Le migliori frasi di Federico Fellini
Selezione delle frasi più belle e delle citazioni più significative di Federico Fellini (Rimini 1920 - Roma 1993), regista, sceneggiatore, fumettista e scrittore italiano. Fellini, che definiva sé stesso "un artigiano che non ha niente da dire, ma sa come dirlo", è considerato uno dei maggiori registi della storia del cinema.
Tra i suoi film più noti: La strada (1954), Le notti di Cabiria (1957), 8½ (1963), Amarcord (1973), con i quali ha vinto l'Oscar come miglior film straniero, ma anche: I vitelloni (1953), La dolce vita (1960) e Giulietta degli spiriti (1965). Per la sua attività da cineasta, gli è stato conferito l'Oscar alla carriera nel 1993 e il Leone d'oro alla carriera alla Mostra del Cinema di Venezia nel 1985.
Fellini è diventato talmente celebre nel mondo, che dal suo nome è stato coniato il termine "felliniano", "con riferimento alle particolari atmosfere, situazioni, personaggi dei suoi film, caratterizzati da un forte autobiografismo, dalla rievocazione della vita di provincia con toni grotteschi e caricaturali, da visioni oniriche di grande suggestione" [Vocabolario Treccani]. A questo proposito, ha detto Fellini:
"Avevo sempre sognato, da grande, di fare l'aggettivo. Ne sono lusingato. Cosa intendano gli americani con "felliniano" posso immaginarlo: opulento, stravagante, onirico, bizzarro, nevrotico, fregnacciaro. Ecco, fregnacciaro è il termine giusto".
Non faccio un film per dibattere tesi o sostenere teorie. Faccio un film alla stessa maniera in cui vivo un sogno. (Federico Fellini) |
Frasi felliniane
Selezione Aforismario
Non faccio un film per dibattere tesi o sostenere teorie. Faccio un film alla stessa maniera in cui vivo un sogno. Che è affascinante finché rimane misterioso e allusivo ma che rischia di diventare insipido quando viene spiegato.
Non voglio dimostrare niente, voglio mostrare.
Tutta l'arte è autobiografica; la perla è l'autobiografia dell'ostrica.
Sono autobiografico anche quando parlo di una sogliola.
Non bisogna accanirsi nel capire ma tentar di sentire, con abbandono.
Voglio piantarla di problematizzare la vita, voglio mettermi in condizioni di amarla, di saper amare tutto.
L'unico vero realista è il visionario, chi l'ha detto? Il visionario, infatti, dà testimonianza di avvenimenti che sono la sua realtà cioè la cosa più reale che esista.
Il cinema mi piace perché col cinema esprimi mentre vivi, racconti il viaggio mentre lo fai. Sono fortunatissimo, anche in questo sono stato portato per mano a scegliere un mestiere che è l’unico mestiere per me, l’unico che mi permetta di realizzarmi nella forma più gioiosa, più immediata
Il cinema è una sirena dalla seduzione infinita.
Il cinema è come una vecchia puttana, come il circo e il varietà, e sa come dare molte forme di piacere.
La malinconia è uno stato d'animo nobilissimo: il più nutriente e il più fertile.
Il cinema, tranne cinque o sei confortanti eccezioni, ha la critica che si merita: è un'arte giovane, sgangherata. Tutti fanno la critica in senso libresco, mai umanisticamente
Il cinema è il modo più diretto di entrare in competizione con Dio
Il cinema non ha bisogno della grande idea, degli amori infiammati, degli sdegni: ti impone un solo obbligo quotidiano, quello di fare.
Il cinema ha questo di salutare: anche se la voglia originaria si è dileguata, la realizzazione comporta una tale serie di problemi concreti che vai avanti a fare la cosa senza renderti conto di non ricordarla più. Il film lo giri senza sapere esattamente di che si tratta.
Il cinema mi piace perché col cinema ti esprimi mentre vivi, racconti il viaggio mentre lo fai.
Cosa avrei potuto fare [se il cinema non fosse esistito]? Non lo so davvero. Scrivere, no. Scrivere è una disciplina ascetica, lo scrittore deve essere circondato di solitudine, di silenzio: a ciò non potrei abituarmi. Di sicuro mi sarei dedicato a qualcosa che avesse avuto a che fare con lo spettacolo: o avrei tentato di inventare il cinematografo.
Non credo che possa esistere un artista senza la timidezza, la timidezza è una sorgente di ricchezza straordinaria: un artista è fatto di complessi.
A me importa poco dei soldi. Mi servono, ecco tutto.
Sono i soldi che fanno venire delle idee.
Le versioni degli avvenimenti le modifichiamo continuamente per non annoiarci.
È più facile essere fedele a un ristorante che a una donna.
I film sono la magia, la pasta la realtà. O è il contrario? Non sono mai stato molto bravo a distinguere tra ciò che è reale e ciò che non lo è.
La vita è una combinazione di pasta e magia.
Un buon vino è come un buon film: dura un istante e ti lascia in bocca un sapore di gloria; è nuovo ad ogni sorso e, come avviene con i film, nasce e rinasce in ogni assaggiatore.
Il contrasto di chi si illude e parte in quarta contro i mulini a vento è sempre motivo di comicità.
La più grande unità sociale del Paese è la famiglia, o due famiglie, quella regolare e quella irregolare.
C'è una censura italiana che non è invenzione di un partito politico ma che è naturale al costume stesso italiano. C'è il timore dell'autorità e del dogma, la sottomissione al canone e alla formula, che ci hanno fatto molto ossequienti. Tutto questo conduce dritti alla censura. Se non ci fosse la censura gli italiani se la farebbero da soli.
La censura è sempre uno strumento politico, non è certo uno strumento intellettuale. Strumento intellettuale è la critica, che presuppone la conoscenza di ciò che si giudica e combatte.
Criticare non è distruggere, ma ricondurre un oggetto al giusto posto nel processo degli oggetti. Censurare è distruggere, o almeno opporsi al processo del reale.
A me pare di avere fatto dei film anche comici. Lo sceicco bianco, I vitelloni non erano dei film comici? E La città delle donne non era un film comico? Come anche 8 1/2, del resto. Dipende dal senso che si dà al comico. Comico nel senso della commedia, cioè del dramma comune, umano, umoristico, risibile, addirittura buffonesco, vissuto senza coturni ai piedi. Film che raccontano illusioni di personaggi smontati e smagati da una realtà imprevedibile.
Quarantatré anni non sono un'età precoce per tirare le somme della propria vita.
Dopo la guerra, si aveva il sentimento d'aver patito sciagure immeritate ma che facevano parte della Storia, che rendevano partecipi della Storia: non era certo un conforto, ma alle sofferenze dava un senso, un riscatto. Adesso questo manca del tutto: c'è soltanto il sentimento d'un buio in cui stiamo sprofondando.
Un linguaggio diverso è una diversa visione della vita.
Inventiamo episodi, non preoccupiamoci per ora della logica e del racconto. Dobbiamo fare una statua, romperla e ricomporne i pezzi. Oppure tentare una scomposizione picassiana. Il cinema è narrativa nel senso ottocentesco: ora tentiamo di fare qualcosa di diverso.
Tutto è immutato. La dolce vita continua. I personaggi dell'affresco continuano a muoversi, a spogliarsi, ad azzannarsi, a ballare, a bere, come se aspettassero qualcosa. Che cosa aspettano? E chi lo sa? Un miracolo, forse. Oppure la guerra, i dischi volanti, i marziani.
A me sembra che un discorso onesto sulla necessità di proiettarci su qualche cosa, un discorso sulla fiducia, sulla buona volontà, sugli obiettivi comuni, sia ancora pericolosissimo. Quando ascoltiamo chi parla così, immediatamente precipitiamo in uno stato infantile; c'è subito il pericolo, mortale, di abbandonarci, di affidarci, e c'è sempre qualcuno pronto a sfruttare questo abbandono, e a far ricominciare tutta la faccenda da capo, con gli stessi errori, gli stessi equivoci, le atrocità di sempre. Forse, smascherare la bugia, identificare e smantellare l'approssimativo o il falso, continua ad essere, per ora, l'unica risorsa – una sorta di irridente, precaria salvezza – della nostra storia fallimentare.
In America continuano a rivolgermi inviti, a offrirmi somme da capogiro, ma perché dovrei andare fuori? Non ho bisogno di stimoli esteriori: il mio paese, le mie campagne, la gente che conosco è ancora sufficiente a stimolarmi.
Conosci qualche italiano che sia completamente laico?! Io no. Ma come è possibile? Ce l'abbiamo nel sangue, il cattolicesimo, da secoli. Quanti? Il tentativo di liberarsene è un tentativo necessario, nobilissimo, che tutti dobbiamo fare: ma dimostra che l'ammaccatura esiste, evidente.
Io sono molto ignorante... Che vergogna eh? Una sana, vasta, solida, coriacea ignoranza. Non so nulla di nulla. E il discorso non vale solo pei libri. Vale anche pei film.
Bisogna accettare sé stessi: io sono questo e sono contento di essere questo. Voglio smetterla di costruire miti sopra di me, voglio vedermi come sono: bugiardo, incoerente, ipocrita, vile...
Se vedo il film di un altro e mi accorgo che quest'altro ha realizzato una cosa che volevo realizzare io... ci resto male.
Non riesco a organizzarmi per il rituale che esige lo spettacolo: uscire di casa, salire in macchina, sedersi fra tante persone, star lì a farsi solleticare da emozioni collettive. Se esco di casa per andare al cinema o a teatro, stai sicura che durante il tragitto vedo qualcosa che mi interessa di più.
Sono fortunatissimo, anche in questo: sono stato portato per mano a scegliere un mestiere che è l'unico mestiere per me, l'unico che mi permetta di realizzarmi nella forma più gioiosa, più immediata...
Come in un ventre materno, stai al cinema fermo e raccolto, immerso nel buio, aspettando che dallo schermo t'arrivi la vita. Al cinema bisognerebbe andare con l'innocenza del feto.
Credo che un bel film debba avere dei difetti. Devono esserci degli errori, come nella vita, come nella gente. Non credo nella bellezza come cosa perfetta.
Fin da piccoli siamo affascinati dall'insolito, dal bizzarro, dal mostruoso che non solo spaventa e raggela, ma comunica qualcosa di liberatorio, sconvolgente ma innegabile prova che cose e persone possono essere diverse da come ce le hanno raccontate e imposte genitori e maestri.
È così stupido chiudere gli occhi al mistero, così disumano, un atteggiamento da bestie.
I clown piacciono tanto ai bambini, le loro figure sgangherate, gli abiti stracciati, le facce sporche di colori. Si rotolano in terra, si divertono con secchiate d'acqua in faccia. E nessuno li rimprovera, anzi si applaude, con entusiasmo, fascinazione, paura, solidarietà totali.
Non mi sarei mai aspettato di diventare regista, ma poi dal primo giorno, dalla prima volta che gridai: "Motore! Azione! Stop!" mi è sembrato di farlo da sempre, non avrei potuto fare altro, e quello ero io e quella era la mia vita.
Spero di non essere mai completamente soddisfatto: perché allora sarebbe la fine.
Dai bilanci ho sempre rifuggito, sono operazioni masochistiche e inutili: neppure i bilanci degli Stati o delle società funzionano, figuriamoci quelli di un regista. È chiaro che in questa fase, del Paese e del mio mestiere, finire un film mi sembra abbia un sapore diverso: dato che il cinema pare un passatempo rituale e sorpassato, non sai se e quando ricomincerai a lavorare, se potrai, se ne avrai voglia...
Non c’è fine. Non c’è inizio. C’è solo l’infinita passione per la vita.
Frasi attribuite
Per approfondimenti vedi: "Citazioni errate" sul sito Aforismario
Per approfondimenti vedi: "Citazioni errate" sul sito Aforismario
Mantieni sempre la tua innocenza infantile qualunque cosa succeda. È la cosa più importante.
Nulla si sa, tutto si immagina.
Note
Leggi anche le citazioni di: Ennio Flaiano - Dino Risi
Nulla si sa, tutto si immagina.
Note
Leggi anche le citazioni di: Ennio Flaiano - Dino Risi