Aforismi di Arturo Graf da "Ecce Homo"

Selezione dei migliori aforismi di Arturo Graf (Atene 1848 - Torino 1913), poeta, critico letterario e aforista italiano. Dopo la laurea in legge a Napoli, Arturo Graf si dedicò agli studi letterari e trascorse gran parte della vita a Torino come insegnante universitario. Pubblicò molti scritti storico-critici e varie raccolte di versi. 

L'attività poetica di Graf procede da una iniziale adesione al razionalismo positivista, da cui deriva la sua visione disperatamente pessimistica dell'esistenza, corroborata dall'influenza dei poeti romantici tedeschi e soprattutto di Leopardi. In seguito attraversò una crisi spirituale che sfociò nella conversione, resa pubblica nel 1905 con lo scritto Per una fede. Da allora il suo stile tese sempre più a evocare sentimenti impalpabili, affidando ai simboli una spesso faticata riflessione sul mistero delle cose.

Gli aforismi che seguono sono tratti dalla raccolta di aforismi Ecce Homo (1908), una sorta di compendio di pillole di saggezza che Arturo Graf intendeva trasmettere soprattutto ai giovani. In epigrafe al volume, si può leggere questa dedica: 
"Ai miei discepoli / antichi nuovi nuovissimi / dopo trentatré anni d'insegnamento / aspettando il riposo / dedico questo / che di tutti i miei libri / vorrei potesse essere / il meno inutile".
Foto di Arturo Graf
Non farà mai nulla di grande nel mondo, chi non sappia sfidare l'odio,
o disprezzare lo scherno. (Arturo Graf)

Ecce Homo
Aforismi e Parabole, 1908 - Selezione Aforismario

A compiacersi del semplice ci vuole un'anima grande. 

A non leggere troppi libri, quante mai cose s'imparano! 

Aiuta, se puoi, gli altri ad innalzarsi, ma a patto di non abbassarti mai tu stesso. 

Amoreggiate con le idee finché vi piace; ma quanto a sposarle, andate cauti.

Badate, volendo estirpare un'illusione, di non uccidere un'anima. 

Bisogna salir così alto, che la stessa superbia si rimanga per istrada a mezzo dell'erta.

C'è da confondersi in pensare quanto applauso di uomini minimi ci vuole per fare la gloria di un uomo grande. 

Certe verità sono più pronti a dirle i matti che i savi. 

Certo, le parole non sono azioni; ma qualche volta una buona parola vale quanto una buona azione. 

Certo, non bisogna credere alla felicità; ma come farebbero gli uomini a vivere se non formassero qualche sogno di felicità? 

Chi fa un libro ci mette dentro, di solito la parte migliore di sé; e per questo, conversare con i libri, è più piacevole che conversare con gli uomini.

Chi conosce i difetti altrui è uomo di buon discernimento: di molto migliore chi conosce i propri.

Chi si fosse spogliato di tutte le illusioni rimarrebbe nudo.

Chi ha un vero amico può dire di avere due anime. 

Chi in un'arte è diventato maestro, può senza danno scordarsi le regole.

Chi non abbia altro che quattrini è un povero diavolo. 

Chi si fida di ognuno, mostra d'avere poco discernimento e poco giudizio: chi non si fida di nessuno, mostra d'averne anche meno.

Chi voglia udire la voce sincera della coscienza, bisogna che sappia fare silenzio intorno a sé e dentro di sé.  

Chi vuol essere da più ch'ei non può, riesce da meno di quanto ei potrebbe. 

Chi, essendo in guerra col mondo, è in pace con se medesimo, può essere felice; ma non può non essere infelicissimo chi, essendo in guerra con se medesimo, sia in pace col mondo. 

Chi, per tema d'inciampare, si guarda sempre a' piedi, non inciamperà forse mai, ma non vedrà, né ciò che gli sta sul capo, né ciò che gli sta dintorno.

Ci sono taluni ossessi di prudenza, che a furia di volere evitare ogni più piccolo errore, fanno dell'intera vita un errore solo. 

Datti; ma non buttarti via. 

Di là da certo segno, la ricchezza e la povertà hanno comune questa maledizione, che fanno dell'uomo uno schiavo.

È assai più facile essere caritatevole che giusto.

Essere modesto è spesso più facile a chi abbia fatto qualcosa che a chi non abbia fatto mai nulla. 

Essere solo, da parte, non vuol dire gran che; ma essere solo, di sopra, questo sì che dice assai. 

Fa' silenzio intorno a te, se vuoi udir cantare l'anima tua.

Gli uomini hanno soppresso il diavolo dacché si sono accorti di poter fare senza il suo auto tutto il male che già credevano di fare col suo aiuto. 

Gli uomini, in fondo, sanno benissimo che la felicità è un sogno, e nulladimeno, non paghi di serbarne in cuore il desiderio e la speranza, vogliono di questa speranza e di questo desiderio fare un diritto.

I nemici più pericolosi sono quelli da cui l'uomo non pensa a difendersi.

Il paese di più incerti confini che sia nel mondo è quello della umana stoltezza.

Il primo dovere di un uomo d'ingegno si è di non far lega con gl'imbecilli. 

Il più sicuro rimedio ai mali della vita sarà pur sempre la forza ponderata dell'animo. 

Il saggio sdegna, non di ridere, ma di deridere. 

Il sapere e la ragione parlano; l'ignoranza e il torto urlano.  

Irragionevolezza, più che comune, universale: credere che ciò che fa per noi, debba fare per gli altri, e ciò che non fa per noi non debba fare per gli altri.

La cosa che noi ignoriamo più di tutte l'altre è la nostra stessa ignoranza. 

La felicità è come quell'oste che aveva scritto sulla sua bottega: Domani si farà credenza. 

La forza è confidente per natura. Nessun più sicuro segno di debolezza che il diffidare istintivamente di tutto e di tutti.

La perseveranza è la virtù per cui tutte l'altre virtù fanno frutto.

La politica comune è troppo spesso l'arte di mandare innanzi a braccetto la verità e la menzogna, per modo che chi le vede passare non sappia distinguere quale sia la menzogna e quale la verità.

La ragione non merita veramente di chiamarsi con questo nome, se non il giorno in cui comincia a dubitar di sé stessa. 

La ricchezza può essere buon condimento nel banchetto della vita; ma tristo quel commensale cui essa sia tutt'insieme condimento e vivanda.

La vita è tale negozio che non ci si fa mai guadagno che non sia accompagnato da perdita. 

L'amore è come l'acqua, se qualcosa non lo agita, imputridisce.

L'amore è, secondo i casi, un gran cieco, o un gran veggente.

L'esperienza ammonisce che bisogna, qualche volta, chiudere un occhio, ma che non bisogna mai chiuderli tutt'e due. 

L'ignoranza essendo assai volte altezzosa e caparbia, bisogna che la scienza sappia essere mansueta e modesta.

L'ignoranza non sarebbe l'ignoranza, se non si riputasse da più che la scienza.

L'ultima età della vita non è senza gioia a chi può darsi ragione del perché sia vissuto.

L'uomo è un animale oramai sparito dalla faccia della terra: non v'è più altro che frammenti d'uomini. 

L'uomo volgare cerca di appropriarsi i beni della vita; l'uomo nobile si propone di meritarli. 

L'uomo, quanto più possiede, tanto meno si possiede. 

L'uso e la pratica della vita finiscono d'invilire gli animi naturalmente vili, e finiscono di nobilitare gli animi naturalmente nobili.

Nel viaggio della vita non si danno strade in piano: sono tutte o salite o discese.

Nessuno più noioso di chi perpetuamente si annoia. 

Non merita d'essere amato chi non abbia il coraggio di farsi odiare. 

Non merita d'essere letto il libro che non lasci desiderio d'essere riletto. 

Non tutta la marmaglia veste di cenci. 

Pensieri e frasi di certi begli spiriti sono come quei razzi, che brillano un istante nel buio, ma poi lasciano il buio di prima. 

Per sentirsi, non diremo sicuri, ma coraggiosi e tranquilli lungo le vie della vita, giova desiderar poco e sperar anche meno. 

Più facile premunirsi contro la malvagità che contro la stoltezza degli uomini.

Pochi giorni luminosi bastano a rischiarare tutta una vita. 

Pochi uomini desiderano veramente di morire; ma infiniti vorrebbero non esser mai nati.

Presso che le operazioni tutte con le quali gli uomini s'ingegnano di acquistare la felicità, sono ad essi cagione di maggiore infelicità.

Quando si sia bene conosciuto e sentito che tutta quanta la vita è amara, ben poco di amaro vi possono aggiungere le piccole disgrazie che intervengono alla giornata. In una infusione di assenzio non si avverte qualche goccia di sugo di genziana.

Quanto più lo spirito si allarga, e tanto meno posto vi possono trovare l'odio e l'invidia.

Ributtare da sé i mali non necessari è degno dell'uomo; ma anche più degno sopportare con animo forte i necessari.

Se ami, soffrirai; se non ami, inaridirai.

Se è povero di giudizio chi scambia il chimerico per l'ideale, anche più povero è chi scambia l'ideale per il chimerico.

Se l'anima tua invecchia innanzi tempo, invecchierà innanzi tempo anche il tuo corpo. 

Se non ci fossero tante pecore, non ci sarebbero tanti lupi.

Se non riesco io a mettermi in alto, chi potrà mettermi in alto? 

Se non ti vuoi trovare nella bestiale necessità di adoperare i denti contro certi tuoi simili, lascia loro vedere che li hai. 

Se tu pretendi e ti sforzi di piacere a tutti, finirà che non piacerai a nessuno.

Se volessero parlare di ciò solo che intendono, gli uomini quasi non parlerebbero.

Semplice e melanconica storia di quasi tutti gli amori: due linee convergenti; un punto di contatto; due linee divergenti.

Sia la meta cui giungi il punto onde tu muovi per tendere a nuova meta. 

Sono molti che leggono ogni maniera di libri, e mai non aprono il libro dell'anima propria; e quando pure l'aprissero, non vi saprebbero leggere. 

Stolta e ridicola ambizione quella a cui non siano proporzionate l'avvedutezza e le forze. 

Una donna la quale non abbia avuto, a vent'anni, altra ragione d'essere amata che la bellezza, sarà detestata a quaranta.

Uomo su cui possa l'adulazione, è uomo senza difesa. 

Vinci il male che puoi vincere: il male che non puoi vincere, sopporta. 

Libro di Arturo Graf consigliato da Aforismario
Libro di Arturo Graf
Ecce Homo
Aforismi e Parabole
Editore: Fratelli Treves, Milano, 1908

Vi affacciate a questa scena del mondo, e quale spettacolo vi si offre? Uno spettacolo voi non sapete se più doloroso, o più laido, o più grottesco. Cercate di darvi ragione di ciò che vedete, e non ci riuscite. Chiedete a voi stessi se la civiltà abbia per iscopo di esaltare l'umana natura ovvero di deprimerla. Imparate a conoscere la terribile schiavitù del libero cittadino, l'atroce miseria del popolo sovrano. Vi sentite avvinghiati, premuti, travolti; e in quella che date tutte le vostre forze alla comune opera interminabile, che, pure essendo comune, è tutta tramata di rivalità e di conflitti; e mentre vi logorate nella cotidiana fatica del fare, disfare, rifare; vi avvelena l'anima un dubbio amaro, se non pure la disperata certezza, della inutilità dell'opera vostra e dell'altrui e di ogni possibile opera. Sentite che la macchina immane che abbiam costruita ci stritola; che le cose prodotte a giovamento delle persone affogano le persone: e nella età in cui più dovrebbe parer lieta la vita, molti di voi desiderano di non essere nati. [Sul frontespizio si possono leggere due aforismi dell'autore: "La viltà, per non farsi scorgere troppo, inventò il destino". "Nella fortunosa e buia navigazione della vita, più che i venti contrari, temi gli scogli nascosti"].

Note
Leggi anche gli aforismi degli aforisti italiani: Carlo DossiFrancesco Orestano - Niccolò Tommaseo

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