Cerca Autori o Argomenti in Aforismario

Frasi e citazioni di Andrea Camilleri

Selezione di aforismi, frasi e citazioni di Andrea Camilleri (Porto Empedocle 1925 - Roma 2019), scrittore, sceneggiatore, regista e drammaturgo italiano.
Andrea Camilleri è noto soprattutto per i suoi romanzi polizieschi che hanno come protagonista il commissario Montalbano, personaggio letterario immaginario trasposto anche in una fortunata serie televisiva e interpretato dall'attore Luca Zingaretti.
Ha affermato Camilleri: "Il mio commissario è meno aitante, meno scattante, ha reazioni diverse, non è così giovane, ma il modo di ragionare è simile. Nella sostanza, il commissario della fiction rispecchia perfettamente il Salvo Montalbano letterario. "U ciriveddu ci camina" a tutti e due allo stesso modo".
Le seguenti citazioni di Andrea Camilleri sono tratte da suoi romanzi, racconti, articoli e interviste.
La massima fortuna che un omo può aviri nella vita è quella di non
arrivare mai a un punto di disperazione dal quale non puoi tornare narrè.
(Andrea Camilleri)
La forma dell'acqua
Sellerio, 1994

In politica sono tutti come cani. Appena sanno che non puoi difenderti, ti azzannano.

Le parole? Le parole cose d'aria, sono.

Il ladro di merendine
Sellerio, 1996

Un autentico cretino, difficile a trovarsi in questi tempi in cui i cretini si camuffano da intelligenti.

Un mese con Montalbano
Mondadori, 1998

Le parole che dicono la verità hanno una vibrazione diversa da tutte le altre.

Gli arancini di Montalbano
Mondadori, 1999

Gustare un piatto fatto come Dio comanda è uno dei piaceri solitari più raffinati che l'omo possa godere, da non spartirsi con nessuno, manco con la pirsona alla quale vuoi più bene.

L'odore della notte
Sellerio, 2001

Nisciuna pausa può essere concessa in questa sempre più delirante corsa che si nutre di verbi all'infinito: nascere, mangiare, studiare, scopare, produrre, zappingare, accattare, vendere, cacare e morire.

La prima indagine di Montalbano
Mondadori, 2004

Il prossimo sdilluvio universale [...] non sarà fatto d'acqua, ma di tutti i nostri rifiuti accumulati nei secoli. Moriremo assuffucati dalla nostra stissa merda.

Ci sono uomini di qualità che, messi in certi posti, risultano inadatti proprio per le loro qualità all'occhi di gente che qualità non ne ha, ma in compenso fa politica.
La prima indagine di Montalbano, 2004

Se mentre mangi con gusto non hai allato a tia una pirsona che mangia con pari gusto allora il piaciri del mangiare è come offuscato, diminuito.

Il medaglione
Mondadori, 2005

La massima fortuna che un omo può aviri nella vita è quella di non arrivare mai a un punto di disperazione dal quale non puoi tornare narrè.

Gran Circo Taddei e altre storie di Vigàta
Sellerio, 2011

L'omo, va a sapiri pirchì, si fa pirsuaso istintivamenti che ogni cangiamento comporti un certo movimento, 'nveci i cangiamenti veri succedono ammucciati sutta all'apparenza dell'immobilità. 

Come fa uno a farisi capace che il tempo passa, e lo cangia, se tutti i jorni e tutte le notti non fa altro che ripetiri squasi meccanicamenti gli stissi gesti e diri le stisse paroli?

Dentro il labirinto
Skira, 2012

Alla libertà dell'uomo libero sempre più viene preferita la servirti del cortigiano.

Una voce di notte
Sellerio, 2012

Distino dell'intelligenti era d'essiri mangiati serti pri e coni un qui dai cretini cchiù furbi.

I racconti di Nené
Melampo, 2013

Tra siciliani, un vero amico non deve chiedere all'altro una qualche cosa, perché non c'è bisogno, in quanto sarà preceduto dall'offerta dell'amico, che ha intuito la domanda che sarebbe arrivata.

Donne
Rizzoli, 2014

L'esempio assoluto del meglio della donna siciliana: riservata, tenace, determinata, convinta delle proprie idee e pronta a battagliare per esse, e nello stesso tempo dolcissima, generosa, comprensiva, sensibilissima.

Inseguendo un'ombra
Sellerio, 2014

L'umanità è un immenso formicaio e se vuoi conoscerla davvero devi trasformarti in formica e viverci dentro.
Se potessi vorrei finire la mia carriera seduto in una piazza a raccontare
storie e alla fine del mio 'cunto', passare tra il pubblico
con la coppola in mano. (Andrea Camilleri)
Citazioni da articoli e interviste
Selezione Aforismario

In tutti i miei romanzi il piano dell'indagine coincide con il piano della ricerca della verità, sociale, filosofica, o direi più semplicemente "umana". Vi è l'uomo che si confronta con se stesso, o cerca se stesso.

Il commissario Montalbano, dopo aver superato i cinquanta anni, compie un bilancio della propria vita ma ha paura di guardare la sua vera immagine, di scavare nei meandri della sua psiche, così come tutti gli uomini. Perché in fondo ognuno di noi preferisce restare all'immagine ufficiale che di sé ha dato, la quale non crea turbamenti, inquietudini.

Che cosa straordinaria possono essere i libri. Ti fanno vedere posti in cui agli uomini succedono cose meravigliose. Allora la testa ti parte per un altro verso, gli occhi scoprono prospettive fino a quel momento inedite. E cominci a farti parecchie domande.

Non basta leggere, bisognerebbe anche capire.Ma capire è un lusso che non tutti possono permettersi.

Penso al paradiso: il paesaggio rasenterebbe la sicilianità visiva, che pace! Montalbano me lo immagino disoccupato, circondato da un placido volteggiare di anatre. E una tazzina di caffè fumante.

Confesso, con Neruda, che ho vissuto. Ma mi corre l'obbligo di confessare anche che, alla mia veneranda età, molte delle cose per le quali ho vissuto mi appaiono come fatte da una persona che aveva il mio nome, le mie fattezze, ma che sostanzialmente non ero io.

La letteratura migliore per parlare di mafia sono i verbali dei poliziotti e le sentenze dei giudici.

Leggere le pagine dei quotidiani siciliani è, purtroppo spesso, assai più appassionante di un romanzo giallo.

Bisogna guardare la tv portandosi appresso un paracqua ideale che permetta al nostro cervello di restare asciutto e lucido, di non inzupparsi di tutte le informazioni distorte, contraffatte, aiterate, finalizzate che ci vengono propinate.

È comprovato che gli imbroglioni più grandi sono e più riescono simpatici a tutti

Una volta un raccomandato veniva considerato per quello che veramente era, e cioè un tale che, non riuscendo a farcela con le proprie forze, pregava un santo in paradiso di dargli una spintarella. Oggi invece l'essere raccomandati è come uno status symbol e il raccomandato si affretta a farlo sapere in giro.

La sicilianità è molto semplicemente il prodotto di 13 o 14 dominazioni diverse che si sono susseguite in Sicilia. È il senso dell'isola. I siciliani di queste 13 dominazioni hanno preso il meglio e il peggio. Quindi si sono creati un carattere prismatico, cioè assolutamente contraddittorio. Tra persona e persona, tra siciliano e siciliano.

La sicilitudine è il lamento che il siciliano fa di sé.

Sicilitudine è una condizione segnata con l'evidenziatore da alcuni particolari. È, come dire, un gusto compiaciuto per l'essere isolati, per il sentirsi diversi. Invece non lo siamo, diversi. Siamo semplicemente separati dalla terra ferma. 

Non mi piace la parola sicilitudine, preferisco la sicilianità espressa dagli uomini, la prismatica composizione del siciliano.

Il bello della Sicilia è la scoperta quotidiana di siciliani sempre diversi. Chiudere il siciliano in un ruolo di tanghero scostante è un errore grosso. Certo che esiste un siciliano di questo tipo ma c'è anche il sangue di tredici dominazioni. Credo che oggi, noi siciliani, abbiamo l'intelligenza e la ricchezza dei bastardi, la loro vivacità e arguzia.

Credo non possa esserci un popolo senza memoria delle proprie tradizioni. Le tradizioni si modificano ma è fondamentale continuare a conservarle, in qualche modo, perché in un'epoca come la nostra, che è un'epoca di mutamenti, l'unico modo per non avere paura di tutto ciò che sta avvenendo, è sapere chi sei, senza bisogno di dirlo, di proclamarlo. Ma se sai chi sei, con le tue tradizioni, non perderai mai la tua identità.

Il romanzo con la erre maiuscola [...] lavora, lentamente, nella memoria del lettore. Se leggi Il Gattopardo non lo scordi più, come se leggi, da adulto però, I Promessi sposi.

Mi hanno domandato come abbia fatto a essere comunista appena diciassettenne e ancora col fascismo al potere. La domanda era però incompleta, perchè prima ancora di chiedermi come avevo fatto a essere, avrebbero dovuto domandarmi come avevo fatto a non essere.

All'interno di un ordine costituito colui che fa cultura è sempre imprevedibile, può risultare pericoloso. 

Le televisioni, che fino ad un certo momento sono state fabbriche del consenso, oggi hanno fatto un salto in avanti e sono diventate fabbriche del credere. Del credere in che cosa? In una fede di comodo.

Potremmo dire che [il fascismo] fu una solenne minchiata. Una atroce minchiata. Il fascismo sarebbe stato grottesco, se non fosse stato tragico. Se non avesse comportato la morte di tanti innocenti, ricordo Matteotti e Gramsci solo per fare qualche esempio, il fascismo sarebbe stata solo una buffonata. Purtroppo invece è stato un evento tragico.

Il successo fa venire in prima linea l'imbecillità. Se avessi ottenuto da giovane quel che ho oggi, non so come sarebbe finita. Non conosco il mio livello di imbecillità.

Adoro chi osa, odio chi usa.

L'uomo politico difficilmente si accorge di aver esaurito il suo corso e rimane attaccato al posto di potere come la patella allo scoglio.

Non bisogna mai avere paura dell'altro perché tu rispetto all'altro sei l'altro.

Non tendo ad una verità assoluta, dogmatica. Credo a verità relative. Ma quando anche la verità relativa viene stravolta ti domandi a cosa devi credere.

Fatevi condizionare il meno possibile da una società che finge di darci il massimo della libertà.

Ogni singola storia d'amore, vissuta o inventata, riesce a essere unica e diversa e irripetibile rispetto ai miliardi di altre storie già accadute, che accadono, che accadranno. Insomma, l'amore non s'impara né teoricamente né andando a bottega da altri. S'impara amando, vale a dire perdendosi.

Il rinnovamento avverrà quando qualcuno avrà finalmente il coraggio di dire che in politica non tutto è possibile.

L'assedio universale alla bellezza delle nostrane terre coltivate e innaffiate dal sudore freddo di calorosi contadini paesanotti mi fa pensare allo stesso rapporto che sussiste tra lu cielu niuru della notte e 'u suli stricatu su la volta cieleste d'estate: la morte me la immagino proprio così, una lotta ('na sciàrra) tra l'una e l'altro. Sarà bello quando potrò finalmente vederlo nel giorno della mia morte.

[La morte] la trovo disdicevole, citando una celebre battuta. Ma l'aspetto con serenità.

Alla nascita ti danno il ticket in cui è compreso tutto: la malattia, la giovinezza, la maturità e anche la vecchiaia e la morte. Non puoi rifiutarti di morire perché è compreso nel biglietto. O l’accetti serenamente e te ne fai una ragione o sei un povero coglione!

Se potessi vorrei finire la mia carriera seduto in una piazza a raccontare storie e alla fine del mio 'cunto', passare tra il pubblico con la coppola in mano.