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Aforismi, frasi e citazioni sull'Autostop

Raccolta di aforismi, frasi e citazioni sul fare l'autostop, termine di uso internazionale (non però nel mondo anglosassone dove si usa dire: hitchhiking) per indicare il modo, diffuso soprattutto tra i giovani, di spostarsi da una località all’altra fermando gli autoveicoli, per lo più su grandi strade di comunicazione, per ottenere senza spesa un passaggio. [Vocabolario Treccani].
Su Aforismario trovi altre raccolte di citazioni correlate a questa  sul viaggio, lo zaino, la strada e i vagabondi. [I link sono in fondo alla pagina].
Ecco quel che piace a me, andare in giro con l'autostop,
sentirmi libero. (Jack Kerouac)
L’arte di farci prendere a bordo, d’imbattersi negli altri, d’incontrarli nella libertà di salire o di non farlo. L’autostop è un atto umano consentito da un dono, da un gesto generoso, fondato sulla gratuità.
Mauro Alvisi e Patrizia De Rossi, Autostop Generation, 2015

Rincasando scorgo sul ciglio della strada un angelo che fa l'autostop. "Mi spiace, figliolo. Non vado da quella parte."
Romano Bertola, Includetemi fuori, 2003

L’autostop? È il modo più diretto per scoprire i luoghi che visito, per incontrare chi vive lì. E poi sono ad impatto zero sia sul mondo sia sul mio portafogli: quelle auto che mi danno uno strappo sarebbero sulla strada anche senza la mia presenza.
Simone Bordignon, Così giro il mondo in autostop, su La Stampa, 2016

I tempi del viaggio restano un’incognita. In autostop nulla può essere certo.
Simone Bordignon, ibidem

In autostop scopro il cuore della gente.
Simone Bordignon, ibidem

Due ubriachi in macchina si fermano e raccolgono un autostoppista, dopo di che, quello ala volante parte a velocità folle. Dopo qualche chilometro l'autostoppista terrorizzato si rivolge a quello che non guida: "Senta, per favore, dica al suo amico di andare più piano, io soffro di cuore." "Ssstt! Parli piano, se si sveglia è capace di andare anche più forte."
Gino Bramieri, Io Bramieri vi racconto 400 barzellette, 1976

In questa vita siamo di passaggio e nessuno si ferma alla richiesta di autostop. 
Brazir [1]

L'autostop non è mai completamente sicuro in nessuna parte del mondo, e noi non ve lo consigliamo. I viaggiatori che decidono di spostarsi in questo modo devono essere consapevoli di correre un rischio, minimo ma potenzialmente serio.
Andrew Burke e ‎Mark Elliott, Iran, 2008

L’autostop, come fare l’amore, si può imparare. È sufficiente seguire alcune regole basilari che, stranamente, sono anche le stesse. Sorridi, non disperarti se qualche volta non ci riesci, può succedere a tutti. Cura sempre la tua igiene personale. Ricorda che non esiste una macchina che non si possa conquistare e dopo aver portato a casa il risultato sforzati di scambiare quattro chiacchiere anche se vorresti soltanto tirare giù il sedile e metterti a dormire.
Alessandro Di Battista, A testa in su,  2016

Risparmiare denaro è solo una conseguenza del viaggiare in autostop, per un vero autostoppista non è mica quello l’obiettivo. 
Alessandro Di Battista, ibidem

Ci si muove in autostop per lasciarsi sbalordire dal caso, per capire qualcosa in più sugli esseri umani, per immergersi fino al collo in un viaggio, per affrontare incognite e dubbi, ostacoli e difficoltà. Per testare tutte le nostre capacità.
Alessandro Di Battista, ibidem

Mi licenziai e acquistai un biglietto di sola andata per Buenos Aires. Per quasi due anni viaggiai in autostop per l’America Latina tra la gente come una persona qualunque, alla ricerca di «spremute di umanità». E ogni volta che ne assaporavo il gusto aumentava in me l’empatia e con essa la capacità di capire come gira il mondo.
Alessandro Di Battista, ibidem

Quel mio primo autostop fu un gioco da ragazzi. D’accordo, avevo aspettato tre ore in una desolata stazione di servizio. Ma avevo investito quel tempo nella lettura e poi vantavo pur sempre una media imbattibile: una macchina arrivata, un passaggio rimediato.
Alessandro Di Battista, ibidem

Lavorare non era il fine del mio viaggio ma un mezzo, uno dei tanti, per viaggiare più in profondità. Come fare autostop o evitare i fast food, come andare per mercati e visitare i cimiteri, come muoversi senza fretta, sorridere, scambiare libri e dritte con gli altri viaggiatori. Ogni mia scelta era una scorciatoia per la relazione.
Alessandro Di Battista, A testa in su,  2016

Il pollice teso sulla strada era il simbolo della libertà senza regole. Ora l’autostop è sempre più un mezzo per viaggiare a basso costo. Con regole e garanzie ben precise. Per chi chiede e offre passaggi. Forse è molto lontano dallo spirito eversivo della beat generation. Ma è andata così.
Mariagiovanna Ferrante, Schedati per fare l'autostop, su La Stampa, 2009

L’autostop, mito della beat generation, è passato di moda negli anni ‘80 con il boom dell’auto privata e un più alto tenore di vita, abbinato alla diffidenza verso lo sconosciuto che si caricava in macchina. Nell’era digitale la ricerca di un compagno di viaggio naviga sulle strade sconfinate dell’etere e inventa l’autostop controllato e a pagamento.
Mariagiovanna Ferrante, ibidem

Un tempo l’hitchhiking era una filosofia di vita. A corto di denaro e pieni di spirito d'avventura, i ragazzi degli anni ‘70 viaggiavano così, soprattutto negli Stati Uniti e nell’Europa dell’Est, verso una destinazione da decidere strada facendo. «Dobbiamo andare e non fermarci finché non siamo arrivati - suggerisce Dean, l’inquieto protagonista del romanzo “On the road” di Jack Kerouac - Non so dove, ma dobbiamo andare». L’importante non era la destinazione, ma il viaggio. 
Mariagiovanna Ferrante, Schedati per fare l'autostop, su La Stampa, 2009

Noi, allora, mica balle, andavamo sulla strada, alzavamo il pollice e, coraggiosi e spavaldi, facevamo l’autostop. Per andare all’avventura, per recarci nei paesi del Nord Europa dove c’erano branchi di bellissime ragazze bionde disinibite. Lasciavamo casa, parenti, amici, le lasagne della mamma e andavamo via, per il gusto di andare via, con l’autostop.
Francesco Guccini, Nuovo dizionario delle cose perdute, 2012

In quegli anni, qualunque cosa arrivasse dagli Stati Uniti era sicuramente da imitare. Il sogno era questo: un sacco, con alcune cose essenziali (una camicia di ricambio? un paio di T-shirt? uno spazzolino da denti?), e via, sulla strada (On the road), da Buffalo a Omaha, dal Texas al North Carolina, ovunque queste località geografiche si trovassero nella nostra sconosciuta realtà.
Francesco Guccini, ibidem

Oggi l’autostop è passato di moda, non vedi più ai bordi delle strade il ragazzo con un cartello in mano indicante la destinazione. Appaiono ancora, ma sono del tutto inutili, quelle scritte minacciose all’ingresso delle autostrade compilate in una lingua inesistente, fusione tra italiano e inglese: NO AUTOSTOP – perché poi, soprattutto, la parola inglese sarebbe hitchhiking.
Francesco Guccini, ibidem

Autostop dovevamo fare e autostop abbiamo fatto (tolti alcuni rari casi), ma attorno a casa per brevi o brevissime distanze. Non ci siamo mai trovati disperati su una solitaria e deserta strada dell’estremo Nord, vittime di acquazzoni improvvisi o di solleoni africani. Però abbiamo provato, col pollice alzato, a fermare inutilmente macchine (anche alzando la gamba del pantalone come la Colbert in quel film) per lunghi tempi, a maledire chi non si fermava, a correre quando invece l’auto si fermava e rimaledire quelli che ripartivano di brutto perché ti avevano fatto quello che consideravano un simpatico scherzo. Per decidere poi di andare a prendere un autobus o un treno.
Francesco Guccini, Nuovo dizionario delle cose perdute, 2012

Uno degli aspetti più faticosi dell'autostop è l'obbligo di essere socievoli e di fare conversazione col guidatore. Sarebbe considerato poco elegante accettare un passaggio e poi starsene comodo sul sedile fino a destinazione. 
Tony Hawks, Round Ireland with a fridge, 1998

Una delle grosse rogne dell’autostop è che bisogna parlare con innumerevoli persone, far loro sentire che non hanno sbagliato a tirarti su, intrattenerle, praticamente, il che è una gran fatica quando si fa tutta una tirata senza fermarsi a dormire negli alberghi.
Jack Kerouac, Sulla strada, 1957

Aspettai in quella spaventosa Shelton per molte, molte ore, continuando a pensare che stava scendendo la notte; in realtà era solo pomeriggio, ma già buio. Denver, Denver, come sarei arrivato a Denver? Stavo proprio per gettare la spugna e rifugiarmi in un locale davanti a una tazza di caffè quando si fermò una macchina abbastanza nuova guidata da un ragazzo. Mi misi a correre come un matto. «Dove vai?» «A Denver.» «Be’, posso darti un passaggio per centosessanta chilometri.» «Fantastico, fantastico, mi salvi la vita.» «Facevo anch’io l’autostop, ecco perché prendo sempre su la gente.» «Farei anch’io così se avessi la macchina.»
Jack Kerouac, Sulla strada, 1957

Pensa che grande rivoluzione mondiale avrà luogo quando l'Oriente incontrerà finalmente l'Occidente, e sono i tipi come noi, che possono accendere la scintilla. Pensa ai milioni di ragazzi di tutto il mondo con uno zaino sulla schiena che percorrono a piedi l'entroterra e fanno l'autostop e portano il verbo dovunque.
Jack Kerouac, I vagabondi del Dharma, 1958

Ecco quel che piace a me, andare in giro con l'autostop, sentirmi libero.
Jack Kerouac, ibidem

Tra poco me ne andrò lontano, sul mare, e tu farai l'autostop sulla costa fino a Seattle e poi avanti allo Skagit. Chissà che ne sarà di tutti noi.
Jack Kerouac, ibidem

Turisti: divertitevi con i tassisti di New York. Quando arrivate a destinazione, dite al vostro autista: "Pagare? Stavo facendo l'autostop!".
David Letterman [1]

Vuoi sapere cosa mi scoccia davvero degli autostoppisti? Tu ti fermi e li fai salire... un mare di problemi per aiutare uno strafottuto compagno viaggiatore. Non gli scuci una lira, gli offri solo una corsa veloce su un strakatzuto bolide spaziale... e cosa ricevi in cambio? Un minimo di gratitudine? Nossignore. Forse un pasto gratis all'"Ingozza & strozza"? Mancopersogno! Ricevi solo strafottute lamentele! 
Lobo, in Lobo/Deadman: Turista per katz, 1995

Mi si è rotta l'auto sul raccordo, ho dovuto fare l'autostop. Vent'anni che non facevo l'autostop. La prima macchina che si ferma, un altro po' mi menano. Avevo sbagliato dito.
Daniele Luttazzi, Bollito misto con mostarda, 2005

Da due anni cammina per il mondo. Niente telefono, niente piscina, niente animali, niente sigarette. Il massimo della libertà. Un estremista. Un viaggiatore esteta la cui dimora è la strada. Scappato da Atlanta. Mai dovrai fare ritorno perché the west is the best. E adesso, dopo due anni a zonzo, arriva la grande avventura finale. L'apice della battaglia per uccidere l'essere falso dentro di sé e concludere vittoriosamente il pellegrinaggio spirituale. Dieci giorni e dieci notti di treni merci e autostop lo hanno portato fino al grande bianco del Nord. Per non essere mai più avvelenato dalla civiltà, egli fugge, e solo cammina per smarrirsi nelle terre estreme.
[Two years he walks the earth, no phone, no pool, no pets, no cigarettes. Ultimate freedom. An extremist. An aesthetic voyager whose home is the road. Escaped from Atlanta. Thou shalt not return, ‘cause “the West is the best.” And now after two rambling years comes the final and greatest adventure, the climactic battle to kill the false being within and victoriously conclude the spiritual revolution. Ten days and nights of freight trains and hitchhiking bring him to the great white North. No longer to be poisoned by civilization he flees, and walks alone upon the land to become lost in the wild].
Christopher McCandless (Alexander Supertramp), 1992

Non accettate passaggi da sconosciuti, e ricordate che tutti gli uomini sono dei perfetti sconosciuti.
Robin Morgan [1]

Raramente gli uomini offrono passaggi alle ragazze che portano gli occhiali.
Dorothy Parker, Not So Deep as a Well, 1937

Avete mai fatto l'autostop? Non è molto divertente, credetemi. Sì, lo so, alcuni dicono che si ha la possibilità di incontrare delle persone interessanti, di apprendere molte cose. Ma io, dopo la terribile avventura che ho vissuto, non sono affatto d'accordo. Io dico: se vuoi imparare vai a scuola, iscriviti a un corso per corrispondenza se proprio non ci puoi andare, ma non cercare di fare esperienze per la strada. Chiedere un passaggio a uno sconosciuto può farti risparmiare il prezzo del biglietto, ma è molto pericoloso. Non si sa mai cosa ci attende, quando si avverte il rumore dei freni.
Al Roberts (Tom Neal), in Detour. Deviazione per l'inferno, 1945

Faccio l'autostop sull'autostrada. È proibito, così c'è più gusto...
Paolo Rossi, Si fa presto a dire pirla, 1993

L'unica cosa che mi manca è l'autostop. Oggi non si fa più. Quando è stata l'ultima volta che avete visto un autostoppista? 
Edward Ruscha [1]

Sta piovendo / posso darti un passaggio / fino a casa? / Cosa vuoi che mi costi / fare un giro / forse un poco più lungo / se lo faccio con te? / Aspettavo / di parlarti da sempre / di spiegarti / quanto sei importante. / Veramente / ti ringrazio di esistere / e ti amo / ti amo ti amo ti amo ti amo..
Franco Simone, Tu e così sia, 1976

Non puoi chiedere a degli estranei di accompagnarti su e giù per il paese. Questo è il ventunesimo secolo. Gli estranei sono più pericolosi che mai; non siamo mai stati così pericolosi.
Ali Smith, Primavera, 2019

Io lo so, oggi è un gran casino ovunque. Chi c'ha figa sta a casa, non s'immette nel marasma. Se uno va randagio rischia brutti incontri. Prendi il globetrotter: ti chiede un passaggio, tu elargisci, e quello te lo mette in culo, questo lo trovo grave.
Alberto Sordi, in I nuovi mostri, 1977

Se dai un passaggio a quest'uomo | i dolci ricordi spariranno. | Un assassino sulla strada, sì. 
[If ya give this man a ride | sweet memory will die. | Killer on the road, yeah]. 
The Doors, Riders on the Storm, 1971 [2]

L'autostop, intrinsecamente, è sessuale e pericoloso, ma non ho mai avuto paura di farlo. Avevo paura che nessuno mi desse un passaggio e che sarei rimasto sul ciglio della strada per una settimana.
John Waters [1]

L'altro giorno stavo facendo l'autostop e si è fermato un carro funebre. Ho detto: 'No grazie, non vado così lontano.
Steven Wright [1]

− La vita è piena di possibilità. Per esempio, adesso, invece di andare a scuola, potrei fare l'autostop e passare il resto della mia vita nel Serengeti, migrando insieme agli animali selvaggi.
− Il Serengeti è in Africa. Non potresti mai trovare un passaggio fin là.
− La vita è piena di possibilità precluse.
Bill Watterson, Calvin and Hobbes, 1985-1995

È morto ammazzato. Era un emblema di gioventù, avventura, sfida, risparmio, conoscenze. Oggi la sua salma artificialmente viva si chiama Internet, orari come quelli ferroviari, regolamenti come per il noleggio di un’auto, appuntamenti, destinazioni specificate, con i tempi, il contributo alle spese e i posti a disposizione. È morto ammazzato il mito Autostop, è scomparso come affettato il pollice ritto verso il cielo. 
Anonimo, Autostop, il mito si è fermato, su La Stampa, 2007

L'autostop era il simbolo del viaggio libero. Oggi i giovani volano low cost.
Anonimo, ibidem

L’autostop è spalmato di insicurezza fisica e orfano di profeti.
Anonimo, ibidem

Se uno va a scavare nell’archivio scopre che non è così dura la processione dei casi di cronaca nera legati all’autostop. Anzi, pare che quasi sia esistito, in Italia come all’estero, una sorta di codice di complicità. Massacri, violenze, stupri ne hanno narrati più le fiction che i verbali.
Anonimo, ibidem

Mentre ci muoviamo in un mondo sempre più dominato dalla paura e dalla sfiducia, gli autostoppisti si trovano in una posizione unica per cambiare le cose, sia che si trovino al bordo di una strada o faccia a faccia con il guidatore e con le sue radicate convinzioni.
Anonimo

Note
  1. Fonte della citazione sconosciuta; se la conosci, segnalala ad Aforismario.
  2. Canzone ispirata al serial killer Billy Cook, che nel 1950 uccise una dozzina di persone facendosi dare passaggi in giro per gli Stati Uniti.
  3. Vedi anche aforismi, frasi e citazioni su: Viaggio - Zaino - Strada - Vagabondi