Frasi e citazioni di Fruttero e Lucentini

Selezione di aforismi, frasi e citazioni di Fruttero & Lucentini, sodalizio artistico tra gli scrittori Carlo Fruttero (Torino, 1926 - Roccamare, 2012) e Franco Lucentini (Roma, 1920 - Torino,  2002). Riguardo alla loro collaborazione, hanno scritto Fruttero e Lucentini:
"La nostra collaborazione alla «Stampa» cominciò nel 1972, poco dopo l'uscita della "Donna della domenica". Alberto Ronchey, che dirigeva allora il quotidiano, c'invitò a scrivere per la terza pagina un paio di elzeviri al mese su qualsiasi argomento ci fosse venuto in mente, e a questa specie di rubrica appose l'elastico e disadorno titolo di «L'agenda di F. & L.»".

Riguardo alla loro scrittura hanno detto: "Oggi non ha molto senso porsi come modelli i maestri settecenteschi della polemica e della satira giornalistica, né vale la pena di rimpiangere la loro influenza immediata, incendiaria, sulle opinioni del cittadino e del principe. Meglio pensare che si scrive da un osservatorio semidesertico, per una cerchia di amatori invisibili che il buon senso suggerisce di ritenere esigua, irrilevante".
Foto di Fruttero e Lucentini
Il cretino è imperturbabile, la sua forza vincente sta nel fatto di non sapere di essere tale,
di non vedersi né mai dubitare di sé. (Fruttero e Lucentini)

Il significato dell'esistenza
© Mondadori, 1975

L'esistenza essendo quella che è, non stupisce che gli uomini si siano sempre occupati del suo possibile significato. Le opinioni correnti al riguardo sono fondamentalmente tre: per alcuni, l'esistenza ha un significato preciso; per altri, non ha nessun significato; per altri ancora, infine, non è escluso che abbia un significato ma ciascuno deve arrangiarsi a trovarselo da sé. I

Quando un giornale ti affida una scottante inchiesta sul significato dell'esistenza, e subito dopo vieni rapito, c'è una sola conclusione possibile: grossi interessi sono in gioco, potenti personaggi si muovono nell'ombra. 

La prevalenza del cretino
© Mondadori, 1985 - Selezione Aforismario

È stato grazie al progresso che il contenibile "stolto" dell'antichità si è tramutato nel prevalente cretino contemporaneo, personaggio a mortalità bassissima la cui forza è dunque in primo luogo brutalmente numerica; ma una società ch'egli si compiace di chiamare "molto complessa" gli ha aperto infiniti interstizi, crepe, fessure orizzontali e verticali, a destra come a sinistra.

Sconfiggerlo è ovviamente impossibile. Odiarlo è inutile. Dileggio, sarcasmo, ironia non scalfiscono le sue cotte d'inconsapevolezza, le sue impavide autoassoluzioni (per lui, il cretino è sempre «un altro»).

Il cretino è imperturbabile, la sua forza vincente sta nel fatto di non sapere di essere tale, di non vedersi né mai dubitare di sé.

Lo stupido gira a testa alta, ha «preso coscienza» anche lui, s'è intrufolato tra le schiere di quanti si ribellano a secolari emarginazioni sessuali, etniche, classiste, nazionali, religiose (a volte si ha l'impressione che abbia preso la testa del corteo) e anche lui non prova più il minimo senso di colpa per la sua «diversità».

Le elezioni non servono più a niente? Ma appunto! Quale altro Paese è in grado di offrire ai cittadini un rito così mirabilmente gratuito, una gestualità così depurata d'ogni senso, un certame che è pura rappresentazione, puro teatro? Sarebbe follia non approfittarne un'ultima volta, negare il biglietto d'ingresso (il voto) a tanti volenterosi, meravigliosi attori!

La folla nei musei crea un inconveniente basilare (è difficile avvicinarsi materialmente ai quadri) e suscita l'eterna domanda: ma questi sono qui per Manet o per poter pensare e dire di aver visto Manet?

Tranne forse gli animali delle favole di La Fontaine, nessuno è mai stato bravo come gl'italiani nell'arte d'inventare nobili pretesti per eludere i propri doveri e fare i propri comodi.

Quel rovinoso atteggiamento che gl'italiani hanno sempre avuto verso la cultura (ma anche verso la politica, l'economia, il sindacalismo, eccetera) che gli fa apparire «serio» soltanto ciò che è altisonante, impettito, astruso, per cui, conversamente, ogni approccio di sapore pragmatico gli sembra ignobile e superficiale.

Tutti in Occidente vivono moltissimi anni, con moltissimo tempo a disposizione, moltissimo denaro e moltissime occasioni per spenderlo. Non era stato previsto. E ancora meno era stato previsto che l'irsuto neanderthaliano, saziati i bisogni primari, si sarebbe trovato di fronte il cruciale problema di come passare le vacanze.

Mille turisti in un chiostro significano, in pratica, l'annullamento del chiostro. Cento turisti davanti a un Caravaggio equivalgono alla soppressione del Caravaggio. Perduta è la concentrazione, perduto il lento approccio contemplativo, quel girare attorno, quell'inclinare la testa, quell'attiva messa a fuoco di ciascun dettaglio.

Noi non scartiamo l'ipotesi che nella maldicenza si debba vedere l'estremo rifugio dell'individuo indipendente, il privato territorio dove ognuno può ancora ragionare con la propria testa, esercitare e affinare le proprie capacità di giudizio, di osservazione, di confronto, di critica, di satira.

Immersi come siamo fino al collo in un'«attualità» che è essa stessa trito vecchiume, mediocrità infinitamente ripetitiva, crediamo di poterne uscire col tenerci sempre più «aggiornati», più «al corrente», più al passo con le presunte novità dell'ultimo mese, settimana, giorno, ora, minuto.

Un giornalista che tace o mente è una contraddizione in termini; per il vero giornalista, dire la verità non è affatto una questione di etica professionale, come pomposamente si ripete, bensì un invincibile impulso, una vocazione (di comare o d'angelo) a riferire, annunciare, portare testimonianza fra noi poveretti che non sappiamo niente.

Il cretino in sintesi
© Mondadori, 2002

Insieme all’invidia, l’accidia è il vizio più diffuso nella (anzi, «dalla») società moderna, di cui la maschera di febbrile attivismo nasconde malamente l’autentico volto burocratico. E la burocrazia è grande maestra di accidia, immenso alveare di viziosi impuniti e impunibili, ronzanti in mezzo a pratiche inevase, in giacenza, dimenticate, slittate, smarrite, scivolate tra dita incuranti.

L’accidia è disinteressata, non porta a chi vi si crogiola nessun tangibile vantaggio, nessun tipo di soddisfazione o rivalsa morale. Perennemente afflosciata su se stessa, non ispira in chi la guarda nessuna simpatia, nostalgia, solidarietà. Come una barba mal rasata, una lattina contorta in un’aiuola, una macchia d’umido sul soffitto, contribuisce soltanto a estendere sempre più il vasto impero dello squallore.

La Patria, bene o male
Almanacco essenziale dell’Italia Unita © Mondadori, 2010 (con Massimo Gramellini)

La nostra impressione finale è che questa Patria sia una difficile Patria, più volte sull’orlo del baratro, più volte nel baratro precipitata, con continue riprese anche stupefacenti, anche ammirevoli. C’è di che inorgoglirsi, ma purtroppo anche di che vergognarsi. Un Paese esasperante, spesso scoraggiante, quasi sempre dilaniato da emotività contrapposte e che potrebbe fare molto di più, come dicevano gli insegnanti alle nostre mamme.

Articoli
La Stampa

Elezione: l'inturgidirsi dell'organo politico riproduttivo grazie al quale si rende periodicamente possibile la fecondazione delle due Camere e di vari tipi di assemblea. Per evitare che l'elezione venga a configurarsi come "atto osceno in luogo pubblico" la legge impone che si svolga in cabine appartate e rigorosamente vietate ai minorenni.

La vera, schiacciante, capillare egemonia culturale sotto cui viviamo da decenni, da secoli, non è né marxista né borghese: è l'egemonia dell'ottimismo, ora cauto e ragionevole, ora dirompente, euforico, ora scientifico, religioso, sessuale, ora consumistico, libertario, autoritario. Vi soccombe la massaia che acquista un nuovo detersivo come il terrorista che uccide il magistrato; l'ingegnere nucleare come l'ecologista arrabbiato.

Note
Vedi anche frasi e citazioni di: Alberto ArbasinoGiuseppe Pontiggia

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