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Frasi childfree di Michela Andreozzi

Selezione delle frasi più belle e delle citazioni più significative di Michela Andreozzi (Roma 1967), attrice, comica, commediografa, sceneggiatrice, regista e conduttrice radiofonica italiana. Con riferimento alla sue molteplici attività ha dichiarato in un'intervista del 2021 a Vanityfair: 
"Ho studiato come attrice e poi mi sono laureata, ma mi sono creata una serie infinita di piani B per paura che andasse male con la recitazione, ero insicura di tutto".
Le seguenti citazioni di Michela Andreozzi sono tratte dal suo libro: Non me lo chiedete più. #childfree. La libertà di non volere figli e non sentirsi in colpa (HarperCollins, 2018).
Foto di Michela Andreozzi
Non abbiamo bisogno di partorire per essere donne. Non abbiamo bisogno di figli per amare.
C’è sempre un modo per essere felici. (Michela Andreozzi)

Non me lo chiedete più
#childfree. La libertà di non volere figli e non sentirsi in colpa 
© HarperCollins, 2018 - Selezione Aforismario

Essere madre non è più la naturale evoluzione della donna. Avere figli non è più la scontata sublimazione di un rapporto di coppia. Oggi si può scegliere di essere altro.

Childfree, senza figli, che è diverso da childless, priva di figli. Una scelta versus una casualità. Uno stile di vita, ben diverso da una condizione.

È possibile non avere figli, ma non ti è permesso rifiutarne l’idea. Dire: «Io non ne voglio, grazie» è difficilissimo.

Se come donna ti rifiuti di essere identificata per forza con la figura della madre e decidi di percorrere una strada personale, nuova, differente, sei diversa: che poi è sinonimo di sconosciuta, indefinibile, inaffidabile.

Se non hai figli, hai molto tempo libero per dedicarti alla tua vita interiore, coltivare un piccolo giardino segreto di pace.

Pare che dare la vita sia l’unico modo possibile, per una donna, di comprendere il senso della vita. Non valgono l’istinto, i desideri, le aspirazioni, gli studi, le esperienze. Non valgono la conoscenza, i percorsi battuti, il know-how accumulato, la capacità di resilienza né l’età, l’estrazione sociale, l’indipendenza economica e spirituale. Cioè, tutto quello che vale per un uomo.

La maternità è diventata una scelta, non è più un destino. Si identifica in un percorso di realizzazione personale e questo può porre in discussione il suo ruolo millenario: quello di madre.

Fare un figlio è sempre un atto d’amore, nonché un modo per garantirsi degli affetti – diciamocelo – ma chi dice che invecchiando certi affetti ci resteranno accanto? La gratitudine filiale non è un sentimento comune.

Ma davvero viviamo ancora in un mondo così profondamente maschile da dare per scontato che la più grande aspirazione di una donna sia quella di diventare madre, con tutto il rispetto per le madri?

Senza figli ci si può curare dormendo, si può lavorare di notte, è possibile non avere orari. Una childfree può indulgere nell’essere depressa e vivere sul divano a oltranza senza chiedere il permesso o sentirsi in colpa verso un altro essere umano. Può piangere senza motivo e non doversi giustificare. Può non uscire mai dal pigiama. Anzi, da casa. E nell’ordine: puzzare, bere, fingersi morta come un opossum. Sclerare. Avere un attacco di rabbia senza dover difendere altri esseri umani da se stessa.

Metto al mondo un figlio e lo lancio come una freccia verso il futuro, oltre me, al di là di me. Ma in quale futuro? Che mondo stiamo consegnando alle prossime generazioni? Lo scenario non è dei più incoraggianti.

Domandarsi se siamo sicuri di voler mettere al mondo un figlio in una realtà come questa non è privo di senso.

Noi donne cresciamo con l’idea che a un certo punto questo nostro corpo vada immolato per uno scopo più alto. Che di solito è appunto procreare.

Non c’è una ragione unica per cui alcune donne non desiderano avere figli. Ma hanno quasi tutte origine da una qualche forma di paura. Quella sana paura che tiene svegli, all’erta, che ci protegge e ci permette di avere il senso del nostro limite, del nostro coraggio, di cosa siamo capaci di fare, di quanto siamo disposti a rischiare.

Commercialmente parlando, se non hai dei figli, a Natale non conti un cazz*.

È lecito avere paura della gravidanza, del cambiamento, della pancia, delle smagliature, del peso, dei movimenti interni. Del dolore, delle doglie, del parto, dei punti, degli sbalzi ormonali, delle emorroidi, dell’allattamento, dei cambiamenti nella sfera sessuale. Dovremmo avere la libertà di utilizzare il corpo in modo personale. Amarlo per ciò che è e per ciò che ci permette di fare. Se lo vogliamo fare.

Il mondo trabocca di bambini senza famiglia, da accogliere: non tutti dobbiamo riprodurci, ma tutti potremmo occuparci di colmare il divario tra la domanda e l’offerta di umanità. 

Io sono orgogliosamente immatura. Infantile, per qualcuno. Colleziono giocattoli, mangio merendine e guardo i cartoni animati. Ma sarei più irresponsabile se mettessi al mondo un figlio non desiderato.

Conosco troppe donne che per corrispondere a un’immagine ideale hanno finito per fare del male a se stesse e agli altri, figli compresi. 

C’è dell’egoismo anche nella scelta di avere dei figli: il mondo è pieno di adulti frustrati, nervosi, scontrosi e problematici che per realizzare se stessi creano famiglie tutt’altro che serene e felici.

Dobbiamo imparare a non giustificarci per le nostre scelte. Non abbiamo bisogno di partorire per essere donne. Non abbiamo bisogno di figli per amare. C’è sempre un modo per essere felici.

Non ho mai avuto il desiderio di riprodurmi, di lasciare qualcosa a testimonianza del nostro amore. Mi interessa il presente, non l’eternità.

Non è necessario compensare l’assenza di figli facendo qualcosa di speciale. Ogni vita è speciale. Qualcuna vuole solo vivere la sua avventura in solitaria.

Se una donna non desidera avere figli è strana, un uomo che non vuole avere figli è socialmente più accettato.

Non avere figli non è un handicap.

Una donna che non vuole figli, oggi, in questo momento di recrudescenza moralista in cui viviamo, è comunque vista come una specie di strega.

A fronte di un numero imprecisato di madri felici di essere madri e profondamente partecipi della loro missione, un sacco di donne fanno figli per i motivi sbagliati.

Se c’è una cosa che fa tristezza è tutta l’attenzione che viene data alle donne quando aspettano un bambino, che finisce poi drasticamente con la nascita del suddetto bambino.

La società ha contribuito a costruire un’immagine della maternità ideale e desiderabile, spesso lontana dalla realtà, forse anche per comprimere la figura della donna all’interno di quell’unico ruolo di madre.

Un bambino non serve a riempire un vuoto.

Mi piacerebbe dire alle donne che non sono madri, che non riescono a diventare madri, che forse la vita ha in serbo segreti diversi per loro, fatti di piaceri, di tempo libero, di pace interiore, di scoperte, di condivisione, di attenzione per gli altri.

Noi childfree: noi che non abbiamo figli e non ne sentiamo il desiderio. Che abbiamo scelto una strada indipendente, nuova rispetto alla tradizione che ci ha precedute, che abbiamo perseguito una qualche forma di libertà – intellettuale, sociale, anche quella sessuale, perché no? – o semplicemente abbiamo anteposto noi stesse al pensiero comune.

Adesso dopo i quaranta una donna non è attempata ma vintage: quell’antico che va di moda. Vecchio si butta, vintage si compra.

Io sono più un tipo acqua e sapone. Anche se per sembrare acqua e sapone ci metto quattro ore.

Il corpo nasce a uso personale, è un tempio che ti capita. Ciascuno dovrebbe essere libero di utilizzarlo come crede – spesso è così – ma soprattutto di non utilizzarlo.

Il futuro è arrivato: si nasce a comando, si vive a lungo, si genera poco, ci si ammala molto, si guarisce molto, si muore tardi.

Cosa c’è di male a essere genuinamente egoisti? Lo preferisco all’idea di cercare di essere altro, qualcosa di diverso da quello che si è. Fintamente generosi, ad esempio.

La femminilità è la forza senza violenza, è il sostegno senza giudizio, è la cura senza affanno, è il sorriso senza motivo.

Note
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