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Le migliori frasi di Gregorio Paltrinieri

Selezione delle frasi più belle e significative di Gregorio Paltrinieri, detto Greg (Carpi 1994), nuotatore italiano specializzato nello stile libero, campione del mondo dei 1500 m in vasca lunga e della 10 km in acque libere; medaglia d’oro alle Olimpiadi di Rio de Janeiro nel 2016 nei 1500 metri.
In un'intervista a Lifegate del 2022, Gregorio Paltrinieri ha detto: "Sono sempre stato innamorato del mare, dell’acqua in generale. Ho fatto moltissimi corsi di nuoto perché mio padre gestiva delle piscine, ma i primi ricordi che ho di me in acqua sono in vacanza con i miei genitori da piccolo. In particolare, una settimana in barca a vela alle Eolie. Praticamente stavo tutto il giorno in mare, così me ne sono innamorato".
Nel 2014, Gregorio Paltrinieri ha pubblicato un libro autobiografico intitolato Il peso dell’acqua (Mondadori).
Foto di Gregorio Paltrinieri
Vincere è una gioia a metà. Mi piace il percorso che mi spinge ad arrivare.
(Gregorio Paltrinieri)

Da bambino, nel mio immaginario chi vinceva un'Olimpiade era un supereroe. Quando poi mi sono ritrovato in quella situazione, mi sono reso conto che ero rimasto un ragazzo come tutti. Altro che superpoteri. Non è vincere che mi fa stare bene, perché non mi sento mai appagato: è lavorare tutti i giorni per un sogno.

Tante volte mi chiedono: “Ma perché nuoti?” E io rispondo: “Perché mi piace nuotare, perché è sempre stato il mio sogno.” Ma alla fine mi fermo a ragionarci veramente e credo che sia perché è l’unica cosa che so fare a questo punto della mia vita. Ho passato tutta la mia vita a fare solo questo.

Amo il nuoto e adoro nuotare, pertanto non lo vedo come un sacrificio l’allenarmi duramente. 

Mi alleno seriamente e con costanza, vinco gare, non faccio scenate in pubblico. Ho anche una faccia pulita. Quindi sì, ho l’immagine del bravo ragazzo, e credo di esserlo veramente. 

Io nuoto perché mi fa stare bene. Se lo facessi per qualcosa di diverso dal piacere di farlo mi scoccerei. 

Io cerco di avere sempre un approccio positivo e soprattutto mi comporto così perché lo ritengo l’atteggiamento giusto e non perché sia obbligato o perché devo farlo per forza. Mi diverto a competere e a gareggiare e quindi è facile trovarmi sul bordo della vasca contento. È chiaro che non è semplice arrivare a quel livello, perché il nuoto è uno sport faticoso, massacrante, tutti i giorni ci si allena provando in acqua più o meno le stesse cose e per tante ore. Però a spingermi c’è sempre stata la passione

Sono testardo e non mi arrendo mai finché non riesco a ottenere ciò che voglio, non importa quanti sforzi io debba fare.

Fuori credo di essere una persona socievole che fa cose normali, si diverte con gli amici e la fidanzata. In acqua invece non sono la persona più gentile che ci sia. Anzi, mi rendo conto molte volte di essere un arrogante.

Io credo sempre tanto in me stesso, la mia grande forza è la determinazione: ho sempre fame di vittoria.

Vincere è una gioia a metà. Mi piace il percorso che mi spinge ad arrivare, le emozioni, i momenti in cui ho pensato di smettere e quelli in cui mi vedo leggendario

In questo sport [il nuoto], come in tutte le cose, il solo talento non basta, ma per essere così costante nel tempo è necessario amare il duro lavoro e non accontentarsi mai.

Negli sport individuali sei tu che ti gestisci, che devi far conciliare tutto: se riesci a conquistare qualcosa è merito solo tuo, ed è tua la soddisfazione. Anche ovviamente la delusione, ma questa la devi mettere in conto.

La gara è solo l’ultimo tassello di un percorso che parte dalla preparazione quotidiana.

Vivo l’istante, ponendomi obiettivi di breve termine per cercare ogni giorno di migliorare qualche piccola cosa. Lo confermo, sono positivo per natura.

Il mio principale obiettivo è mettere la mano davanti agli altri. Per fare questo, è necessario spingere e andare forte. Non vivo il record del mondo con l’ossessione di farlo a tutti i costi, io voglio solo vincere.

Io in acqua in fondo mi rilasso, mi è sempre piaciuto nuotare anche per staccare dal mondo esterno. Quando nuoti sei con te stesso, puoi pensare, viaggiare con la testa, e questa sensazione mi piace sempre un sacco.

La cattiveria agonistica fa parte del gioco, ma la correttezza non deve venire meno, così come il rispetto per compagni e avversari.

Una medaglia olimpica è la stella cometa che ogni sportivo insegue per una vita.

Mi piace competere in tutto. Fin da piccolo la competizione mi ha sempre esaltato, sono competitivo in ogni cosa e il fatto di aver già vinto influisce fino a un certo punto. Io non sono per niente sazio di vittorie.

Voglio vincere ancora e per riuscirci devo nuotare al massimo e quindi niente distrazioni. Se vuoi fare lo sportivo ad alto livello è così, non c'è spazio per cose extra, non se ne parla di uscire tutte le sere. Ma non mi pesa, è quello che voglio da me stesso.

Si impara di più da una sconfitta che da una vittoria. Quando vinci sei esaltato e non pensi a cosa avresti potuto fare di meglio. Ma quando perdi, e io ci rimango male, rimugini e ripensi alla gara, la riguardi, la studi, cerchi di capire gli errori. Dopo una sconfitta c'è più lavoro da fare ed è questo che ti aiuta a crescere

La piscina è la mia seconda casa. E i miei compagni sono i miei migliori amici. 

Quando nuoti devi essere sicuro di te stesso. Cerchi di dimostrarlo in gara, ma devi accettare quello che viene. E se va male, prenderti le tue responsabilità.

Si pensa che gli sportivi siano indifferenti a ciò che succede fuori, che non debbano temere niente per vincere, ma anche noi siamo umani. Negli anni, però, si impara la disciplina e a gestire le emozioni.

L’impegno e la costanza per arrivare a certi traguardi contano quasi il 90%. Poi ci sta una dose di talento innata che non si può allenare più di tanto. E una piccola dose di fortuna per far sì che in una gara tutte le componenti girino nel verso giusto.

La notorietà condiziona. Sei un osservato speciale.

Capita alcuni giorni che non mi sento bene e mi sembra di sprofondare nell’acqua: invece sto solo nuotando normale. Quando sto veramente bene sento di essere due spanne sopra l’acqua: mi sembra di volare sull’acqua.

In un atleta di alto livello quello che mi è sempre piaciuto è quando riesce a diventare un combattente, non mollando mai e tirando fuori il massimo nelle situazione che contano. E non è scontato.

Vincere quando si sta bene può risultare anche abbastanza facile, ma affermarsi quando stai male e devi lottare e soffrire è il momento più bello.

Non accontentarsi mai e fare sempre di più: non per essere bravo, ma per essere il migliore. 

Al di là dell’aspetto sportivo, ognuno di noi si trova nella vita ad affrontare delle difficoltà e molto spesso gli avvenimenti non dipendono neanche da noi. Chi trova la forza per non arrendersi e lottare sempre e comunque contro le difficoltà merita un grandissimo rispetto.

Le prime volte in cui mi sono sentito un nuotatore è stato al mare con papà. La piscina è venuta dopo. 

Sto cercando di diventare padrone in mare: in questi ultimi anni il fondo mi sta prendendo tanto, sta diventando la parte principale di quello che faccio.

Mi sono reso conto che nuotare in mare è molto più bello che nuotare in piscina. Ho iniziato a fare molte gare e a godermi la sensazione di libertà, a differenza della piscina che è racchiusa tra quattro mura. 

Mi sono avvicinato sempre di più al mare e ho iniziato ad amarlo. 

Sono entrato in contatto con il mare: è un approccio davvero diverso, quasi non diventa più sport ma un’avventura.

Quando arrivo in piscina so cosa fare al 100% e faccio quasi in modo che la piscina si adatti a me. Invece col mare non è così, mi devo per forza adattare alla situazione.

Il nuoto in piscina e in mare sono due sport molto diversi. In piscina sei da solo nella tua corsia, nessuno ti da fastidio e quindi sei al vertice della tua performance. In mare ci sono mille variabili: acqua fredda o calda, le correnti, le meduse. Oppure quelle di gara nel senso che si compete tutti insieme, si possono creare dei grupponi, si seguono delle scie, delle traiettorie e non volendo ci si può colpire. Sono sport diversi, si nuota diversamente: di solito ti piace una cosa o l’altra.

Quando sono in mare, ho una consapevolezza diversa rispetto alla piscina, dove nuoto da vent'anni: in piscina ho vinto tanto e avverto la pressione, in mare il "peso" è differente perché sono quasi un principiante.

Il nuoto in acque libere in Italia è ancora sottosviluppato. Se ne parla poco, ma è uno sport stupendo che fa parte di tutte quelle attività che si possono svolgere all’aria aperta, a tu per tu con la natura. 

Ho cercato sempre di trovare dei nuovi obiettivi da centrare, facendo delle scelte anche molto discontinue per avere degli stimoli. Avere queste motivazioni è stato determinante per i risultati che ho ottenuto anche perché non fosse così, per le cose che ho vinto, avrei potuto smettere.

Penso che non ci sia un segreto per vincere: continue motivazioni, stimoli e lavorare tanto. 

Per un atleta è un vantaggio enorme e prezioso sapere che gli è concesso di fantasticare imprese meravigliose e che nessuno dirà nulla se non dovesse realizzarle. È bello tuffarsi sapendo che quando avrai concluso la tua fatica potrà esserci l'applauso, ma anche il perdono, e che al limite sarai solo tu a non essere capace di perdonarti.

L'acqua non è mia nemica, semplicemente non tifa per me. Fra noi c'è passione, non amore. Se ci infuochiamo siamo capaci di realizzare cose meravigliose, però non andiamo sempre d'accordo.

La verità è che in acqua ho bisogno di ambientarmi tutte le volte che ci entro. E sono tante. Se poi riprendo ad allenarmi dopo qualche giorno di stop, sono costretto a fare pace, a chiederle scusa per non essermi fatto vivo così a lungo. Ed è come se fosse calato il gelo fra due amanti reduci da un litigio. A quel punto dobbiamo tornare a fidarci l'uno dell'altra. Io devo toccarla con le mani, percepirne lo spessore. Perché riesco ad apprezzarla, addirittura ad amarla, solo in questo modo: misurandone il peso fra le braccia mentre inizio a muoverla di nuovo intorno a me.

Rimettere in gioco se stessi dopo che hai vinto tanto, non è facile ed è proprio per questo che mi serve sempre qualcosa di nuovo.

Della mia carriera mi è piaciuto tutto, forse rifarei le stesse cose, forse no. Di sicuro quando ho preso decisioni determinanti per me, ero convinto di farle. Quindi alla fine non rimpiango nulla.

So che non potrò essere sempre il migliore. E non so come reagirò quando qualcuno dimostrerà di essere più forte di me… Per adesso non voglio neanche pensarci.

Quando da bambino mi chiedevano cosa volessi fare da grande la risposta era sempre quella: vincere le Olimpiadi. E voi potreste chiedermi: «Che cosa c’è di più importante per un atleta, se non conquistare l’oro olimpico?». Niente: è il massimo traguardo al quale si può ambire. Eppure, nonostante l’abbia raggiunto, non sono ancora soddisfatto. E non credo lo sarò mai. Non sono un folle che non conosce il valore di tale titolo ma, piuttosto, un incallito perfezionista.

Libro di Gregorio Paltrinieri
Il peso dell’acqua
Editore: Mondadori, 2017

Il peso dell'acqua è la storia nascosta dietro la conquista della medaglia d'oro alle Olimpiadi di Rio del 2016. Racconta della sfida tra un bambino e suo padre, ripercorre un'avventura lunga quindici anni fatta di sacrifici e passione, di disciplina e severi maestri. E intenerisce svelando una dolce storia d'amore che ha avuto la forza di trasformare un luogo di fatica e impegno in un castello incantato. Soprattutto, racconta di un'amicizia tanto inaspettata quanto importante che ha aiutato Greg a vincere qualcosa che luccica ben più dell'oro. Perché una medaglia ha sempre due facce e la storia di Greg insegna che non è quella che luccica di più a contare veramente.