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Frasi e citazioni di Cesare Pavese

Selezione di frasi e citazioni di Cesare Pavese (Santo Stefano Belbo 1908 - Torino 1950), scrittore, poeta e traduttore italiano. Tutte le citazioni di Pavese riportate in questa pagina sono tratte dai sui romanzi, dai suoi racconti e dalle sue lettere.
In appendice a questa raccolta sono riportate anche le parole scritte nel suo ultimo messaggio prima di compiere suicidio, gesto al quale fu spinto dal protrarsi nel tempo di un profondo tormento interiore e dall'impossibilità, ai suoi occhi, di realizzare il suo sogno più grande: quello di vivere un grande amore. A tale proposito ha scritto nel suo diario: 
"Avere una donna che ti aspetta, che dormirà con te, è come il tepore di qualcosa che dovrai dire, e ti scalda e t'accompagna e ti fa vivere". E inoltre: "Questo è definitivo: tutto potrai avere dalla vita, meno che una donna ti chiami il suo uomo. E finora tutta la tua vita era fondata su questa speranza".
Su Aforismario trovi anche una raccolta di aforismi di Cesare Pavese tratti dal suo diario Il mestiere di vivere, sicuramente il libro migliore per conoscere la personalità dello scrittore piemontese. [Il link è in fondo alla pagina].
Foto di Cesare Pavese
Immortale è chi accetta l'istante. Chi non conosce più un domani. (Cesare Pavese)

Lavorare stanca
© Einaudi 1936 (poesie) - Selezione Aforismario

L'uomo è come una bestia, che vorrebbe far niente.

Paesi tuoi
© Einaudi 1941 - Selezione Aforismario

Uno di campagna è come un ubriaco. È troppo stupido per lasciarsela fare.

Quando le donne parlano ridendo è come un uomo che vi prende da parte per darvi un consiglio.

Non fidarti delle donne quando ammettono il male.

Dove c'è una bella ragazza è sempre il mio paese.

C'è soltanto una cosa che è uguale a Torino e in campagna: le commedie delle donne.

La spiaggia
© Einaudi 1942 - Selezione Aforismario

Più di tre persone fanno folla, e nulla si può dire allora che valga la pena.

Che cosa non sonnecchia sotto la scorza di noialtri. Bisognerebbe avere il coraggio di svegliarsi e trovare se stessi. O almeno parlarne. Si parla troppo poco a questo mondo.

Bisogna capire la vita. [...] Capirla quando si è giovani.

Tutte le ragazze si somigliano, e bisogna vederle donne per giudicarle.

Per sopportare i ricordi d'infanzia di un altro, bisogna esserne innamorato.

Nulla è volgare di per sé, ma siamo noi che facciamo la volgarità secondo che parliamo o pensiamo. 

Gli uomini sono tutti d'accordo per frequentare le prostitute, e lì si sfogano e non dànno più noia alle altre. Dunque le rispettino.

Le donne erano stupide e smorfiose: l'infatuazione degli uomini le rendeva necessarie; bastava mettersi d'accordo e non cercarle più, per togliere a tutte la superbia.

Nulla è più inabitabile di un posto dove siamo stati felici. 

Tutti gli anni sono stupidi. È una volta passati, che diventano interessanti.

La langa
© Einaudi 1946 - Selezione Aforismario

Bisogna andar cauti, quando si è ragazzi, nel fare progetti, poiché questi si avverano sempre nella maturità.

Dialoghi con Leucò
© Einaudi 1947 - Selezione Aforismario

Immortale è chi accetta l'istante. Chi non conosce più un domani. 

Mendicare o regnare, che importa? Abbiamo entrambi vissuto. Lascia il resto agli dèi. 

Sorridere è vivere come un'onda o una foglia, accettando la sorte. È morire a una forma e rinascere a un'altra. È accettare, accettare, se stesse e il destino.

Esser cieco non è una disgrazia diversa da esser vivo. 

È necessario che ciascuno scenda una volta nel suo inferno. 

Nessuno si uccide. La morte è destino. Non si può che augurarsela.

Il diavolo sulle colline
© Einaudi 1949 - Selezione Aforismario

Non c'è niente che sappia di morte più del sole in estate, della gran luce, della natura esuberante. Tu fiuti l'aria e senti il bosco e ti accorgi che piante e bestie se ne infischiano di te. Tutto vive e si macera in se stesso. La natura è la morte.

Non sai che quello che ti tocca una volta si ripete? Che come si è reagito una volta, si reagisce sempre? Non è mica per caso che ti metti nei guai. Poi ci ricaschi. Si chiama il destino.

Quanti luoghi ci sono nel mondo che appartengono così a qualcuno, che qualcuno ha nel sangue e nessun altro li sa.

È bello svegliarsi e non farsi illusioni. Ci si sente liberi e responsabili. Una forza tremenda è in noi, la libertà. Si può toccare l'innocenza. Si è disposti a soffrire.

Una donna innamorata è sempre stupida. 

Si fa all'amore per ferire, per spargere sangue. Il borghese che si sposa e pretende una vergine, vuole cavarsi anche lui questa voglia.

La casa in collina
© Einaudi 1949 - Selezione Aforismario

Nelle parole c'è qualcosa d'impudico.

Il coraggio di starsene soli come se gli altri non ci fossero e pensare soltanto alla cosa che fai. Non spaventarsi se la gente se ne infischia. Bisogna aspettare degli anni, bisogna morire. Poi dopo morto, se hai fortuna, diventi qualcuno. 

Inutile piangere. Si nasce e si muore da soli.

È religione anche non credere in niente. 

L'esperienza del pericolo rende vigliacchi ogni giorno di più. 

Ogni guerra è una guerra civile: ogni caduto somiglia a chi resta, e gliene chiede ragione.

La luna e i falò
© Einaudi 1950 - Selezione Aforismario

Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c'è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti. 

I veri acciacchi dell'età sono i rimorsi.

Non si parla solamente per parlare, per dire "ho fatto questo" "ho fatto quello" "ho mangiato e bevuto", ma si parla per farsi un'idea, per capire come va questo mondo. 

L'ignorante non si conosce mica dal lavoro che fa ma da come lo fa.

Gli ignoranti saranno sempre ignoranti, perché la forza è nelle mani di chi ha interesse che la gente non capisca.

Il carcere
© Einaudi 1949 - Selezione Aforismario

Si resiste a star soli finché qualcuno soffre di non averci con sé, mentre la vera solitudine è una cella intollerabile.

L'angoscia vera è fatta di noia.

Non c'è destino, ma soltanto dei limiti. La sorte peggiore è subirli. Bisogna invece rinunciare.

La bella estate
© Einaudi 1949 - Selezione Aforismario

Non bisogna conoscersi per volersi bene.

La vera confidenza è sapere quel che desidera un altro, e quando piacciono le stesse cose una persona non dà più soggezione. 

I lavativi hanno la pelle dura.

Terra d'esilio
© Einaudi 1953 (postumo)

Solo ciò che è trascorso o mutato o scomparso ci rivela il suo volto reale.

Lettere
1925-1950 © Einaudi 1956-1966 (postumo)

C'è qualcosa di più assurdo dell'amore? Se lo godiamo fino all'ultimo, subito ce ne stanchiamo, disgustiamo; se lo teniamo alto per ricordarlo senza rimorsi, un giorno rimpiangeremo la nostra sciocchezza e viltà di non aver osato. 

Per guarire da ogni nostalgia amorosa non c'è che sperimentare d'essere amato o voluto o bramato o quello che vuoi, da una persona che ci dia ai nervi.

Non va bene esagerare in beneficenza, perché ad un certo punto non si guadagna più che l'odio del beneficiato. 

L'amore è come la grazia di dio – l'astuzia non serve.

La paura di innamorarsi non è forse già un po' d'amore? 

La vita non è forse più bella perché da un momento all'altro si può perderla?
Foto di Cesare Pavese
Tutto questo fa schifo. Non parole. Un gesto. Non scriverò più. (Cesare Pavese)

L'ultimo messaggio
Cesare Pavese, com'è noto, si uccise il 27 agosto del 1950 in una camera dell'albergo "Roma" di Torino. Le sue ultime parole le lasciò scritte sul frontespizio del suo libro Dialoghi con Leucò, trovato su un comodino accanto al letto:

"Perdono tutti e a tutti chiedo perdono. Va bene? Non fate troppi pettegolezzi".

Tra parentesi, queste parole ricordano l'inizio del messaggio  lasciato dal poeta Vladimir Majakovskij (1893-1930) prima del suicidio: "A tutti. Se muoio, non incolpate nessuno. E, per favore, niente pettegolezzi". Tra le pagine di Dialoghi con Leucò vi era anche una scheda di prestito della Biblioteca Nazionale di Torino, dietro al quale Pavese aveva annotato a matita tre frasi:

L'uomo mortale, Leucò, non ha che questo d'immortale. Il ricordo che porta e il ricordo che lascia.

Ho lavorato, ho dato poesia agli uomini, ho condiviso le pene di molti.

Ho cercato me stesso.
Alcuni giorni prima, il 18 agosto, Cesare Pavese aveva terminato il suo diario "Il mestiere di vivere", pubblicato postumo, con alcune frasi lapidarie:

La cosa più segretamente temuta accade sempre. Scrivo: o Tu, abbi pietà. E poi? Basta un po' di coraggio. 

Più il dolore è determinato e preciso, più l'istinto della vita si dibatte, e cade l'idea del suicidio.

Sembrava facile, a pensarci. Eppure donnette l'hanno fatto. Ci vuole umiltà, non orgoglio.

Tutto questo fa schifo. Non parole. Un gesto. Non scriverò più.

Citazioni attribuite
Tu sarai amato, il giorno in cui potrai mostrare la tua debolezza, senza che l'altro se ne serva per affermare la sua forza.
Questa frase, molto diffusa su internet, deriva probabilmente da una citazione errata del filosofo André Comte-Sponville, che in Petit traite des grandes vertus (1995) l'attribuisce a Cesare Pavese. Tant'è che la medesima frase, sempre con attribuzione allo scrittore italiano, è molto diffusa anche in lingua francese: "Tu seras aimé le jour où tu pourras montrer tes faiblesses sans que l'autre s'en serve pour affirmer sa force". In realtà la citazione è del filosofo tedesco Theodor Adorno, che in Minima moralia (1951) scrive: "Sei amato solo dove puoi mostrarti debole senza provocare in risposta la forza". Per altri approfondimenti su questa frase, vedi "Citazioni errate" su Aforismario.

Note
  1. Vedi anche: Aforismi di Cesare Pavese da Il mestiere di vivere
  2. Leggi anche le citazioni degli scrittori italiani: Dino Buzzati - Elio Vittorini