvero.
Rino Gaetano, intervista, Festival di Sanremo, 1978
Sanremo non significa niente, e non a caso ho partecipato con Gianna, che non significa niente.
Rino Gaetano, in Massimo Cotto e Emiliano Barberini, Ma il cielo è sempre più blu, 2004
Il festival resta una passerella e come tutte le passerelle ti offre tre minuti per fare un discorso che normalmente fai in uno spettacolo di due ore. Così devi trovare un sistema. Da parte mia, ho scelto la strada del paradosso un po' alla Carmelo Bene.
Rino Gaetano [1]
Sanremo un po' è un fenomeno di costume, molto è un evento televisivo, un po' una rassegna musicale, molto spesso uno psicodramma tragicomico. In ogni caso è una specie di "entità" con cui gli italiani, praticamente dal Dopoguerra, hanno a che fare.
Marcello Giannotti, L'enciclopedia di Sanremo: 55 anni di storia del festival dalla A alla Z,
Nel bene e nel male, Sanremo e il suo Festival sono un pezzo di storia italiana, una parte dell'anima di questo Paese, non sempre positiva.
Marcello Giannotti, ibidem
Sanremo è una festa popolare, la sconfitta delle élite culturali, delle minoranze autocompiaciute, di quelli che soffrono di mal di metafora, almeno da quando Ennio Flaiano, posando il suo sguardo sul Festival, ebbe a dire: «Non ho mai visto niente di più anchilosato, rabberciato, futile, vanitoso, lercio e interessato».
Aldo Grasso, Salviamo il Festival di Sanremo per evitare di cadere nel ridicolo, su Corriere della Sera, 2012
Sanremo è una grande festa sgangherata e insieme una fiction che ogni anno racconta lo stato di salute del Paese, senza l'ambizione di rispecchiarlo. È una memoria che tutte le volte celebra il suo perpetuarsi.
Aldo Grasso, ibidem
Avere paura del Festival di Sanremo significa avere paura della propria ombra: ombra di un rito fondativo, di una canterina sventatezza nazionale, di una coscienza identitaria. Se, pur fra mille polemiche, Sanremo resiste da più di cinquant'anni, qualcosa significherà pure.
Aldo Grasso, ibidem
Sanremo è pur sempre un rito collettivo invernale, tranquillizzante proprio nella sua ripetitività, nella sua prevedibilità, nella sua assenza di emozioni forti.
Aldo Grasso, su Corriere della Sera, 2015
Sanremo tira fuori il sociologo che alberga in noi e le spiegazioni ex post fioriscono come i fiori della Riviera.
Aldo Grasso, ibidem
Se tutto si calibra su Sanremo, allora la tv di Stato è meglio spegnerla.”
Riccardo Iacona [1]
Vincere a Sanremo è molto utile. Per due settimane hai una buona risposta se qualcuno chiede: Novità?
Daniele Luttazzi [1]
Sanremo si chiama "festival della canzone italiana" ma la canzone italiana non c'è più.
Mara Maionchi [1]
Faccio Sanremo perché questo palco ti riempie di emozioni.
[Il Festival di Sanremo] è il circo Barnum degli impresari.
Edoardo Bennato, su Corriere della sera, 2010
Faccio Sanremo perché questo palco ha qualcosa di unico.
Arisa, Festival di Sanremo, 2015
2013: Fazio-Littizzetto. 2012: Morandi. 2011: Morandi. 2010: Clerici. 2009: Bonolis. 2008: Baudo con Chiambretti. 2007: Baudo con Michelle Hunziker. 2006: Panariello con Ilary Blasi e Victoria Cabello. 2005: Bonolis. 2004: Simona Ventura. 2003: Baudo. 2002: Baudo. 2001: Raffaella Carrà. 2000: Fazio. 1999: Fazio. 1998: Vianello con Veronica Pivetti e Eva Herzigova. 1997: Mike Bongiorno con Chiambretti, e prima ancora tanto Baudo. Ripassare i conduttori dei Festival di Sanremo è come ripassare la storia della televisione. E anche, un po’, la storia d’Italia: se è vero che non sono solo canzonette, e che la rassegna si incrocia con i destini del paese.
Alessandra Comazzi, su La Stampa, 2014
Polemiche? Sono il sale della rassegna.
Alessandra Comazzi, su La Stampa, 2014
Faccio Sanremo perché questo palco è il regno della musica.
Carlo Conti, Festival di Sanremo, 2015
Faccio Sanremo perché è lo spettacolo più elettrizzante della televisione italiana.
Carlo Conti, Festival di Sanremo, 2015
Il borghese, ormai da tempo, ogni anno passa la sua consueta notte in bianco a rimuginare sul dilemma se sia più “in” dire di guardare il Festival di Sanremo o dire di non guardarlo.
Paolo Costa, Aforismi borghesi, 2007
Sanremo o ti apre le porte del mondo, o ti chiude anche quella di casa.
Gigi D'Alessio, conferenza stampa, Festival di Sanremo, 2017
Sanremo è inspiegabile se non lo si vive: la maggior parte dei contenuti musicali di qualità non ci sono più, ma continua a colpire l’immaginario.
Lucio Dalla, su La Stampa, 2012
Se si trattasse ancora di una gara di ugole, [...] si trattasse cioè di un fatto di corde vocali, la si potrebbe ancora considerare una competizione quasi sportiva, perché le corde vocali sono pure sempre dei muscoli. Nel caso mio, dovrei andare ad esprimere i miei sentimenti, o la tecnica attraverso i quali io riesco ad esprimerli, e credo che questo non possa essere argomento di competizione.
Fabrizio De André, intervista di Enzo Biagi, a Linea Diretta, Rai, 1985
Ieri alla televisione ho seguito la terza e ultima serata del Festival della Canzone a Sanremo. Osservando il pubblico si vedevano, tante facce senza espressione che cercavano però di sembrare ilari, contente e soddisfatte. Gli uomini erano in smoking e le signore in abito da sera; si capiva subito che tutta quella gente di canzoni e di musica, in genere di arte, se ne infischiava altamente e probabilmente cominciava con il capirci poco o nulla. Quello che li attirava e li faceva radunarsi là, in quella sala, era il fatto mondano, era il bisogno di sfoggiare i loro abiti, i loro gioielli, di guardarsi l’un l’altro, di pettegolare e malignare, di darsi dell’importanza, di sembrare giovani, ricchi e soddisfatti.
Giorgio de Chirico, Memorie della mia vita, 1945-1962
Assistendo a quella trasmissione pensai che in fatto di Festival della Canzone si assiste allo stesso fenomeno della pittura astratta. Come per la pittura astratta, vecchia di più di mezzo secolo e che i moderni critici sostengono e presentano, sia per ignoranza sia per malafede, come una tipica espressione del tormento e dell’ansia della nostra epoca, così anche le canzoni monotone in cui una parola viene non cantata ma urlata e ripetuta sullo stesso tono innumerevoli volte le si vuol presentare come un fenomeno ultramoderno.
Giorgio de Chirico, ibidem
Nella sempiterna kermesse sanremese, di portata mondiale anche perché trasmessa ogni anno in eurovisione, non è la musica che mobilita le emozioni e le masse, né sono i testi delle canzoni, solo moderatamente alcolici, né le esibizioni dei singoli cantautori, dissacranti in dose pediatrica, né le scenografie color pastello come balere ma fosforescenti come discoteche, né i presentatori teneramente prevedibili nei volti, nei gesti, negli abiti e nelle battute, né gli ospiti tirati fuori per l'occasione dal pantheon del modernariato mondano. Sanremo è tutto questo messo insieme, in modo da fare sistema. Un sistema così incredibile che ogni volta sembra irripetibile e tuttavia annualmente si ripete con la stessa puntualità del santo Natale.
Domenico De Masi, Una semplice rivoluzione, 2016
Sanremo. Una mousse cucinata da Liala più che da Proust, farcita di tarai li più che di petites madeleines, ma una mousse che, anche sotto migliaia di riflettori, resta tuttavia crepuscolare e anche durante le incursioni di rap e di punk sa sempre di mamme che un bimbo si stringono al cor, di zia Carlotta e di nonna Speranza, di Guido Gozzano e delle sue buone cose di pessimo gusto: la signorina Felicita, gli amori ancillari, i fiori in cornice, gli acquarelli un po' scialbi, gli scrigni fatti di valve, gli oggetti col monito «salve».
Domenico De Masi, Una semplice rivoluzione, 2016
Se vuoi capire il Paese, c'è poco da fare: devi guardare Sanremo. Lo impongono i numeri incontrovertibili dell'audience, del rating, dello share, degli sweeps, dei contatti netti, dell'indice di fedeltà.
Domenico De Masi, Una semplice rivoluzione, 2016
Molti si vergognano di ammetterlo, ma sono lì incollati al teleschermo per partecipare almeno furtivamente a questo appuntamento corale che si ripete da oltre sessantanni continuando a godere di ottima salute e a procedere imperterrito mentre il Paese naufraga nelle incertezze, l'Europa è percorsa da venti di guerra, i migranti muoiono nelle stesse acque che fanno da sfondo al Festival.
Domenico De Masi, Una semplice rivoluzione, 2016
In questo naufragio universale, un italiano su cinque si aggrappa come e più di prima alla scialuppa del rito popolare sanremese che, con la scusa di celebrare la canzone italiana, gli regala qualche ora di distrazione di massa, confermandosi ultimo baluardo di una cultura nazionalpopolare che in Italia esiste e resiste, nonostante i pochi intellettuali imbarazzati che tentano di spiegarla o contrastarla e nonostante i molti inviati speciali che tentano di codificarla e descriverla assegnandole un posto nel pantheon delle cose che contano.
Domenico De Masi, Una semplice rivoluzione, 2016
Sanremo è un potente rito non libertario e, tuttavia, blandamente liberatorio.
Domenico De Masi, ibidem
Sanremo vince su tutta la linea, come in America le soap opera del calibro di Sentieri o in Brasile le telenovele del calibro di Roque Santeiro. Perdente in partenza ogni atteggiamento di distaccata sufficienza intellettualoide, dal momento che gli spettatori della kermesse musicale sono un campione ben più rappresentativo di quelli usati nei migliori sondaggi elettorali.
Domenico De Masi, Una semplice rivoluzione, 2016
È significativo che l'affezione del pubblico a Sanremo persista nonostante il collasso della televisione generalista, proprio come il culto di Padre Pio resiste al collasso dei praticanti alle messe domenicali.
Domenico De Masi, ibidem
Sanremo è un circuito chiuso in cui l'intellettuale che collabora alle terze pagine dei giornali nazionali si guarda bene dall'entrare per paura di contaminare la sua già improbabile verginità culturale. È la cultura che hanno fatto in Italia i Pippo Baudo e i Mike Bongiorno, in Brasile i Jò Soares e i Fausto Correa da Silva, negli Stati Uniti i Walter Cronkite e i Charlie Rose, e che mia madre ha consumato lungo tutta la sua vita semplice. Lei e loro si sono capiti benissimo. Sono gli accademici che non ci hanno mai capito e non ci capiranno mai nulla perché la cultura popolare è estranea a quella delle elite.
Domenico De Masi, Una semplice rivoluzione, 2016
Per un giovane artista Sanremo può essere fondamentale solo se lo vinci. O meglio, ti metti in evidenza in qualche modo. Altrimenti è un gioco pericoloso perché ti puoi giocare tutti i tuoi sogni in una settimana.
Dolcenera [1]
Gente di Sanremo. Dicono che sono qui per riposarsi. Riposarsi da che cosa? Non certo dalla mediocrità...
Carlo Ferrario, L'allegro e il pensieroso, 2009
Sono offeso da come va il mondo - dalla volgarità delle masse. In Italia: Canzonissima, Sanremo, campionato di calcio, la macchina nuova, nient'altro.
Ennio Flaiano, Diario degli errori, 1976
Io penso che Luigi Tenco dieci anni fa sia morto di noia perché da ventotto anni Sanremo è sempre uguale, perché non c'è la buona intenzione di cambiarlo davvero.
Rino Gaetano, intervista, Festival di Sanremo, 1978
Sanremo non significa niente, e non a caso ho partecipato con Gianna, che non significa niente.
Rino Gaetano, in Massimo Cotto e Emiliano Barberini, Ma il cielo è sempre più blu, 2004
Il festival resta una passerella e come tutte le passerelle ti offre tre minuti per fare un discorso che normalmente fai in uno spettacolo di due ore. Così devi trovare un sistema. Da parte mia, ho scelto la strada del paradosso un po' alla Carmelo Bene.
Rino Gaetano [1]
Sanremo un po' è un fenomeno di costume, molto è un evento televisivo, un po' una rassegna musicale, molto spesso uno psicodramma tragicomico. In ogni caso è una specie di "entità" con cui gli italiani, praticamente dal Dopoguerra, hanno a che fare.
Marcello Giannotti, L'enciclopedia di Sanremo: 55 anni di storia del festival dalla A alla Z,
Nel bene e nel male, Sanremo e il suo Festival sono un pezzo di storia italiana, una parte dell'anima di questo Paese, non sempre positiva.
Marcello Giannotti, ibidem
Sanremo è una festa popolare, la sconfitta delle élite culturali, delle minoranze autocompiaciute, di quelli che soffrono di mal di metafora, almeno da quando Ennio Flaiano, posando il suo sguardo sul Festival, ebbe a dire: «Non ho mai visto niente di più anchilosato, rabberciato, futile, vanitoso, lercio e interessato».
Aldo Grasso, Salviamo il Festival di Sanremo per evitare di cadere nel ridicolo, su Corriere della Sera, 2012
Sanremo è una grande festa sgangherata e insieme una fiction che ogni anno racconta lo stato di salute del Paese, senza l'ambizione di rispecchiarlo. È una memoria che tutte le volte celebra il suo perpetuarsi.
Aldo Grasso, ibidem
Avere paura del Festival di Sanremo significa avere paura della propria ombra: ombra di un rito fondativo, di una canterina sventatezza nazionale, di una coscienza identitaria. Se, pur fra mille polemiche, Sanremo resiste da più di cinquant'anni, qualcosa significherà pure.
Aldo Grasso, ibidem
Sanremo è pur sempre un rito collettivo invernale, tranquillizzante proprio nella sua ripetitività, nella sua prevedibilità, nella sua assenza di emozioni forti.
Aldo Grasso, su Corriere della Sera, 2015
Sanremo tira fuori il sociologo che alberga in noi e le spiegazioni ex post fioriscono come i fiori della Riviera.
Aldo Grasso, ibidem
Una volta si diceva che Sanremo fosse lo specchio del Paese, oggi è l’Italia a essere lo specchio del Festival.
Aldo Grasso, Padiglione Italia, 2021
Se tutto si calibra su Sanremo, allora la tv di Stato è meglio spegnerla.”
Riccardo Iacona [1]
Vincere a Sanremo è molto utile. Per due settimane hai una buona risposta se qualcuno chiede: Novità?
Daniele Luttazzi [1]
Sanremo si chiama "festival della canzone italiana" ma la canzone italiana non c'è più.
Mara Maionchi [1]
Faccio Sanremo perché questo palco ti riempie di emozioni.
Emma Marrone, Festival di Sanremo, 2015
Sono vent'anni che vengo a Sanremo, e sono vent'anni che mi caco sotto!
Domenico Modugno, in Renzo Arbore, "FF.SS." – Cioè "...che mi hai portato a fare sopra a Posillipo se non mi vuoi più bene?", 1983
San Remo. Anche i santi potrebbero finire per odiare le canzoni.
Mogol, Le ciliegie e le amarene, 2012
Sono vent'anni che vengo a Sanremo, e sono vent'anni che mi caco sotto!
Domenico Modugno, in Renzo Arbore, "FF.SS." – Cioè "...che mi hai portato a fare sopra a Posillipo se non mi vuoi più bene?", 1983
San Remo. Anche i santi potrebbero finire per odiare le canzoni.
Mogol, Le ciliegie e le amarene, 2012
Sanremo non è mai del tutto autonomo. Altrimenti non si giustificano certe presenze e certe esclusioni. E non rappresenta la musica italiana.
Claudia Mori, su Corsera Magazine, 2006
Claudia Mori, su Corsera Magazine, 2006
X-Factor oggi comanda, impone, orienta i gusti del pubblico. Al confronto il Festival di Sanremo è un cadavere.
Stefano Pistolini, su Il Foglio, 2015
Io ho voluto bene al pubblico italiano e gli ho dedicato inutilmente cinque anni della mia vita. Faccio questo non perché sono stanco della vita (tutt'altro) ma come atto di protesta contro un pubblico che manda Io tu e le rose in finale e ad una commissione che seleziona La rivoluzione. Spero che serva a chiarire le idee a qualcuno.
Luigi Tenco, 1967 (biglietto trovato dopo il suo suicidio)
Sanremo è diventato un luogo topico dell'autobiografia della nazione, non riusciamo a scandire il ritmo della vita italiana senza quei due tre appuntamenti che sono il campionato di calcio, miss Italia, il festival di Sanremo. Possono marcire tradizioni antiche e più consolidate, possiamo perfino scoprire che l'Italia cattolica non va più a messa e se ne frega dei comandamenti, manda all'aria perfino la famiglia, sua architrave allo sbando. Ma le piccole abitudini, i piccoli appuntamenti leggeri, quelli restano.
Marcello Veneziani [1]
Marcello Veneziani [1]
Non si capisce proprio perché gli italiani sono cosi pazzi di un Festival che sta al confine con la Francia. Certamente non ha niente a che fare con la musica. I migliori cantanti, come Andrea Boccili e Paolo Conte, lo evitano come anche la sua esposizione floreal-kitsch. I contendenti sono per la maggior parte giovani speranze, più alcune vecchie glorie al crepuscolo della carriera. La vera attrazione del Festival è la nostalgia. Sanremo ricorda alla gente la felicità e la spensieratezza di un'Italia che non c'è più e, in giorni di onnipresenti rap importati e rock che pulsano nei locali, molti italiani lo trovano rassicurante.
Anonimo, Canticchiando per tornare alla felicità italiana, su Economist, 2000
Sanremo è sempre Sanremo.
Slogan
Note