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Frasi e citazioni di Cristina Campo

Selezione di frasi e citazioni di Cristina Campo, pseudonimo di Vittoria Maria Angelica Marcella Cristina Guerrini (Bologna, 1923 - Roma, 1977), scrittrice, poetessa, traduttrice e critica letteraria italiana. "Se qualche volta scrivo è perché certe cose non vogliono separarsi da me come io non voglio separarmi da loro. Nell’atto di scriverle esse penetrano in me per sempre – attraverso la penna e la mano – come per osmosi".
Foto di Cristina Campo
Non ci si accorge a volte, inseguendo un’angoscia, di quanto ricche siano le sue vie.
(Cristina Campo)

Gli imperdonabili
Saggi © Adelphi, 1987 (postumo) - Selezione Aforismario

Come nella natura, che è bella solo per necessità reale, così anche nell'arte la bellezza è un soprammercato: è il frutto inevitabile della necessità ideale.

Gli imperi cadono quando l'educazione dei principi cede alla letargia borghese, con la sua puntigliosa, superstiziosa ignoranza della radice spirituale di ogni dominio.

In un’epoca di progresso puramente orizzontale, nella quale il gruppo umano appare sempre più simile a quella fila di cinesi condotti alla ghigliottina di cui è detto nelle cronache della rivolta dei Boxers, il solo atteggiamento non frivolo appare quello del cinese che, nella fila, leggeva un libro.

L’amore è per essenza tragico perché da esso – solo da esso – la freccia del nostro presente vola istantaneamente a configgersi nel futuro: superando di colpo tutto lo spazio che noi dovremo lentamente percorrere, fissando un termine ignoto a cui non potremo in alcun modo sottrarre la nostra anima.

La pura poesia è geroglifica: decifrabile solo in chiave di destino.

Nella gioia, noi ci muoviamo in un elemento che è del tutto fuori del tempo e del reale, con presenza perfettamente reale. Incandescenti, attraversiamo i muri.

Nella poesia, come nel rapporto fra le persone, tutto muore non appena affiori la tecnica. La vera educazione della mente non ebbe mai altro fine, da quando il mondo esiste, che la morte della tecnica, di quel triste saper vivere che al bambino, al quale tutto riesce per naturalezza, venne un giorno fornito dagli adulti.

Occorre molta fede per riconoscere simboli in ciò che è avvenuto realmente.

Quale misteriosa confidenza lega il grande scrittore al suo lettore e quale abisso lo separa da lui. È quel tono del tutto familiare, da colloquio privato, che solo i re possono concedere.

Se l'attenzione è attesa, accettazione fervente, impavida del reale, l'immaginazione è impazienza, fuga nell'arbitrario: eterno labirinto senza filo di Arianna.

Si sa che ogni vicenda perfetta è la vicenda di un uomo solo, che solo l'esperienza preziosa, caduta in sorte a un essere singolare, può riflettere, come una coppa fatata, il sogno di una moltitudine. L'evento irripetibile è storia universale, la massima profondità massima superficie.

Si sa che la vecchiezza, spesso dimentica di tanta parte della vita trascorsa, ricorda con limpidità sempre maggiore l’infanzia. E poiché è stato detto che solo per l’infanzia si accede al regno dei cieli, sembra giusto spogliarsi di ogni altro bene per quel solo possesso. Un possesso che forse si compirà con la morte.

Sotto falso nome
Saggi e recensioni © Adelphi, 1998 (postumo) - Selezione Aforismario

Alcuni libri operano su questa nostra esistenza - che per aggirarsi in qualche modo intorno alla poesia così spesso e così a torto vuole apparirci verità - il più salutare dei miracoli. La pongono in relazione con altre zone: di una verità indiscutibile quanto semplice, radiosa quanto spoglia, e che è per questo due volte poesia. Sono i soli libri che possano aiutarci, nei giorni dell’angoscia, a reggere il peso del tempo.

Al di là di ogni conquista di stile, l’opera letteraria che può dirsi arte proietta sempre, sullo schermo della pagina, l’elemento predominante nella personalità del suo autore. Vi è un’opera-spirito, un’opera-cuore, un’opera-cervello, un’opera-sangue, un’opera-nervi, un’opera-memoria.

Forse nessuno è compiutamente se stesso finché non scopra il luogo che da sempre lo aspetta, lo rispecchia, in qualche modo lo integra.

Lo stile dei contemplativi, così inalterabilmente sollevato all'orizzonte della visione, è in realtà un puro precipitato di esperienze. Il mistico non specula, riferisce.

Non c’è differenza tra l’agonia di un popolo e quella di un solo uomo. Si tratta sempre della sventura più totale e irreparabile: la sventura dello sradicamento.

Non ci si accorge a volte, inseguendo un’angoscia, di quanto ricche siano le sue vie.

Si forma in ogni lettore, via via che il tempo sfolla e arricchisce la sua memoria, una serie di piccole, imprevedibili antologie. Nessuna stella polare guidò la scelta di quelle pagine, che spesso non sono, né per spirito né per stile, di quelle che, al primo incontro, egli riconosce per sue. Una seconda forza, adamantina, le attirò insieme, le costellò in Pleiadi bizzarre, in quella zona della mente dove gli echi inattesi - l’urto dell’atollo contro la chiglia - hanno il compito di rivelarci sopra noi stessi più di quanto non consentiamo a sapere.

Una ardente facoltà di contemplazione amorosa, là dove il possesso sarebbe più naturale e gratuito: forse è questa – contro ogni apparenza – la vera giovinezza; quella che nel poeta, nell'uomo di cuore, si prolunga fino alla morte.

Lettere
1955-1976 - Selezione Aforismario

Io sono come un cervo sempre in fuga nella foresta. Quando arriva a uno stagno dove potrebbe specchiarsi, ha tanta sete che subito lo intorbida.

C'è un genere di purezza che si sopporta solo quando si è forti.

Credo che lo sfondo storico, politico o sociale di un romanzo debba rimanere sempre puro pretesto, commentarlo discorsivamente (e così a lungo) mi sembra che tradisca tutte le 'sacre leggi della finzione'. 

È sempre difficile credere che coloro che amiamo esistono realmente.

I bollettini e i giornali vanno in polvere, un gesto resta, un detto breve risplende...

Il mondo d'oggi ha un fiuto infallibile nel tentar di schiacciare ciò che è più inimitabile, inesplicabile, irripetibile. Tutto ciò che non gli può somigliare.

Io non prego mai per i morti, io prego i morti. L'infinita sapienza e clemenza dei loro volti – come si può pensare che abbiano ancora bisogno di noi? – Ad ogni amico che se ne va io racconto di un amico che resta; a quella infinita cortesia senza rughe ricordo un volto di quaggiù, torturato, oscillante.

Il poeta, cioè l'aristocratico, ha la sua patria, la sua religione la sua famiglia: ce l'ha, in ogni caso: la religione della parola, la patria della lingua, la famiglia dei morti meravigliosi e severi. 

L'esperienza è proprio questo: imparare a correggere – soprattutto là dove parlò l'entusiasmo, oltre la casta, asciutta attenzione

«Luce», nel linguaggio di Dio, significa «prova»: un mondo di oscurità più alta e imperscrutabile.

Non credo alle esperienze che «fanno impallidire tutto il resto» ma solo a quelle che rendono più reale il reale, cioè più chiaro l'amore per ciò che amiamo.

Que Dieu nous garde de la littérature![1] Il diavolo è certamente un ottimo scrittore che opera soprattutto attraverso "spleen and dreaminess", come ha detto un esperto.

Se almeno una volta non si è stati nemici, l'amicizia ha ben poco sapore.

Siamo così abituati a difenderci dall'attenzione altrui (forse perché è la sola cosa la cui speranza ci faccia ancora vivere) che non è affatto strano un mutamento di gesto, di intonazione, non appena ci si senta osservati con intensità.

Un po' di semplice artigianato supplementare è a volte più risolutivo, sul piano della poesia, di cento visioni.

In conversazione
Se ancora due uomini incontrandosi si inchinano l'uno all'altro, la civiltà è salva.

Note
  1. Que Dieu nous garde de la littérature: Che Dio ci guardi dalla letteratura!
  2. Leggi anche le citazioni delle scrittrici e poetesse italiane: Alda MeriniElsa Morante - Lalla Romano

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