Aforismi, frasi e citazioni di Piero Zino
Selezione di aforismi, frasi e citazioni di Piero Zino (Novi Ligure 1960), aforista italiano. Laureatosi in Lettere all'Università di Genova, nel 1989 Piero Zino si trasferisce in provincia di Cuneo per motivi di lavoro. Attualmente vive e insegna a Barge. Collabora con l'Associazione Culturale Le Arie del Tempo al progetto "I taccuini".
I seguenti aforismi di Piero Zino sono tratti dal libro Note a margine, pubblicato dalla Joker Edizioni nel 2007.
© Joker 2007 - Selezione Aforismario
Ci vuole un fascio di luce molto potente per rischiarare quello che Novalis chiama «il corpo d'ombra» che è dentro di noi.
I libri è meglio ruminarli che divorarli.
Il passato si stende come un velo sopra il presente, nascondendo lo nel momento stesso in cui è in atto. In tal modo quest'ultimo rimane come le poltrone nelle stanze dove per anni nessuno mette piede.
Il tempo dello scrittore è quello che gli serve per portare a termine il libro; quello del lettore è tutto il tempo che viene dopo.
«In materia d’arte non ci sono minuzie» afferma Baudelaire, e nulla, nemmeno la correzione delle bozze, dovrebbe sfuggire a questa regola.
In ultima istanza, la scrittura si può ridurre al binomio pensato da Hans Arp: «Il nero e il bianco».
L'artista è l'agente di cambio della materia. Il critico il suo cambiavalute.
La cautela di chi scrive non potrà essere mai troppa se si tengono presenti le parole che un celebre rabbino pronunciò ad un suo discepolo, il cui compito era quello di trascrivere la Torah: «Figlio mio, sii cauto nel tuo lavoro, poiché è un lavoro divino; se soltanto ometti una lettera o scrivi una lettera di troppo, distruggi il mondo intero ... »,
La solitudine consente, a volte, di leggere un dialogo sentendone con chiarezza le voci.
L'essenza della scrittura è data dalla sua inutilità rispetto alle cose del mondo comune.
L'oblio come una pesante zavorra scaricata dall'alto sull'umanità.
Lo stordimento che si prova al termine di una giornata in cui si è parlato quasi sempre a vuoto, a dismisura, cresce al pensiero di doverne incominciare un'altra l'indomani.
Nella prefazione ad Aurora, Nietzsche pone l'accento sull'importanza che riveste l'atto di leggere e, conseguentemente, di scrivere con lentezza. Se poi tale tendenza è da lui giudicata quanto mai necessaria in un'epoca come quella in cui vive, che considera esigenze imprescindibili il lavoro febbrile e la speculazione edilizia, essa apparirà tanto più auspicabile al giorno d'oggi in cui la corsa verso il progresso ha ormai superato ogni barriera, compresa quella che separa dall'abisso.
Nulla dies sine linea: ma basta con lo stare un'intera giornata sopra un frammento!
Per scorgere la scrittura, l'occhio dovrebbe avere le stesse componenti dell'inchiostro.
Se - come afferma Holderlin - l'atto della scrittura è equiparabile al «gesto del seminatore», il primo passo è la consapevolezza di essere seme.
Se è vero che non si possono risolvere i problemi con un colpo di bacchetta magica, lo si potrebbe fare con un colpo di pistola.
Si è in attesa del sogno che faccia emergere alla luce del giorno i luoghi bui dell'infanzia.
Una frase di Baudelaire suona come una sentenza inappellabile nei confronti di un futuro ipotizzato come non troppo lontano: «Il mondo sta per finire. La sola ragione per la quale potrebbe durare è che esiste». Oggi possiamo constatare che la nostra società è commisurabile solamente al denaro ed è arrivata ad essere esattamente quello che lo scrittore stesso aveva ipotizzato in tono profetico: «tutto ciò che non sarà l'ardore per Pluto, sarà considerato una immensa ridicolaggine».
Visionando del materiale pornografico si ha la netta impressione che i protagonisti delle prestazioni erotiche perdano completamente i tratti umani e che il loro volto - come fa notare Baudelaire - «si disfa in una specie di morte».
Libro di Piero Zino consigliato
Note a margine
Editore Joker, 2007
Con malcelata autoironia l’autore apre questo libro che prende vita da citazioni di varia natura con una citazione che travolge il tema portante stesso: «La tecnica più folle che si possa concepire” (Benjamin) è quella della costruzione di un libro fatto di sole citazioni, le quali stiano una accanto all'altra in un equilibrio perfetto e immutabile come quei massi che, da millenni, formano i luoghi rocciosi». Zino presta insomma provocatoriamente il fianco ai detrattori della citazione i quali la credono un orpello o un peso insostenibile (si ricordi l’angoscia dell’influenza così ben raccontata da Harold Bloom) senza comprendere come essa possa essere (e di fatto sia, da sempre) la molla che trasforma un pensatore in uno scrittore, e come essa sia allo stesso tempo l’inizio e la fine di una catena di pensieri.
Note
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