Frasi e citazioni di Gianmarco Pozzecco
Selezione di frasi e citazioni di Gianmarco Pozzecco (Gorizia, 1972), cestista e allenatore di pallacanestro italiano, commissario tecnico della nazionale italiana di basket. Ha detto di sé Gianmarco Pozzecco:
"La mia passione per questo sport [il basket] è ciò che ha mosso tutto, da sempre, ed è anche la cosa che, ne sono convinto, la gente superficialmente ignora di me. Forse pensano che io sia uno dei tanti cestisti a cui un dio generoso abbia arbitrariamente distribuito centimetri e talento in quantità sufficiente da diventare un campione. Ma non vi basta guardarmi? O avete bisogno di appoggiarmi al muro e misurarmi per capire che con me, quel dio, è stato obiettivamente ingiusto?".
Le seguenti citazioni di Gianmarco Pozzecco sono tratte da interviste e dal suo libro Clamoroso.
La mia vita da immarcabile, pubblicato da Mondadori nel 2020.
L’importante non è mai partecipare, è vincere, o quanto meno provarci, con ogni forza, con tutto l’impegno possibile. È questo il rispetto che si deve avere per gli avversari. (Gianmarco Pozzecco) |
Clamoroso
La mia vita da immarcabile © Mondadori, 2020 (con Filippo Venturi) - Selezione Aforismario
La mia è stata una vita in contropiede, consumata nel solo modo che ritenevo possibile e cioè, più che a 360 gradi, ai 360 all’ora. In pick and roll col destino.
Ho sempre combattuto con la genuinità e la fierezza di chi non vuole soccombere, di chi non si dà per vinto di fronte a nessun ostacolo, anche se spesso era stato messo lì ad arte proprio per fermare me.
Io, nella vita, mi sono sempre nutrito di grandi sfide.
Ci sono i vincenti per antonomasia, ma sono pochi eletti: Jordan, Kobe Bryant, Danilović, Valentino Rossi, Tomba, Bubka, Bolt, Phelps, Edwin Moses, Carl Lewis, Schumacher e altri che hanno cambiato la storia della loro disciplina sportiva. Sono i marziani. Per noi persone normali quel che conta è provarci, dare tutto, avere la coerenza di non cedere alle situazioni di comodo, quelle che ti fanno perdere dal radar del tuo essere te stesso il concetto di dignità.
Quando sei vero, hai già vinto.
Nel mondo dello sport occorre avere un obiettivo, e l’agonismo lo è.
Oggi, non si segue più l’istinto, non conta l’abilità, tutti vogliono fare tutto e spesso lo fanno male, perché si è solamente spinti ad ambire a quello che ci porterà denaro e una posizione sociale migliore.
È la cultura dell’alibi che frega il nostro paese, questa necessità impellente e costante di trovare le colpe al di fuori di noi stessi.
Non ti preoccupare se sei stato sbranato, non sei un debole: semplicemente il tuo desiderio non era così forte.
Nel mondo dello sport, nel momento più importante della stagione vengono fuori quelli veri, quelli con i coglioni.
Se non sei capace di festeggiare, lascia vincere chi sa farlo.
Bisogna saper vincere. Che, a volte, è ben più difficile di saper perdere.
Quando attacchi, devi saper essere imprevedibile. Ovvero, non puoi diventare ripetitivo, altrimenti gli avversari ti prendono le misure.
[Certe] dimostrazioni di affetto non sono vittorie, non vanno in bacheca, ma ti rimangono dentro più di un qualsiasi trofeo.
Nella carriera di uno sportivo, soprattutto in questo periodo storico in cui interessi economici spropositati e poco amore per lo sport la fanno da padrone, diventa fondamentale avere persone intorno che siano semplicemente oneste.
Impara a giudicarti. Imparerai a conoscerti.
L’importante non è mai partecipare, è vincere, o quanto meno provarci, con ogni forza, con tutto l’impegno possibile. È questo il rispetto che si deve avere per gli avversari.
Nella pallacanestro, come in tutto, non è importante cosa fai, ma come lo fai.
Andare d’accordo con la gente è una cosa che mi viene bene: uno sconosciuto per me è simpatico fino a prova contraria.
Vivo di condivisioni emozionali, do sempre tutto, o ci provo, cerco di dire sì, per lo meno quando mi va, e mi va spesso.
Non pensate che il fuoriclasse non venga condizionato dagli incidenti di percorso che può incontrare. Anzi, lui è un fuoriclasse proprio per questo. Perché ha la consapevolezza di quel che gli è capitato. E ne fa tesoro.
Ho vissuto per buttare la palla in un canestro.
Nei frangenti più duri, quando tutto sembra andare storto, se molli, molli per sempre. Se invece resisti, l’energia che accumuli è la tua riserva nascosta, quella che puoi tirare fuori al momento giusto. Quella in grado di fare la differenza e regalarti il tuo momento di meritata gloria.
L’obiettivo di ogni giocatore di pallacanestro, di ogni atleta di qualsiasi disciplina, è vincere. Ma poi, quello che ti resta dentro, anche a distanza di anni, sono i rapporti umani.
La fiducia, per uno sportivo, è qualcosa di impagabile. Va alimentata, ma allo stesso tempo si autoalimenta e ti porta ad avere performance straordinarie, a raggiungere dei picchi di gioco altissimi.
Un giocatore deve odiare stare in panchina. Un giocatore a cui non dà fastidio essere sostituito non avrà mai successo. Sarà un mediocre. Potrà fare una carriera di un certo livello, ma rimarrà per sempre un mediocre.
La tua forza interiore deve essere anche quella che ti permette di riconoscere quali sono le scelte e le strade su cui insistere e quali quelle che invece sono devianti. Questa è la coerenza. Se no sei uno di quei personaggi che si fanno belli negli sbagli. Diventando ridicoli.
Tu sei figlio di quello che hai deciso di essere.
Nel basket, come in tutte le cose che riguardano i rapporti interpersonali di questo buffo posto che si chiama mondo, tu devi avere la capacità di comunicare in modo corretto a seconda di chi hai davanti. Si definisce empatia, è un elemento fondamentale del gioco.
È la pallacanestro la donna della mia vita.
La vita è così: più sali e più scendi. Più sei contento se vinci, più sei dispiaciuto se perdi.
La felicità è un grafico: a volte sei al top, altre ti ritrovi, tuo malgrado, sprofondato nel suo vertice più basso. Quando giocavo a pallacanestro io ho raggiunto l’infinito.
Vincere è la cosa più bella, ma non è la più importante.
Frasi da interviste
Selezione Aforismario
Il basket è uno sport razzista, perché chi è piccolo parte svantaggiato.
L'unica cosa che davvero non ho mai sopportato era giocare a basket coi canestri senza retina: serve a sentire il ciuff quando la palla entra e a non fartela cadere in testa come un sasso quando stai sotto al ferro.
Noi [italiani] dobbiamo sempre schierarci. Stare contro, all'opposizione. Anche quando il nostro bersaglio, tutto sommato, ci sta facendo del bene. [...] Siamo sempre più "anti" che "pro". Siamo tifosi, non appassionati. Guardiamo le partite delle squadre avversarie nella speranza di vederle perdere.
Ringrazio tutti quelli che mi hanno insultato in carriera, mi hanno dato la forza di continuare.
L'allenatore serve ad assemblare i giocatori e chiamare i cambi, perché nessun giocatore sarà mai abbastanza lucido da dire: esco, sto giocando male.
L'allenatore dovrebbe essere la persona più altruista del mondo, invece spesso è il più egoista.
L'allenatore è condizionato solo dal pensiero della vittoria o della sconfitta. L'individuo conta poco, a meno che non sia essenziale per vincere.
Un allenatore non può non essere il leader della squadra.
Io enfatizzo i momenti positivi, a differenza dei colleghi che usano il bastone proprio allora, "così la squadra non si esalta troppo, perdendo concentrazione". Ma cazz*, se non godi quando vinci, allora quando?
Un consiglio a un giovane giocatore di basket? Fai tutto quello che non ho fatto io e vedrai che andrà tutto bene.
Note
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