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Frasi e citazioni di Sergio Marchionne

Selezione delle frasi più belle e delle citazioni più significative di Sergio Marchionne (Chieti 1952 - Zurigo 2018), dirigente d'azienda italiano naturalizzato canadese. Sergio Marchionne possiede due lauree: una in filosofia, conseguita presso l'Università di Toronto, e una in legge, conseguita alla Osgoode Hall Law School della York University. Fra i più importanti incarichi ricoperti da Sergio Marchionne vi sono quello di amministratore delegato di Fiat Chrysler Automobiles N.V.FCA Italy e presidente e amministratore delegato di FCA US; presidente di CNH Industrial N.V. e Ferrari N.V., presidente e amministratore delegato di Ferrari S.p.A. Le seguenti frasi di Sergio Marchionne sono tratte da discorsi e interviste.
Non seguire linee prevedibili, perché al traguardo della prevedibilità
arriveranno prevedibilmente anche i concorrenti. E magari
arriveranno prima di noi. (Sergio Marchionne)
Frasi e citazioni
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Alcuni economisti sono convinti che il sistema europeo, per migliorare produttività, efficienza e profitti, debba convergere verso il modello americano. Non credo che questo tipo di convergenza sia possibile nel medio termine, ma non credo neppure sia auspicabile.

Come faccio a chiedere un prodotto di qualità agli operai e farli vivere in uno stabilimento degradato?

Concentrarsi su sé stessi è una così piccola ambizione.

Dobbiamo evitare di essere arroganti. Il successo non è mai permanente, ma deve essere guadagnato giorno per giorno.

Dopo la prima laurea in filosofia mio padre aveva già scelto il colore del taxi che voleva farmi guidare perché diceva che non sarebbe servita a nulla.

Ho grande rispetto per gli operai e ho sempre pensato che le tute blu quasi sempre scontino, senza avere responsabilità, le conseguenze degli errori compiuti dai colletti bianchì.

I leader, i grandi leader, sono persone che hanno una capacità fenomenale di disegnare e ridisegnare relazioni di collaborazione creativa all'interno dei loro team.

Il carisma non è tutto. Come la bellezza nelle donne: alla lunga non basta.

Il costo del lavoro rappresenta il 7-8 per cento e dunque è inutile picchiare su chi sta alla linea di montaggio pensando di risolvere i problemi. 

In una grande azienda chi comanda è solo. La collective guilt, la responsabilità condivisa, non esiste. Io mi sento molte volte solo.

Juventus e FIAT sono esempi dell'eccellenza italiana nel mondo e, oltre alla popolarità, condividono alcuni valori fondamentali: l'importanza della squadra e delle persone, l'ambizione di puntare a risultati eccellenti, lo spirito competitivo e la coscienza che il successo non è mai permanente, ma va conquistato ogni giorno

L'Italia è un Paese che deve imparare a volersi bene, deve riconquistare un senso di nazione.

L'Italia è un Paese con una delle più grandi ma inespresse potenzialità che io conosca, è un Paese che non si vuole bene. Sulle prime quattro o cinque pagine dei giornali si legge solo di litigi e di discussioni che non hanno impatto sull'Italia e sul futuro dei giovani. Se non smettiamo di portare avanti questi dibattiti, non faremo molta strada.

La lingua italiana è troppo complessa e lenta: per un concetto che in inglese si spiega in due parole, in italiano ne occorrono almeno sei.

La prospettiva con cui ci si deve muovere non può essere quella assistenziale. La cultura dell'assistenzialismo produce dipendenza e spegne lo spirito di iniziativa e il senso di responsabilità.

La tesi generale è che se la Fiat va bene, l'economia italiana tira, aumentano le esportazioni, aumenta il reddito, crescono i posti di lavoro. Insomma, ciò che è bene per la Fiat è bene anche per l'Italia. Credo sia vero, perlomeno in parte, e comunque ci impegneremo perché ciò accada. Ma credo sia ancora più vero il contrario: ciò che è bene per l'Italia è bene per la Fiat.

Nel Sud Italia è prioritario colmare il gap nei confronti del resto del Paese. Ma la prospettiva con cui ci si deve muovere non può essere quella assistenziale. La cultura dell'assistenzialismo produce dipendenza e spegne lo spirito di iniziativa e il senso di responsabilità.

Noi italiani siamo da sempre il Paese dei Gattopardi. A parole vogliamo che tutto cambi, ma solo perché tutto rimanga com'è.

Noi lavoriamo in un settore in cui il metodo e il processo sono fondamentali. Noi saremo sempre come la musica, improvviseremo, saremo agili, aperti al dibattito, umili, ma impavidi e non ci sarà mai posto per la mediocrità.

Non è licenziando che si diventa più efficienti. Non è il costo del lavoro di per sé che fa la differenza tra un'azienda competitiva e una relegata ai margini del mercato.

Non mi frega assolutamente nulla del potere. Rispetto i ruoli, il potere a livello istituzionale, quello sì. È un insegnamento di mio padre, che era maresciallo dei carabinieri. Il mio è un potere industriale che cerco di esercitare con cura, rimanendo fedele agli obblighi morali. Nulla di ciò che faccio è mosso da interessi personali. Incontro politici soltanto per lavoro, non frequento salotti.

Non possiamo mai dire: "le cose vanno bene". Semmai: "le cose non vanno male". Dobbiamo essere paranoici. Il percorso è difficilissimo. Siamo dei sopravvissuti e l'onore dei sopravvissuti è sopravvivere. 

Non seguire linee prevedibili, perché al traguardo della prevedibilità arriveranno prevedibilmente anche i concorrenti. E magari arriveranno prima di noi.

Qualche ragione c'è se gli investimenti esteri sono ancora così bassi. E queste ragioni si chiamano burocrazia, servizi, infrastrutture, tasse e costi di gestione. Dalla mia esperienza personale, ho visto che i vincoli burocratici alla fine proteggono aziende inefficienti, aziende che non hanno prospettive di sviluppo e nella maggior parte dei casi scaricano i costi sui clienti.

Quando uno si alza, il contegno è molto importante. Bisogna alzarsi dal tavolo facendo valere il punto, ma lasciando capire che alla fine ti risiederai. Ti devi alzare calmo, anche se sei incavolato.

Quello che ho imparato da tutte le esperienze di amministratore delegato negli ultimi dieci anni è che la cultura aziendale non è solo un elemento della partita, ma è la partita stessa. Le organizzazioni, in sintesi, non sono null'altro che l'insieme della volontà collettiva e delle aspirazioni delle persone coinvolte. 

Se ho un metodo è un metodo che si ispira a una flessibilità bestiale con una sola caratteristica destinata alla concorrenza: essere disegnato per rispondere alle esigenze del mercato. Se viene meno a questa regola è un metodo che non vale un tubo.

Siate come i giardinieri, investite le vostre energie e i vostri talenti in modo tale che qualsiasi cosa fate duri una vita intera o perfino più a lungo.

Storicamente, in Italia, per accontentare tutti, abbiamo sempre accettato compromessi e mediazioni, e abbiamo esaltato forme di attività corporative che hanno minimizzato il cambiamento. È questo atteggiamento che ha frenato l'Italia nel diventare un Paese competitivo. È questo atteggiamento che rende gli investimenti stranieri in Italia scarsi e rari. È questo atteggiamento che, perlomeno in parte, continua a tenere l'Italia in posizione difensiva e imbarazzata verso il resto dell'Europa. 

Un leader Fiat per me deve avere la capacità di accettare il cambiamento, di gestire le persone che dipendono da lui e di convertire i ventimila capi intermedi del gruppo.

Voglio che la Fiat diventi la Apple dell'auto. E la 500 sarà il nostro iPod.