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Frasi e citazioni sui Programmi Televisivi

Raccolta di frasi, citazioni e battute divertenti sui programmi in TV, le trasmissioni, i talk show, i reality e i quiz televisivi. Su Aforismario trovi altre raccolte di citazioni correlate a questa sulla televisione, la TV spazzatura, i film, lo spettacolo e la pubblicità. [I link sono in fondo alla pagina].
Una persona cambia canale col telecomando
Ogni volta che pensi che la televisione abbia raggiunto il livello più infimo,
arriva un nuovo programma per farti ricredere. (Art Buchwald)

Le maggiori differenze tra i vari canali televisivi riguardano tuttora le previsioni del tempo. 
Woody Allen [1]

Sembrerà strano, e forse è un paradosso, ma la tv non ha bisogno di idee. Ha bisogno di Programmi.
Giovanni Benincasa, su Cinetivu, 2009

Una volta le donne dall'amante si facevano aprire una boutique in centro. Oggi se non gli apri una trasmissione televisiva, non te la danno.
Romano Bertola, Includetemi fuori, 2003

1. Se ci sono due programmi interessanti, sono alla stessa ora. 2. Se ce n'è uno solo, sarà cancellato. 3. Se hai aspettato un programma per tutta la settimana, sarà stato anticipato.
Arthur Bloch, Leggi di Jones sulla programmazione televisiva, La legge di Murphy II, 1980

È giunta l'ora dei grandi fratelli, è giunta l'ora della dittatura televisiva, è giunta l'ora dell'imbecillità multimediale.
Carl William Brown, Aforismi contro il potere e l'autorità della stupidità, 2015

Alcuni programmi televisivi sono come gomma da masticare per gli occhi.
John Mason Brown (attribuito)

Ogni volta che pensi che la televisione abbia raggiunto il livello più infimo, arriva un nuovo programma per farti ricredere.
[Every time you think television has hit its lowest ebb, a new program comes along to make you wonder where you thought the ebb was].
Art Buchwald [1]

Nelle trasmissioni televisive di quiz si premiano a suon di milioni non la sapienza e l'intelligenza dei concorrenti bensì la loro memoria e la loro prontezza: vale a dire le qualità degli uomini di commercio, non le qualità degli uomini di cultura. Al grande pubblico quei premi spropositati intendono indicare i valori da venerare.
Francesco Burdin, Un milione di giorni, 2001

Scoppiasse l’atomica, il programma va avanti tra una pubblicità e l’altra.
Pasquale Cacchio, Frantumi, 2010

I programmi sono diventati l'intermezzo degli spot.
Rinaldo Caddeo, Etimologie del caos, 2003

Ogni tanto mi capita di seguire una trasmissione televisiva basata su domande di vario genere rivolte ai concorrenti. Che sono di ogni età. Spesso rimango sconvolto. Alla domanda: «In che anno il fascismo mise la tassa sul celibato?», una trentenne risponde senza esitare: «Nel 1956». Alla domanda su chi fosse l'inventore del parafulmine, la risposta di un sessantenne baldanzoso è: «Rita Levi-Montalcini». E ancora: «Come si chiamava il servo di don Chisciotte?». Risposta lapidaria: «Rigoletto». E potrei continuare. Invece è assai difficile che i concorrenti sbaglino le risposte sul festival di Sanremo, sui cantanti, sulle squadre di calcio, sui campionati sportivi. Tutta colpa della scuola? Ma fatemi il piacere!
Andrea Camilleri, Segnali di fumo, 2014

Si fa un gran parlare della violenza in televisione che genera a sua volta violenza nelle strade. Be', i programmi comici si sprecano in TV. Il che provoca forse
un aumento della comicità nelle strade?
George Carlin [1]

Vari esperimenti dimostrano che l'uso di risate preregistrate induce gli spettatori o ascoltatori a ridere più spesso e più a lungo; anche i giudizi complessivi sulle trasmissioni presentate risultano più positivi, nel senso che sono considerate più divertenti e spiritose. Non solo, alcuni dati indicano che l'effetto suggestivo è massimo quando le battute sono di pessima lega. Alla luce di questi dati, il comportamento dei produttori televisivi diventa perfettamente logico. L'inserimento di risate fasulle nella colonna sonora stimola la risposta desiderata del pubblico a programmi che vogliono essere spiritosi e divertenti, soprattutto quando non riescono a esserlo. Non c'è davvero da meravigliarsi che le penose commediole di certe serie televisive siano continuamente sottolineate da risate omeriche. Quei produttori sanno molto bene quello che fanno.
Robert B. Cialdini, Le armi della persuasione, 1984

Pensare e mandare in onda un programma significa contribuire alla costruzione della cultura e dei linguaggi delle giovani generazioni, dunque la televisione non può esimersi dall'assolvere un ruolo primario nell'educare.
Paolo Crepet, I figli non crescono più, 2005

Io non ho nulla contro la televisione, anzi: apprezzo il telegiornale e tutte le trasmissioni che mi consentono di vedere il mondo senza costringermi a fare e disfare le valigie. Sono contrario solo all'uso che tutte le reti, sia di Stato che private, fanno del mezzo televisivo. Esse trasmettono in continuazione solo programmi futili e ripetitivi: quiz, serial e show.
Luciano De Crescenzo, Oi dialogoi, 1985

L'Auditel, in quanto gradimento della maggioranza, rappresenta la stupidità media di una nazione con conseguenze a dir poco catastrofiche. E vediamo perché. La parola audience (che, attenzione, si scrive audience ma che si pronunzia odiens, proprio per sottolinearne la pericolosità) produce un abbassamento della qualità di tutti i programmi televisivi. La tv, infatti, proprio per andare incontro al gusto delle masse abbassa il proprio gusto fino a farlo coincidere con quello della maggioranza. 
Luciano De Crescenzo, su Corriere della Sera, 2002

Ad bestias. "Da gettare alle bestie." Una delle pene capitali in uso nell'antica Roma. È la frase che mi viene in mente quando vedo in televisione certi
programmi di quiz.
Luciano De Crescenzo, I pensieri di Bellavista, 2005

Ad captandum vulgus. "Fatto apposta per acchiappare le masse." Tradotto in termini televisivi, vuol dire: "Per aumentare l'audience".
Luciano De Crescenzo, ibidem

Basandomi su Biante, mi sono convinto che un programma televisivo per essere buono non dovrebbe mai superare i tre milioni di spettatori.
Luciano De Crescenzo, I pensieri di Bellavista, 2005

Nessuna serie tv regge oltre la settima stagione, come il matrimonio.
Diego De Silva, Superficie, 2018

Io ormai vedo solo RaiNews24, spesso a volume azzerato.
Diego De Silva, ibidem

Non è un vero e proprio fenomeno la tenuta ormai trentennale della vendita televisiva di materassi?
Diego De Silva, Superficie, 2018

Ho comprato un televisore nuovo per vedere se i programmi miglioravano.
Ilma Derini (pseudonimo di Ildo Cigarini e Mauro Degola), Ciliegie sotto spirito, 2011

La mia generazione non è abbastanza forte. Mio nonno ha combattuto durante la seconda guerra mondiale, io ho avuto un attacco di panico durante l'ultima puntata di Breaking Bad.
[My generation is not strong. My grandfather fought in World War II. I had a panic attack during the series finale of Breaking Bad]. 
Matt Donaher [1]

Nelle case moderne vi è ancora molto da migliorare. È vero, per esempio, che si può già sentire l'audio del programma televisivo del vicino, ma non lo si può ancora vedere.
Karl Farkas [1]

In TV i programmi più seguiti non portano da nessuna parte!
Fulvio Fiori, Umorismo Zen, 2012

TV quiz. La cultura dell’ignoranza.
Fulvio Fiori, ibidem

Aiuto: i programmi televisivi ci programmano la vita!
Fulvio Fiori, Umorismo Zen, 2012

Il presentatore televisivo riceve degli amici in casa. Si alza, fissa bene negli occhi gli amici e dice: E ora una sorpresa. Vi presento... MIA MOGLIE! Entra una donna, sorride, si inchina, vi sono applausi. (Deformazioni professionali).
Ennio Flaiano, Diario degli errori, 1976 (postumo)

Oggi in Italia il modello di televisione pubblica è di fatto indistinguibile dal modello di televisione commerciale. Entrambe mandano in onda fiction e format prodotti dalle stesse case di produzione che, in alcuni casi, come Endemol, appartengono alla stessa proprietà del polo commerciale.
Carlo Freccero, Televisione, 2013

Sotto la patina rassicurante dell’intrattenimento, che sembra segnare una sorta di continuità, l’aspetto più evidente della televisione generalista di oggi è il suo interesse ossessivo per la futilità del quotidiano, l’abbandono totale dell’informazione a favore del gossip: in breve, il suo passaggio dalla dimensione pubblica alla dimensione privata.
Carlo Freccero, Televisione, 2013

La rivoluzione culturale dell’Auditel realizza la rivoluzione copernicana per cui la programmazione delle reti è sempre meno un fenomeno di creatività dell’autore e sempre più una concessione alle richieste del pubblico.
Carlo Freccero, Televisione, 2013

Da quando è stata introdotta la rilevazione dell’audience, l’opinione del pubblico è entrata stabilmente a far parte della produzione di un sapere televisivo. È l’audience, di fatto, che seleziona le trasmissioni gradite al pubblico e presiede quindi alla formazione dei palinsesti televisivi.
Carlo Freccero, Televisione, 2013

Tramite il legame che la TV commerciale ha istituito tra pubblicità e televisione, il marketing è entrato massicciamente a far parte della programmazione televisiva. È il marketing che studia le fasce di pubblico che il messaggio televisivo dovrà raggiungere e dà quindi indicazioni dettagliate sui requisiti di programma.
Carlo Freccero, Televisione, 2013

Il palinsesto della TV commerciale comincia a costruirsi sulle scelte del pubblico. Non è più la televisione di stato a imporre al pubblico le sue scelte pedagogiche, ma il pubblico stesso a dettare le sue leggi alla programmazione. Non è cosa da poco e uno degli effetti è lo scadimento dei palinsesti e la volgarità delle trasmissioni.
Carlo Freccero, Televisione, 2013

Il male della televisione sta nel suo messaggio, ma questo messaggio è in qualche modo suggerito dal medium stesso, che ha nell’audience l’unico obiettivo e non si preoccupa quindi delle ricadute diseducative della sua programmazione.
Carlo Freccero, Televisione, 2013

In generale il reality rappresenta un tentativo di introspezione, di psicologismo a buon mercato, di interazione di sentimenti. La prima notizia che ci dà sul nostro contemporaneo riguarda il comune sentire: oggi non ci muoviamo in una dimensione pubblica, politica, ma privata.
Carlo Freccero, Televisione, 2013

Con il reality il pubblico passa al di là dello schermo, si fa interprete attivo e attore dello spettacolo.
Carlo Freccero, Televisione, 2013

Oggi in un’epoca di miseria, percepita o reale, il reality rappresenta per il pubblico la macchina dei sogni, l’ultima chance, la possibilità di trasformarsi da ranocchio in principe grazie all’inquadratura della telecamera.
Carlo Freccero, Televisione, 2013

Il pubblico che preme ai casting per andare in video è lo stesso che gonfia l’audience di questo genere di trasmissioni. I vincitori delle varie edizioni del Grande Fratello sono stati sempre personaggi privi di qualità, ma proprio per questo più sovrapponibili al pubblico.
Carlo Freccero, Televisione, 2013

Oggi la televisione è ossessionata dal problema della realtà. Il genere di maggior successo, il reality, si alimenta della curiosità morbosa degli spettatori per il privato dei concorrenti. Perché questo privato sia interessante, deve essere «vero».
Carlo Freccero, Televisione, 2013

Il reality porta a compimento il rovesciamento dello star system. Crea le sue star dal nulla e le seleziona non in base a dati di eccellenza (bellezza, intelligenza, abilità) ma in base a criteri di assoluta normalità, partendo dai quali, ogni differenza, ogni pregio, rappresenta un limite per l’identificazione del pubblico.
Carlo Freccero, Televisione, 2013

Anche la sfera dei sentimenti è dominata dall’effimero. Il reality è lo specchio di questo balbettio affettivo, l’espressione di una continua ricerca dell’emozione che preclude la possibilità di rapporti stabili e duraturi.
Carlo Freccero, Televisione, 2013

I primi partecipanti del Grande Fratello erano solo «normali», ma nel corso del tempo hanno prevalso la volgarità e la banalità, sino a trascinare lo spettacolo a un livello talmente basso che neanche il pubblico riusciva a trovarvi più un modello di identificazione.
Carlo Freccero, Televisione, 2013

Il reality non è uno spettacolo di eventi, ma di emozioni. L’emozione autentica rimane un obiettivo irraggiungibile. Per funzionare il reality deve far spettacolo del privato, ma nel momento in cui si esibisce, il privato non è più tale, e si fa spettacolo.
Carlo Freccero, Televisione, 2013

Girato in studio, il reality è un genere più radiofonico che televisivo, dove il dialogo riveste grande importanza. La caratterizzazione parodistica del casting, la ricerca del minimo comun denominatore, porta spesso a scegliere soggetti con difficoltà d’espressione. Non c’è dialogo, non ci sono contenuti. Anche i sentimenti si riducono alla gamma limitata della rabbia e del risentimento. Il risultato è spesso la rissa, che riconduce il reality al modello del talk show.
Carlo Freccero, Televisione, 2013

C’è più verità sul modo di intendere la relazione uomo-donna, all’interno della società liquida di oggi, in un serial come Sex and the City, che in tutte le confessioni in diretta del reality oggi in onda. C’è un’analisi più approfondita e inquietante del rapporto con la fisicità del proprio corpo in Nip/Tuck, che in tutti gli Extreme Makeover che la TV ci propina.
Carlo Freccero, Televisione, 2013

Il modello classico di televisione richiede professionalità. Un conduttore deve avere capacità verbali, un ballerino conoscere i passi di danza, un cantante deve essere intonato. Il reality invece conferisce visibilità a chiunque. In questo senso può paragonarsi a una sorta di lotteria, per cui chi viene inquadrato dalla macchina da presa per un tempo sufficiente a fissare i suoi connotati nell’immaginario popolare può trarne fama e ricchezza.
Carlo Freccero, Televisione, 2013

I termini verità e reality, apparentemente affini, non devono ingannarci. La TV verità è una televisione tutta proiettata verso l’esterno, impegnata nel sociale, che dà degli eventi una lettura sociologica. Il reality invece rappresenta la completa realizzazione dell’autoreferenzialità televisiva. Ciò che noi vediamo è reale perché si costruisce in diretta sotto gli occhi della cinepresa.
Carlo Freccero, Televisione, 2013

L’esigenza di programmi a costo contenuto, ha ampliato la gamma dei reality, secondo un progetto per cui basta piazzare una telecamera in qualsiasi contesto per generare spettacolo. Siamo passati dallo spettacolo claustrofobico del Grande Fratello e dell’Isola dei famosi, in cui è la reclusione a fare da soggetto, ai vari talent show e ai programmi di utility, in cui si insegna a ballare, a cucinare, a ristrutturare la casa, a perdere anni e peso.
Carlo Freccero, Televisione, 2013

La ricerca dell’audience porta a replicare i generi e i format di successo. Ma la ripetizione dei prototipi non può essere identica. Ogni nuovo programma implica uno scarto rispetto al modello di successo e per le varianti si attinge a piene mani ad altri prototipi vincenti. Così la creazione di programmi televisivi si risolve in un processo continuo di donazione e di ibridazione. Si cercano i programmi più graditi al pubblico per incrociarli tra loro e da questi accoppiamenti può scaturire un nuovo genere.
Carlo Freccero, Televisione, 2013

Le moderne trasmissioni di infotainment, come Striscia la notizia o Le iene, conservano nella loro struttura una vocazione da Robin Hood: affrontano potenti, imbroglioni, mistificatori, chiedendo loro giustificazione in nome del pubblico che rappresentano.
Carlo Freccero, Televisione, 2013

La TV è meravigliosa quando è testimone di avvenimenti lontani, di spettacoli che esisterebbero anche se non ci fosse. La tv diventa invece generatrice di volgarità quando inventa il programma televisivo, cioè uno spettacolo che esiste solo in funzione della tv. È un’esposizione ad alto rischio di contagio.
Giorgio Gaber, in Guido Harari, Quando parla Gaber, 2011

I programmi in onda sui canali commerciali – partite di calcio, reality show, varietà, film americani, fiction di manifattura autoctona, spesso a sfondo religioso – possono essere più o meno interessanti ma sono tutti funzionali a garantire un pubblico per la vendita di prodotti. Negli ultimi vent’anni questo modello è stato trasferito senza sforzo alla televisione pubblica, «modernizzandola» in peggio, e ciò è avvenuto non solo in Italia, ma anche a livello internazionale.
Paul Ginsborg ed ‎Enrica Asquer (a cura di), Berlusconismo, 2012

La televisione è come il tostapane: premi il pulsante e ogni volta salta fuori la stessa cosa.
Alfred Hitchcock [1]

Se tutti parlassero soltanto degli argomenti di cui si intendono, non vi sarebbero più dibattiti televisivi.
Werner Hofer [1]

Sulle tivù commerciali l’alta qualità degli spettacoli è spesso rovinata da queste piccole interruzioni molto seccanti, che chiamano programmi.
Kenneth Horne [1]

La televisione segue i mutamenti del mondo e del paese, e soprattutto delle persone. Quindi cambia con i gusti, con gli interessi e con il senso dell'umorismo. È in continua evoluzione. Chi è bravo riesce ad adattarsi e ad ascoltare gli spettatori. Perché sono loro, alla fine, a decidere. Se fai un programma e va male, c'è un motivo. 
Filippa Lagerbäck, intervista, su fanpage, 2021

Certi programmi televisivi sono talmente sdolcinati che i diabetici andrebbero messi in guardia.
Robert Lembke [1]

Alcuni colleghi, entrando negli studi televisivi, si lamentano di essere finiti in un manicomio. Ma essi dimenticano che in un manicomio almeno i direttori sono gente normale.
Robert Lembke [1]

Io sogno un dibattito televisivo dove chi partecipa accetta la regola di partenza che è la seguente: o uno lascia finire l’altro prima di parlare o dalla poltrona scatta un dito di gomma che gli fa l’esame prostatico. Vedrai che non si interrompono più. E se dovesse capitare lo noti subito perché all’interrompitore vengono di colpo gli occhi sporgenti come quelli dei ghiri e tace.
Luciana Littizzetto, La Jolanda furiosa, 2008

Avete notato? Le bellone quando sono ospiti in qualche salotto televisivo si siedono storte. Per mostrare le cosce stan tutte oblique... in bilico... ma come fanno? Si mettono sotto il sedere uno spessore a cuneo come i fermaporta? Stan lì delle ore a pendere come la torre di Pisa.
Luciana Littizzetto, ibidem

Le TV sexy via satellite non espandono i nostri orizzonti né fanno di noi delle persone migliori, ma
soprattutto non trasmettono abbastanza programmi in chiaro.
Bill Maher [1]

Opinionisti. Quelli chiamati a dire la loro su ciò che sanno e, soprattutto che non sanno. Frequentano le prime pagine dei giornali e i talk show televisivi.
Luigi Mascheroni, Manuale della cultura italiana, 2010

La gente non si interessa affatto delle precipitazioni radioattive, dal momento che non incidono sulla ricezione dei programmi televisivi.
Dennis Miller [1]

Sdraiato sul divano guardo la televisione. Mi sveglio niente affatto dispiaciuto di aver perso il programma.
Mogol, Le ciliegie e le amarene, 2012

Non ho mai visto un brutto programma televisivo, perché mi rifiuto di farlo. Dio mi ha dato una mente e una mano per spegnere le cose.
Jack Paar [1]

Guardiamo tutti gli stessi programmi televisivi. Alla radio ascoltiamo tutti le stesse cose, parliamo tutti delle stesse cose. Non c'è rimasta più nessuna sorpresa. Tutto uguale sempre di più. Solo ripetizioni. Siamo cresciuti tutti con gli stessi show televisivi. È come se avessimo tutti lo stesso impianto di memoria artificiale. Non ricordiamo quasi nulla della nostra reale infanzia, eppure sappiamo perfettamente tutto quello che succedeva alle famiglie delle sitcom. Abbiamo tutti gli stessi traguardi. Tutti le stesse paure. Il futuro non è radioso. Molto presto, avremo tutti gli stessi pensieri allo stesso momento. Andremo perfettamente all'unisono. Sincronizzati. Connessi. Uguali. Gli stessi. Come formiche. Insetti. Pecore.
Chuck Palahniuk, Survivor, 1999

La televisione in sé è un elettrodomestico intrigante e tecnologicamente avanzato. Oggi, ha anche più programmi della lavatrice. 
Alberto Patrucco, intervista, su Rivistapaginauno, 2009

La scienza fisica e la tecnologia ci hanno dato la televisione, la nostra intelligenza ci dia il coraggio di spegnerla quando seguire certi programmi, significa buttare il proprio tempo inutilmente.
Grazielle Poluzzi, Gemmazione arborea, in AA. VV., Geografie minime, 2015

La televisione ha fatto per anni dei bei programmi e ancora ne fa di tanto in tanto. Il problema che si pone è il problema della selezione. C'è già abbastanza violenza nel mondo, non c'è affatto bisogno di aggiungere delle violenze inventate per mostrarle a gente divenuta gradatamente insensibile a qualsiasi tipo di violenza, che non sia quella fatta a loro stessi.
Karl Popper, L'informazione violenta, 1996

Il Grande Fratello è un bel programma? Ma chi se ne frega di vedere dei deficienti in mutande che sparano cazzate, quando c'ho mio marito che è campione mondiale e me le dice anche da vestito?
Viviana Porro [1]

Fare televisione in modo diverso. Non più i talk show dove il pubblico in sala applaude con veemenza chi difende una tesi e dieci minuti dopo riserva lo stesso caloroso riscontro a chi dice il contrario. Puzza di falso, come il wrestling: tutto uno show, nessuno che ci creda davvero. 
Matteo Renzi, Un'altra strada, 2019

Salotti intellettuali. Da quando il mezzo televisivo li ha riportati in auge nelle sue trasmissioni, gli studi d’accoglienza sono stati rimodernati. Peccato non si sia badato a che, anche i cervelli invitati, ospitassero al loro interno idee innovative che potessero brillare più delle coreografie.
Guido Rojetti, L'amore è un terno (che ti lascia) secco, 2014

In televisione i prodotti per i quali si forma un vero prezzo di mercato non sono i programmi: sono gli spazi pubblicitari. Vale a dire, i programmi televisivi servono alla televisione per assemblare pacchetti di spettatori che sono a loro volta i potenziali clienti da vendere alle imprese.
Giovanni Sartori, Homo videns, 1997

C’è un canale televisivo via cavo dedicato al tempo: ventiquattr'ore di osservazioni meteorologiche. Avevamo qualcosa di simile anche nella mia infanzia: si chiamava finestra.
Dan Spencer [1]

Il contenuto del programma, quando ha una certa qualità, può contrastare e qualche volta persino interrompere quell’effetto che ha la T.V. di annullare la mente. Vi sono programmi che sono stati di grande aiuto a molte persone; hanno cambiato in meglio la loro vita, hanno aperto il loro cuore, li hanno resi più consapevoli.
Eckhart Tolle, Un nuovo mondo, 2005

Una volta che siete stati catturati, più il programma in TV è superficiale, più manca di significato, e più crea dipendenza.
Eckhart Tolle, ibidem

Stare davanti alla televisione troppo spesso e troppo a lungo vi rende non solo inconsapevoli, ma porta anche alla passività e vi toglie energia. Invece di guardarla a caso, scegliete il programma che volete vedere.
Eckhart Tolle, ibidem

Evitate di guardare programmi e pubblicità che vi bombardano con una rapida successione di immagini che cambiano ogni due o tre secondi o ancora meno. Guardare troppa televisione, e soprattutto guardare questi programmi, è la causa della diminuzione di capacità di attenzione, e delle disfunzioni mentali che ora colpiscono molti bambini in tutto il mondo. Una minore capacità di attenzione nel tempo rende tutte le vostre percezioni e tutte le vostre relazioni superficiali e insoddisfacenti.
Eckhart Tolle, Un nuovo mondo, 2005

Più di un programma televisivo costituisce una concorrenza sleale dei sonniferi.
Reginald Webb [1]

Nelle case il televisore viene messo di solito in un angolo. Forse per punirlo dei suoi programmi.
Anonimo

Note
  1. Fonte della citazione sconosciuta; se la conosci, segnalala ad Aforismario.
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