Frasi e citazioni di Guia Soncini

Selezione di frasi e citazioni di Guia Soncini (Bologna, 1972), giornalista, scrittrice e saggista italiana. Oltre che da post e da articoli, le seguenti citazioni di Guia Soncini sono tratte dai libri: Elementi di capitalismo amoroso (2008), Come salvarsi il girovita (2012), Qualunque cosa significhi amore (2015), L’era della suscettibilità (2021), L’economia del sé (2022), Questi sono i 50 (2023).
Foto di Guia Soncini
Se l'internet non trova niente da rimproverarti vuol dire che
non hai proprio mai detto niente d'interessante. (Guia Soncini)

Elementi di capitalismo amoroso
Collezione morbosa di uomini scaricabili © Rizzoli, 2008 - Selezione Aforismario

Tutte ci siamo innamorate di uno o più cretini, il che è un bene (passato il momento critico, ci si sente superiori, ed è una sensazione mica male).

Il momento migliore nella vita sentimentale di una donna è quello più difficile. In cui si arrende all’evidenza dei fatti: essere se stessi non è abbastanza, bisogna sforzarsi di essere un po’ meglio o almeno di sembrarlo.

Andare per saldi è come andare a cercare marito in un bar per single: con tutte le rubriche di posta del cuore che abbiamo letto, dovremmo aver imparato che il vero amore lo si incontra solo quando si smette di cercarlo.

Vedendo certe donne accompagnate, per strada, passa ogni depressione: se un uomo l’han trovato loro, c’è speranza per tutte.

Di fronte a una donna che si spoglia, un uomo essenzialmente riesce a pensare una cosa sola: speriamo che non cambi idea e si rivesta, non prima che io abbia finito. La buccia d’arancia di media gli interessa quanto a noi interessa il fuorigioco.

Sappiamo tutte quante benissimo che la manfrina sul superomismo poteva solo essere concepita da un maschio, ovvero da uno che, mancando di prospettiva sul proprio genere, lo ritenesse capace di una qualche forma di superiorità. Chiunque abbia avuto un uomo in casa sa che esso si può definire super già solo se è in grado di rispondere alla domanda che tempo fa? mentre arrotola gli spaghetti. 

Come salvarsi il girovita
2012 

Agli esseri umani non piacciono le soluzioni semplici a problemi solo apparentemente complessi. Tipo: magna de meno.

Dieci secondi in bocca, dieci anni sui fianchi.

Se non l'hai ereditata assieme a un congruo numero di borse firmate e a case in campagna e a personale di servizio, la capacità di farsi bastare quattro patatine fritte è qualcosa che si può apprendere? Forse no. Forse la magrezza come gusto acquisito ha una fragilità perenne. Forse non si guarisce mai.

Qualunque cosa significhi amore
© Giunti, 2015

La verità offre un prezioso vantaggio a chi voglia confutarla: non è quasi mai verosimile.

Dalla lesa morale ti riprendi. È dal ridicolo, che non ti riprendi mai.

Ogni matrimonio è una mole di mistero indecifrabile dall’esterno e inaffrontabile dall’interno.

Sfascio culturale assoluto per cui in questo paese i poeti facevano la fame e i cuochi diventavano bestseller.

Mai, prima degli ultimi decenni, l’umanità aveva dedicato tanto tempo ed energie a convincere se stessa e chi le stava intorno che essere genitori fosse un’attività impegnativa e rilevante.

Se c’è una cosa di cui ci si pente sempre, è la pigrizia di dire la verità.

La repubblica dei cuochi
© il Mulino, 2015

Se i paninari sono la categoria che ritenevamo responsabile del fast food, gli hipster sono la principale categoria di consumatori cui imputare lo slow food e quindi il gastrofighettismo (paninari e hipster sono sempre gli altri, naturalmente, e mai noi).

L’era della suscettibilità
© Marsilio, 2021 - Selezione Aforismario

Se qualcosa non ti piace e lo guardi da destra, lo definirai radical chic; se qualcosa non ti piace e lo guardi da sinistra, lo definirai fascista.

Siamo diventati più imbecilli, o l’internet mi fa vedere imbecillità che prima avrei schivato?

Il social network è un anabolizzante irresistibile. Una volta per chiedere la testa di qualcuno dovevi andare ad agitare la tua brava picca sotto Versailles; adesso stai sul divano e cancelletti la tua indignazione. È persino più semplice che guardare una serie in streaming.

Questo è il tempo del sentire, non dell’ascoltare. Del sentire inteso come to feel: provare emozioni, considerare sacre le proprie sensazioni

Ai tutti contro uno si tifa per l’uno, pure se l’uno è il peggior personaggio di sempre.

L’economia del sé
Breve storia dei nuovi esibizionismi © Marsilio, 2022 - Selezione Aforismario

È un lavoro di precisione, il commercio del sé. Devi sapere cosa mettere in vetrina e cosa tenere nel retrobottega illudendo ogni cliente che quell’esemplare fosse da parte solo per lui. Devi sapere quali difetti della merce occultare e quali ostentare.

Pensiamo: se ce l’ha fatta Tizio Senza Qualità, perché non io. E quindi procediamo per emulazione, e – come Tizio, che sarà pure senza qualità ma ha milioni di follower più di noi – esponiamo al mondo le nostre vite, le nostre piccinerie, le nostre gioie, le nostre insicurezze. Il nostro essere noi stessi, che qualche bugiardo ci ha convinto essere una forza e non un limite. Ci seguono solo i nostri cugini e un paio di vicini di scrivania, ma non desistiamo. 

Eravamo – siamo stati, saremmo stati – esibizionisti anche prima di avere piattaforme sulle quali esibirci? Se non avessimo abitato un’epoca in cui ci sono multinazionali il cui giro d’affari si fonda sulla nostra smania di dire la nostra, ci sarebbe comunque sembrato un crimine non dire la nostra su tutto? Forse no.

Come siamo diventati questo prodotto perpetuamente in vetrina? Come si può uscire da questo commercio delle nostre radiografie, da questa illusione che conoscerci significhi amarci, da questo terrore che, se non ci raccontiamo abbastanza, niente di ciò che facciamo o sappiamo conti qualcosa?

Il disprezzo è il più formidabile incentivo: i social somigliano più al circo che alle riviste di moda; vuoi ridere dei mostri pensandoti così meno mostro, mica ammirare l’eleganza di chi è migliore di te.

Nel secolo in cui siamo tutti Alberto Sordi in Un americano a Roma – che non ha patria, non ha casa, non ha lavoro, non ha terra, ma soffre perché non si parla di lui nei cinegiornali – possiamo almeno farci il cinegiornale da soli, partecipare alla promozione di noi stessi, essere i nostri cassieri e i nostri vetrinisti.

Nel secolo in cui «Signori, chi è di scena» pare una frase più lunare di «Posso usare il tuo telefono? È urbana», giacché tutti siamo in scena tutto il tempo.

Questi sono i 50
La fine dell’età adulta © Marsilio, 2023 - Selezione Aforismario

La nostalgia è l’unica invenzione di cui possano fregiarsi quelli della mia età, e l’unica eredità che lasceremo ai nostri pargoli (assieme al crollo del sistema pensionistico). 

Il presentismo è quel fenomeno per cui una canzone di due anni fa è considerata vecchia, un episodio di cronaca dell’altroieri è considerato per sempre, e quando la più importante rivista culturale del mondo decide di occuparsi dei classici della commedia romantica il film più antico che cita è del 1987.

Il vero dualismo non è tra invecchiare e morire: è tra crescere e no.

Tra i trenta e i trentacinque si colloca, a mio incontrovertibile parere, il picco della combinazione tra stupidità umana e convinzione d’essere ormai adulti compiuti. Una cosa che sai a cinquant’anni ma non sapevi a trenta è quanta vita dovevi ancora vivere, a trenta, prima di diventare una persona frequentabile.

Un giorno, senza che nessuno t’abbia avvisato, ti scopri più vecchia del tuo medico di base, più vecchia della farmacista, più vecchia del nuovo commercialista che ti dice garrulo «diamoci del tu» mentre tu pensi: potrei essere sua madre, giovanotto, un po’ di rispetto.

Una cosa che sapete a cinquant’anni e non sapevate a quindici è che nessun guaio è per sempre, tranne il disfacimento del corpo.

Non è quanti anni hai: è quando stabilisci d’invecchiare.

Citazioni da post e articoli
Selezione Aforismario

L'internet è una forma di welfare: serve a far sognare chi non combinerà mai un cazzo nella vita, e a illuderlo ci sia un posto in cui vale. È L'Oréal, ma coi cancelletti.

Se l'internet non trova niente da rimproverarti vuol dire che non hai proprio mai detto niente d'interessante.

Il guaio non è che i nuovi strumenti [social network] ci abbiano resi arroganti, o vanitosi, o scemi. È che ci hanno liberati dalla vergogna di esserlo.

Una delle caratteristiche italiane più note, la raccomandazione, è un'invenzione di fantasia: chissà chi è stato il primo che ha addebitato il proprio insuccesso all'altrui raccomandazione, invece che assumersi la responsabilità della propria mediocrità. Raccomandati (così come evasori fiscali) son sempre gli altri.

Se proprio non riusciamo a essere famosi, vogliamo almeno che un famoso ci si fili.

Sogno un pezzo su Weinstein d'una sola riga: quello sarà un vecchio porco, ma voi gliela tiravate con la fionda, finché pensavate servisse.

La mia regola è che bisogna intervistare solo gente che abbia superato i settant'anni, perché è l'unica che si salvi dal dualismo «tremebondi perché poi l'internet si offende» vs «la sparo grossissima per far vedere che non ho paura dell'internet che si offende»: la gente che è per età più vicina alla morte che alla nascita si permette il lusso di dire quel che le pare non per provocazione ma perché sì.

Note
Leggi anche le citazioni delle giornaliste e saggiste italiane: Selvaggia Lucarelli - Maria Giovanna Maglie - Carlotta Vagnoli

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