Frasi e battute di Alessandro Siani
Selezione delle frasi più belle e delle battute più divertenti di Alessandro Siani, pseudonimo di Alessandro Esposito (Napoli 1975), comico, cabarettista, attore e regista italiano. Le seguenti citazioni di Alessandro Siani sono tratte dai suoi libri più divertenti: Un napoletano come me (2010) e Non si direbbe che sei napoletano (2011).
A Napoli è più facile trova' nu posto 'e lavoro che un posto auto. (Alessandro Siani) |
Un napoletano come me...
© Mondadori 2010 - Selezione Aforismario
A Napoli gli autobus hanno tre porte: una per salire, una per scendere e una per scappare. Una volta salì un tizio e timbrò il biglietto. Il pullman si fermò e tutti cominciarono a guardarlo storto. Gli si avvicinò un vecchietto e disse: «Te pare bello quello che hai fatto? Ci sono pure i bambini: che esempio gli diamo?». ’Na signora, invece, obliterò il biglietto venti volte. Il controllore le chiese perché. «Perché il pullman lo devo prendere per venti giorni!»
A una fermata domandai a un signore: «Scusate, sapete a che ora passa il bus?». «L’ora nun t’ ’a saccio dicere, te pozzo dicere ’o mese…»
A Napoli sugli autobus nun se capisce niente: gente che sale, gente che scende, gente che non sa che fare… Una volta ’na signora disse: «Uh Maro’, io dovevo scendere alla fermata di prima!». Fece un altro passeggero: «Signo’, lo dite a me che non dovevo salire proprio?».
Dopo tre mesi di convivenza è come se fossi sposato da trent’anni. Mentre fai l’amore tu sopra e lei sotto e ti stai spremendo da mezz’ora come un pazzo, le dici: «Tesoro, che stai pensando?». «Che dobbiamo cambiare ’o lampadario…»
Andare in vacanza è anche uno stress. Avete presente le file che dobbiamo fare in aeroporto? Non finiscono mai, ci stai ore e ore. Un signore, arrivato finalmente allo sportello dopo un sacco di tempo, si sentì domandare dalla guagliona dietro al banco: «Allora, dove ve ne andate di bello?». «A fatica’, aggio finito ’e ferie…»
Vacanze. «Amore, ti va di andare da qualche parte?» «Sì.» «E va’.»
A volte la vacanza serve a ripristinare la pace nelle famiglie. Ma è necessario trovare il metodo giusto. Mio fratello ha fatto così: dopo un intero anno passato ad appiccicarsi con la moglie, ha detto: «Carme’, quest’anno voglio fare una vacanza salutare». «Genna’, e come si fa una vacanza salutare?» «Salutammece ccà, ce acchiappammo ’o ritorno!»
Noi napoletani c’entriamo poco con gli altri popoli. Come potrebbe un napoletano ambientarsi a Londra? A Londra ci sono i pullman a due piani. Vi immaginate da noi ’e pullman a due piani? Dopo due giorni ce sta chillo ca monta ’a parabola pe’ vede’ ’e partite d’ ’o Napule! E ’a signora che stende i panni!
Noi uomini quando entriamo in un negozio di abbigliamento per prendere un regalo alla nostra fidanzata sovrappeso, non diciamo mai «È chiattona», ma «È formosa…». Invece quando le nostre ragazze devono spiegare come siamo fatti, cominciano: «È curto, senza cuollo, tene ’o pietto ’e palummo e ’a panza scesa!». Dice la commessa: «Ma cu chi staje, cu ’o gobbo ’e Notre Dame?».
«Questo assegno m’è tornato indietro!» «E si vede che s’è affezionato!»
Se ti sposti in periferia, una casa più economica la trovi. Ma poi magari è la zona che lascia a desiderare… Una volta andai fuori Napoli a vedere ’na casa. Mentre me la mostrava, il proprietario disse: «Vede, qui è tutto a scomparsa. La cucina è a scomparsa, il letto è a scomparsa, il tavolo è a scomparsa…». M’affacciai alla finestra: «È vero, qua è tutto a scomparsa. Infatti ’a prima cosa che è scomparsa è ’o motorino mio...
Un ammalato in un ospedale napoletano:
«Dotto’, l’operazione all’appendicite è pericolosa?».
«Non ti preoccupare, solo a uno su mille succede qualcosa…»
«E a che numero stiamo?»
Un signore calvo in una farmacia napoletana:
«Dotto’, sto perdendo i capelli, che devo fare?».
«Te ne devi andare, perché mò mò ho finito di scopa’ ’nterra!»
Nel centro di Napoli, un tizio stava parlando al telefono mentre era alla guida di un’auto. Un vigile se ne accorse e lo fermò:
«Vi devo fare la multa: state parlando al telefono mentre guidate».
«Non è vero!»
«Che fate, negate? Vuje state parlando al telefono mentre portate ’a machina, v’aggia fa’ ’a multa!»
«Ma quando mai! Mò v’ ’o faccio dicere pure da mia moglie!»
«E addò sta?»
«Mò ve la passo…»
I vigili a Napoli sono biodegradabili: appena piovono due gocce di acqua scompaiono. Una volta chiesi timidamente a uno di loro: «Posso lasciare la macchina in seconda fila?».
«Sì, ma appiccia ’e quattro frecce…»
Andai in un negozio e dopo un po’ entrò una persona: «Spustate ’a macchina che avete parcheggiato in seconda fila!».
«Ma io tengo ’e frecce…»
«E io tengo ’a pistola, spostala subito, curnùto!»
Non si direbbe che sei napoletano
© Mondadori 2011 - Selezione Aforismario
La cosa che più mi lascia perplesso, quando mi capita di svolgere bene un lavoro, è di sentirmi dire: «Non si direbbe che sei napoletano». Ti mostri riservato e riflessivo? «Non si direbbe che sei napoletano.» Arrivi in anticipo a un appuntamento? «Non si direbbe che sei napoletano.» Alcune volte questa frase viene pronunciata in buona fede, simpaticamente. E ci può anche stare. In altre occasioni viene detta con malizia, come se si volesse attribuire alla parola "napoletano" significati solo negativi. Ecco perché, per avere successo, il napoletano al Nord deve dimostrare due volte.
A Napoli non siamo come al Nord o in Svizzera. Siamo conosciuti non per le banche, ma per le bancarelle.
A Napoli è più facile trova' nu posto 'e lavoro che un posto auto.
Hanno speso svariati milioni di euro per la Napoli sotterranea, mentre molte strade della città sono dissestate. Dice: «Va be', ma abbiamo fatto Napoli sotterranea!». Che significa? È come se uno camminasse con una camicia stracciata addosso, un pantalone rotto, le scarpe bucate, e gli si avvicinasse qualcuno per dirgli: «Guaglio', ma comme staje cumbinato!». «Eh, ma sotto tengo 'na mutanda ca costa nu milione!»
Immaginatevi i pregiudizi: i napoletani fanno tardi, sono scansafatiche, non sono affidabili... Prendiamo un ragazzo napoletano che deve andare in ufficio a Milano alle nove e si sveglia alle sei: «Nun se po' mai sape'...». Scende, trova traffico e arriva tardi. Il capufficio lo redarguisce: «Ecco qua, il solito meridionale!» Dopo aver incassato il primo rimprovero, il ragazzo si mette a lavorare. Per una coincidenza, un collega che sta bevendo un caffè gli dice: «Mi tieni un attimo la tazzina? Devo correre in bagno». Proprio in quel momento chi ripassa? 'O capufficio. Che vedendolo con la tazzina in mano gli dice: «Ragazzo, siamo partiti col piede sbagliato...». E il ragazzo pensa: "Altro che piede, qua si dovrebbe partire cu 'na capata!".
Il tifoso del Napoli non è un tifoso normale. È "malato" della squadra. E se la squadra non vince, sta male, soffre, gli viene 'a malincunia. Una delle conseguenze di questa patologia è, nella fase di esaltazione - cioè quando il Napoli vince - l'aumento dell'adrenalina e la diminuzione del fosforo. Sì, proprio del fosforo. Pecché 'o napulitano quando il Napoli vince non si ricorda più niente. Si scorda che tiene i debiti, si scorda i figli a casa, si dimentica che non ha un lavoro... Gli viene una sorta di Alzheimer sportivo.
La squadra di calcio è una delle poche cose che funzionano a Napoli.
Napoli è l'amarezza squarciata da un sorriso che appare sul viso di un bambino come un arcobaleno dopo una pioggia di lacrime.
Napoli è l'impossibile. È un cerchio quadrato, un pozzo senza profondità, un mare lungo e alto che dà la mano al cielo ma non riesce a salire su in paradiso.
Napoli è il capovolgimento dei luoghi comuni. È la vertigine del mondo.
Non ci crederete, ma anche a Napoli piove.
Finalmente trovi un compaesano che dice: «Io sto qua [al Nord] da dieci anni». «Ah, allora sai sicuramente qualche posto dove si mangia una buona pizza!» «Certamente. È a qualche chilometro da qui. Ci puoi arrivare in treno.» «E a quale fermata devo scendere?» «Quando vedi la scritta NAPOLI, si' arrivato.»
Non voglio fare polemiche con gli amici del Nord, ci mancherebbe, ma va detto che la vera pizza è solo e unicamente napoletana.
Pe' truva' nu parcheggio a piazza Medaglie d'Oro a Napoli mi dovetti fare dieci giri. Aggie capito pecche si chiama così la piazza: si truove 'o parcheggio, te danno 'a medaglia.
Qualche settimana fa è uscita una notizia sul giornale: sei fai una passeggiata per Napoli, è come se ti fumassi undici sigarette. Ormai a Napoli se ti pigli 'o cafè nun t'appicci cchiù 'na sigaretta: te faje 'na cammenata.
Quando il napoletano va al Nord, come prima cosa non chiede notizie sul clima, sull'ospitalità, sui posti da visitare. No. La prima cosa che chiede è: «Chi è ccà ca fa 'na bella pizza?».
Quando uno va al Nord piange due volte. La prima quando arriva. La seconda quando se ne va, pecché vede 'a nebbia, vede 'o smog e pensa: "Uah, guagliu' addò so' stato fino a mò?!".
Se chiedi [l'orario] a uno del Nord, quello subito te lo dice. Se lo chiedi a Napoli, quello prima di risponderti ti domanda: "Ma pecché, che tieni 'a fa'?"...»
Una volta sentii un tifoso veronese dire: «Voi napoletani siete degli stronzi! Mentre noi ci svegliamo alle sette di mattina, voi restate a letto fino a mezzogiorno. Mentre noi lavoriamo dodici ore, voi non fate niente dalla mattina alla sera. Con i soldi che noi vi mandiamo pensate solo a divertirvi». Allora verone', famme capi': mentre voi vi svegliate 'e sette 'a matina, noi ci svegliamo a mezzogiorno; mentre voi andate a fatica', noi non facciamo niente; e cu 'e soldi che voi ci mi mandate, noi ce ne andiamo a diverti'. E po' 'e strunze simme nuje?!
Donne che leggono sempre l'oroscopo... «Tesoro, ho letto l'oroscopo. "Amore: gli astri ti sorridono. Bellezza: gli astri ti sorridono. Forma fisica: gli astri ti sorridono..." Tesoro, ma cosa vuol dire?» «Ca pure gli astri ti prendono per il culo.»
E la benzina? Ormai è diventata una cosa di valore. Mi disse la mia ragazza: «Fammi un bel regalo». Ci pensai: non sapevo se portarla alla Esso, alla Tamoil o da Cartier.
Ho mia madre che è fissata con le pulizie. Sta sempre a lava' panni, tanto che 'na volta uscì l'Omino Bianco dalla lavatrice e dicette: «Oh, calmati nu poco, io due mani tengo!».
«Amore, come ti trovi lì al Nord?»
«Mi trovo bene. Certo, ci stanno delle differenze... Anche sulle cose semplici.»
«Per esempio?»
«Per esempio, se uno chiede l'orario. Se lo chiedi a uno del Nord, quello subito te lo dice. Se lo chiedi a Napoli, quello prima di risponderti ti domanda: "Ma pecché, che tieni 'a fa'?"...»
Disse il nonno: «Mari', pecché staje guardanno 'a lancetta?». «P' 'o sfizio e vede' 'na cosa che si alza.»
Un turista milanese salì a bordo di un taxi a Napoli e chiese: «Mi porti al Duomo». Arrivati al casello autostradale di Caserta, domandò: «Ma è così lontano il Duomo di Napoli?». E il tassista: «Ah, chillo 'e Napule! Scusate, pensavo che volevate turna' a casa...».
Note
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