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Aforismi, frasi e citazioni di Thomas Ligotti

Selezione di aforismi, frasi e citazioni di Thomas Ligotti (Detroit 1953), scrittore e saggista statunitense di letteratura horror. Le seguenti riflessioni di Ligotti (il cognome testimonia le sue origini italiane), sono tratte dal saggio: La cospirazione contro la razza umana (2010) e dalla raccolta di interviste Nato nella Paura (2014).
In questa vita tutto – ripeto, tutto – crea più problemi
che altro. E il primo problema è essere vivi, né più né meno.
(Thomas Ligotti)
La cospirazione contro la razza umana
The Conspiracy against the Human Race, 2010 - Selezione Aforismario

Nel bene e nel male, il pessimismo senza compromessi manca di attrattiva per il pubblico. anto valeva che quei pochi che si sono affannati a discutere, per non trarre che una fosca valutazione della vita, non fossero mai nati.

Come la storia conferma, le persone non cambiano idea su nulla, dal dio che è giusto adorare al taglio dei loro capelli. Ma quando si tratta di giudizi esistenziali, in generale gli esseri umani hanno un’incrollabile buona opinione di se stessi e della loro condizione terrena, e sono fermamente sicuri di non essere una collezione di autocoscienti nullità.

Le nostre vite abbondano di domande sconcertanti a cui qualcuno si sforza di dare una risposta, mentre il resto di noi lascia correre.

Come testimoniano scienziati, filosofi e figure spirituali, le nostre menti sono piene di illusioni; le cose, incluse quelle umane, non possono essere riconosciute affidabilmente per ciò che sembrano.

Essenzialmente il nostro unico diritto di nascita è il diritto di morire. Nessun altro diritto è mai stato assegnato ad alcuno se non come bugia, sia in età moderna sia nel passato.

Quando i filosofi non pessimisti notano un atteggiamento pessimista, lo rifiutano; con il mondo dalla loro parte nella convinzione che essere vivi vada sempre bene, i non pessimisti non sono disposti a considerare che l’esistenza umana sia una totale tragedia. Si limitano soltanto a discutere di qualunque cosa dell’esistenza umana catturi la loro attenzione, che può includere l’elemento tragico ma non fino al punto di perdere fede nella convinzione che essere vivi va bene. E potrebbero farlo fino alla morte, che per loro va bene.

Ci sentiamo imbrogliati se per noi non c’è altro che sopravvivere, riprodursi e morire. Vogliamo che ci sia qualcosa oltre a questo, o almeno pensare che ci sia. È questa la tragedia: la coscienza ci costringe alla posizione paradossale di doverci sforzare a vivere inconsapevolmente ciò che siamo, pezzi di carne destinata a corrodersi su ossa che vanno disgregandosi.

Gli occupanti non umani di questo pianeta sono inconsapevoli della morte. Ma noi siamo predisposti a pensieri orribili e allarmanti, e abbiamo bisogno di illusioni fantastiche che ci aiutino a distrarre la mente.

Nessuno ha ancora fornito una ragione autorevole per cui la razza umana dovrebbe continuare o interrompere la propria esistenza, anche se qualcuno crede di averlo fatto.

Tra le cose più sgradevoli dell’esistenza umana c’è l’imbarazzo che proviamo quando percepiamo che le nostre vite sono prive di significato rispetto a chi siamo, a cosa facciamo e a come vanno le cose nell’universo.

Forse se potessimo osservare risoluti e con gli occhi ben aperti le nostre vite, comprenderemmo che cosa siamo realmente. Ma questo fermerebbe la giostra e noi preferiamo pensare che girerà per sempre

I pessimisti [...] sono in pochi e di loro la nostra razza non si cura. Immuni alle lusinghe di religioni, patrie, famiglie e di qualsiasi altra delle cose che trascinano sotto i riflettori le persone normali o eccezionali, i pessimisti restano ai margini della storia e dei media.

La maggior parte della nostra specie sembra essere in grado di subire qualsiasi trauma senza mettere in discussione i propri mantra familiari, che comprendono: «Tutto avviene per una ragione», «Lo spettacolo deve continuare», «Bisogna accettare le cose che non possiamo cambiare» o qualsiasi altro adagio permetta alla gente di tenere la testa alta.

Per continuare a vivere, dobbiamo far finta di non essere quello che siamo: esseri contradditori la cui continua esistenza non fa altro che peggiorare le nostre sofferenze.

Tutte le civiltà scompaiono. Tutte le specie si estinguono. L’universo stesso ha una data di scadenza. Gli esseri umani non saranno certo il primo fenomeno a tirare le cuoia. Ma potremmo essere i primi ad accelerare la nostra dipartita, tagliando corto prima che i cadaveri comincino ad ammassarsi.

La nostra autorimozione dal pianeta sarebbe comunque una splendida mossa, un’impresa così radiosa da offuscare il sole. Cosa abbiamo da perdere? Nessun male accompagnerà la nostra dipartita dal mondo, e molti dei mali che conosciamo si estinguerebbero con noi. Perché allora posticipare il più meritevole capolavoro della nostra esistenza, e forse l’unico?

L’ottimismo è sempre stato la politica non dichiarata della cultura umana – nata dagli istinti animali di sopravvivere e riprodursi – piuttosto che una scuola di pensiero articolata. È lo stato predefinito del nostro sangue e non può essere messo in discussione dalle nostre menti o confutato dai nostri dolori. Questo spiegherebbe perché in qualsiasi periodo storico ci sono più cannibali che filosofi pessimisti.

La vita è come un racconto rovinato da un finale non all’altezza degli eventi che lo precedono. Non ci sono aggiustamenti retroattivi per i cadaveri che diventeremo.

La ragione non è altro che il megafono dell’emozione.

La non-esistenza non ha mai danneggiato nessuno, mentre l’esistenza danneggia tutti. Anche se i nostri sé potrebbero essere creazioni illusorie della coscienza, il nostro dolore tuttavia è reale.
[Nonexistence never hurt anyone and existence hurts everyone. Although our selves may be illusory creations of consciousness, our pain is nonetheless real].

Le falsità panglossiane si addicono alla folla; le verità scoraggianti la disperdono.

Tutti vogliono tenere la porta aperta alla possibilità che la vita non sia MALIGNAMENTE INUTILE. Nemmeno i lettori più colti vogliono sentirsi dire che la loro vita non è altro che una contingenza evoluzionistica e che il suo significato non è quello comunemente inteso

Di finzioni di immortalità si riempiono ogni giorno i reparti di ostetricia, fabbriche di futuro che sfornano prodotti fatti a immagine dei loro creatori, miracolo consentito da un patto diabolico con Dio, il quale è celebrato e glorificato per averci concesso di proiettare il nostro nome e i nostri geni verso un’epoca che va oltre la nostra stessa esistenza

La nostra razza procede verso la disillusione con lentezza geologica, e l’umanità rischia seriamente di tirare le cuoia per cause naturali o per «Volontà di Dio» prima che venga il giorno luminoso in cui come una voce sola la si senta esclamare: «Basta con l’errore della vita cosciente. Mai più sarà tramandata agli innocenti del futuro».

Non esistono incentivi lodevoli a riprodursi. Per i filonatalisti i bambini sono strumentali a qualche altro fine, che non è mai lodevole. Sono il fine di persone che già esistono, il cui pregiudizio è perciò sbilanciato a favore dell’esistenza. È gente, questa, convinta che essere vivi vada bene, e che non prova disagio se pensa ai motivi per cui in certi casi sarebbe meglio non essere nati.

Che importa, in fondo, se siamo schiavi o sovrani del nostro essere? La nostra specie continua a guardare al futuro senza sentirsi in dovere di rinunciare alla propria marionettesca danza di moltiplicazione in un universo marionettesco dove i fili si tirano da sé.

Verrà per ciascuno di noi – e poi per tutti noi – un giorno in cui con il futuro avremo chiuso. Fino ad allora l’umanità si farà una ragione di qualsiasi orrore bussi alla sua porta, come ha fatto sin dal primo istante. Andrà avanti così, sempre, a esaurimento.

Nato nella Paura
Letteratura, Orrore, Esistenza - Born to Fear: Interviews with Thomas Ligotti, 2014

È impossibile convincere qualcuno che sarebbe stato meglio non nascere mai. Se non la vedi già così, nulla ti farà cambiare prospettiva, provarci è da sciocchi.

La vita umana va in una sola direzione: verso la malattia, il danneggiamento e la morte.

Non penso che le cose cambino mai in meglio come credono in tanti. È soltanto il peggio con una maschera diversa. Si può soltanto sperare che la maschera rimanga attaccata il più a lungo possibile, prima di svelare che cosa nasconde.

A questo mondo c’è soltanto un problema: nessuno si accontenta di quello che ha.

Trovo che un senso dell’umorismo ben sviluppato sia la prova più lampante dell’umanità di una persona, a prescindere da quant’è nero o amaro tale umorismo.

Per me il declino e la decrepitezza equivalgono a una specie di serenità, al tranquillo abbandono delle illusioni sul futuro.

Possibile che nessuno impari la lezione la prima, la decima o la ventesima volta? Ed è sempre la stessa lezione: in questa vita tutto – ripeto, tutto – crea più problemi che altro. E il primo problema è essere vivi, né più né meno.

Note
Vedi anche aforismi, frasi e citazioni di: David Benatar