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Frasi e citazioni su Profughi e Rifugiati

Raccolta di aforismi, frasi e citazioni sui profughi, sui rifugiati e sui richiedenti asilo. Il termine "profugo" deriva dal latino profŭgus, dal verbo profugĕre, composto di pro- e fugĕre "fuggire", "cercare scampo". Sono definiti profughi coloro che a causa di guerre, persecuzioni politiche o razziali, sono costrette a "fuggire" dalla propria terra..

Sono detti rifugiati coloro che, fuggiti dal loro Paese per motivi politici, religiosi o sociali, sono accolti da uno Stato che ne garantisce la protezione secondo norme internazionali. Più precisamente, secondo la Convenzione di Ginevra del 1951, la denominazione di “rifugiato” è applicabile a chiunque "nel giustificato timore d’essere perseguitato per la sua razza, la sua religione, la sua cittadinanza, la sua appartenenza a un determinato gruppo sociale o le sue opinioni politiche, si trova fuori dello Stato di cui possiede la cittadinanza e non può o, per tale timore, non vuole domandare la protezione di detto Stato; oppure a chiunque, essendo apolide e trovandosi fuori del suo Stato di domicilio in seguito a tali avvenimenti, non può o, per il timore sopra indicato, non vuole ritornarvi".

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Migrante è una parola politica. Oggi sono profughi e rifugiati 
a scappare da un posto che amano.
Lasciano la loro casa perché non ne hanno più una. (Bono)
L'attuale tendenza di ridurre drasticamente il diritto all'asilo politico, accompagnata dal ferreo divieto d'ingresso agli "immigranti economici", non indica affatto una nuova strategia nei riguardi del fenomeno dei profughi, ma solo l'assenza di una strategia e il desiderio di evitare una situazione in cui tale assenza possa causare imbarazzo politico.
Zygmunt Bauman, La società sotto assedio, 2002

Oltre a rappresentare l'«ignoto» che tutti gli stranieri incarnano, i profughi portano con sé echi distanti di guerra e il tanfo di case sventrate e di città rase al suolo, e tali echi non possono che rammentare all'insediato quanto facilmente il bozzolo della routine sicura e familiare (sicura perché familiare) possa essere infranto.
Zygmunt Bauman, Amore liquido, 2003

Avendo abbandonato o essendo stati cacciati dal loro precedente ambiente, i profughi tendono a essere spogliati delle identità che quell'ambiente definiva, sosteneva e riproduceva" Da un punto di vista sociale, essi sono degli «zombie».
Zygmunt Bauman, Amore liquido, 2003

Barriere di confine accuratamente erette contro «falsi profughi» e immigrati «meramente economici» portano la speranza di poter fortificare un'esistenza fragile, erratica e imprevedibile. Ma la vita liquido-moderna è destinata a restare erratica e capricciosa qualunque azione si intraprenda contro gli «estranei indesiderabili», e dunque il sollievo è effimero, e le speranze riposte nelle «misure forti e definitive» svaniscono un secondo dopo essere state adottate.
Zygmunt Bauman, Amore liquido, 2003

I profughi vengono sempre più a trovarsi sotto un fuoco incrociato, o, più esattamente, in una duplice morsa. Vengono cacciati a forza o indotti col terrore a lasciare il paese natio, ma viene loro rifiutato l'ingresso in qualsiasi altra nazione. E dunque il loro non è un semplice "cambio" di luogo: di fatto essi "perdono" un posto sulla terra.
Zygmunt Bauman, Amore liquido, 2003

Ovunque vada, il profugo è indesiderato, e non si fa nulla per nasconderglielo.
Zygmunt Bauman, ibidem

Gli abitanti dei campi profughi o i rifugiati non possono tornare «da dove sono venuti» perché i paesi da cui provengono non li rivogliono, avendo distrutto i loro mezzi di sussistenza e bruciato o confiscato le loro case. Ma non possono neanche andare avanti, perché nessun governo vedrebbe di buon occhio l'afflusso nel proprio paese di milioni di senzatetto, e qualsiasi governo farebbe di tutto per impedire ai nuovi venuti di mettere radici.
Zygmunt Bauman, Amore liquido, 2003

Nei campi profughi il tempo è sospeso; è tempo, ma non è storia.
Zygmunt Bauman, ibidem

I profughi sono diventati, in una sorta di fotocopia caricaturale della nuova élite di potere del mondo globalizzato, l'epitome di quella extraterritorialità in cui affondano le radici dell'odierna "precarité" della condizione umana, la causa prima delle paure e ansie dell'uomo moderno. Tali paure e ansie, nella vana ricerca di altri sbocchi, sono confluite in un sentimento popolare di rabbia e paura nei confronti dei rifugiati.
Zygmunt Bauman, Amore liquido, 2003

I campi profughi sono espedienti temporanei trasformati in soluzioni permanenti mediante lo sbarramento di tutte le vie d'uscita.
Zygmunt Bauman, Amore liquido, 2003

Per gli internati di un campo profughi, l'idea di effetti e conseguenze di lungo periodo non rientra nella loro esperienza. Essi vivono - letteralmente - giorno dopo giorno, e il contenuto della vita non è minimamente intaccato dalla consapevolezza che i giorni si congiungono e formano mesi e anni.
Zygmunt Bauman, Amore liquido, 2003

I profughi accampati imparano a vivere, o piuttosto a sopravvivere, giorno dopo giorno nell'immediatezza del momento, annaspando nella disperazione che fermenta entro le mura
Zygmunt Bauman, Amore liquido, 2003

Per quanto riguarda la loro ubicazione ormai «permanentemente temporanea», i profughi «vi abitano, ma non ne fanno parte» Non sono parte integrante del paese sul cui territorio sono state raggruppate le loro baracche e piantate le loro tende. Sono separati dal resto del paese che li ospita dall'invisibile ma spesso e impenetrabile velo del sospetto e del risentimento. Sono sospesi in un vuoto spaziale in cui il tempo si è fermato. Non sono né fermi né in cammino, né stanziali né nomadi. Nei termini in cui viene narrata la condizione umana dell'uomo, sono "ineffabili".
Zygmunt Bauman, Amore liquido, 2003

Più di qualunque altro microcosmo sociale coatto, i campi profughi si avvicinano al tipo ideale di «istituzione totale» [...]: essi offrono, per commissione od omissione, una «vita totale» dalla quale non c'è via di fuga, il cui accesso è efficacemente vietato a qualunque altra forma di vita.
Zygmunt Bauman, Amore liquido, 2003

Nelle terre in cui sono state piantate le loro tende temporanee/permanenti, i profughi restano palesemente degli «estranei», una minaccia alla sicurezza degli «insediati».
Zygmunt Bauman, ibidem

L'attuale tendenza di ridurre drasticamente il diritto all'asilo politico, accompagnata dal ferreo divieto d'ingresso agli «immigranti economici» (eccezion fatta per i pochi e transitori momenti in cui le aziende minacciano di trasferirsi dove c'è forza lavoro, a meno che non sia la forza lavoro a essere trasferita dove vogliono le aziende), non indica affatto una nuova strategia nei riguardi del fenomeno dei profughi, ma solo "l'assenza di una strategia" e il desiderio di evitare una situazione in cui tale assenza possa causare imbarazzo politico.
Zygmunt Bauman, Amore liquido, 2003

Si è sempre dato per scontato che tutti coloro che non riuscivano a trasformarsi in cittadini − rifugiati, emigranti volontari o coatti, profughi "tout court" − fossero un problema dei paesi ospitanti e come tali sono stati trattati.
Zygmunt Bauman, Amore liquido, 2003

Le immagini dei «migranti economici» e dei «richiedenti asilo» rappresentano entrambe gli «scarti umani»,
Zygmunt Bauman, Vite di scarto, 2004

I prodotti di scarto della globalizzazione − rifugiati, richiedenti asilo, immigrati.
Zygmunt Bauman, Vite di scarto, 2004

Essere profugo una volta è come esserlo per sempre. Tutte le strade che riconducono al paradiso domestico perduto (o meglio, non più esistente) sono state interrotte, e tutte le uscite dal purgatorio del campo conducono all'inferno.
Zygmunt Bauman, Vite di scarto, 2004

Di fronte alla tragedia di decine di migliaia di profughi che fuggono dalla morte per la guerra e per la fame, e sono in cammino verso una speranza di vita, il Vangelo ci chiama, ci chiede di essere “prossimi”, dei più piccoli e abbandonati. A dare loro una speranza concreta.
Jorge Mario Bergoglio (papa Francesco), Angelus, Vaticano, 2015

Migrante è una parola politica. Oggi sono profughi e rifugiati a scappare da un posto che amano. Lasciano la loro casa perché non ne hanno più una.
Bono, su La Stampa, 2015

[Queste persone] stanno scappando dalla guerra e amano la loro casa ma devono fuggire perché è ridotta in macerie. La mia frase preferita l’ha detta uno dei rifugiati, un ragazzo: “Non sono pericoloso, sono in pericolo”».
Bono, su La Stampa, 2015

La nozione di immigrato è un errore. L’immigrato è qualcuno che fa un viaggio regolare da un punto a un altro, come l’uccello migratore, appunto. Qui invece è gente che fugge dai massacri. Né sono rifugiati, perché un rifugio lo stanno cercando. Bisogna trovare una parola che non menta. Una volta che la si sarà trovata, si sarà già fatto un gran progresso.
Michel Butor, su La Stampa, 2016

Non esiste per i profughi felicità più grande di quella che essi traggono dal loro luogo d'origine. Esso, col passare del tempo, migliora incessantemente. La loro infelicità incomincia quando vi fanno ritorno e lo trovano come lo hanno lasciato, defraudato di ogni smalto della memoria.
Elias Canetti, La tortura delle mosche, 1992

L'umanità che mostreremo nell'accogliere i profughi disperati, l'intelligenza con cui affronteremo i fenomeni migratori, la fermezza con cui combatteremo i trafficanti di essere umani saranno il modo con il quale mostreremo al mondo la qualità della vita democratica.
Sergio Mattarella, messaggio inviato al meeting di Cl a Rimini, 2015

Costruire condizioni concrete di pace, per quanto concerne i migranti e i rifugiati, significa impegnarsi seriamente a salvaguardare anzitutto il diritto a non emigrare, a vivere cioè in pace e dignità nella propria Patria.
Karol Wojtyła (papa Giovanni Paolo II), messaggio per la 90ª Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, 2003

Note
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