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Aforismi, frasi e battute sul Bar

Raccolta di aforismi, frasi e battute divertenti sul bar e sui baristi. Il termine bar deriva dall'inglese, e indica la sbarra o la balaustra che divide i consumatori dal banco del barista. Il bar è un esercizio pubblico in cui si sosta brevemente per consumare bevande, dolci e cibi leggeri stando in piedi, o seduti su alti sgabelli, presso il bancone di mescita.
Su Aforismario trovi altre raccolte di citazioni correlate a questa sul bere, il caffè, la birra, l'aperitivo, l'apericena, gli alcolici e il gelato. [I link sono in fondo alla pagina].
I bar sono luoghi universali, come le chiese,
sacri luoghi di ritrovo dell'umanità. (Iris Murdoch)
Nessuno osa dire addio alle proprie abitudini. Più di un suicida s'è fermato sulle soglie della morte pensando al caffè dove andava a giocare tutte le sere la sua partita a domino.
Honoré de Balzac, Il cugino Pons, 1847

L'uomo primitivo non conosceva il bar. Quando la mattina si alzava, nella sua caverna, egli avvertiva subito un forte desiderio di caffè. Ma il caffè non era ancora stato inventato e l'uomo primitivo aggrottava la fronte, assumendo la caratteristica espressione scimmiesca.
Stefano Benni, Bar sport, 1976

Al bar Sport non si mangia quasi mai. C'è una bacheca con delle paste, ma è puramente coreografica. Sono paste ornamentali, spesso veri e propri pezzi d'artigianato. Sono lì da anni, tanto che i clienti abituali, ormai, le conoscono una per una.
Stefano Benni, ibidem

Un bar Sport possiede un richiamo tanto maggiore, quanto più organicamente possiede attrazioni: ad esempio, è perfettamente inutile che un bar possieda un buon biliardo, se non ha un buon scemo da bar.
Stefano Benni, ibidem

Il playboy va al bar una sera sì e una sera no. Questo per il fatto che deve raccontare agli amici. il venerdì sera, l'avventura del giovedì sera, e così via.
Stefano Benni, Bar sport, 1976

Quando sono proprio giù di morale, vado in un bar che si chiama Apocalypso. È un bar polisemico transdiversale interclassista: fino a mezzanotte ci vanno quelli che dopo vanno in un altro posto. Dopo mezzanotte ci vanno quelli che non hanno un altro posto dove andare. Dopo le quattro ci vanno quelli che non sanno nemmeno più in che posto sono.
Stefano Benni, Baol, 1990

Una strana e contagiosa malattia ha iniziato a colpire i bar e i locali pubblici verso la fine degli anni settanta: il suo nome è "sindrome del bancone", o megalobancomanziz. Questa sindrome porta a cambiare ossessivamente il bancone del bar ogni quattro-cinque anni. E ogni volta il bancone diventa più grande, più scomodo ed esteticamente incomprensibile. Si possono così incontrare, in piccoli bar di paese, dei monoliti di alabastro nero del peso di dieci tonnellate, portati lì da non si sa quale astronave.
Stefano Benni, Bar sport Duemila, 1997

Bar Peso. Questo tipo di bar, anche se in via di estinzione, è uno degli ultimi esempi di bar del passato. Ne resta un centinaio di esemplari, non protetti, in quanto sono in grado di proteggersi benissimo da soli. Si trovano in paesi impervi, e in alcune periferie metropolitane. Il Bar Peso è contrassegnato da un clima di ruvida familiarità e cordiale rissosità, nonché dall'igiene disinvolta e dalla presenza di gestori e clienti fortemente orientati agli alcolici. Come si riconosce un Bar Peso? L'intenditore lo individua subito, dagli odori, dalle facce, dall'atmosfera particolare.
Stefano Benni, ibidem

L'anima e l'emblema del Bar Peso è naturalmente il Barman Peso, un omaccio con barba lunga e sigaretta in bocca. La brace della sigaretta cade (quando va bene) nel lavello, quando va male scende invece a condire il caffè, conferendo quel particolare sapore che talvolta la clientela richiede (un caffè alla brace, per favore).
Stefano Benni, Bar sport Duemila, 1997

Il Barman Peso raramente si lava le mani e quasi mai indossa il berrettino bianco di ordinanza. È quindi possibile che i suoi capelli, e anche qualche pelo di barba o di ascella, cadano copiosi sulle ordinazioni.
Stefano Benni, ibidem

Nemico storico del Bar Peso, il Bar Fico ha conquistato sempre maggior spazio in megalopoli e borghetti del nostro paese. Come si riconosce un Bar Veramente Fico? Naturalmente dal fatto che è frequentato dai Vip, siano essi internazionali, cittadini o condominiali.
Stefano Benni, Bar sport Duemila, 1997

Più piccole e costose sono le paste, più il bar è fico.
Stefano Benni, ibidem

L'incazzato da bar. Quest'uomo è il prodotto di due diffuse malattie moderne: il protagonismo e l'intossicazione da chiacchiere. La sua presenza nel bar è uno degli eventi più funesti che possa turbare la vostra giornata.
Stefano Benni, Bar sport Duemila, 1997

Per la vita, sono di bocca buona. Mi va tutto bene. Ma per quanto riguarda la morte, sono piuttosto esigente. Mi piacerebbe morire sulla soglia di un bar, dopo una birra gelata, circondato dall'affetto dei passanti.
Romano Bertola, Le caramelle del diavolo, 1991

− Sono preoccupato, mia moglie passa le sue serate da un bar all'altro.
− Ha il vizio di bere?
− No, ha il vizio di cercarmi.
Gino Bramieri, Io Bramieri vi racconto 400 barzellette, 1976

Al bar entra un militare e ordina:
− Una bottiglia di cognac prima della battaglia!
− Quale battaglia?
− Quella che scoppierà tra me e lei quando dovrò pagare, perché non ho una lira!
Gino Bramieri, ibidem

In un piccolo paese l’unica cosa che davvero ti serve è un bar. Giochi la schedina, ricarichi il cellulare, ti ubriachi, leggi il giornale… un mio amico ci si è anche sposato, e mio cugino Pinzone ha conseguito una laurea in medicina, firmata dal Baffone della Moretti e valida legalmente in tutta l’America Latina.
Alessandro Brunello [1]

Io ero parecchio stufo di bar in quel periodo − tutti quegli idioti di maschi solitari a sperare che si presenti una donna che li trascini nel paese delle meraviglie. Le due razze più disgustose sono la razza delle corse e la razza dei bar. Parlo soprattutto del genere maschile. I perdenti che continuano a perdere e che non riescono a procurarsi un giro e a tenersi in piedi. Ed eccomi lì, proprio nel bel mezzo di costoro.
Charles Bukowski, Compagno di sbronze, 1972

La gente nei bar era come quella che una volta frequentava i mercatini rionali: ammazzava il tempo e tutto quanto il resto.
Charles Bukowski, ibidem

Quel bar non lo aveva mai visto così pieno. Sulla via per l'inferno c'è sempre un sacco di gente, ma è comunque una via che si percorre in solitudine. Si spinse avanti a gomitate per prendere la sua vodka liscia.
Charles Bukowski, Niente canzoni d'amore, 1990

Un moribondo viene trasportato dall'ospedale a casa perché possa chiudere gli occhi in famiglia. L'ora dell'inizio della grande trasmissione televisiva incombe, l'abitazione è ancora lontana. L'autoambulanza si arresta davanti a un bar. Gli infermieri smontano, agguantano una sedia e si accomodano a vedere la partita.
Francesco Burdin, Un milione di giorni, 2001

Il bar non porta i ricordi ma i ricordi portano inevitabilmente al bar.
Vinicio Capossela, Non si muore tutte le mattine, 2004

Entrare nel bar e ordinare una colazione facile facile per ingraziarsi il barista. «Buongiorno. Vorrei un cappuccino schiumato tiepido con latte magro caffè decaffeinato misto orzo con zucchero di canna in cristalli grandi al vetro con una spruzzatina di cacao solo sul lato sinistro del bicchiere, perché sul lato destro ci devo pucciare un cornetto integrale con marmellata biologica riscaldato due minuti e mezzo sulla piastra, ma badi bene: se ha già scaldato dei tramezzini deve prima pulirmela con il burro. Ce l'ha salato? E in un piatto a parte è rimasta la frittatona di ieri?» «No, la frittata no. Tutto il resto sì, ma la frittata no.» «E allora pazienza, andrò in un altro bar, migliore di questo.
Dario Cassini, È vent'anni che ho vent'anni, 2007

Una donna se può complicare una situazione, ci gode! Per esempio, quando un uomo, una persona semplice appunto, entra nel bar e dice al barista: «Ciao, mi fai un caffè?». Il barista in pochi secondi glielo serve sul bancone, lui lo beve, paga, saluta e se ne va. Quando il caffè lo prende una donna, succede così. Lei apre la porta del bar, entra e chiede: «Buonasera, questo è un bar?». Il barista, imbarazzato, annuisce: «Sì, è un bar». Lei: «L'avete il caffè?». Il barista, un po' confuso: «Vuole un caffè?». Lei risponde: «Sì, però… vorrei un caffè ristretto, con acqua calda in tazza grande a parte, con un dolcificante in cristalli grandi, con la schiuma, ma non troppo voluminosa…» e si guarda intorno con gli occhi socchiusi come a cercare l'ispirazione. Il barista, uomo, se dopo tre ordinazioni così, va sul retro a farsi una dose… è giustificato!
Dario Cassini, In caso d’amore scappa, 2011

Un bar senza biliardo è nudo come una bistecca senza patate fritte.
Raymond Chandler [1]

Il borghese fa l'ordinazione al bar senza guardare in faccia il barista, ma continuando a parlare con il borghese accanto.
Paolo Costa, Aforismi borghesi, 2007

Il borghese al bar ordina un latte macchiato. La moglie del borghese ordina un cappuccino senza schiuma.
Paolo Costa, ibidem

Due borghesi che litigano rumorosamente alla cassa del bar stanno immancabilmente cercando di offrirsi reciprocamente il caffè. Due borghesi, quando arriva il conto al ristorante, non litigano mai.
Paolo Costa, Aforismi borghesi, 2007

Sono entrato in un bar per qualche drink. Il barista mi ha chiesto cosa volevo. "Mi sorprenda!", ho detto. Così mi ha mostrato una foto nuda di mia moglie.
Rodney Dangerfield [1]

I bar con karaoke sono un mix di due autentiche calamità nazionali: gente che non dovrebbe cantare più gente che non dovrebbe bere.
Tom Dreesen [1]

L'idea secondo cui utilizziamo solo il 10% del nostro cervello è solo un mito. Il restante 90% è presente, anche se spesso è al bar.
Paolo Dune, Al di qua dell'aldilà, 1998-2016

Il primo eroe dell'apparire è stato l'imbecille che andava a mettersi dietro agli intervistati e agitava la manina. Ciò gli consentiva di essere riconosciuto la sera dopo al bar ("Lo sai che ti ho visto in tv?").
Umberto Eco, Parole fuori moda: la vergogna, su L'Espresso, 2012

[Twitter] dà diritto di parola a legioni di imbecilli, i quali prima parlavano solo al bar dopo due o tre bicchieri di rosso e quindi non danneggiavano la società. [...] Sono della gente che di solito veniva messa a tacere dai compagni [...] e che adesso invece ha lo stesso diritto di parola di un premio Nobel.
Umberto Eco, in conferenza, Università di Torino, 2015

Il bar italiano è una terra di nessuno e di tutti, a metà tra il tempo libero e l'attività professionale.
Umberto Eco [1]

Solitudine in città. La gente al bar, che mangia panini in attesa di tornare negli uffici. Tutti masticano,
guardando nel vuoto o fissando la strada attraverso la vetrina. Quando incontriamo lo sguardo di un altro, tristezza di non poter cominciare un discorso, che il masticare delle mascelle renderebbe quasi osceno. Donne belle, guardate più delle altre e che servono da companatico. Gli sguardi scendono dalla testa ai piedi e risalgono, per capire, confrontare, decidere.
Ennio Flaiano, Diario degli errori, 1976 (postumo)

Sempre i soliti mai facce nuove, / Dio che noia la sera qui al bar. / La sera qui al bar / Non vi dico che cosa è il padrone/ se dimentico di consumare, / non mi molla continua a fissare / finché crollo e non prendo un caffè.
Giorgio Gaber, Il Riccardo, 1969

Secondo me gli italiani al bar sono tutti dei grandi statisti, ma quando vanno in parlamento sono tutti
statisti da bar.
Giorgio Gaber, Un’idiozia conquistata a fatica, 1998-2000

Per unire gl'italiani - e per dividerli - adunateli in un bar, una piazza, uno stadio.
Roberto Gervaso, Il grillo parlante, 1983

Bar. Ha decimato i Caffè, per comodo dell'uomo moderno, il quale s'è abituato oramai a fare ogni cosa da ritto e di corsa. Ma rappresenta sempre una considerevole perdita di tempo e, perciò, di moneta. Quindi è prevedibile, fra qualche decennio, l'istituzione dei bar volanti pei cittadini volanti.
Domenico Giuliotti e Giovanni Papini, Dizionario dell'omo salvatico, 1923

L’attrazione dei bar: puoi fare di loro ciò che vuoi. Come con le donne. Un bar è un laboratorio per l’artista, una fumeria d’oppio per chi è in cerca di evasione, e pura umanità per l’uomo che si sente solo. (Chi non si sente solo?)
Patricia Highsmith, Diari e taccuini, 1941-1995 (postumo, 2021)

Uno stesso bar è spesso frequentato da ogni genere di persone, essendo, a voler essere sinceri, l'unico luogo oggettivamente democratico del nostro paese. Dal professore al muratore, dall'avvocato al diseredato, all'interno del bar siamo tutti uguali, e i tempi di attesa per il caffè, il cornetto e la «Gazzetta» non variano a seconda della nostra posizione nella società.
Marco Malvaldi, Il telefono senza fili, 2014

Capisci di essere invecchiato quando quelli con cui ti incontravi al bar li incontri in farmacia.
Tiziana Milito [1]

I bar sono luoghi universali, come le chiese, sacri luoghi di ritrovo dell'umanità.
[The pubs] are universal places, like churches, hallowed meeting places of all mankind].
Iris Murdoch, Il libro e la fratellanza, 1987

Lo sci è uno sport che consiste nell'indossare vestiti e attrezzature che valgono tremila dollari e guidare duecento miglia in mezzo alla neve, per andare a finire in un bar e ubriacarsi.
P. J. O'Rourke, Modern Manners, 1984

Eravamo quattro amici al bar / che volevano cambiare il mondo / destinati a qualche cosa in più / che a una donna ed un impiego in banca / si parlava con profondità di anarchia e di libertà / tra un bicchier di coca ed un caffè / tiravi fuori i tuoi perché e proponevi i tuoi farò.
Gino Paoli, Quattro amici al bar, 1991

Son rimasto io da solo al bar / gli altri sono tutti quanti a casa / e quest'oggi verso le tre son venuti quattro ragazzini / son seduti lì vicino a me con davanti due coche e due caffè / li sentivo chiacchierare han deciso di cambiare / tutto questo mondo che non va.
Gino Paoli, Quattro amici al bar, 1991

Forse un giorno si scoprirà che da qualche parte esiste un piccolo gene, simpatico ma a volte un po' rompicoglioni, che invoglia, stimola e spinge alcuni di noi a riunirsi nei bar.
Max Pezzali, Stessa storia, stesso posto, stesso bar, 1998

Fuori dal bar ci sono gli ubriachi: quelli che sono stati buttati fuori dal bar. Fuori dal bar c'è un deserto pieno di gente. Meglio stare nel bar.
Andrea G. Pinketts, Sangue di yogurt, 2002

Al barista che ha servito una tazzina di caffè sporca di rossetto: «Se mi ci mette anche due ciglia finte me la porto a ballare!»
Antonio Ricci [1]

E poi ci troveremo come le star / a bere del whisky al Roxy bar / o forse non ci incontreremo mai / ognuno a rincorrere i suoi guai / ognuno col suo viaggio / ognuno diverso / e ognuno in fondo perso / dentro i fatti suoi.
Vasco Rossi, Vita spericolata, 1983

Nel paese il tuo salotto, il tuo ufficio è il bar.
Vasco Rossi, La versione di Vasco, 2011

Mi mancano i bar per la loro facilità di strada, sono aperti a chiunque passi. Lo sconosciuto entra nei bar della città sconosciuta senza incertezze, senza il dubbio dell’estraneità, la soglia di un bar non è mai un confine, è sempre un buongiorno o un buonasera. Nessun luogo pubblico è più pubblico. 
Michele Serra, su L'Amaca, 2020

L'assenza di bar degni di questo nome, non c'è dubbio, rappresenta uno degli aspetti più dolorosi dell'espatrio. Per combattere la nostalgia, noi italiani insistiamo nel voler bere il caffè in piedi a Vienna e a Parigi, persuadendo così gli altri avventori d'avere di fronte uno squilibrato, è irritando il gestore, convinto che si tratti di un trucco per non pagare la consumazione al tavolo. Un'altra nostra fissazione è chiedere l'espresso all'italiana, ben sapendo che saremo puniti con intrugli il cui sapore è a metà tra un amaro medicinale e la cicuta di Socrate.
Beppe Severgnini, Un italiano in America, 1995

Un bar italiano è un posto di lunghe soste, come un club inglese; ma è anche un luogo di passaggi veloci, come un mercato cinese. È il posto dove, bevendo un espresso, si decide un affare o una serata, l'inizio di una collaborazione o la fine di un amore.
Beppe Severgnini, La testa degli italiani, 2005

In Italia siamo riusciti a trasformare in una cerimonia anche la consuetudine più breve: il caffè espresso bevuto in piedi in un bar.
Beppe Severgnini, ibidem

Per l’uomo l’importante nell'andare con una donna non è l’atto fisico, ma poter andare al bar a raccontarlo agli amici. Tant'è che la maggior parte degli uomini con le donne neanche ci va, va direttamente al bar a raccontarlo agli amici.
Sergio Sgrilli [1]

Un tempo c'era il gelato più romantico del mondo, che te lo compravi sempre quando stavi con la tua ragazza: il famosissimo Cornetto Algida Cuore di panna. Entrai in un bar con la mia ragazza, che era bruttissima, e dissi al barista: «Scusi, mi dà un Cuore di panna?». 'O barista guardaje 'a guagliona mia e disse: «Frate', per te nun ce vo' un cuore di panna, ce vo' nu stommaco 'e fierro».
Alessandro Siani, Non si direbbe che sei napoletano, 2011

Bar: la casa degli spiriti.
Anonimo

Chi beve per dimenticare è pregato di pagare in anticipo.
Anonimo (Cartello in un bar)

Sulla porta di un bar c'e' un’insegna "Caffè con biliardo". Un tizio entra e chiede "Vorrei un caffè con biliardo" e il proprietario: "Ma signore, c'e' un equivoco " "Ah, bene, metteteci anche quello!".
Anonimo

La chiesa è vicina, ma la strada è ghiacciata; il bar è lontano, ma camminerò con prudenza. 
Proverbio russo

Note
  1. Fonte della citazione sconosciuta; se la conosci, segnalala ad Aforismario.
  2. Vedi anche aforismi, frasi e citazioni su: Bere - Caffè - Birra - Aperitivo - Alcol e Alcolici - Gelato