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Frasi e aforismi di Camillo Sbarbaro

Selezione di aforismi, frasi e citazioni di Camillo Sbarbaro (Santa Margherita Ligure 1888 - Savona 1967), poeta, scrittore e aforista italiano. Camillo Sbarbaro è generalmente noto come poeta, ma merita di essere ricordato anche come come scrittore di aforismi.
I seguenti pensieri di Sbarbaro sono tratti da Fuochi fatui, pubblicato per la prima volta dall'editore Vanni Scheiwiller nel 1956, e poi in successive edizioni, fino a quella definitiva del 1967. Scrive Camillo Sbarbaro: "La forza dell' aforisma è nella sua perentorietà, come quella dello sgherro nel ceffo. Forza-sopruso".
È uno qualunque; ma al suo primo passo una madre gioì, una donna
gli tremò tra le braccia, un figlio lo piangerà. Nessuno può avere di più.
(Camillo Sbarbaro)
Fuochi fatui
© Scheiwiller 1956-1967 - Selezione Aforismario

Amico è con chi puoi stare in silenzio.

Bacio o il morso civilizzato.

Chi ama e chiede contraccambio è un ricco che mendica da un povero.

Chi non fa subito fa molte volte: quante, finché non fa, ricorda di dover fare.

Chi ti loda si incensa.

Dalle prepotenze del sesso non lasciarti intorbidire o distrarre: liberatene oddebendovi - rassegnato che sia scacciare una mosca.

Dei mille e più mali che ci minacciano, da uno mi so a riparo: il crampo degli scrittori.

Deploriamo l'incoscienza; e senza questo sughero quanti si terrebbero a galla?

Dice che la vita è una truffa; la pensava si vede un affare.

Donna d'un solo uomo, lettore d'un solo libro.

È uno qualunque; ma al suo primo passo una madre gioì, una donna gli tremò tra le braccia, un figlio lo piangerà. Nessuno può avere di più.

Felicità, ti ho riconosciuta al fruscio con cui t'allontanavi.

La più prospera, l'industria della morte.

La prevenzione per ciò che leggi ne ostacola l'intelligenza come chiude la gola quella per un cibo.

La saggezza dei proverbi sta nel contraddirsi.

La vita è una stoffa che i giovani vedono dal diritto, i vecchi dal rovescio.

La vita ha bisogno d'un alibi: quello dell'aldilà, quello dell'arte... Se non altro, dell'alibi della prole. A sé la vita non basta.

Laurea è dispensa da imparare: il pezzo di carta su cui ci si siede per difendere l'alfine acquisito diritto all'ignoranza.

Le altre sono vie, l'arte è una meta.
Solo ciò che non si paga costa. (Camillo Sbarbaro)
Matematica: un mondo che l'uomo s'è fabbricato per respirare almeno lì certezza: la sua terraferma, non importa se anch'essa illusoria.

Matrimonio o l'amore in conserva.

Ministro della Pubblica Istruzione, mi scalzerei il posto col primo provvedimento: abolirei le scuole. L'istruzione tornerebbe a essere quello che è: il privilegio di chi lo merita. Il quale non avrà bisogno di insegnanti: imparerà da sé - che è il solo modo di imparare.

Nel gesto del bimbo che rompe il giocattolo, il seme della metafisica: l'esigenza che dietro ci sia qualche cosa.

Nella vita come in tram quando ti siedi è il capolinea.

Nessuno è così diseredato da non avere nella sua vita un giorno, un'ora che ricorda con rimpianto. Più del modo di schizzare da un astro all'altro, io cercherei quello di riscattare dal tempo e mettere in serbo quel giorno, quell'ora per poterla rivivere prima di morire (ma, ahi, nuova come la prima volta).

Non è il dolore (come vogliono), è la gioia che fa buoni; anche un accenno di gioia. Non punge più quando è in fiore l'ortica.

Non fare arte, lasciala farsi.

Non vedo felicità di cui, perché sia, non tocchi contentarsi.

Non avverto nessuna parentela con chi in treno, invece d'aver 1'occhio al paesaggio, non importa se visto le mille volte, lo tiene su un libro, sia pure la Commedia.

Non sforzarti a ricordare, faresti strada inversa. Non cercare se vuoi trovare.

Nulla stringe il cuore come la contentezza dei miseri.

Peccati? ci avrebbe dunque fatti come siamo perché fossimo diversi?

Poesia, altro vizio solitario.

Possiede - per cui non si possiede.

Potessero, gli incensi umani, distrarre per un momento almeno dalla conoscenza di sé. Nessuna lode nessun onore, se lo merita, gli toglierà di restare ai propri occhi il pover'uomo che è.

Prodigalità, risorsa del povero: il modo che ha di non sentirsi povero.

Radicchio o bistecca, viviamo della morte degli altri.

Rimandare, di poco che sia, è giocare d'azzardo.

Se il tuo dovere è in una il tuo piacere, quale altra felicità cerchi su questa terra?

Se quel che leggi di tuo ti appaga, segno che sei vuoto; spera se ti delude.

Se ringraziare il sole è già pregare, anch'io prego - da miope; senza chiedere.

Si avanza nel buio a tentoni sin dove, invano prevista, s'apre sotto i piedi la botola.

Si comincia a scrivere per essere notati, si seguita perché si è noti.

Si potesse nella vita tenere il passo del vero camminatore: lo stesso in discesa che in salita.

Solo ciò che non si paga costa.

Speranza: il pugno di fieno che il barocciaio fa pendere fuori tiro davanti al muso del ronzino.

Tutti i momenti possiamo morire ma, in ogni caso, non prima di domani.

Uomo pubblico o il pidocchio sotto la lente.

Libro di Sbarbaro consigliato da Aforismario
Fuochi fatui
Editore: Vanni Scheiwiller, 1956

Ancora una volta obbedivo: al bisogno di dare espressione a sentimenti e pensieri portati in me da sempre; di alleggerire col mezzo che ho, le parole, debiti di riconoscenza verso persone care, non lasciando per quanto in me che con me ne perisse del tutto il ricordo; di rendere pubbliche grazie a aspetti di luoghi e stagioni che mi furono di conforto, possedendoli meglio col patirli per darne un'immagine; di compiere insomma il ritratto, spero non solo mio, al quale chiamato mi misi da quando fui in grado di esprimermi. Rimasto nelle cose che dico fedele a me stesso, se poi anche nel modo di dirle è vero che mi sono per naturale decantazione spogliato fin dove possibile di letteratura, riaccostandomi alla povertà di «Pianissimo», avrei assolto il mio compito. Dice il poeta: Soltanto ciò che torna al suo principio, ciò che si chiude in circolo, è perfetto. Perfetto, cioè, etimologicamente, compiuto.

Note
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