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Frasi e citazioni di Giuseppe Culicchia

Selezione di frasi e citazioni di Giuseppe Culicchia (Torino, 1965), scrittore, saggista e traduttore italiano. "Da parte mia ho cominciato a scrivere perché amavo moltissimo, ma proprio tanto tanto tanto leggere. No, meglio. Leggere e ascoltare. Leggere e ascoltare storie. Alcune di quelle storie mi piacevano tanto che nonostante le avesse scritte qualcun altro avrei voluto scriverle di nuovo io. Altre, invece, avrei voluto scriverle dopo averle ascoltate, innanzitutto per non scordarmele".
Foto di Giuseppe Culicchia
Bisogna fare i conti con il fatto che ormai da tempo è invalso l’uso di fondare i presupposti
del matrimonio sul più idealizzato e volatile dei sentimenti: l’amore. (Giuseppe Culicchia)

Tutti giù per terra
© Garzanti, 1994

Scrivere non è come girare un film o fare un disco. Scrivere non costa niente. E di conseguenza è l’unica cosa che mi posso permettere. 

Per quanto mi riguarda, togliermi le ragazze di dosso non è mai stato un problema. Più che altro addosso non mi sono mai venute.

Le ragazze vogliono uomini veri, abbronzati, sicuri di sé. Tipi con la macchina giusta e i vestiti firmati. Oppure cercano artisti o presunti tali conciati da poveracci, purché tengano casa su in collina con tanto di servitù. 

Vado in discoteca più o meno una volta l’anno, e ogni volta mi ritrovo a chiedermi fino a che punto devo essere annoiato e privo di idee per ritornarci. 

Il servizio civile volontario dopotutto non è altro che il buco attraverso cui finirò dritto sparato in quella fogna chiamata mercato del lavoro. Prima o poi venderò il mio tempo, la mia sola vera ricchezza, per cinque euri l’ora, così da potermi almeno garantire la pura e semplice sopravvivenza.

Casca il mondo. Casca la terra. Il problema non è la caduta, ma l’atterraggio. E io accelero.

E così vorresti fare lo scrittore
© Laterza, 2013

L’Italia pullula di scrittori, e chiunque abbia pubblicato non dico un romanzo o un racconto ma giusto una raccolta di poesie o anche solo una singola poesia si ritiene automaticamente tale.

Uno è uno scrittore solo ed esclusivamente se è capace di scrivere libri che sappiano durare, non lo spazio di un’estate o sei mesi in testa alle classifiche, ma decenni, nemmeno, secoli.

Chi scrive dovrebbe lasciare questo mondo con una serie di dubbi, rovelli, interrogativi anche feroci, al di là delle copie vendute e delle recensioni ottenute

Ma qualcuno leggerà ancora qualcosa di mio fra dieci, cento, mille anni? Ma i miei libri, o anche solo uno tra quelli che ho scritto, sapranno ancora dire qualcosa ai lettori che verranno? Continueranno a essere pubblicati? Finiranno nelle collane dedicate ai classici, ancorché minori? E i miei eredi si lagneranno un giorno a tavola a causa della scadenza dei diritti d’autore? Sono queste le domande che chiunque scriva dovrebbe porsi in punto di morte, sempre che non abbia qualcosa di più importante a cui pensare.

Mi sono perso in un luogo comune
Dizionario della nostra stupidità © Einaudi, 2016 - Selezione Aforismario

ACIDE - Possono esserlo le piogge e le donne, queste ultime specie dopo i quarant’anni.

ADOLESCENTI - Si muovono solo in branchi. Sempre affetti da disagio. Se maschi, sono bulli e aspirano a fare i calciatori. Se femmine, sono anoressiche e aspirano a fare le veline.

AFFRANTI - Lo sono sempre i famigliari che danno comunicazione di un lutto. Intanto però hanno controllato quant’è rimasto sul conto corrente del defunto.

ALIMENTI - Un tempo si mangiavano. Oggi si passano.

ALLARME - Nei notiziari televisivi associarlo a fenomeni climatici o naturali di qualsiasi tipo ed entità. Se d’estate fa caldo, è «allarme caldo». Se in autunno piove, è «allarme pioggia». Se d’inverno nevica, è «allarme neve». Se in primavera si manifesta il polline, è «allarme polline».

BENEFICENZA - Far trapelare con malcelata discrezione che la si fa rigorosamente di nascosto.

DECADENZA - Stato in cui versa l’Italia a partire dalla caduta dell’Impero Romano, salvo brevi, inspiegabili, interruzioni.

DILAGANTI - Lo sono l’ignoranza, la maleducazione e la stupidità. Ma non da oggi. Infatti nel frattempo sono dilagate.

DISFATTISTI - Lo sono i giornali quando non osannano il governo di turno. 

FRIGIDITÀ - Ne soffrono le donne con cui non si riesce ad andare a letto.

LIBRI - Complemento d’arredo. In soggiorno stanno molto bene gli Adelphi con quelle tinte pastello e gli Einaudi, che col bianco si sposano con tutto. I Sellerio invece con quel blu sono perfetti per la camera da letto.

MASSA - Sempre anonima. La si evoca quando si parla di consumatori o di imbecilli.

ONDIVAGO - Lo è non di rado l’Italiano quando si butta in politica.

SFIGATO - Lo è chi non si droga e chiunque per qualsiasi motivo non si uniformi ai comportamenti, alle abitudini, agli stili e ai «valori» della massa, a meno che naturalmente non si tratti di un ricco e/o potente, nel qual caso si tratta di un leader.

E finsero felici e contenti
Dizionario delle nostre ipocrisie © Feltrinelli, 2020 - Selezione Aforismario

BIANCHI - Se europei o americani e per giunta maschi, sentirsi in colpa a priori per tutti i mali del mondo ed evitare di uscirsene in pubblico con battute che abbiano a che fare in qualche modo con i neri, i gay, i migranti, le donne e dio non voglia le femministe. Per fortuna, grazie ai fenomeni migratori presenti e futuri e al progressivo inarrestabile nonché auspicabile meticciato, se ne prevede con ragionevole certezza la prossima estinzione.

CANCRO - L’unico ammissibile è il segno zodiacale. In tutti gli altri casi occorre invece parlare di una “lunga malattia” o di una “malattia incurabile”. 

E-COMMERCE - La morte del piccolo commercio e dunque anche della vita di quartiere. Deprecare la chiusura di tanti negozi, poi però fare acquisti su Amazon.

EXTRACOMUNITARI - Definizione ormai da tempo diventata a dir poco obsoleta, sostituita da “migranti” e/o “rifugiati”. Nel caso ci s’imbatta in qualcuno che ancora la usa, etichettarlo subito come razzista sovranista leghista, dunque fascista e chiedere: “E come mai non la adoperi anche per gli svizzeri o per gli americani?”. 

MALEDUCAZIONE - Non è mai un problema che riguardi i propri figli ma solo e sempre quelli degli altri.

MASCHI - Andrebbero aboliti, specie se bianchi e occidentali. Ma ci arriveremo. 

MATTI - Non ne esistono più. Al massimo soffrono di non meglio precisati “disturbi mentali”.

MULTICULTURALISMO - È bello. Ultimo dogma. Destino dell’Umanità. In veste di intellettuali di sinistra, tesserne le lodi più sperticate. Evitare tuttavia di comprare casa nei quartieri periferici di Milano, Torino, Roma, Napoli, Palermo.

MUTI - Dato che ormai non sta più bene chiamare “ciechi” i ciechi e “sordi” i sordi, non si capisce perché la stessa cosa non valga anche per i muti. 

POVERI - Trattasi di termine obsoleto e discriminante. Parlare piuttosto di “persone con vantaggi diversi dalla norma”.

VACCINI - La ragione di vita dei No vax: che senza di essi non esisterebbero e non finirebbero né sui social né sui giornali.

A Venezia con un piccione in testa
Storia tragicomica degli italiani in ferie © Solferino, 2021 - Selezione Aforismario

La vita vale la pena di essere vissuta solo per mostrare ad altri viventi di essere andati in vacanza, o a mangiare fuori, o a visitare quel dato museo o monumento o paesaggio urbano o agreste o montano o marino.

Siamo sinceri: abbiamo ridotto il mondo a uno sfondo per i nostri selfie.

La vacanza comporta soprattutto obblighi. Oltre all’obbligo del selfie, è obbligatorio innanzitutto divertirsi e dunque esagerare, visto che oggi il divertimento viene concepito solo come esagerazione.

Dovunque vada in vacanza, dalla Baviera al Madagascar passando per Cuzco o Bangkok, l’italiano sa di poter fare affidamento sulla propria lingua madre, che in realtà non è l’italiano ma quel tipico linguaggio gestuale che da sempre contraddistingue gli italiani in patria e nel mondo.

L’italiano ha spesso con l’automobile un rapporto molto intimo: se potesse, la parcheggerebbe in camera da letto. Dato che non può, la lascia volentieri in doppia o tripla fila, o nei posti riservati ai disabili, o ancora sul marciapiede.

L’italiano, si sa, disdegna l’uso dei mezzi pubblici. Sono pieni di altri italiani, e non solo di italiani italiani, ma anche di italiani che prima non erano italiani ma poi lo sono diventati, o stanno per diventarlo, spesso inconsapevoli di che cosa comporti il fatto di diventare tali.

Va rilevato come il cane sia in effetti tra i pochi amici in carne e ossa di molti italiani che per il resto hanno più che altro «amici di Facebook».

L’italiano su Facebook annuncia ciclicamente di volersi cancellare da Facebook, ma non lo fa mai. 

Per l’italiano il Paese più bello del mondo finisce in realtà sull’uscio di casa: al di là del quale si trova la Terra di Nessuno, dov’è lecito non solo lasciare cartacce e bottiglie e lattine nei parchi al termine del picnic di Pasqua ma pure spegnere le sigarette nella sabbia, salvo poi lamentarsi se ai giardinetti i figli s’imbattono in una siringa insanguinata. 

Finché divorzio non vi separi
© Feltrinelli, 2022

Bisogna fare i conti con il fatto che ormai da tempo è invalso l’uso di fondare i presupposti del matrimonio sul più idealizzato e volatile dei sentimenti: l’amore.

Sposarsi significa spesso giocarsi il fegato: il che non è precisamente salutare.

“Gli uomini? Tutti uguali.” Quante volte hai sentito ripetere questa frase, da amiche, sorelle, madri, nonne, zie, cugine, tate, colf, ostetriche? E ciò nonostante pensi che lui, proprio lui, sia diverso. Diverso dagli altri uomini. Pur essendo un uomo. Ebbene, cara, come usa dire sarebbe il caso che tu aprissi gli occhi. Lui è un uomo. 

Note
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