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Frasi e citazioni di Michele Serra

Selezione di frasi e citazioni di Michele Serra (Roma, 1954), giornalista, umorista, scrittore, saggista e autore televisivo italiano.
Foto di Michele Serra
Quello che ci frega, e ci fa alzare al mattino, e non ci fa disertare, è l'ottimismo.
Se il nostro sguardo sul mondo fosse un poco più lucido
avremmo già dato, da tempo, le dimissioni. (Michele Serra)

Che tempo fa
© Feltrinelli, 1999

L'Italia entra nel Duemila ancora in attesa del suo Settecento.

Tutti i santi giorni
© Feltrinelli, 2006

Quello che ci frega non è il pessimismo, non la depressione, non il malumore. Quello che ci frega, e ci fa alzare al mattino, e non ci fa disertare, è l'ottimismo. Se il nostro sguardo sul mondo fosse un poco più lucido avremmo già dato, da tempo, le dimissioni.

Gli sdraiati
© Feltrinelli, 2013

L’amore naturale che si porta ai figli bambini non è un merito. Non richiede capacità che non siano istintive. Anche un idiota o un cinico ne è capace.

È anni dopo, è quando tuo figlio (l’angelo inetto che ti faceva sentire dio perché lo nutrivi e lo proteggevi: e ti piaceva crederti potente e buono) si trasforma in un tuo simile, in un uomo, in una donna, insomma in uno come te, è allora che amarlo richiede le virtù che contano. La pazienza, la forza d’animo, l’autorevolezza, la severità, la generosità, l’esemplarità... troppe, troppe virtù per chi nel frattempo cerca di continuare a vivere.

Quasi ogni genitore, credo, ha sofferto la difficoltà di condividere con i figli qualcosa di meno ovvio del mantenimento economico, della protezione adulta.

Non c’è dubbio che “un mondo dove i vecchi lavorano e i giovani dormono” non si era mai visto; e che questo sonno ostinato, pregiudiziale, del tutto indipendente da quanto vi circonda, per giunta pagato dal lavoro altrui (il lavoro dei vecchi), sia un inedito. Una cosa mai vista. Un meccanismo sconosciuto che muta e complica gli ingranaggi della macchina del tempo.

Tutto rimane acceso, niente spento. Tutto aperto, niente chiuso. Tutto iniziato, niente concluso. Tu sei il consumista perfetto. Il sogno di ogni gerarca o funzionario della presente dittatura, che per tenere in piedi le sue mura deliranti ha bisogno che ognuno bruci più di quanto lo scalda, mangi più di quanto lo nutre, illumini più di quanto può vedere, fumi più di quanto può fumare, compri più di quanto lo soddisfa.

Che probabilità di successo ha la Soluzione Finale in corso d’opera, quella che prevede la trasformazione degli esseri umani in Scemi Totali (e dunque consumatori ideali e sudditi ossequiosi) attraverso il narcisismo di massa? La narcisizzazione dell’umanità ha punti di crisi? È un processo reversibile?

Ognuno potrebbe
© Feltrinelli, 2015

Niente come una vita insoddisfacente è in grado di generare credenze ridicole e devozioni disperate: se c'è un buon termometro della tristezza collettiva è la credulità collettiva.

Gli stessi, esattamente gli stessi che ogni cinque secondi tengono a precisare che "a me non la danno mica a bere", sono poi i primi a farsi turlupinare dalle panzane più assurde e a cadere nelle trappole più dolorose.

Nessun dramma personale è tale da poter essere vomitato in faccia agli altri. Per quelli rimediabili, basta e avanza la commedia. Per quelli irrimediabili, in novecentonovantanove casi su mille è preferibile il silenzio. È più decente.

Non so quante volte l'ho già sentito, in quante situazioni diverse, da quante persone differenti, che devo crederci. Che bisogna crederci. Si tende a trascurare il fatto che se la speranza è un dovere, prima o poi è destinata a diventare odiosa.

La Sinistra e altre parole strane
© Feltrinelli, 2017

Prima regola di un corsivista, se non vuole incepparsi attorno alle proprie fissazioni, è non essere impermeabile agli umori del mondo. Seconda regola: non farsene mai travolgere, dagli umori del mondo.

Non è vero che si scrive per narcisismo. Cioè: anche per narcisismo. Si scrive soprattutto per cercare di mettere un poco di ordine nella propria testa, e se si è socievoli anche in quella degli altri.

L’identità delle persone, la loro verità umana, è così scempiata dal ruolo sociale, dal greve simbolismo del potere, da risultarne cancellata.

Sì, un potente è più responsabile, perché ha maggiore responsabilità. Ma il terribile alibi di “non contare niente”, grazie alla democrazia, la gente lo ha perduto. Non può più usarlo allo stesso modo: perché la gente conta.

Le cose che bruciano
© Feltrinelli, 2019

È il frettoloso malanimo degli sceneggiatori di fiction, o il moralismo strappapplausi dei giornalisti, a rappresentare il potere come un luogo sordido e guasto, ma non è più sordido e guasto di tutto il resto. È solo più esposto.

Magari non si diventa migliori per convinzione, ma per la noia di essere sempre uguali a se stessi.

Nessuna eleganza è più elegante della trascurata indifferenza che l'asocialità consente.

Poche cose riescono a testimoniare la fragilità della vita umana come le fotografie di famiglia.

Citazioni da articoli
da Cuorela RepubblicaL'Amaca.

Da noi – non c'è niente da fare – la furbizia, che è una delle più spregevoli manifestazioni di assenza di talento, continua a sembrare una virtù. E dire "li ho fregati!" piace da matti, anche se è la voce del ladro a parlare. 

Che la furbizia sia caratteristica servile, e mai signorile, è la sola fondamentale scoperta politica che milioni di italiani devono ancora fare.

Chi non sa vincere non sa neanche perdere, è una vecchia legge dello sport e della vita.

Il successo, in Italia, è sempre visto come un furto a danno dei mediocri.

La qualità è l'ossigeno che ci manca, e se l'Italia è in asfissia è perché da troppi anni respiriamo mediocrità.

Se riuscissero a tacere per dieci secondi consecutivi, e a riflettere per i successivi dieci, molti italiani vorrebbero sprofondare per la vergogna. È per questo che amano così tanto fare casino.

Buonismo. È un alibi insostituibile: serve a ridurre ogni moto di umanità o di gentilezza a un'impostura da ipocriti, e di conseguenza ad assolvere ogni moto di grettezza e di disumanità. 

Intelligenza e passione sono virtù, rompere gli schemi pure, ma il fanatismo è un vizio tra i peggiori.

La sola pretesa di elevare a Modello una sola etica, una sola mentalità, una sola maniera di stringere vincoli tra persone e davanti alla comunità, basta e avanza a farci capire che in discussione non sono i costumi o il destino di una minoranza. Ma i costumi e il destino di tutti.

Chi si sente minacciato dall'omosessualità non ha ben chiaro il concetto di libertà. Che è perfino qualcosa di più del concetto di laicità.

La satira è sempre stata un linguaggio di minoranza, per pubblici stretti, piuttosto radicali e piuttosto colti. La comicità è popolare, la satira assai raramente. La comicità è universale, perché accomuna, la satira non può esserlo perché divide.

Il limite della democrazia: troppi coglioni alle urne. 

Il fascismo, in Europa, è al bando. La sua apologia, in Italia, è fuori legge. Questo non basta, ovviamente, a impedirne le varie forme di reviviscenza. Ma basta, almeno, a far capire a fascisti e nazisti che non sono bene accetti nella pur larga famiglia democratica.

Criminalizzare i criminali è fondamentale. Criminalizzare un'intera area politica vuol dire regalare ai criminali uno spazio insperato, e molto più vasto della nicchia asfittica nella quale si nascondono.

Esporsi al giudizio di una comunità è un atto nobile e umile, ma se la comunità è così fortemente dominata dalla menzogna e dalla superstizione, quanto vale il suo giudizio? 

Scrivete "Dio c'è", e nessuno vi accuserà di avere intenzioni offensive. Scrivete che non c'è, e si leverà un coro ostile. Questa è la differenza sostanziale tra teismo e ateismo.

Il terrore della morte traspare da atti e parole di alcuni credenti assai più che da atti e parole di spiriti laici.

Per conquistarsi la patente di moralista, vent'anni fa, bisognava essere dei notevoli rompicoglioni. Oggi basta dire "non si passa con il rosso" e già sei considerato tale.

Questa ripetizione ossessiva di sé stessi, al di là del dato anagrafico, è il vero segno dell'"invecchiamento" italiano: vecchio è chi dispera di cambiare e di cambiarsi, ed è ormai rassegnato a essere fino alla fine ciò che è sempre stato.

Note
Vedi anche frasi e citazioni di: Beppe SevergniniWalter Veltroni