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Frasi e citazioni di Chris Kyle

Selezione delle frasi più belle e delle citazioni più significative di Chris Kyle, nome completo: Christopher Scott Kyle (Odessa 1974 - Contea di Erath 2013), militare statunitense inviato in Iraq come tiratore scelto (cecchino) dopo gli attentati terroristici dell'11 settembre 2001 a New York. Dopo essersi congedato nel 2009, 
Chris Kyle scrive un'autobiografia basata sulle sue esperienze belliche in Iraq, intitolato: American Sniper. Autobiografia del cecchino più letale della storia americana (American Sniper: The Autobiography of the Most Lethal Sniper in U.S. Military History), pubblicato nel 2012. Dal libro è stato tratto un bellissimo film diretto da Clint Eastwood nel 2014.
Ogni volta che qualcuno mi dice che non posso fare qualcosa,
inizio a pensare di riuscirci. (Chris Kyle)
American Sniper
2012 - Selezione Aforismario

Ero un SEAL, un membro di un corpo speciale della Marina addestrato per le operazioni speciali. SEAL sta per «SEa, Air, Land» («mare, aria, terra»), e descrive in maniera piuttosto esauriente gli ambienti in cui operiamo.

La peggiore tortura per un SEAL: essere lasciato in disparte dall'azione.

[In merito all'addestramento SEAL] In sostanza gli istruttori ti strapazzano, poi ti strapazzano ancora un po'. Quando hanno finito, ti prendono a calci in culo e strapazzano quello che avanza.

Io sono meglio di quello che tu pensi, dicevo tra me e me, e te lo dimostrerò. Guarda caso, questo è proprio il tipo di atteggiamento che serve per diventare un SEAL.

Io ero un SEAL, ed ero stato addestrato per la guerra. Ero fatto per la guerra. Il mio paese era in guerra, e aveva bisogno di me. E a me mancava, la guerra. Mi mancavano il brivido, l'eccitazione. A me piaceva uccidere i cattivi.

I SEAL eccellono in tutto, anche nel linguaggio scurrile.

In quanto SEAL, avevo un compito: uccidere il nemico, un nemico che giorno dopo giorno tramava per uccidere i miei connazionali. Mi tormenta il pensiero dei successi del nemico; sono stati pochi, ma la perdita anche di una sola vita americana è già troppo.

Sparare era il mio compito e non lo rinnego.

Non sono un tipo paziente, ma ho imparato che per riuscire al meglio nella fase di appostamento devi metterci tutto il tempo necessario. Se so che devo uccidere qualcuno, aspetterò un giorno, una settimana, un mese.

Il male, il male selvaggio e spregevole. Ecco il nostro nemico

Non mi interessa cosa gli altri pensano di me. Crescendo questa è stata una delle qualità che ho più ammirato in mio padre: a lui non importava un accidente di cosa pensassero gli altri, lui era se stesso. Questa è una delle qualità che mi ha permesso di rimanere sano di mente.

È curioso, ma non sono tanto gli episodi di guerra quelli che ricordi, quanto quelli più divertenti.

Sono stato cresciuto nella fede cristiana, in cui credo ancora fortemente. Se dovessi elencare le mie priorità. sarebbero nell'ordine Dio, Patria e Famiglia.

Le medaglie saranno anche un segno positivo, ma hanno molto a che fare con la politica, e io non sono un appassionato di politica.

Ci viene inculcata l'idea che siamo il meglio del meglio, che siamo invincibili. Non so se io sono il meglio del meglio, ma sapevo benissimo che, se avessi mollato, non lo sarei mai stato.

Ogni volta che una persona mi dice che non posso fare qualcosa, inizio a pensare di riuscirci.

Non ho rischiato la vita per portare la democrazia in Iraq. Ho rischiato la vita per i miei compagni, per proteggere i miei amici e i miei connazionali. Sono andato in guerra per il mio paese, non per l'Iraq.

[Discutendo con gli alti ufficiali] Mi avevano chiesto un parere e io glielo avevo dato. Ma la maggior parte delle volte non lo volevano davvero. Quello che volevano da me era che convalidassi decisioni che avevano già preso o convenzioni già maturate.

Quando il tuo mestiere prevede di uccidere la gente, cominci a farlo in modo creativo.

In un certo senso tutti pensavamo di essere invincibili. In un altro senso tutti accettavamo la possibilità di morire.

Il nonnismo aiuta a ricordare da che parte sta l'esperienza, e chi è meglio guardare quando le cose si mettono male. Mostra anche a quelli che sono dentro da un po' che cosa devono aspettarsi da nuovi.

Aiutarsi gli uni con gli altri: questa è l’America.

Io penso che l’America faccia molto per aiutare gli altri, e questo è importante per coloro che hanno davvero bisogno. Ma penso anche che se diamo denaro a chi non vuole lavorare, sia nel nostro paese che all'estero, creiamo una dipendenza. Aiuta gli altri ad aiutare se stessi, ecco come dovrebbe essere.

Se c’è una cosa di cui non hanno bisogno i veterani invalidi, è la commiserazione. Ciò di cui hanno bisogno è di essere trattati come gli uomini che sono: da pari a pari, da eroi, da gente che ha un grandissimo valore per la nostra società.

Un conflitto che non ho mai risolto: famiglia e patria, famiglia e fratelli in armi.

Mi dicono che ho salvato centinaia e centinaia di persone. Ma volete sapere una cosa? Non sono le persone che hai salvato, quelle che ti ricordi. Sono quelle che non sei riuscito a a salvare.

La vita non procede seguendo una linea retta; non prevede necessariamente il classico «E vissero per sempre felici e contenti». Te la devi costruire, la strada che vuoi percorrere.

Non sono più la stessa persona di quando sono andato in guerra per la prima volta. Nessuno lo è. Prima di affrontare un combattimento, hai l’innocenza dentro di te. Poi, all'improvviso, ti trovi di fronte tutta in una volta l’altra faccia della vita.

Penso di essermi reso conto di tutto quello che ho, e di tutto quello che potrei perdere. E non solo ho capito quali sono le mie responsabilità, ma anche come affrontarle.

Posso stare davanti a Dio con la coscienza pulita di colui che ha assolto al proprio compito

Non rimpiango nulla. Rifarei tutto da capo. Anche sapendo che la guerra ti cambia per sempre. Perché abbracci la morte.

Quando Dio valuterà il fardello dei miei peccati, in quel retrobottega o in qualunque altro posto, credo che nessuna delle uccisioni che ho compiuto in guerra ne farà parte. Tutti coloro che ho ucciso erano malvagi, e avevo un valido motivo per ogni colpo che ho messo a segno. Tutti quanti meritavano di morire.

Alla fine, la mia storia – in Iraq e dopo – è qualcosa di più dell’uccidere persone, persino del combattere per il mio paese. È questione di essere uomini. È una storia di amore e odio.

Quando qualcuno mi chiede in che modo la guerra mi ha cambiato, gli rispondo che il cambiamento più grosso riguarda il mio modo di guardare le cose. Avete presente tutte quelle banalità da cui vi fate stressare ogni santo giorno? Ecco: di quelle, non me ne frega più un cazzo. Invece di lasciarvi rovinare la giornata o addirittura la vita da questi problemini di poco conto, pensate che ci sono cose ben più gravi e ben più brutte che vi potrebbero capitare. Io le ho viste. Anzi: le ho vissute.

Note
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