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Aforismi, frasi e citazioni di Tiziano Scarpa

Selezione di aforismi, frasi e citazioni di Tiziano Scarpa (Venezia 1963), romanziere, drammaturgo e poeta italiano. Le seguenti citazioni di Tiziano Scarpa sono tratte da alcuni dei suoi libri più noti: Cos'è questo fracasso? (Einaudi 2000), Kamikaze d'Occidente (Rizzoli 2003), Corpo (Einaudi 2004), Stabat mater (Einaudi 2008, Premio Strega 2009) e Venezia è un pesce (Feltrinelli 2010).
Ciò che chiamiamo scrittore è questa strana figura sociale,
né esperto né gente, a cui si dà ascolto senza avergli posto
alcuna domanda. (Tiziano Scarpa)
Cos'è questo fracasso?
© Einaudi 2000

Ciò che chiamiamo scrittore è questa strana figura sociale, né esperto né gente, a cui si dà ascolto senza avergli posto alcuna domanda.

Cosa voglio da te
© Einaudi, 2003

Non ho mai saputo disegnarla. Non sapevo disegnare. Ma era meglio così. Gli scarabocchi che mi uscivano quando le copiavo il visino bello erano il ritratto delle mie budella appassionate.

Kamikaze d'Occidente
© Rizzoli 2003

Fare l'amore con una donna è esplorare un'intimità personale totale. Non c'è esperienza al mondo comparabile, per conoscere una persona. Il modo di muoversi, le parole che dice, i gradi del suo pudore, l'ostentazione o il mascheramento dell'orgasmo: tutto questo è una dichiarazione in atto, una presa di posizione nei confronti della vita.

Una vera coppia non è fatta da un uomo e una donna che si sbaciucchiano, ma da un uomo e una donna che battibeccano.

Si vive bene, tutti soli, si lavora splendidamente, si perde tempo regalmente.

Corpo
© Einaudi 2004 - Selezione Aforismario

Sono felice; le mie labbra appendono un’amaca sulla mia faccia. È cosí bello starsene distesi a prendere il fresco su un sorriso!

Le mie labbra sono vittime di un incantesimo. Re Mida trasformava in oro tutto ciò che toccava. Le mie labbra non sanno dare carezze né morsi, sono condannate a trasformare ogni loro tocco in un bacio.

A differenza degli occhi, le mie orecchie dormono con la porta aperta.

È stupefacente la precisione con cui vengono scoccati i suoni. Ogni pallina da golf centra la buchetta delle mie orecchie.

La mia gola si trova davanti a un bivio. Deve decidere se smistare il cibo verso lo stomaco, oppure ai polmoni, tappando la trachea e facendola finita una volta per tutte. A ogni boccone c’è un momento di suspense, la mia gola deve scegliere dove destinarlo. Avrà deliberato per il meglio? La mia gola si sente divorare dal dubbio, è presa dall'angoscia, si contrae in uno spasmo, butta giú amaro.

La cravatta è un’impiccagione molto chic.

Le mie ascelle sono una foresta d’ombra. I vegetali non possono contare sulla fotosintesi, hanno imparato a crescere al buio; si nutrono di sali minerali e rugiada caldastra.

Alcuni paleontologi sostengono che i malleoli sono l’attaccatura delle ali di Mercurio consunte nel corso delle generazioni, con le quali il genere umano camminava per aria. Altri ribattono che si tratta invece del residuo di pesanti gnocchi ossei cresciuti per zavorrare le gambe e restare con i piedi ben piantati per terra.

Le mie caviglie indossano gli speroni. Sprono i fianchi della vita, accelero il corso degli eventi, cavalco la madre terra. Sotto di me il pianeta galoppa come un forsennato.

A quanto si dice, le donne che indossano una cavigliera sarebbero di facili costumi. Sull'origine di questa diceria circolano varie ipotesi. La prima è: a volte la cavigliera contiene campanellini che tintinnano attirando l’attenzione dei maschi. La seconda è: la cavigliera di metallo brillante richiama lo sguardo sull'estremità opposta alla testa, invita a lasciar perdere l’identità settentrionale della faccia, per trasferirsi al polo opposto, nell'anonimato mediterraneo del corpo.

L’odore è l’anima delle cose.

Il mio cuore si spaventa con niente, si contrae all'impazzata. Il meccanismo della propulsione accelera per far scappare lontano la seppia. Il mio cuore sparge una nuvola d’inchiostro in tutto il corpo, confonde le acque col suo sangue, mi intossica della sua paura di vivere.

Il mio cuore vorrebbe affacciarsi alle orbite, guardare finalmente il mondo, palpitare di fronte al tramonto, ammiccando al sole che trabocca di sangue.

Tre miliardi di battiti, mezzo battito per ogni essere umano sulla terra: una sistole per ciascun uomo, una diastole per ciascuna donna; una contrazione per ogni bambino, un rilassamento per ogni vecchio. Il penultimo spasmo per me, l’ultimo per te.

I miei polsi sono a portata di mano. In qualsiasi momento posso tagliarmi le vene e farla finita in pochi istanti.

I miei piedi sono due ferri da stiro. Se cammino con il passo strascicato è perché cerco di appianare tutte le increspature del mondo.

Le mie ossa si decomporranno per prime. Poche ore dopo la morte saranno rammollite e flaccide. Si scioglieranno in una poltiglia saponosa, evaporeranno sfiatando gas piú leggeri dell’aria, che saliranno a ingrassare le candide nubi. Nel frattempo, i miei muscoli si induriranno in un’impalcatura di legno calcificato; la pelle si ispessirà, il cuoio mineralizzato perderà il suo pigmento. Avrà inizio cosí la vita della mia statua.

Stabat mater
© Einaudi 2008

C'è una grande consolazione nella monotonia. Le abitudini servono a cullare gli animi che non hanno nessun altro abbraccio che li riscaldi. Il mondo si ripresenta sempre uguale, non è troppo doloroso, non aggiunge sofferenze inattese, non pungola con inspiegabili desideri.

Venezia è un pesce
© Feltrinelli 2010 - Selezione Aforismario

Perché vuoi combattere contro il labirinto? Assecondalo, per una volta. Non preoccuparti, lascia che sia la strada a decidere da sola il tuo percorso, e non il percorso a farti scegliere le strade. Impara a vagare, a vagabondare. Disorientati. Bighellona.

Venezia è un pesce. Guardala su una carta geografica. Assomiglia a una sogliola colossale distesa sul fondo.

Ci si innamora più facilmente, a Venezia? Il cuore batte più forte? Conviene venirci con la fidanzata? Si ottengono risultati concreti alleandosi a Venezia per fare fessa una ragazza? Indubbiamente sì.

Venezia è piccola, puoi permetterti di perderti senza mai uscirne davvero. Male che ti vada, finirai sempre su un orlo, una riva davanti all'acqua, di faccia alla laguna.

Indossa occhiali da sole molto scuri: proteggiti. Venezia può essere letale. In centro storico la radioattività estetica è altissima. Ogni scorcio irradia bellezza; apparentemente dimessa: profondamente subdola, inesorabile. Il sublime gronda a secchiate dalle chiese, ma anche le calli senza monumenti, i ponticelli sui rii sono come minimo pittoreschi.

Libro di Tiziano Scarpa
Corpo
Einaudi, 2004

La bocca, i piedi, la schiena, le orecchie, le unghie, la barba... ogni parte del corpo sembra vivere di vita propria in una serie di aforismi, frasi, apologhi e annotazioni. Ogni parte del corpo, da singolare, diventa plurima attraverso l'esplosione metaforica che la descrive. Sono testi che evocano le più attuali sperimentazioni estetiche del post-umano. Ma più che il fascino dell'inorganico, Scarpa persegue il tema della disseminazione dell'io e del suo superamento. Attraverso il corpo atomizzato passa il mondo intero. Passa tutto ciò che è raggiungibile dai sensi e dalla coscienza. Anche, o soprattutto, la morte intorno alla quale ruotano, alla fin fine, molti racconti.