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Aforismi, frasi e citazioni di Maria Venturini

Selezione di aforismi, frasi e citazioni di Maria Venturini (Trieste ... - Bevagna  2009), giornalista e scrittrice italiana. Oltre a collaborare con diversi quotidiani e riviste, Maria Venturini ha scritto vari libri: Le ragioni del Mezzogiorno (1991), Il Morso della mela: interviste sul femmismo (1993), Olimpo Felino (2003), Kreisleriana op.16 - Storia di due amori (2007).
Le seguenti citazioni di Maria Venturini sono tratte da Il Dizionario delle Felicità (Lacaita 1998), premiato nel 1999 a Martina Franca dalla Fondazione "Nuove Proposte".
Non sono le rughe del volto ma quelle dell'anima
che svelano la vostra vera età. (Maria Venturini)
Dizionario delle felicità
© Lacaita 1998 - Selezione Aforismario

Amare. La prima volta fa paura: se ci coglie in un momento di felice autosufficienza come non avvertire lo strappo da se stessi, l'improvvisa dipendenza della nostra felicità da qualcuno che è altro da noi? Altri amori verranno, altre insicurezze, gioie ed amarezze, ma non più quella lacerazione primordiale di un unicum - anima e corpo - che avevamo faticosamente ricomposto attraverso le dolcezze e i travagli dell'adolescenza.

Amatevi fino al punto di non raccontarvi troppe bugie sulle vostre debolezze e sui vostri errori. sarebbe un modo sbagliato di amarvi. Tale lo giudichereste se rivolto ad altri, e tale lo dovete sentire, con la stessa chiarezza e severità verso voi stessi.

Assenza, lontananza, privazione, attesa: parole che entrano con violenza nel vocabolario dell'anima, e rendono gravide di paura le dolcezze e gli smarrimenti dei primi abbandoni amorosi. Forse la vita, più avanti, ci renderà forti. Ma è bello non dimenticare, se li abbiamo vissuti con sincero stupore, quei primi irripetibili turbamenti.

Avete tutta una vita da passare in compagnia di voi stessi, perciò datevi da tare per conoscervi il meglio possibile. Vi accorgerete ben presto che la felicità o l'infelicità dipendono solo in parte dalle cose che accadono fuori di voi, e moltissimo invece da come voi le accogliete e le vivete. Siete voi, con i vostri umori e sentimenti, ma anche la vostra ragione, che date un senso agli avvenimenti e li colorate di rosa o di nero.

Di rispetto per se stessi e non altro è fatta la sana reattività di chi non va supinamente a rimorchio di moda e mode. Guardatevi da imperativi destinati acriticamente alla pazza folla, rifiutate le gonnelline elasticizzate se avete un sedere autorevole, sfuggite alla minigonna se le gambe non sono perfette, esercitate su di voi lo spirito critico di cui siete capaci guardando gli altri.

Diffidate di vostro marito se, dopo lunghi anni di astinenza da regalo, si presenta a voi con un prezioso importante; gli uomini, anche alle soglie del duemila, usano il gioiello per farsi perdonare un tradimento.

È cosa sciocca disprezzare o condannare gli amori del passato, parte cosi viva di noi stessi, ed è inelegante fare antipatici confronti a favore di quello che si sta vivendo; potrebbe trattarsi di un amore destinato anch'esso a trascorrere.

Ebbene, non possiamo negarlo; esiste l'infelicità. Nulla possiamo fare per evitarla se ci colpisce nel corpo o nell'anima, al di fuori delle nostre difese. A seconda del nostro temperamento saremo forti come querce nell'affrontare il dolore, flessibili come giunchi perché passi su di noi con il minor danno possibile.

Il passato è il nostro incancellabile teatro di vita.

La mia raccomandazione è la seguente; abbiate sempre in frigo una bottiglia con bollicine, non consideratela una bevanda riservata alle feste comandate, ai compleanni, agli anniversari.

Le occasioni di trasgressione, nella vita, a voler dare ascolto al nostro super io e ai buoni insegnamenti ricevuti sull'altrui pace e libertà da rispettare, non sono poi tante; trasgredire alle nostre buone o cattive abitudini può essere dunque un bell'esercizio di fantasia, e una via di fuga dall'abitudine trasformata in schiavitù.

Nei segni del volto c'è tutta la nostra vita che non intendiamo rinnegare; chi sa leggere capirà, gli altri non contano. Non adontatevi perciò se qualcuno fa domande stupide davanti a una vostra immagine giovanile, e non precipitatevi dal chirurgo per cancellare rughe che vi appartengono ben più in profondità dei primi strati epiteliali.

Non abbiate paura di amarvi, fino all'autocitazione, al narcisismo più sfacciato. Perché non dovreste? Avere un grande affetto e anche una bella stima per se stessi è fonte di straordinarie risorse nell'affrontare la vita: più coraggio, più iniziativa, meno incertezza nel decidere e agire.

Non ci vuol molto per dedicare a se stessi un amore vero e limpido: basta attraversare le nebbie della paura, fare un inventario scrupoloso dei propri vizi con altrettanta notarile sincerità di quella impiegata per raccontarsi - come generalmente si preferisce - le proprie virtù. Con l'aggiunta di un pizzico di ironia e di indulgenza non autogiustificatoria si ottiene una creatura di disarmante bellezza inferiore. Come non restarne affascinati, e anche in allegria? Amatevi cosi, se ne siete capaci.

Non è facile essere gentili con gli arroganti, gli stupidi presuntuosi, i supponenti, i bugiardi colti in flagrante. Non è necessario esserlo, a ben vedere; costoro hanno diritto ad una nostra pedagogica scortesia che li aiuti a capire i loro errori. Un eccesso di gentilezza − vendetta di aristocratica raffinatezza il cui significato ultimo è l'assoluta sottovalutazione dell'interlocutore maleducato − va riservata a casi rarissimi, altrimenti è dannosa e male interpretata.

Non sono le rughe del volto ma quelle dell'anima che svelano la vostra vera età; ho conosciuto gente di vent'anni che era già vecchia per l'incapacità di emozionarsi alla vita e alle sue sorprese, e ottantenni vivaci e creativi.

Pochi o tanti che siano, [gli amori trascorsi] fanno parte della nostra vita; è sciocco pentirsene, covare risentimenti, avere rimpianti. Se qualcosa non ha funzionato nelle nostre vicende sentimentali l'uso migliore che possiamo farne è quello di riesaminarle, magari con il distacco della lontananza per conoscere un po' meglio noi stessi e anche gli esseri che abbiamo amato.

Se dovessimo contare sulle grandi gioie per misurare la nostra felicità avremmo di che lamentarci; possono presentarsi anche molto raramente ed essere di breve durata. Sono le piccole gioie quotidiane, i piaceri minimi, la scelta delle soluzioni più congeniali a noi, la rete di sicurezza su cui poggia uno stato d'animo sereno, anticamera della felicità.

Se siete donna, in quell'età di mezzo che espone i primi capelli bianchi e ricevete una scortesia, magari da un giovanotto al guinzaglio di una sgallettata che vi sorpassa in coda per il taxi con il passo lungo e scosciato, non mancate, gentilmente, di ricordare ad ambedue che il tempo passa per tutti, inesorabilmente anche per loro.

Tristezza. Se avete un buon motivo per essere triste non cercate vie di fuga. Se un rimorso vi opprime, una perdita vi addolora, una sconfitta vi brucia, far finta di niente non serve. Incolpare altri, rivoltare la frittata per dimostrare che le cose stanno diversamente prelude a false consolazioni di breve durata. Meglio una vera tristezza vissuta fino in fondo. Compatitevi un po', coccolatevi, raccontatevi qualche cosa bella che vi è accaduta in passato. Insomma, aiutatevi ma non raccontatevi bugie: vi caccereste in un vicolo cieco e perdereste una buona occasione per diventare più maturi e più forti.

Libro di Maria Venturini consigliato
Dizionario delle felicità
101 voci per scoprire, inventare, conservare tutte le opportunità di essere felici, e immaginare di esserlo fino a prova contraria.
Editore: Lacaita 1998

- Lettore - Un dizionario sulla felicità? Se devo essere sincero ho idea che Lei prenda l'argomento un po' alla grande, con una buona dose di presunzione.
- Autore - Lei mi sospetta di essere un aspirante auto re di operette morali. Mi vuoi dare una buona ragione perché non si debba affrontare questo tema?
- Una ragione di modestia, per esempio. Ne hanno parlato già tanti, e illustri.
- Non intendo mettermi sulle orme di Platone o Seneca, Le faccio tuttavia notare che siamo circondati da gente infelice, stressata, depressa o euforica per motivi di una sconcertante banalità. Gente che ingurgita pillole per dormire, per stare sveglia, per far carriera, per dimenticare, per ricordare.... Le sembra normale tutto ciò?
- D'accordo, non mi pare tuttavia che sia necessario scomodare una parola sacra come felicità.
- Mi scusi ma non sono d'accordo: non c'è nulla di sacro nella parola felicità. Tutti desideriamo essere felici; gli americani hanno addirittura ipotecato la loro credibilità societaria sul diritto alla felicità per ogni cittadino, diritto sancito netta Carta Costituzionale, e non vedo cosa vi sia di sacro e intoccabile in un proposito condiviso da almeno duecento milioni di persone, per legge, e dal resto dell'umanità, per consuetudine.