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Frasi e citazioni di Hjalmar Söderberg

Selezione di frasi e citazioni di Hjalmar Söderberg (Stoccolma, 1869 - Copenaghen, 1941), scrittore svedese. "Nelle sue opere della maturità artistica, [...] Söderberg conferma le sue doti di narratore lucido e preciso che, da una posizione di isolato individualismo e stilisticamente distante dall'opulenza verbale degli scrittori neoromantici, ci offre una satira amara del costume borghese dei primi decenni del ventesimo secolo". [Wikipedia]. Le seguenti citazioni di Hjalmar Söderberg sono tratte dal libro Il dottor Glas (1905).
Foto di Hjalmar Söderberg
Si vuole essere amati; in mancanza di questo, ammirati; in mancanza  di questo, temuti;
in mancanza di questo, detestati e disprezzati. Si vuol suscitare negli altri un sentimento di
qualche tipo. L’anima rabbrividisce dinanzi al vuoto e vuole avere contatti a qualunque costo.
(Hjalmar Söderberg)

Il dottor Glas
Doktor Glas, 1905 - Selezione Aforismario

Il rispetto per la vita umana: cos’altro è, sulla mia bocca, se non bassa ipocrisia? E cos’altro può essere per chi, talvolta, ha passato qualche momento libero a pensare? 

Il mondo brulica di vite umane. E chi mai ha tenuto in minimo conto vite umane estranee, sconosciute, mai viste, a eccezione forse di qualche filantropo troppo scopertamente ridicolo? È dimostrato dai fatti. Tutti i governi e i parlamentari del mondo lo dimostrano.

Il dovere: che eccellente paravento per rannicchiarvisi dietro ed esimersi dal fare quello che si deve fare!

No, non lo capisco. Perché deve essere così? Perché deve sempre andare a finire così? Perché l’amore deve essere oro stregato che il giorno dopo si trasforma in un mucchio di foglie appassite, o in sporcizia o in zuppa di malto? 

Dal desiderio degli uomini per l’amore è germogliata tutta quella parte della cultura che non è direttamente rivolta alla soddisfazione della fame, o alla difesa contro i nemici. Il nostro senso estetico non ha nessun’altra fonte. Tutta l’arte, tutta la poesia, tutta la musica vi si è dissetata. 

La gente tratta sempre le storie d’amore degli altri come qualcosa di volgare o di comico.

Perché la vita della nostra razza deve essere conservata e il nostro desiderio acquietato proprio mediante un organo che, parecchie volte al giorno, usiamo per lo scarico di impurità? Perché non potrebbe accadere attraverso un atto in cui ci fossero dignità e bellezza e, al tempo stesso, il più alto piacere dei sensi?

Mi sono presto abituato a dominarmi, a scindere ciò che rispecchiava le mie aspirazioni intime e costanti dalla volontà contingente, dalle voglie del momento, e a prestare ascolto solo a una voce disprezzando l’altra. 

Avevo sentito, una volta, una scintilla di quella grande fiamma ed ero meno che mai disposto ad accontentarmi di un amore fasullo.

Il desiderio è la delizia più grande del mondo ed è la sola cosa che può abbellire un po’ questa misera vita. Ma l’appagamento del desiderio non deve valer poi molto.

La volontà di un uomo non è un’unità; è la sintesi di cento impulsi contrastanti. Una sintesi è una finzione; la volontà è una finzione. Ma noi abbiamo bisogno di finzioni, e nessuna finzione ci è più necessaria della volontà. 

Ahimè, quale altro compito ha l’uomo, nei confronti della donna, se non quello di sedurla – che questo accada in un bosco o nel letto nuziale –, e poi aiutarla e sostenerla in tutto ciò che la seduzione comporta?

Anche una moglie dovrebbe in realtà far parte di tutto il quadro. Ma non è una cosa semplice. Mi è così difficile persino sopportare l’idea che qualcuno possa guardarmi mentre dormo. 

No, non c’è sogno di felicità che, alla fine, non si morda la coda.

È così squallido trascinarsi da soli, con un’anima sterile; non si sa cosa escogitare per sentirsi qualcosa, per significare qualcosa e avere un po’ di stima di sé stessi.

La povertà è tremenda. Fra tutte le cosiddette disgrazie esteriori, è quella che agisce più profondamente sull’animo.

Dà una sensazione di tranquillità sapere che queste piccole biglie infarinate [di cianuro], simili a pallini di piombo, stanno lì ad aspettare il giorno in cui potranno servire. In loro c’è una forza latente, cattiva e malefica di per sé, fin dalle origini nemica capitale dell’uomo e di tutto il mondo vivente: la si libera solo quando essa diventa l’unica liberatrice, ardentemente bramata, in grado di salvarci da una forza peggiore.

Si è sempre saggi a conformarsi all’uso; e nelle cose che non ci toccano nel profondo del nostro essere, forse, facciamo anche bene, a conformarci.

Niente sminuisce e mortifica un essere umano quanto la consapevolezza di non essere amato.

Si vuole essere amati; in mancanza di questo, ammirati; in mancanza di questo, temuti; in mancanza di questo, detestati e disprezzati. Si vuol suscitare negli altri un sentimento di qualche tipo. L’anima rabbrividisce dinanzi al vuoto e vuole avere contatti a qualunque costo.
[Man vill bli älskad, i brist därpå beundrad, i brist därpå fruktad, i brist därpå avskydd och föraktad. Man vill ingiva människorna något slags känsla. Själen ryser för tomrummet och vill contact fino a vad pris som helst].

Non sono felice. Eppure non conosco nessuno con cui vorrei cambiarmi; mi si stringe il cuore solo all’idea di poter diventare questo o quell’altro fra quelli che conosco. No, non vorrei essere nessun altro.

Il mondo non è buono con coloro che amano. E si finisce sempre in mezzo alle tenebre: è così per loro e per noi tutti.

Non conosco nessun’altra definizione della felicità se non quella secondo cui essa è la sintesi di ciò che ognuno, nella propria situazione, ritiene desiderabile.

La gente non si preoccupa della felicità, cerca il piacere dei sensi. Cerca il piacere dei sensi anche contro il proprio interesse, contro le proprie convinzioni e la propria fede, contro la propria felicità… 

La felicità più profonda sta forse, in fin dei conti, nell’illusione di non aspirare alla felicità.

Ci sono uomini che difettano di ogni predisposizione alla felicità e che l’avvertono con penosa e inesorabile chiarezza. Tali uomini non aspirano alla felicità ma, semmai, cercano di dare un po’ di forma e di stile alla propria infelicità.

La donna alla quale posso rivelarmi non esiste! E tuttavia: vivere al suo fianco e mai metterla a parte di ciò che io sono veramente e che è davvero mio: ci si può comportare così con una donna? Lasciarla abbracciare un altro, facendole credere che sia io: si può agir così?

Si sa così poco l’uno dell’altro. Si abbraccia un’ombra e si ama un sogno. 

Le stelle non possono più rallegrarsi della stessa popolarità che, prima, godevano nel mondo. Fino a quando l’uomo ha creduto che il proprio destino dipendesse da loro erano temute, ma anche amate e venerate; da bambini, poi, ci piacevano tanto a tutti, al pensiero che fossero delle belle candeline che Dio accendeva la sera per farci piacere, e credevamo fosse a noi che esse facevano l’occhiolino! Ora invece che sappiamo un po’ di più sul loro conto, sono per noi soltanto un avvertimento costante, tormentoso e sfacciato, della futilità della nostra esistenza.

Nonostante non abbia mai ben capito cos’abbia io a che spartire con questo mondo, tuttavia ci sono rimasto.

Cos’è la notte, cos’è quello che noi chiamiamo notte? È la sottile ombra conica del nostro minuscolo pianeta. Un piccolo birillo appuntito di oscurità in mezzo a un mare di luce. E questo mare di luce, cos’è? Una scintilla nello spazio. Il cerchietto luminoso intorno a una piccola stella: il sole.

La luna è, per il giovane, la promessa di tutto ciò che di prodigioso l’aspetta; per l’anziano, il segno che la promessa non è stata mantenuta, un ricordo di tutto ciò che si è spezzato ed è andato in frantumi... E cos’è il chiaro di luna? La luce del sole di seconda mano – indebolita, falsificata.

La morale è quel famoso cerchio di gesso intorno alla gallina: ne è legato chi ci crede. La morale è l’opinione degli altri su quello che è giusto.

La mia vita è vuota e misera e non vi vedo alcun senso, tuttavia sono saldamente attaccato a essa, mi piace camminare alla luce del sole e guardare la gente.

Ho imparato a conoscere il mio corpo. Ho imparato a sentire e capire che il mio corpo sono io. Non c’è gioia né dolore né vita che non sia vissuta attraverso di esso.

Tutto vogliamo avere, tutto vogliamo essere. Vogliamo la gioia dell’assoluta felicità e il baratro della sofferenza più profonda. Vogliamo il pathos dell’azione e la calma di chi sta a guardare. Vogliamo la quiete del deserto e il chiasso del foro. Al tempo stesso vogliamo essere il pensiero del solitario e la voce del popolo, la melodia e l’accompagnamento. Contemporaneamente! Come può essere possibile?

Volere è saper scegliere. Oh, perché dev’essere tanto difficile scegliere? Saper scegliere è saper rinunciare. Oh, perché dev’essere tanto difficile rinunciare!

La maggior parte di ciò che si sogna, in realtà, non vale un pensiero: schegge staccate da ciò che si è vissuto, spesso dalla parte più stupida e che più ci è indifferente, che la coscienza non ha ritenuto degna di prendere in considerazione ma che, tuttavia, vive la sua vita spettrale per sé stessa, in qualche sgabuzzino del cervello.

Raramente scrivo un pensiero la prima volta che mi viene in mente. Aspetto, e vedo se ritorna.

Ho portato con me la mia solitudine nel brulichio degli uomini, come la chiocciola la sua casa. Per alcuni la solitudine non è una circostanza in cui si sono venuti a trovare, ma una loro caratteristica.

Io non ho paura della morte. Nemmeno se credessi che dopo la morte ci fosse qualcosa, ne avrei paura. Non ho fatto niente, né in bene né in male, che avrei potuto fare diversamente; ho fatto quello che ho dovuto fare, nelle piccole come nelle grandi cose. 

Non pensate! Il pensiero è un acido che corrode. All’inizio pensi che distrugga soltanto quel che è marcio e malato e che deve essere tolto. Ma il pensiero non la pensa così: distrugge alla cieca. Comincia con la preda che tu gli getti più volentieri e con più gioia: ma non credere che possa saziarlo! Non smetterà fin quando non avrà rosicchiato l’ultima cosa che ti è cara.

Primo comandamento: non devi capire troppo. Ma colui che capisce quel comandamento, ha… già capito troppo.

Note
Leggi anche le citazioni degli autori svedesi: Pär LagerkvistAugust Strindberg

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