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Frasi e citazioni di Diego De Silva

Selezione delle frasi e delle citazioni più significative di Diego De Silva (Napoli 1964), scrittore, giornalista e sceneggiatore italiano. Ha affermato Domenico Scarpa: "De Silva è un narratore nato, che sa raccontare e riflettere nello stesso respiro di frase".
Le seguenti citazioni di Diego De Silva sono tratti dai libri: Non avevo capito niente (2007); Sono contrario alle emozioni (2011); Mancarsi (2013).
Su Aforismario trovi anche una raccolta di aforismi di Diego De Silva tratti dal libro Superficie. [Il link è in fondo alla pagina].
Dicono che la felicità si trova nelle piccole cose.
Sapeste l'infelicità. (Diego De Silva)
Non avevo capito niente
© Einaudi, 2007 - Selezione Aforismario

Certe volte penso che quando alzi la testa, e cominci a muovere e a chiedere, invece di subire tutto praticando il minimo sindacale di resistenza, la realtà ti nota. Acquista un po' di stima nei tuoi confronti e ti rende la vita più facile.

Certe volte penso, ma lo penso veramente, che bisognerebbe piantarla con questa storia del parlare. Perché tanto non serve a niente. Non è questione di capirsi, fare fatica a ritrovarsi nelle cose; non è questo. È che nessuna conversazione regge l'argomento per più di un paio di battute; è la pertinenza, il problema.

Dicono che la felicità si trova nelle piccole cose. Sapeste l'infelicità.

E vaffanculo. È questa la parola che viene istintiva quando ti capita di sentirti inaspettatamente felice, tutt'a un tratto.

Ho riflettuto molto, in questi giorni. E la sai una cosa? Non ho capito niente.

In fondo non è male tenere in gabbia le persone che si amano.

Io non ci riesco a prendermi le cose che voglio. Mi sembra ridicolo pensare che le cose siano semplicemente lì, e che è colpa tua se non te le prendi. Non ci ho mai creduto alla storia che bastasse allungare la mano. E il fatto che un altro ci riesca non mi convince nemmeno per un attimo che sia vera, e questo è tutto.

L'amore, se posso dire come la penso, è una malattia della dignità. Agisce per picchi e inabissamenti. Compra e vende. La riconosci subito. Ha dei sintomi, – come dire, – dei sintomi che non ti sbagli. 

La musica è una trappola, un espediente per raccontarti le cose come stanno. Ed è così rassicurante all'orecchio, così comoda da indossare, che le parole arrivano in ritardo, quasi dovessi fare uno sforzo per sentirle. Come un doppio fondo in cui ti prendi la briga di guardare se proprio t'interessa.

La vita è fatta soprattutto di patteggiamenti. Di situazioni in cui – questa è la rivelazione che spiazza – ti scopri capace di una comprensione al ribasso che normalmente non ti spieghi, quando la riconosci negli altri. E capisci alcune cose.

Le cose quando ci vai vicino, sono sempre meno peggio di come le raccontano.

Ma voi donne, possibile che siete sempre attratte dalle menomazioni ? Insomma, uno si fa un mazzo tanto così per sembrare promettente, affidabile, convinto delle cose che dice; studia, lavora, fa carriera, va in palestra, si veste alla moda, si rovina la vita insomma, e poi che cosa gli confidate quando decidete di dargliela? «Non mi piacciono gli uomini belli»; «La tua pancia mi dà sicurezza»; «Le tue gaffes sono adorabili»... E che palle. Almeno ditelo prima.

Mi sa che è questo il mio limite: mi mancano le conclusioni, nel senso che ho l'impressione che niente finisca mai veramente. Io vorrei, vorrei davvero che i dispiaceri scaduti, le persone sbagliate, le risposte che non ho dato, i debiti contratti senza bisogno, le piccole meschinità che mi hanno avvelenato il fegato, tutte le cose a cui ancora penso, le storie d'amore soprattutto, sparissero dalla mia testa e non si facessero più vedere, ma sono pieno di strascichi, di fantasmi disoccupati che vengono spesso a trovarmi. Colpa della memoria, che congela e scongela in automatico rallentando la digestione della vita e ti fa sentire solissimo nei momenti più impensati.

Mi succede sempre così, a me, coi problemi. Da lontano, mi fanno fare un sacco di discorsi complicati. Quando poi ci vediamo, troviamo sempre il modo di metterci d'accordo.

Non c'è gradualità nell'accadere delle cose. Le cose, come quando capitano, capitano. E non è nemmeno che puoi accompagnarle, impedire che ruzzolino trascinandoti con loro. Non si possono far andare piano le cose che capitano. Non si possono controllare o gestire. Nemmeno capirle si può. Infatti la frase più ricorrente a questo proposito è: «Non so cosa mi sta succedendo». Mica certe frasi vengono per caso.

Non è vero che quando sei innamorato il mondo ti sembra più bello. È solo che lo tratti dall'alto in basso. Guardi la gente che passa e pensi: «Poveracci, vedi come vanno avanti e indietro nelle loro scialbe vite. Vedi come s'affannano, lavorano, s'imbottigliano nel traffico, si mettono in coda alla cassa?»  In altre parole, quando t'innamori diventi un qualunquista di merda.

Non sopporto le persone che rispondono a monosillabi e poi non dicono più una fetente di parola. Roba che, dopo un po' che quel silenzio di merda ristagna fra te e loro, ti viene voglia di dirgli: «Ehi, vaffanculo». Io questa gente qua la odio, sul serio.

Parlare non risolve i problemi, semmai gli dà una lisciatina. Non si può fare affidamento sulle parole, questo è tutto.

Quando una donna ti dà del cretino, generalmente si sta innamorando. E io mi sento così cretino, adesso, che mi metto a camminare in mezzo alla strada senza curarmi delle macchine che mi evitano e nemmeno mi strombazzano, tanto devo sembrare cretino, evidentemente.

Se ci fate caso, la gente si rincretinisce per pochissimo, mica perché rimane veramente vittima di chissà quali raffinatezze.

Se non hai paura di una cosa, allora quella cosa impara a stare lontana da te, perché capisce che più di tanto non riesce a danneggiarti, e con tutta la gente danneggiabile che c'è in giro non è che si mette a perdere tempo con uno che non l'apprezza.

Se uno l'aggressività non ce l'ha di suo è inutile che se la mette addosso, perché si vede ancora meglio com'è fatto veramente.

Spesso la gente non ha le emozioni chiare, altro che le idee.

Un uomo davvero imbranato è patetico. Uno che vuole fare il sicuro, ma poi ti accorgi che è un imbranato, ti fa succedere qualcosa.

Sono contrario alle emozioni
© Einaudi, 2011 - Selezione Aforismario

Conosco ogni micromovimento, avvisaglia, sintomo o rumore del mobbing dell'infelicità. Quello smarrimento così caratteristico, che rende l'aria disgustosamente dolciastra, come di pesche andate a male. Quella solitudine definitiva. Quella svalutazione immediata di tutto. Di me stesso, soprattutto.

Cosa c'è di più efficace di una canzone d'amore per testimoniare il passaggio del tempo? Non sono forse le canzoni a conservare la sintassi dei sentimenti per anni e anni, e a restituircela in un momento, intatta, mentre canticchiamo distrattamente una strofa? Conosci per caso una forma di conservazione della memoria altrettanto potente, altrettanto corporea, sensuale e attendibile?

Forse una piccola città è più faticosa da vivere. Perché ti assegna di brutto il compito di diventare te stesso senza tante storie. Denuncia le tue lentezze, fa apprezzamenti sulla tua felicità.

La lamentela è la forma di comunicazione preferita tra estranei.

Ma perché tutte le volte che sto per fare un viaggio mi passa la voglia di partire? E il posto dove abito e di cui non finisco di rilevare i difetti mi pare improvvisamente piacevolissimo da vivere?

Non ho bisogno di farmi quattro anni di analisi per riuscire, come si dice, manco poi fosse una scelta saggia, ad accettarmi per quello che sono. Oh, ma fatemi ridere. Accettarti per quello che sei è il contentino che ti dai quando non ti accettano gli altri. Mentre è dagli altri che bisogna essere accettati, e possibilmente richiesti. Altro che chiacchiere.

Sapete cosa vi dico? Che se gli altri - una su tutti - non vogliono prendersi il disturbo di accettarmi (anzi, richiedermi, e farsi anche concorrenza) per quello che sono, che vadano pure a farsi fottere. Figuriamoci se oltre a subire la mortificazione di non essere accettato, mi metto anche ad accettarmi da solo.

Sono abbastanza vecchio da aver capito che non ci sono problemi risolvibili. Se no non si spiegherebbe com'è che non ho mai risolto un solo problema in vita mia. Né mi pare di aver conosciuto nessuno che abbia risolto i suoi. I problemi si trascinano, tutto qua, e prima lo capisci meglio è.

Sono perfettamente lucido sul mio conto. Ho istruito bene la mia pratica. Processatemi pure, se volete vedere com'è fatta una collezione di alibi. Io non mento a me stesso per ingannarmi. Mento a me stesso per crederci.

Quello che più di tutto mi attira, quello che proprio mi devasta di una donna da aeroporto, è il pensiero che non la rivedrò mai più. E una donna che non rivedrai mai più è bella per forza. Una donna che non rivedrai mai più è tutta immaginazione. Una donna che non rivedrai mai più è una donna a cui prometteresti qualunque cosa pur d'impedirle di andarsene.

Mancarsi
© Einaudi, 2013

C’innamoriamo di minuzie, di riflessi in cui vediamo l’altra persona come pensiamo che nessuno l’abbia mai vista e mai la potrà vedere, e custodiamo questi attimi di unicità in forma d’immagine, anche se negli anni sbiadisce; ma è a quell'immagine che chiediamo aiuto quando il nostro sentimento vacilla e dubitiamo di amare.

C’era qualcosa di miserevole nel dilapidare la libertà. Usarla le toglieva valore, la involgariva, l’abbassava di livello. La faceva diventare un potere qualsiasi. Era invece nel centellinarla, e piú ancora nel rinunciarci, che [...] si sentiva veramente libero. Trovava che il bello della libertà fosse nel minacciare di servirsene.

Ci censuriamo continuamente per paura di deludere, offendere, restare soli. Non difendiamo i nostri pensieri e li svendiamo per poco o niente, barattandoli con la dose minima di quieto vivere che ci lascia in quella tollerabile infelicità che non capiamo nemmeno di cosa sia fatta, esattamente.

È piuttosto volgare, il buonsenso. Abbassa il livello delle aspirazioni, valuta le possibilità di successo e soprattutto quelle di fallimento, calcola. Il coraggio, la sincerità e l’istinto non hanno nessuna possibilità di resistergli, se gli dai il tempo di organizzarsi e preparare la controffensiva.

L’imbranato non fa la sua parte, la elude. Si giustifica. Te l’appioppa. E cosí tu devi fare anche la sua. Devi corteggiarti al suo posto, prendere l’iniziativa al suo posto, fidanzarti con te stessa al suo posto, amarti al suo posto (a volte anche scoparti al suo posto), diventare amministratore delegato, commesso e facchino della coppia, se ti avventuri in una vita a due.

Le storie, e tu lo sai, devono avere un’origine semplice per evolversi, non durano se devono riabilitarsi, lottare, vincere, infliggersi e procurare sofferenze invece di dedicarsi serenamente a se stesse.

Non è vero che la vita ti sorprende. Quello che fa, soprattutto, è confermarti al tuo posto. Farti sentire dov'eri. Ribadire la felicità che ti è concessa.

Voglio un uomo a cui la vita abbia dato troppo da fare perché si sforzi di piacermi e soprattutto compiacermi. Che mi deluda, se capita. Perché non c’è niente di cosí imperdonabile nel deludere qualcuno,

Note