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Frasi e battute di Giobbe Covatta

Selezione di frasi e  battute divertenti di Giobbe Covatta, pseudonimo di Gianni Maria Covatta (Taranto 1956), comico, attore e scrittore italiano. Giobbe Covatta è nato a Taranto, ma all'età di tre anni si è trasferito definitivamente a Napoli con la sua famiglia. Giobbe Covatta è un testimonial di AMREF (African Medical and Research Foundation)) e Save the Children.
Le seguenti citazioni di Giobbe Covatta sono tratte dai suoi libri più noti e divertenti: Parola di Giobbe (Salani, 1991), Pancreas - Trapianto del libro Cuore (Salani, 1993), Sesso? Fai da te! (Zelig Editore, 1996), Dio li fa e poi li accoppa (Zelig Editore, 1999).

Foto di Giobbe Covatta
La democrazia è anche questo. Garantire a chiunque il diritto di dire e fare cazzate.
(Giobbe Covatta)

Parola di Giobbe
© Salani 1991 - Selezione Aforismario

Questo libro è dedicato a Don Ginepro, il prete di quand’ero bambino, che per evitare che ci toccassimo, ci toccava lui. Bontà divina.

All'inizio era il Verbo... il complemento oggetto venne molto dopo. 

In sei giorni il Signore aveva creato tutte le cose: il sole, la luna, quello scemo di Maradona, i puffi, la forfora, e tutti gli animali del creato, tranne Andreotti, che era già suo segretario da tempo immemorabile.

Il piccolo Dio creò la luce. La fece dodici ore sì e dodici ore no, perché il papà gli aveva detto: “Poi la bolletta la pago io!”. E dopo la luce creò acqua, gas e telefono.

Dio creò un animale che stava sempre zitto, e disse: “Questo è muto come un pesce” e lo chiamò pesce.

E Dio creò la settimana corta, perché questa volta ci aveva messo solo quattro giorni per fare tutto, e disse: “Sto migliorando…”.

Il Signore disse: “Orsù, prendiamo del fango. Orsù, impastiamolo. Poi ci sputò sopra, e nacque Adamo. E Adamo, asciugandosi il viso, disse: “Cominciamo bene!”.

Il Signore [...] li mise entrambi in un posto così bello che si chiamava come un cinema a luci rosse: Eden. E allora il Signore disse: “Qui potete mangiare di tutto: carne, pesce, pane e Nutella, fritto misto, pizza margherita, ma non le mele, le mele no, LE MELE NO!”.

Eva si trovava vicino a un albero; a un tratto si girò e vide un serpente. E disse: “Che schifo!” “Sei bella tu!” rispose il serpente, che era permaloso.

E il Signore disse: “Donna, tu partorirai con gran dolore. Uomo, tu lavorerai con gran sudore, ammesso che troverai lavoro. E la Terra produrrà spine e sofferenze”. E Adamo disse: “Ma santo Dio, tutto questo per una mela? Domani te ne porto un chilo…” “Non è per la mela,” disse il Signore “ è una questione di principio: oggi la mela, domani la collezione di francobolli...

E il Signore disse: “Per punizione farete la partenza intelligente ad agosto, e vi alzerete alle due di notte per non trovare traffico, e vi accorgerete che tutti sono partiti alle due di notte per non trovare traffico, e vi troverete con quattro milioni di intelligenti al casello dell’autostrada, e gli unici cretini saranno i ladri che in città ripuliranno tutti gli appartamenti…”.

E Adamo ed Eva abbandonarono il Paradiso terrestre, e affittarono una caverna: due stanze, servizi e cucina abitabile, contratto uso foresteria. E Adamo chiese a Eva: “Ti ha detto nulla la mamma?”, ma subito aggiunse: “Ah già, la mamma sono io!” E dovettero procedere per tentativi: prima un dito nell'occhio, poi un piede in bocca, poi un ginocchio nell'orecchio… Fin quando si conobbero in senso biblico. E Adamo disse: “E stato un piacere conoscerti, bambola, e a te cosa è sembrato?” “Certo meglio di quando mi hai infilato il gomito sotto l’ascella… Comunque, per essere uno appena uscito dall'eternità, ci hai messo proprio un attimo!”. E quella notte Eva rimase incinta. E Adamo disse: “Che iella, alla prima botta!”. Ed Eva disse: “Potevi starci almeno attento, pensi solo a te stesso!”. E fu così che fu gettato il seme del primo uomo e anche quello della prima incomprensione.

È lecito chiedersi come Caino e Abele abbiano potuto generare l’umanità. Un pastore e un agricoltore, anche tenuti in cattività insieme per quarant’anni, non avrebbero mai potuto farcela, anche se il pastore fosse stato un brasiliano operato.

E cominciò a piovere. Dapprima piovve poco, e fu il pediluvio. Poi cominciò a piovere che Dio la mandava e quello fu veramente il diluvio.

Noè, colui che tanto ha fatto per il genere umano e pure per quello animale. Egli era il prediletto dal Signore: viveva nel deserto divorato dalla sete e dai pidocchi.

E l’Arca atterrò sul monte Arafat, e intorno era tutto fango. E Noè disse: “Signore, ma qui è tutto fango!” E il Signore rispose: “Dove pensavi di arrivare? A Porto Cervo?”.

Il Signore dettò a Mosè i Comandamenti. E Mosè stenografò tutto con lo scalpello sulle pietre, poi tornò a valle e disse al popolo ebraico: “Popolo!” E il popolo disse: “Viva Mosè”. “E Mosè disse: “Ho portato la Legge!” “E il popolo disse: “Viva Mosè”. E Mosè disse: “Non si può più fornicare…” E il popolo picchiò Mosè con un grosso randello.

Mosè: quest’uomo che tanto ha dato al ciclismo in Italia e nel mondo… Questo grande profeta era il prediletto del Signore. Appena nato tentarono di affogarlo.

Dalla seconda lettera ai Corinti: "Cari Corinti, potevate almeno rispondere alla prima…".

Caro Gesù Bambino, ti ringrazio per aver esaudito i miei desideri dell’anno scorso. Ti avevo chiesto di eliminare la fame nel mondo, e infatti quelli che avevano fame sono quasi tutti morti.

Pancreas: trapianto del libro Cuore
© Salani 1993 - Selezione Aforismario

Chi va con lo zoppo va piano piano.

Era così povera che quando si mangiava le unghie apparecchiava la tavola. 

Le donne dal ’68 a oggi non hanno mai smesso di lottare: allora per i diritti civili, oggi contro la cellulite. Allora bruciavano i reggiseni in piazza, oggi i grassi in clinica.

Pane e Nutella: antico cibo ebraico, costituito da pane azzimo su cui venivano spalmate una crema di latte di cammella e bacche di cacao. Per motivi religiosi, si mangiava attorno alle cinque del pomeriggio.

Piove sui ricchi e sui poveri in egual modo, solo che i ricchi tengono l’ombrello.

Sesso? Fai da te!
© Zelig 1996 - Selezione Aforismario

Chi è l'omosessuale femminile, ovvero la "lesbica"? Una buongustaia che, come me, ama le donne.

Durante il periodo delle mestruazioni la donna non è feconda, quindi si potrebbero fare quelle cose là con tranquillità, ma siccome tiene le mestruazioni non si possono fare: non ne va bene una!

È curioso constatare come tra i peccati la Chiesa contempli la lussuria e non annoveri il traffico di armi, il traffico di stupefacenti, il sequestro di persona, la corruzione di pubblico ufficiale e la corruzione di minorenne. Tutto questo dimostra come la Chiesa ha sempre avuto una particolare idiosincrasia per il sesso.

Esistono alcuni inestetismi delle gambe che è molto difficile mimetizzare. Prendiamo ad esempio la "cellulite": essa è da sempre considerato il peggior dramma dell'umanità dopo la fame nel mondo e la menopausa.

Feticismo. È questa la perversione di chi preferisce un reggiseno o una scarpa alla persona che la indossa. Tale comportamento comporta grandi vantaggi pratici: è molto più facile infatti procurarsi un reggiseno vuoto che un reggiseno pieno.

Gli spermatozoi sembrano dei girini ma fanno molto più danno. Quando tali animaletti escono scodinzolano, probabilmente per la felicità di incontrare una donna, ma nella stragrande maggior parte dei casi si scamazzano contro una parete di caucciù o dentro un kleenex.

I testicoli sono più comunemente detti coglioni dal nome del loro scopritore che, a giudicare da come lo chiamavano, non doveva essere un'aquila. Essi sono saldamente legati al corpo del maschio, ma capita spesso di incontrarne alcuni liberi per strada. 

Il maschio dell'uomo è molto orgoglioso delle proprie erezioni, anche se a volte sono solo virtuali, come quelle della mattina, quando è un fatto puramente idraulico: comunque è bene non farsi sfuggire l'occasione, questo è un consiglio dell'autore. Questo orgoglio viene meno in alcune circostanze, ad esempio al mare quando sei in costume e l'erezione si trasforma automaticamente in brutta figura.

Il profilattico è entrato ormai nel costume, si vende anche al supermercato, a metri: si taglia la misura desiderata, si fa un nodo e via.

L'omosessuale maschile è detto anche "gay", ovvero gaio, forse perché ottimista, visto che in Cina gli fanno l'elettroshock e da noi nella migliore delle ipotesi lo sfottono. In paesi con più larghe vedute della Cina lo arrestano e lo chiudono in prigione con una serie di altri uomini. Da questo punto di vista la prigione non fa bene neanche agli eterosessuali: provate infatti a chiudere per vent'anni in una pasticceria uno che non ama i dolci: può capitare che prima o poi un bignè lo assaggia.

La discriminazione di cui sono oggetto le persone omosessuali dimostra l'assoluta arbitrarietà della morale comune: meno male che non hanno inventato un'etica per cui chi mangia gli spaghetti alle vongole debba essere punito, perché a me gli spaghetti alle vongole piacciono assai.

La durata dell'erezione è limitata nel tempo, quindi se sentite qualcuno dire «l'ho fatta ululare per tutta la notte», sta parlando della sirena dell'antifurto.

La fusione di una cellula uovo con uno spermatozoo può avvenire mediante il sesso ma bisogna essere molto iellati.

Le bambine hanno durante la pubertà la loro prima mestruazione. Questo fenomeno fisiologico assumerà per tutta la vita una duplice funzione: la prima è quella di rendere le lenzuola croccanti, la seconda quella di procurare malattie cardiache quando non arrivano.

Le "insicure ottimiste" sono quelle che cercano di convincere il maschio del loro stato di grazia, con frasi tipo: «Non ho molti peli, vero?», «Non sono ingrassata troppo, vero?», «La cellulite mi è sparita quasi del tutto, vero?», mostrando una porzione di coscia che si differenzia da un Buondì Motta solo perché il Buondì non ha il reggicalze.

Malattie psicologiche: esse non hanno una base biologica, ma possono ugualmente avere una pesante influenza sulla vostra vita sessuale. La più comune e terribile di queste affezioni è il "mal di testa": antico e universale disturbo tipico delle donne che, quando ce l'hanno, vero o inventato che sia, non te la fanno neanche vedere da lontano, manco se ti tagli le vene.

Mentre una donna in biancheria fa il suo bell'effetto, l'uomo in mutande canottiera e calzini è inguardabile. Se poi la canottiera viene tenuta dentro la mutanda e fatta fuoriuscire dalle cosce è ancora peggio. Quindi, in presenza femminile, consigliamo di spogliarsi in fretta e nascondersi sotto il lenzuolo in silenzio, senza fare troppo gli spiritosi.

Nella donna il periodo refrattario non esiste, per cui se essa è stimolata adeguatamente può sperimentare orgasmi multipli: però è molto difficile per lei eccitarsi con accanto un uomo che russa e le rovina la concentrazione.

Non bisogna sottovalutare le gambe, che da sempre rappresentano una validissima arma di seduzione, soprattutto se le donne hanno l'accortezza di usare il "reggicalze", un accessorio che, come sanno bene gli uomini, non tiene su soltanto le calze.

Non c'è bisogno di test per rendersi conto di quando una donna resta incinta, infatti dopo 2 minuti e 18 secondi dal concepimento alla mamma viene la nausea e comincia a vomitare. Continuerà a farlo per nove mesi. Anche al papà viene la nausea, ma solo dopo che la mamma gli ha comunicato la bella notizia.

Parlando di calze, quelle più erotiche sono probabilmente le "calze a rete". Esse però sono consigliate solo a chi ha le gambe magre, onde evitare l'effetto mortadella. E bene anche essere depilate, perché la fuoriuscita da ogni maglia di un ciuffetto di pelazzi crea solo l'illusione di aver pescato un koala.

Per alcuni genitori l'interrogativo più angosciante è: sarebbe peggio un figlio omosessuale o un figlio negro? Sarebbe bello che un giorno il loro ragazzo sposasse un negro.

Quando il tradimento avviene all'interno di una coppia sposata, si parla di adulterio: un peccato punito gravemente dalla società, ma solo quando si tratta di un'adultera. Da sempre infatti vige una simpatica convenzione per cui quando chi tradisce è il marito, lui è un furbacchione e lei un'ingenua, mentre quando accade il contrario lui è un cornuto e lei una zoccola.

Quando i due partner sono di sesso diverso il rapporto è detto eterosessuale e tutti sono tranquilli, quando invece sono dello stesso sesso si parla di OMOSESSUALITÀ e tutti gridano allo scandalo.

Se a Dio non piacesse il sesso ci avrebbe fatto come la Barbie e Big Jim.

Se si vive in castità fin dalla nascita si rimane vergine: vergine è una persona che giammai ha avuto rapporti coniugali; extra-vergine è una persona che giammai ha avuto rapporti extraconiugali.

Si può tradire col pensiero o col corpo, ma mentre per gli uomini è importante solo il secondo caso, per le donne hanno lo stesso valore. Sappiate infatti che la vostra lei vi crocifiggerà non solo se la tradirete ma anche se penserete di farlo. Quindi, visto che il risultato non cambia, tanto vale...!

Tradimento: pratica per cui sia al militare che in amore si rischia la fucilazione.

Un'ora di educazione sessuale è lunga e stancherebbe chiunque, per cui spesso i maestri preferiscono tenere la lezione più breve ma dare i compiti a casa.

Ultimamente anche gli uomini, di fronte allo spiegamento di mezzi e tattiche utilizzati dalle donne, hanno iniziato a darsi da fare per valorizzare il proprio fascino, anche se la lotta è assolutamente impari. Ad esempio, nel campo della biancheria intima l'uomo può scegliere solo tra calzettini, mutanda e canottiera: tutti indumenti senza una grande dignità.

Un disturbo sessuale molto diffuso tra gli uomini è l'eiaculazione precoce. Si definisce così l'eiaculazione che avviene prima che la vostra partner possa fare in tempo a fingere di provare un orgasmo.

Un uomo si trova sempre bene con una lesbica, perché può parlare del suo argomento preferito: le donne. Una lesbica tifosa di calcio sarebbe il massimo.

Un valido aiuto per migliorare le forme femminili e contrastare la forza di gravità, è fornito dalla "biancheria intima", ovvero un insieme di impalcature, contrafforti e strutture che servono ad alzare, comprimere e compattare in modo direttamente proporzionale all'età.

Dio li fa e poi li accoppa
© Zelig 1999 - Selezione Aforismario

Ai poveri non serve la dieta: basta la cassa integrazione.

Al mondo c'è gente talmente povera, da essere costretta ad emigrare in Albania per cercare lavoro!

Gli spermatozoi: questi animaletti che sono peggio dei cinesi, perché in un millimetro cubo di seme ce ne sono trecento milioni! E di tanti che sono, solo uno arriva all'ovulo, nonostante molte scuole abbiano scioperato contro il numero chiuso!

Ho cominciato a sognare l'amore, ma sono arrivato solo a capire che il bacio è l'apostrofo rosa tra le parole "Ce l'hai il preservativo?".

Il bimbo recepisce sempre più stimoli esterni, e già nella pancia riesce a farsi un'idea del papà, della mamma e dell'ambiente che lo aspetta. E siccome non è fesso, dopo nove mesi di stress ecco che avviene il parto, che si chiama così proprio perché il bambino cerca di partire ed andarsene il più lontano possibile. Ma di solito lo riacchiappano appena viene alla luce e da quel momento è tutto un casino, perché i figli nascono senza il libretto delle istruzioni e non ci si capisce niente.

Il neonato ha proprio questa caratteristica: è inversamente proporzionale ai genitori, e come questi dormono lui si sveglia e urla.

"Io sono l'Onnipresente!" "Stai ovunque?" "Sì". "In ogni luogo?" "Sì". "Pure al bagno mentre uno fa la pipì?" "Sì". "...Maronna, e che invadenza!".

La democrazia è anche questo. Garantire a chiunque il diritto di dire e fare cazzate.

Non capisco l'elettronica: i computer che dovrebbero aiutare a risolvere i problemi, e nella maggior parte dei casi il problema sono loro! Sono come la mia ex moglie: metà dello stipendio per comprargli gli accessori, e ogni errore che fai lo fanno diventare un'enormità e lo memorizzano per sempre.

Non capisco perché, quando compro un telefonino cellulare, il giorno dopo ne esce uno molto più bello che costa la metà.

Queste donne isteriche che dopo essere state in bagno aprono la finestra e per venti minuti non ti fanno entrare: lo so che anche le donne fanno la cacca, l'ho scoperto a quarant'anni ma lo so!

Questi uomini che non alzano la tavoletta, non abbassano la tavoletta, non tirano l'acqua, non chiudono il dentifricio: se non ci sapete andare, al cesso, state a casa vostra!

Se la bugia è utile per rompere il ghiaccio all'inizio di un rapporto, essa diventa poi strumento indispensabile per la sopravvivenza all'interno di una coppia.

Signore: i peli eliminali alla nascita! Le nuove donne falle tutte con la pelle liscia, senza peli e senza cellulite: non importa il colore, l'importante è che sia pelle e non alcantara, e che sia tesa come uova sode, e non come frittate come adesso!

Uniti o divisi, c'è sempre un prezzo da pagare. Quando sei in coppia e vivi l'amore, devi pagare un costo in schiavitù; quando sei solo e vivi la libertà, devi pagare un costo in solitudine. Hai solo l'imbarazzo della scelta. Ma può anche andare peggio: puoi essere in coppia e pagare un costo sia in schiavitù che in solitudine!

L'incontinente bianco
© Zelig 2002 (con Paola Catella)

Case farmaceutiche: fanno ricerca in Africa ma i brevetti li usano solo nei Paesi industrializzati.

Note
Leggi anche le battute degli umoristi italiani: Romano Bertola - Gioele Dix - Luciano De Crescenzo

"Se questo è un uomo" e altre Poesie di Primo Levi

Antologia delle poesie più belle di Primo Levi (Torino 1919-1987), compresa la struggente Se questo è un uomo, composta nel 1947. In realtà il titolo originale di questa poesia è Shemà, "che significa «Ascolta!» in ebraico. È la prima parola della preghiera fondamentale dell'ebraismo, in cui si afferma l'unità di Dio".
Ha scritto Primo Levi: "In tutte le civiltà, anche in quelle ancora senza scrittura, molti, illustri e oscuri, provano il bisogno di esprimersi in versi, e vi soggiacciono: secernono quindi materia poetica, indirizzata a se stessi, al loro prossimo o all'universo, robusta o esangue, eterna o effimera. La poesia è nata certamente prima della prosa. Chi non ha mai scritto versi? Uomo sono. Anch'io, ad intervalli irregolari, «ad ora incerta», ho ceduto alla spinta: a quanto pare, è inscritta nel nostro patrimonio genetico. In alcuni momenti, la poesia mi è sembrata più idonea della prosa per trasmettere un'idea o un'immagine. Non so dire perché, e non me ne sono mai preoccupato: conosco male le teorie della poetica, leggo poca poesia altrui, non credo alla sacertà dell'arte, e neppure credo che questi miei versi siano eccellenti. Posso solo assicurare l'eventuale lettore che in rari istanti (in media, non più di una volta all'anno) singoli stimoli hanno assunto naturaliter una certa forma, che la mia metà razionale continua a considerare innaturale".
Su Aforismario trovi anche una raccolta di citazioni di Primo Levi tratte dai suoi racconti. [Il link è in fondo alla pagina].
Se questo è un uomo (Primo Levi) [1]
Shemà (o Se questo è un uomo)
Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case,
Voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:
      Considerate se questo è un uomo
      Che lavora nel fango
      Che non conosce pace
      Che lotta per mezzo pane
      Che muore per un sì o per un no.
      Considerate se questa è una donna,
      Senza capelli e senza nome
      Senza più forza di ricordare
      Vuoti gli occhi e freddo il grembo
      Come una rana d’inverno.
Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso da voi.

La tregua
Sognavamo nelle notti feroci
Sogni densi e violenti
Sognati con anima e corpo:
Tornare; mangiare; raccontare.
Finché suonava breve sommesso
Il comando dell’alba:
«Wstawa»;
E si spezzava in petto il cuore.
Ora abbiamo ritrovato la casa,
Il nostro ventre è sazio,
Abbiamo finito di raccontare.
È tempo.
Presto udremo ancora
Il comando straniero:
«Wstawa».

25 febbraio 1944
Vorrei credere qualcosa oltre,
Oltre che morte ti ha disfatta.
Vorrei poter dire la forza
Con cui desiderammo allora,
Noi già sommersi,
Di potere ancora una volta insieme
Camminare liberi sotto il sole.

Buna
Piedi piagati e terra maledetta,
Lunga la schiera nei grigi mattini.
Fuma la Buna dai mille camini,
Un giorno come ogni giorno ci aspetta.
Terribili nell'alba le sirene:
«Voi moltitudine dai visi spenti,
Sull'orrore monotono del fango
E nato un altro giorno di dolore».
Compagno stanco ti vedo nel cuore,
Ti leggo gli occhi compagno dolente.
Hai dentro il petto freddo fame niente
Hai rotto dentro l'ultimo valore.
Compagno grigio fosti un uomo forte,
Una donna ti camminava al fianco.
Compagno vuoto che non hai più nome,
Un deserto che non hai più pianto,
Cosi povero che non hai più male,
Cosi stanco che non hai più spavento,
Uomo spento che fosti un uomo forte:
Se ancora ci trovassimo davanti
Lassù nel dolce mondo sotto il sole,
Con quale viso ci staremmo a fronte?

Approdo
Felice l'uomo che ha raggiunto il porto,
Che lascia dietro sé mari e tempeste,
I cui sogni sono morti o mai nati;
E siede e beve all'osteria di Brema,
Presso al camino, ed ha buona pace.
Felice l'uomo come una fiamma spenta,
Felice l'uomo come sabbia d'estuario,
Che ha deposto il carico e si è tersa la fronte
E riposa al margine del cammino.
Non teme né spera né aspetta,
Ma guarda fisso il sole che tramonta.

Le stelle nere
Nessuno canti più d'amore o di guerra.
L'ordine donde il cosmo traeva nome è sciolto;
Le legioni celesti sono un groviglio di mostri,
L'universo ci assedia cieco, violento e strano.
Il sereno è cosparso d'orribili soli morti,
Sedimenti densissimi d'atomi stritolati.
Da loro non emana che disperata gravezza,
Non energia, non messaggi, non particelle, non luce;
La luce stessa ricade, rotta dal proprio peso,
E tutti noi seme umano viviamo e moriamo per nulla,
E i cieli si con volgo no perpetuamente invano.

Lunedì
Che cosa è più triste di un treno?
Che parte quando deve,
Che non ha che una voce,
Che non ha che una strada.
Niente è più triste di un treno.
O forse un cavallo da tiro.
È chiuso fra due stanghe,
Non può neppure guardarsi a lato.
La sua vita è camminare.
E un uomo? Non è triste un uomo?
Se vive a lungo in solitudine
Se crede che il tempo è concluso
Anche un uomo è una cosa triste.

Note
  1. Foto: tomba di Primo Levi nel Cimitero Monumentale, Torino. 174517 è il numero identificativo che Primo Levi portava tatuato sul braccio durante la prigionia, durata quasi un anno, presso il campo di concentramento nazista di Auschwitz III - Monowitz.
  2. Vedi anche: Frasi di Primo Levi

Frasi e citazioni di Oriana Fallaci

Selezione di aforismi, frasi e citazioni di Oriana Fallaci (Firenze 1929-2006), scrittrice, giornalista e attivista italiana. Oriana Fallaci è conosciuta non soltanto per i suoi articoli polemici e i suoi libri venduti in milioni di copie in tutto il mondo, ma anche per il suo coraggio e il suo carattere ribelle e indomabile. Basti pensare che per il suo contributo antifascista durante la guerra, Oriana Fallaci ricevette un riconoscimento d'onore dall'Esercito Italiano: l'anno era il 1943 e lei aveva soltanto 14 anni! Da allora, non si è più fermata, ed ha sempre combattuto per far valere le proprie idee − spesso politically incorrect e in contrasto con quelle della maggioranza − a costo di essere criticata e persino odiata. Riguardo alla sua attività giornalistica, ha detto: 
"Ogni persona libera, ogni giornalista libero, deve essere pronto a riconoscere la verità ovunque essa sia. E se non lo fa è, (nell'ordine): un imbecille, un disonesto, un fanatico. Il fanatismo è il primo nemico della libertà di pensiero. E a questo credo io mi piegherò sempre, per questo credo io pagherò sempre: ignorando orgogliosamente chi non capisce o chi per i suoi interessi e le sue ideologie finge di non capire". (Lettera agli studenti della scuola Rosselli di Marina di Carrara, 1975).
Riguardo a sé stessa ha affermato: 
"Sebbene [abbia avuto il] privilegio d'aver vissuto come un tarlo dentro la Storia della mia epoca, io mi sento più a mio agio nella solitudine della letteratura. Non a caso i miei anni più felici li ho vissuti non quando giravo il mondo e scrivevo per i giornali ma quando stavo sola con me stessa e scrivevo i miei romanzi". (Oriana Fallaci intervista sé stessa, Rizzoli, 2004).
Le seguenti citazioni di Oriana Fallaci sono tratte dai suoi  libri più noti, tra cui: Il sesso inutile (1961), Penelope alla guerra (1962), Se il sole muore (1965), Lettera a un bambino mai nato (1975), Un uomo (1979), Insciallah (1990), La rabbia e l'orgoglio (2001), La forza della ragione (2004).
Foto di Oriana Fallaci
Per non assuefarsi, non rassegnarsi, non arrendersi, ci vuole passione.
Per vivere ci vuole passione. (Oriana Fallaci)

Il sesso inutile
Viaggio intorno alla donna © Rizzoli 1961 - Selezione Aforismario

Le donne non sono una fauna speciale e non capisco per quale ragione esse debbano costituire, specialmente sui giornali, un argomento a parte: come lo sport, la politica e il bollettino meteorologico. 

I problemi fondamentali degli uomini nascono da questioni economiche, razziali, sociali, ma i problemi fondamentali delle donne nascono anche e soprattutto da questo: il fatto d'essere donne.

Da un capo all'altro della terra le donne vivono in un modo sbagliato: o segregate come bestie in uno zoo, guardando il cielo e la gente da un lenzuolo che le avvolge come il sudario avvolge il cadavere, o scatenate come guerrieri ambiziosi, guadagnando medaglie nelle gare di tiro coi maschi.

Penelope alla guerra
© Rizzoli 1962 - Selezione Aforismario

L'amore da una parte sola non basta,

L'amore è un dialogo, non un monologo.

Non si regala l'anima a chi non è disposto a regalare la sua.

Incredibile quanto la gente sia sorda al dolore non fisico. Se hai male allo stomaco o ad un piede, tutti cercano di rendersi utili e ti portan rispetto. Ma se hai male all'anima nessuno ti aiuta. Ti deridono, anzi: quasi che il dolore non fisico sia una cosa grottesca.

Se il sole muore
© Rizzoli 1965 - Selezione Aforismario

Si è sempre affascinati dal vuoto. Più è fondo, più è buio, più esso ci attrae: un misterioso richiamo d'amore.

È bello fuggire se ti sembra giusto e lo vuoi: mentre chiudi la porta alle spalle ti senti più vivo, la strada è sempre prateria sconfinata e il treno, è una lunga promessa. Ma quando il treno si muove, il vagone diventa una gabbia senz'aria, il domani un tunnel che ti condurrà chissà dove.

Il compito dello scrittore non è di esaltare il poco di bello che c'è: è di cercare il male, il brutto, e poi di denunciarlo. Il compito dell'uomo non è accontentarsi: è ribellarsi. Solo attraverso la ribellione si può cercare la verità.

Non ho mai capito chi dice la morte è normale, la morte è logica, tutto finisce quindi anch'io finirò. Io ho sempre pensato che la morte è ingiusta, la morte è illogica, e non dovremmo morire dal momento che si nasce.

Sono stupendi i trent'anni, ed anche i trentuno, i trentadue, i trentatré, i trentaquattro, i trentacinque! Sono stupendi perché sono liberi, ribelli, fuorilegge, perché è finita l'angoscia dell'attesa, non è incominciata la malinconia del declino, perché siamo lucidi, finalmente, a trent'anni! Se siamo religiosi, siamo religiosi convinti. Se siamo atei, siamo atei convinti. Se siamo dubbiosi, siamo dubbiosi senza vergogna. E non temiamo le beffe dei ragazzi perché anche noi siamo giovani, non temiamo i rimproveri degli adulti perché anche noi siamo adulti. Non temiamo il peccato perché abbiamo capito che il peccato è un punto di vista, non temiamo la disubbidienza perché abbiamo scoperto che la disubbidienza è nobile. Non temiamo la punizione perché abbiamo concluso che non c'è nulla di male ad amarci se ci incontriamo, ad abbandonarci se ci perdiamo: i conti non dobbiamo più farli con la maestra di scuola e non dobbiamo ancora farli col prete dell'olio santo. Li facciamo con noi stessi e basta, col nostro dolore da grandi.

Siamo un campo di grano maturo, a trent'anni, non più acerbi e non ancora secchi: la linfa scorre in noi con la pressione giusta, gonfia di vita. È viva ogni nostra gioia, è viva ogni nostra pena, si ride e si piange come non ci riuscirà mai più, si pensa e si capisce come non ci riuscirà mai più. Abbiamo raggiunto la cima della montagna e tutto è chiaro là in cima: la strada per cui siamo saliti, la strada per cui scenderemo. Un po' ansimanti e tuttavia freschi, non succederà più di sederci nel mezzo a guardare indietro e in avanti, a meditare sulla nostra fortuna.

Niente e così sia
© Rizzoli 1969

Dev'esserci qualcosa di sbagliato nel cervello di quelli che trovano gloriosa o eccitante la guerra. Non è nulla di glorioso, nulla di eccitante, è solo una sporca tragedia sulla quale non puoi che piangere.

Nessuno mi ha ancora detto perché uccidere per rapina è peccato, uccidere perché hai un'uniforme è glorioso.

Non c'è bisogno d'esser nazisti per diventare assassini: in nome della democrazia, del cristianesimo, della libertà, si massacra tanto bene quanto in nome del "grande" Reich.

Quel giorno sulla Luna
© Rizzoli 1970

Gli uomini sono così: inventano la bomba atomica, uccidono con essa centinaia di migliaia di creature, e poi vanno sulla Luna. Né angeli né bestie ma angeli e bestie.

Intervista con la storia
© Rizzoli 1974

A mio parere, in un'intervista, non sono le domande che contano ma le risposte. Se una persona ha talento, puoi chiederle la cosa più banale del mondo: ti risponderà sempre in modo brillante e profondo. Se una persona è mediocre, puoi porle la domanda più acuta del mondo: ti risponderà sempre in modo mediocre.

Il vero potere non ha bisogno di tracotanza, barba lunga, vocione che abbaia. Il vero potere ti strozza con nastri di seta, garbo, intelligenza.

Non è forse il destino degli uomini quello di inventare ciò che non esiste e battersi per un sogno?

Lettera a un bambino mai nato
© Rizzoli 1975 - Selezione Aforismario

Stanotte ho saputo che c'eri: una goccia di vita scappata dal nulla. Me ne stavo con gli occhi spalancati nel buio e d'un tratto, in quel buio, s'è acceso un lampo di certezza: sì, c'eri. Esistevi. È stato come sentirsi colpire in petto da una fucilata. Mi si è fermato il cuore. E quando ha ripreso a battere con tonfi sordi, cannonate di sbalordimento, mi sono accorta di precipitare in un pozzo dove tutto era incerto e terrorizzante.

La sopravvivenza è violenza.

La vita è una tale fatica, bambino. È una guerra che si ripete ogni giorno, e i suoi momenti di gioia sono parentesi brevi che si pagano un prezzo crudele.

Molte donne si chiedono: metter al mondo un figlio, perché? Perché abbia fame, perché abbia freddo, perché venga tradito ed offeso, perché muoia ammazzato alla guerra o da una malattia? E negano la speranza che la sua fame sia saziata, che il suo freddo sia scaldato, che la fedeltà e il rispetto gli siano amici, che viva a lungo per tentar di cancellare le malattie e la guerra.  

Nelle leggende che i maschi hanno inventato per spiegare la vita, la prima creatura non è una donna: è un uomo chiamato Adamo. Eva arriva dopo, per divertirlo e combinare guai.

Il nostro è un mondo fabbricato dagli uomini per gli uomini, la loro dittatura è così antica che si estende perfino al linguaggio. Si dice uomo per dire uomo e donna, si dice bambino per dire bambino e bambina, si dice figlio per dire figlio e figlia, si dice omicidio per indicar l'assassinio di un uomo e di una donna.

Essere donna è così affascinante. È un'avventura che richiede un tale coraggio, una sfida che non annoia mai. 

Il peccato non nacque il giorno in cui Eva colse una mela: quel giorno nacque una splendida virtù chiamata disubbidienza.

Essere mamma non è un mestiere. Non è nemmeno un dovere. È solo un diritto fra tanti diritti. 

È una bestia che sta sempre in agguato, la viltà. Ci morde tutti, ogni giorno, e son pochi coloro che non si lasciano sbranare da lei.

Nulla minaccia la tua libertà quanto il misterioso trasporto che una creatura prova verso un'altra creatura, ad esempio un uomo verso una donna, o una donna verso un uomo. Non vi sono cinghie né catene né sbarre che ti costringano a una schiavitù più cieca, a un'impotenza più disperata.

Essere donne è una scuola di sangue: tutti i mesi offriamo a noi stesse il suo spettacolo odioso. 

Ma il niente è da preferirsi al soffrire? Io perfino nelle pause in cui piango sui miei fallimenti, le mie delusioni, i miei strazi, concludo che soffrire sia da preferirsi al niente. 

Tra un uomo e una donna ciò che chiamano amore è una stagione. E se al suo sbocciare questa stagione è una festa di verde, al suo appassire è solo un mucchio di foglie marce. 

Se uno muore vuol dire che è nato, che è uscito dal niente, e niente è peggiore del niente: il brutto è dover dire di non esserci stato.
Foto di Oriana Fallaci
Essere donna è così affascinante. È un'avventura che richiede un tale coraggio,
una sfida che non annoia mai. (Oriana Fallaci)

Un uomo
© Rizzoli 1979 - Selezione Aforismario

Agli uomini non interessa né la verità, né la libertà, né la giustizia. Sono cose scomode e gli uomini si trovano comodi nella bugia e nella schiavitù e nell'ingiustizia. Ci si rotolano come maiali.

Credere nell'Uomo significa credere nella sua libertà. Libertà di pensiero, di parola, di critica, di opposizione.

L'abitudine è la più infame delle malattie perché ci fa accettare qualsiasi disgrazia, qualsiasi dolore, qualsiasi morte.

L'abitudine è il più spietato dei veleni perché entra in noi lentamente, silenziosamente, cresce a poco a poco nutrendosi della nostra inconsapevolezza, e quando scopriamo d'averla addosso ogni fibra di noi s'è adeguata, ogni gesto s'è condizionato, non esiste più medicina che possa guarirci.

L'amara scoperta che Dio non esiste ha ucciso la parola destino. Ma negare il destino è arroganza, affermare che noi siamo gli unici artefici della nostra esistenza è follia.

La libertà non ha patria.

L'eterno Potere che non muore mai, cade sempre per risorgere dalle sue ceneri, magari credi di averlo abbattuto con una rivoluzione o un macello che chiamano rivoluzione e invece rieccolo, intatto, diverso nel colore e basta, qua nero, là rosso, o giallo o verde o viola, mentre il popolo accetta o subisce o si adegua.

Chiunque muoia per un miraggio si merita un buon funerale.

Chi si rassegna non vive: sopravvive.

Non lasciatevi intruppare dai dogmi, dalle uniformi, dalle dottrine, non lasciatevi turlupinare da chi vi comanda, da chi vi promette, da chi vi spaventa, da chi vuole sostituire un padrone con un nuovo padrone, non siate gregge perdio, non riparatevi sotto l'ombrello delle colpe altrui, lottate, ragionate col vostro cervello.

Non v'è eroe vivo che valga un eroe morto.

Dire che il popolo è sempre vittima, sempre innocente, è un'ipocrisia e una menzogna e un insulto alla dignità di ogni uomo, di ogni donna, di ogni persona. Un popolo è fatto di uomini, donne, persone, ciascuna di queste persone ha il dovere di scegliere e decidere per se stessa; e non si cessa di scegliere, di decidere, perché non si è né generali né ricchi né potenti.

Esiste un'unica rivoluzione possibile ed è quella che si fa da soli, quella che avviene nell'individuo, che si sviluppa in lui con lentezza, con pazienza, con disubbidienza!

Il poeta ribelle, l'eroe solitario, è un individuo senza seguaci: non trascina le masse in piazza, non provoca le rivoluzioni. Però le prepara.  

Niente è indegno quando il fine è degno.

Ogni rivoluzione contiene in sé i germi di ciò che ha abbattuto e col tempo si dimostra il proseguimento di ciò che ha abbattuto. Da ogni rivoluzione nasce o rinasce un impero.

Oggi è un sogno cui dai nome libertà, domani potrebb'essere un sogno cui dare nome verità; non conta che siano o non siano obiettivi reali, conta rincorrerne il miraggio, la luce.

L'unico modo per non soffrire è non amare, che nei casi in cui non puoi fare a meno di amare sei destinato a soccombere.

Ciascuno è qualcuno, un individuo prezioso, responsabile, artefice di se stesso, difendetelo il vostro io, nocciolo di ogni libertà.

Il grande malanno del nostro tempo si chiama ideologia e i portatori del suo contagio sono gli intellettuali stupidi.

Il coraggio è fatto di paura.

Il vero eroe non si arrende mai, a distinguerlo dagli altri non è il gran gesto iniziale o la fierezza con cui affronta le torture e la morte ma la costanza con cui si ripete, la pazienza con cui subisce e reagisce, l'orgoglio con cui nasconde le sue sofferenze e le ributta in faccia a chi gliele impone.

La libertà è un dovere, prima che un diritto è un dovere. 

L'aspetto della saggezza non è cupo e tetro, non è pensieroso, è ilare e pieno di gioia. Il fine e il compimento della sapienza stanno nella giocosità felice.

L'estrema punizione per chi cerca mondi migliori è il niente.

La morte è una ladra che non si presenta mai di sorpresa.

Il vero fascismo consiste nell'essere anti per principio, per bizza, cioè nel negare a priori che in ogni corrente di pensiero vi sia qualcosa di giusto o qualcosa da usare per cercare il giusto.

Non si fa il proprio dovere perché qualcuno ci dica grazie, lo si fa per principio, per se stessi, per la propria dignità. 

Quando un governo si impone con la violenza e con la violenza impedisce ai cittadini di esprimersi, di opporsi, addirittura di pensare, allora ricorrere alla violenza è una necessità. 

Se un uomo è un uomo, non una pecora del gregge, v'è in lui un istinto di sopravvivenza che lo induce a battersi anche se capisce di battersi a vuoto, anche se sa di perdere: don Chisciotte che si lancia contro i mulini a vento senza curarsi d'essere solo e anzi fiero d'essere solo.

Un partito non ha bisogno di individui con personalità, creatività, fanasia, dignità: ha bisogno di burocrati, di funzionari, di servi.

Un uomo che non parla a nessuno e a cui nessuno parla è come un pozzo che nessuna sorgente alimenta: a poco a poco l'acqua che vi stagna imputridisce ed evapora.

Insciallah
© Rizzoli 1990 - Selezione Aforismario

Apparteniamo a un'epoca in cui cinema e Tv si sostituiscono alla parola scritta, al racconto scritto, e nel dialogo con il mondo i registi anzi gli attori si sostituiscono agli scrittori. Nessuno infatti, neanch'io, resiste al narcotico richiamo dello schermo, al perpetuo svago offertoci da un sistema di comunicazione che trasforma in pubblico trastullo anche la sacra intimità del sesso e la inviolabile solennità della morte.

Il linguaggio parlato è per sua natura sciatto e impreciso. Non dà tempo di riflettere, di usar le parole con eleganza e raziocinio, induce a giudizi avventati e non fa compagnia perché richiede la presenza degli altri. Il linguaggio scritto, al contrario, dà tempo di riflettere e di scegliere le parole. Facilita l'esercizio della logica, costringe a giudizi ponderati, e fa compagnia perché lo si esercita in solitudine. Specialmente quando si scrive, la solitudine è una gran compagnia.

La violenza è figlia dell'ignoranza.

Nel bene e nel male, sono sempre stati gli scrittori a muovere il mondo: cambiarlo. Sicché scrivere è il mestiere più utile che ci sia. Il più esaltante, il più appagante del creato.

Non è vero che il fine giustifica i mezzi. Se i mezzi sono sporchi, anche il fine più nobile diventa sporco.

Non si dovrebbe mai prenderli sul serio gli scrittori, mai. Chiacchierano per chiacchierare, per mettere insieme belle parole, si approfittano della carta stampata sapendo che sulla carta stampata ogni fanfaluca sembra verità sacrosanta.

[Scrivere] è la solitudine atroce d'una stanza che a poco a poco si trasforma in una prigione, una cella di tortura. È la paura del foglio bianco che ti scruta vuoto, beffardo. È il supplizio del vocabolo che non trovi e se lo trovi fa rima col vocabolo accanto, è il martirio della frase che zoppica, della metrica che non tiene, della struttura che non regge, della pagina che non funziona, del capitolo che devi smantellare e rifare rifare rifare finché le parole ti sembrano cibo che sfugge alla bocca affamata di Tantalo. È la rinuncia al sole, all'azzurro, al piacere di camminare, viaggiare, di usare tutto il tuo corpo: non solo la testa e le mani. È una disciplina da monaci, un sacrificio da eroi.

La paura e i soldi, si sa, mettono a tacere il cuore.

La Vita non è uno spettacolo muto o in bianco e nero. È un arcobaleno inesauribile di colori, un concerto interminabile di rumori, un caos fantasmagorico di voci e di volti, di creature le cui azioni si intrecciano o si sovrappongono per tessere la catena di eventi che determinano il nostro personale destino.

La storia dell'Uomo è anzitutto e soprattutto una storia di coraggio: la prova che senza il coraggio non fai nulla, che se non hai coraggio nemmeno l'intelligenza ti serve. E il coraggio ha molti volti: il volto della generosità, della vanità, della curiosità, della necessità, dell'orgoglio, dell'innocenza, dell'incoscienza, dell'odio, dell'allegria, della disperazione, della rabbia, e perfino della paura cui rimane spesso legato da un vincolo quasi filiale.

Non ha confini il coraggio che nasce dall'amore e per amore si realizza. Non tiene conto di alcun pericolo, non ascolta nessuna forma di raziocinio. Pretende di muovere le montagne e spesso le muove.

La morte di un amore è come la morte d'una persona amata. Lascia lo stesso strazio, lo stesso vuoto, lo stesso rifiuto di rassegnarti a quel vuoto. Perfino se l'hai attesa, causata, voluta per autodifesa o buonsenso o bisogno di libertà, quando arriva ti senti invalido. Mutilato.

L'infelicità non ha solo il volto della fame e del freddo. Ha anche quello della solitudine che gela quando appartieni a un mondo scomparso o incompreso, quando sei costretto a vivere in un ambiente nel quale non ti riconosci e vieni schernito ridicolizzato perseguitato dalla volgarità.

Incredibile come il dolore dell'anima non venga capito. Se ti becchi una pallottola o una scheggia si mettono subito a strillare presto-barellieri-il-plasma, se ti rompi una gamba te la ingessano, se hai la gola infiammata ti danno le medicine. Se hai il cuore a pezzi e sei così disperato che non ti riesce aprir bocca, invece, non se ne accorgon neanche.

Il dolore dell'anima è una malattia molto più grave della gamba rotta e della gola infiammata, le sue ferite sono assai più profonde e pericolose di quelle procurate da una pallottola o da una scheggia. Sono ferite che non guariscono, quelle, ferite che ad ogni pretesto ricominciano a sanguinare.

Chi capisce tutto e tutti finisce con l'assolvere tutto e tutti. Chi assolve tutto e tutti finisce col perdonare tutto e tutti. Chi perdona tutto e tutti non crede a nulla. E chi non crede a nulla [...] è un cinico.

È una cosa di cattivo gusto, comandare, e spiacevolissima. Perché pone a contatto coi beceri e con gli ottusi, costringe a esercitare la volgarità del potere, limita la libertà sia di chi comanda che di chi è comandato, infine inebria i presuntuosi.

È una macchina diabolica, l'esercito, e il militarismo un ingranaggio mortale.

Il vero soldato mente a sé stesso quando dice di odiare la guerra. Egli ama in modo profondo la guerra. E non perché sia un uomo particolarmente malvagio, assetato di sangue, ma perché ama la vitalità che (per quanto paradossale possa sembrare) la guerra porta dentro di sé.

L'atroce gioco della guerra è la caccia delle cacce, la sfida delle sfide, la scommessa delle scommesse. La caccia all'Uomo, la sfida alla Morte, la scommessa con la Vita. Eccessi di cui il vero soldato ha bisogno.

Sul palcoscenico della gran commedia che ha nome "pace" il mistero non esiste. Sai già che lo spettacolo si compone di alcuni atti e che dopo il primo atto vedrai il secondo, dopo il secondo vedrai il terzo: le incognite riguardano solo lo sviluppo della storia narrata e il suo epilogo. Sul palcoscenico della gran tragedia che ha nome "guerra", invece, non sai mai che cosa accadrà. Che tu ne sia spettatore o interprete, ti chiedi sempre se vedrai la fine del primo atto. E il secondo è una possibilità. Il terzo, una speranza. Il futuro, un'ipotesi.

Si muore talmente meglio quando si crede a qualcosa. Si muore talmente di meno.

Un uomo rassegnato è un uomo morto prima di morire.

La rabbia e l'orgoglio
© Rizzoli 2001 - Selezione Aforismario

Vi sono momenti, nella Vita, in cui tacere diventa una colpa e parlare diventa un obbligo. Un dovere civile, una sfida morale, un imperativo categorico al quale non ci si può sottrarre.

È un Paese così diviso, l'Italia. Così fazioso, così avvelenato dalle sue meschinerie tribali! Si odiano anche all'interno dei partiti, in Italia. Non riescono a stare insieme nemmeno quando hanno lo stesso emblema, lo stesso distintivo. Gelosi, biliosi, vanitosi, piccini, non pensano che ai propri interessi personali. 

In Italia si parla sempre di Diritti e mai di Doveri. In Italia si finge di ignorare o si ignora che ogni Diritto comporta un Dovere, che chi non compie il proprio dovere non merita alcun diritto.

Le moschee che in Italia sbocciano all'ombra d'un dimenticato laicismo e d'un risorto bacchettonismo pullulano fino alla nausea di terroristi o aspiranti terroristi.

"Il comunismo è un regime monarchico, una monarchia di vecchio stampo. In quanto tale taglia le palle agli uomini. E quando a un uomo gli tagli le palle non è più un uomo" diceva mio padre.  

Se non ci si oppone, se non ci si difende, se non si combatte, la Jihad vincerà. E distruggerà il mondo che bene o male siamo riusciti a costruire, a cambiare, a migliorare, a rendere un po' più intelligente cioè meno bigotto o addirittura non bigotto. 

Io sono atea, graziaddio. Irrimediabilmente atea. E non ho alcuna intenzione d'esser punita per questo da quei barbari che invece di lavorare e contribuire al miglioramento dell'umanità stanno sempre col sedere all'aria cioè a pregare cinque volte al giorno. 

Nella Vita e nella Storia vi sono casi in cui non è lecito aver paura. Casi in cui aver paura è immorale e incivile. 

Il Futuro è un'ipotesi, una congettura, una supposizione, cioè una non-realtà. Tutt'al più, una speranza alla quale tentiamo di dar corpo coi sogni e le fantasie.  

Ogni oggetto sopravvissuto al Passato è prezioso perché porta in sé un'illusione di eternità. Perché rappresenta una vittoria sul Tempo che logora e appassisce e uccide, una sconfitta della Morte.

La forza della ragione
© Rizzoli 2004 - Selezione Aforismario

Ogni nostro gesto è un atto di guerra. Ogni nostra azione quotidiana è una forma di guerra che esercitiamo contro qualcuno o qualcosa.

La guerra non è una maledizione insita nella nostra natura: è una maledizione insita nella Vita. Non ci si sottrae alla guerra perché la guerra fa parte della Vita.

Se dici la tua sul Vaticano, sulla Chiesa Cattolica, sui Papa, sulla Madonna, su Gesù, sui Santi, non ti succede nulla. Ma se fai lo stesso con l'Islam, col Corano, con Maometto, coi figli di Allah, diventi razzista e xenofobo e blasfemo e compi una discriminazione razziale.

Una Chiesa Cattolica che non sa più dove va e che sul pietismo, il buonismo, il vittimismo ha costruito un'industria.

L'intelligenza non ha confini, riesce sempre a penetrare il muro dell'idiozia costituzionalizzata.

Vivere è molto difficile, morire è sempre un dispiacere, e il concetto d'un Dio che aiuta ad affrontare le due imprese può dare un sollievo infinito: lo capisco bene.

Ove c'è raziocinio c'è scelta, ove c'è scelta c'è libertà.

I mediocri del Politically Correct negano sempre il merito. Sostituiscono sempre la qualità con la quantità. 

Io non scrivo per divertimento o per soldi. Scrivo per dovere.

Illudersi che esista un Islam buono e un Islam cattivo ossia non capire che esiste un Islam e basta, che tutto l'Islam è uno stagno e che di questo passo finiamo con l'affogar dentro lo stagno, è contro Ragione.

L'Europa diventa sempre di più una provincia dell'Islam, una colonia dell'Islam. E l'Italia un avamposto di quella provincia, un caposaldo di quella colonia.

Oggi le festività islamiche, il venerdì, le cinque preghiere, la carne halal, il volto velato sui documenti. Domani il matrimonio islamico, la poligamia e magari la lapidazione dell'adultera o della stuprata.

Nonostante le stragi attraverso cui i figli di Allah ci insanguinano e si insanguinano da oltre trent'anni, la guerra che l'Islam ha dichiarato all'Occidente non è una guerra militare. È una guerra culturale. Una guerra, direbbe Tocqueville, che prima del nostro corpo vuol colpire la nostra anima. Il nostro sistema di vita, la nostra filosofia della Vita. Il nostro modo di pensare, di agire, di amare. La nostra libertà.

I terroristi, i kamikaze, non ci ammazzano soltanto per il gusto d'ammazzarci. Ci ammazzano per piegarci. Per intimidirci, stancarci, scoraggiarci, ricattarci. Il loro scopo non è riempire i cimiteri. Non è distruggere i nostri grattacieli, le nostre Torri di Pisa, le nostre Tour Eiffel, le nostre cattedrali, i nostri David di Michelangelo. È distruggere la nostra anima, le nostre idee, i nostri sentimenti, i nostri sogni.

Non difendere il proprio territorio, la propria casa, i propri figli, la propria dignità, la propria essenza, è contro Ragione. Accettare passivamente le sciocche o ciniche menzogne che ci vengono somministrate come l'arsenico nella minestra è contro Ragione. Assuefarsi, rassegnarsi, arrendersi per viltà o per pigrizia è contro Ragione.

Per non assuefarsi, non rassegnarsi, non arrendersi, ci vuole passione. Per vivere ci vuole passione.

Oriana Fallaci intervista sé stessa
L'Apocalisse © Rizzoli 2004 - Selezione Aforismario

Ci ritroveremo con una Repubblica Islamica dell'Iraq. Ossia con un paese nel quale i mullah e gli imam impongono i burkah, lapidano le donne che vanno dal parrucchiere, impiccano la gente allo stadio.

Il terrorismo islamico s'è moltiplicato, i morti hanno partorito altri morti, continuano a partorire morti, partoriranno sempre più morti.

L'Europa vive nella paura e il terrorismo islamico ha un obbiettivo molto preciso: distruggere l'Occidente ossia cancellare i nostri principii, i nostri valori, le nostre tradizioni, la nostra civiltà.

Mi fanno ridere i parolai che declamano: «Il terrorismo non si combatte con le armi».

Si cerca di far credere che esiste un Islam ben distinto dall'Islam del terrorismo. Un Islam mite, progredito, moderato, quindi pronto a capire la nostra cultura e a rispettare la nostra libertà.

Un cappello pieno di ciliege
(postumo) © Rizzoli 2008 - Selezione Aforismario

Un figlio appena nato è un mestiere che non lascia respiro.

Niente ferisce, avvelena, ammala, quanto la delusione. Perché la delusione è un dolore che deriva sempre da una speranza svanita, una sconfitta che nasce sempre da una fiducia tradita cioè dal voltafaccia di qualcuno o qualcosa in cui credevamo.

Non so arrendermi al fatto che per vivere si debba morire, che vivere e morire siano due aspetti della medesima realtà, l'uno necessario all'altro, l'uno conseguenza dell'altro. Non so piegarmi all'idea che la Vita sia un viaggio verso la Morte e nascere una condanna a morte.

Frasi attribuite
La vita ha quattro sensi: amare, soffrire, lottare e vincere. Chi ama soffre, chi soffre lotta, chi lotta vince. Ama molto, soffri poco, lotta tanto e vinci sempre.
[Da alcuni anni circola sul web in lingua italiana una frasetta insulsa, che viene attribuita ad Oriana Fallaci, e che riportiamo soltanto perché a qualcuno sorga almeno qualche dubbio sulla sua autenticità ed eviti di attribuirgliela].

Note
Leggi anche le citazioni delle giornaliste e saggiste italiane: Ida MagliMaria Giovanna Maglie - Lidia Ravera

Frasi e citazioni di Primo Levi

Selezione delle frasi più significative e delle migliori citazioni di Primo Levi (Torino 1919-1987), scrittore, poeta e chimico italiano. 
Com'è noto, Primo Levi, in quanto ebreo, fu catturato dai nazisti nel 1943 e successivamente deportato nel campo di concentramento di Auschwitz. Scampato al lager, tornò in Italia, dove cominciò la sua carriera di scrittore, raccontando le atrocità viste e subite durante la sua drammatica esperienza in Se questo è un uomo (1947). Scrive Primo Levi all'inizio della prefazione: 
"Per mia fortuna, sono stato deportato ad Auschwitz solo nel 1944, e cioè dopo che il governo tedesco, data la crescente scarsità di manodopera, aveva stabilito di allungare la vita media dei prigionieri da eliminarsi, concedendo sensibili miglioramenti nel tenor di vita e sospendendo temporaneamente le uccisioni ad arbitrio dei singoli. Perciò questo mio libro, in fatto di particolari atroci, non aggiunge nulla a quanto è ormai noto ai lettori di tutto il mondo sull'inquietante argomento dei campi di distruzione. Esso non è stato scritto allo scopo di formulare nuovi capi di accusa; potrà piuttosto fornire documenti per uno studio pacato di alcuni aspetti dell'animo umano".
Ricordando quell'orribile esperienza trent'anni dopo, dirà Primo Levi: 
"Il fatto che io sia sopravvissuto, e sia ritornato indenne, secondo me è dovuto principalmente alla fortuna. Solo in piccola misura hanno giocato fattori preesistenti, quali il mio allenamento alla vita di montagna, ed il mio mestiere di chimico, che mi ha concesso qualche privilegio negli ultimi mesi di prigionia. Forse mi ha aiutato anche il mio interesse, mai venuto meno, per l'animo umano, e la volontà non soltanto di sopravvivere (che era comune a molti), ma di sopravvivere allo scopo preciso di raccontare le cose a cui avevamo assistito e che avevamo sopportate. E forse ha giocato infine anche la volontà, che ho tenacemente conservata, di riconoscere sempre, anche nei giorni più scuri, nei miei compagni e in me stesso, degli uomini e non delle cose, e di sottrarmi cosi a quella totale umiliazione e demoralizzazione che conduceva molti al naufragio spirituale. (Se questo è un uomo, Appendice, Einaudi 1976).
Ha scritto Claudio Toscani in Come leggere Se questo è un uomo (Mursia, 1990) "L'ultimo appello di Primo Levi non dice: «Non dimenticatemi!»; bensì «Non dimenticate!»".
Su Aforismario trovi anche una selezione delle più belle poesie di Primo Levi. [Il link è in fondo alla pagina].

Foto di Primo Levi
Per il fatto che un Auschwitz è esistito,
nessuno dovrebbe ai nostri giorni parlare di Provvidenza. (Primo Levi)

Se questo è un uomo
© De Silva 1947 - © Einaudi 1958 - Selezione Aforismario

A molti, individui o popoli, può accadere di ritenere, più o meno consapevolmente, che «ogni straniero è nemico». Per lo più questa convinzione giace in fondo agli animi come una infezione latente; si manifesta solo in atti saltuari e incoordinati, e non sta all'origine di un sistema di pensiero. Ma quando questo avviene, quando il dogma inespresso diventa premessa maggiore di un sillogismo, allora, al termine della catena, sta il Lager.

Accade facilmente, a chi ha perso tutto, di perdere se stesso.

Di fronte al bisogno e al disagio fisico assillanti, molte consuetudini e molti istinti sociali sono ridotti al silenzio.

Distruggere l'uomo è difficile, quasi quanto crearlo.

Il Lager è la fame.

La nostra personalità è fragile, è molto più in pericolo che non la nostra vita; e i savi antichi, invece di ammonirci «ricordati che devi morire», meglio avrebbero fatto a ricordarci questo maggior pericolo che ci minaccia.

La persuasione che la vita ha uno scopo è radicata in ogni fibra di uomo, è una proprietà della sostanza umana.

Nella storia e nella vita pare talvolta di discernere una legge feroce, che suona «a chi ha, sarà dato; a chi non ha, a quello sarà tolto». Nel Lager, dove l’uomo è solo e la lotta per la vita si riduce al suo meccanismo primordiale, la legge iniqua è apertamente in vigore, è riconosciuta da tutti.

Parte del nostro esistere ha sede nelle anime di chi ci accosta: ecco perché è non-umana l’esperienza di chi ha vissuto giorni in cui l’uomo è stato una cosa agli occhi dell’uomo.

Pochi sono gli uomini che sanno andare a morte con dignità, e spesso non quelli che ti aspetteresti.

Sappiamo donde veniamo: i ricordi del mondo di fuori popolano i nostri sonni e le nostre veglie, ci accorgiamo con stupore che nulla abbiamo dimenticato, ogni memoria evocata ci sorge davanti dolorosamente nitida.

Se dall'interno dei Lager un messaggio avesse potuto trapelare agli uomini liberi, sarebbe stato questo: fate di non subire nelle vostre case ciò che a noi viene inflitto qui.

Se non altro per il fatto che un Auschwitz è esistito, nessuno dovrebbe ai nostri giorni parlare di Provvidenza.

Tutti scoprono, più o meno presto nella loro vita, che la felicità perfetta non è realizzabile, ma pochi si soffermano invece sulla considerazione opposta: che tale è anche una infelicità perfetta. I momenti che si oppongono alla realizzazione di entrambi i due stati-limite sono della stessa natura: conseguono dalla nostra condizione umana, che è nemica di ogni infinito.

Appendice a Se questo è un uomo
© Einaudi 1976 - Selezione Aforismario

È vero che la gran massa dei tedeschi ignorò sempre i particolari più atroci di quanto avvenne più tardi nei Lager: lo sterminio metodico e industrializzato sulla scala dei milioni, le camere a gas tossico, i forni crematori, l'abietto sfruttamento dei cadaveri, tutto questo non si doveva sapere, ed in effetti pochi lo seppero, fino alla fine della guerra.

È certamente vero che il terrorismo di Stato è un'arma fortissima, a cui è ben difficile resistere; ma è anche vero che il popolo tedesco, nel suo complesso, di resistere non ha neppure tentato. Nella Germania di Hitler era diffuso un galateo particolare: chi sapeva non parlava, chi non sapeva non faceva domande, a chi faceva domande non si rispondeva.

È difficile distinguere i profeti veri dai falsi, è bene avere in sospetto tutti i profeti.

È meglio rinunciare alle verità rivelate, anche se ci esaltano per la loro semplicità e il loro splendore, anche se le troviamo comode perché si acquistano gratis. E meglio accontentarsi di altre verità più modeste e meno entusiasmanti, quelle che si conquistano faticosamente, a poco a poco e senza scorciatoie, con lo studio, la discussione e il ragionamento, e che possono essere verificate e dimostrate.

Forse, quanto è avvenuto non si può comprendere, anzi, non si deve comprendere, perché comprendere è quasi giustificare.

I Lager nazisti sono stati l'apice, il coronamento del fascismo in Europa, la sua manifestazione più mostruosa; ma il fascismo c'era prima di Hitler e di Mussolini, ed è sopravvissuto, in forme palesi o mascherate, alla sconfitta della seconda guerra mondiale. In tutte le parti del mondo, là dove si comincia col negare le libertà fondamentali dell'Uomo, e l'uguaglianza fra gli uomini, si va verso il sistema concentrazionario, ed è questa una strada su cui è difficile fermarsi.

I mostri esistono, ma sono troppo pochi per essere veramente pericolosi; sono più pericolosi gli uomini comuni, i funzionari pronti a credere e ad obbedire senza discutere.

Il mondo in cui noi occidentali oggi viviamo presenta molti e gravissimi difetti e pericoli, ma rispetto al mondo di ieri gode di un gigantesco vantaggio: tutti possono sapere subito tutto su tutto. L'informazione è oggi «il quarto potere»: almeno in teoria.

L'avversione contro gli ebrei, impropriamente detta antisemitismo, è un caso particolare di un fenomeno più vasto, e cioè dell'avversione contro chi è diverso da noi.

Non ho perdonato nessuno dei colpevoli, né sono disposto ora o in avvenire a perdonarne alcuno, a meno che non abbia dimostrato (coi fatti: non con le parole, e non troppo tardi) di essere diventato consapevole delle colpe e degli errori del fascismo nostrano e straniero, e deciso a condannarli, a sradicarli dalla sua coscienza e da quella degli altri.

[Per] gli ex prigionieri «politici», o comunque in possesso di una preparazione politica, o di una convinzione religiosa, o di una forte coscienza morale [...], ricordare è un dovere: essi non vogliono dimenticare, e soprattutto non vogliono che il mondo dimentichi, perché hanno capito che la loro esperienza non è stata priva di senso, e che i Lager non sono stati un incidente, un imprevisto della Storia.

Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare, le coscienze possono nuovamente essere sedotte ed oscurate: anche le nostre.

Un nuovo fascismo, col suo strascico di intolleranza, di sopraffazione e di servitù, può nascere fuori del nostro paese ed esservi importato, magari in punta di piedi e facendosi chiamare con altri nomi; oppure può scatenarsi dall'interno con una violenza tale da sbaragliare tutti i ripari. Allora i consigli di saggezza non servono più, e bisogna trovare la forza di resistere: anche in questo, la memoria di quanto è avvenuto nel cuore dell'Europa, e non molto tempo addietro, può essere di sostegno e di ammonimento.

La tregua
© Einaudi 1963 - Selezione Aforismario

In ogni gruppo umano esiste una vittima predestinata: uno che porta pena, che tutti deridono, su cui nascono dicerie insulse e malevole, su cui, con misteriosa concordia, tutti scaricano i loro mali umori e il loro desiderio di nuocere.

La libertà, l’improbabile, impossibile libertà, così lontana da Auschwitz che solo nei sogni osavamo sperare era giunta: ma non ci aveva portati alla Terra Promessa. Era intorno a noi, ma sotto forma di una spietata pianura deserta. Ci aspettavano altre prove, altre fatiche, altre fami, altri geli, alte paure.

Le tre parole della derisione: "Arbeit macht frei", "Il lavoro rende liberi".

Per noi anche l’ora della libertà suonò grave e chiusa, e ci riempì gli animi, ad un tempo, di gioia e di un doloroso senso di pudore, per cui avremmo voluto lavare le nostre coscienze e le nostre memorie della bruttura che vi giaceva: e di pena, perché sentivamo che questo non poteva avvenire, che nulla mai piú sarebbe potuto avvenire di così buono e puro da cancellare il nostro passato, e che i segni dell’offesa sarebbero rimasti in noi per sempre, e nei ricordi di chi vi ha assistito, e nei luoghi ove avvenne, e nei racconti che ne avremmo fatti.

Quando c'è la guerra, a due cose bisogna pensare prima di tutto: in primo luogo alle scarpe, in secondo alla roba da mangiare; e non viceversa, come ritiene il volgo: perché chi ha le scarpe può andare in giro a trovar da mangiare, mentre non vale l'inverso.

Il sistema periodico
© Einaudi 1975

Mi dichiaro pronto a perdonare i nemici, e magari anche ad amarli, ma solo quando mostrino segni certi di pentimento, e cioè quando cessino di essere nemici. Nel caso contrario, del nemico che resta tale, che persevera nella sua volontà di creare sofferenza, è certo che non lo si deve perdonare: si può cercare di recuperarlo, si può (si deve!) discutere con lui, ma è nostro dovere giudicarlo, non perdonarlo.

La chiave a stella
© Einaudi 1978 - Selezione Aforismario

È già difficile per il chimico antivedere, all'infuori dell'esperienza, l'interazione fra due molecole semplici; del tutto impossibile predire cosa avverrà all'incontro di due molecole moderatamente complesse. Che predire sull'incontro di due esseri umani?

Farmi avanti quando tutti si fanno indietro a me mi è sempre piaciuto, e mi piace ancora.

Il termine «libertà» ha notoriamente molti sensi, ma forse il tipo di libertà più accessibile, più goduto soggettivamente, e più utile al consorzio umano, coincide con l'essere competenti nel proprio lavoro, e quindi nel provare piacere a svolgerlo.

L'amare il proprio lavoro (che purtroppo è privilegio di pochi) costituisce la migliore approssimazione concreta alla felicità sulla terra: ma questa è una verità che non molti conoscono.

La brava gente si somiglia dappertutto.

Non avevo esperienza e non sapevo che tutte le ragazze sono strane, o per un verso o per un altro, e se una non è strana vuol dire che è ancora più strana delle altre, appunto perché è fuori quota, non so se mi spiego.

Quando c'è la fame uno si fa furbo.

Se si escludono istanti prodigiosi e singoli che il destino ci può donare, l'amare il proprio lavoro (che purtroppo è privilegio di pochi) costituisce la migliore approssimazione concreta della felicità sulla terra.

Lilít e altri racconti
© Einaudi 1981

Errare è umano, ma ammettere il proprio errore è diabolico.

Spesso chi pensa non è sicuro di pensare, il suo pensiero ondeggia fra l'accorgersi e il sognare, gli sfugge di tra le mani, rifiuta di lasciarsi afferrare e configgere sulla carta in forma di parole. Ma invece chi soffre sì, chi soffre è ahimè sicuro sempre, sicuro di soffrire ed ergo di esistere.

I sommersi e i salvati
© Einaudi 1986

I "salvati" del Lager non erano i migliori, i predestinati al bene, i latori di un messaggio: quanto io avevo visto e vissuto dimostrava l'esatto contrario. Sopravvivevano di preferenza i peggiori, gli egoisti, i violenti, gli insensibili, i collaboratori della "zona grigia", le spie. Non era una regola certa (non c'erano, né ci sono nelle cose umane, regole certe), ma era pure una regola. Mi sentivo sì innocente, ma intruppato tra i salvati, e perciò alla ricerca permanente di una giustificazione, davanti agli occhi miei e degli altri. Sopravvivevano i peggiori, cioè i più adatti; i migliori sono morti tutti.

Frasi attribuite
Selezione Aforismario

Chi dimentica il passato è condannato a ripeterlo.
[Questa frase è spesso attribuita a Primo Levi. In realtà la frase è del filosofo e scrittore spagnolo George Santayana, e si trova in La ragione nel senso comune (Reason in Common Sense), che costituisce il primo volume del suo La vita della ragione (The Life of Reason, 1905-1906): "Coloro che non ricordano il passato sono condannati a ripeterlo". La frase si trova incisa in trenta lingue su un monumento nel campo di concentramento di Dachau].

Quando non si riesce a dimenticare, si prova a perdonare.
[Questa frase, molto diffusa sul web in lingua italiana, è attribuita immancabilmente a Primo Levi, e secondo quanto indicato in alcuni siti, e persino in alcuni libri, la frase si troverebbe in Se questo è un uomo. Ebbene, se si prova a esaminare il capolavoro dello scrittore torinese, ci si accorge che la frase non è presente, né in prefazione né in appendice. Ma non solo: la frase non è presente in nessuna delle opere di Primo Levi].

Note
  1. Su Aforismario trovi altre citazioni di Primo Levi nelle pagine dedicate alla Shoah e alla Giornata della Memoria.
  2. Vedi anche: Poesie di Primo Levi - Frasi dal Diario di Anna Frank - Testimonianze di Liliana Segre

Frasi e citazioni di Carl Rogers

Selezione delle migliori citazioni e delle frasi più significative di Carl Rogers (Chicago, 1902 - San Diego, 1987), psicologo e psicoterapeuta statunitense. 
Carl Rogers è noto soprattutto per essere stato il fondatore di un nuovo metodo psicoterapeutico denominato Terapia centrata sul cliente, che costituisce una terza via, quella umanistica, rispetto agli altri due grandi approcci terapeutici: quello psicoanalitico-psicodinamico e quello comportamentista-cognitivista. Così Carl Rogers descrive in maniera sintetica il suo metodo: 
"Uno modificazione costruttiva della personalità si verifica quando sono presenti e sussistono per un certo periodo le seguenti condizioni: 1) Due persone sono in contatto psicologico. 2) La prima, che chiameremo il cliente, è in uno stato di incongruenza, di vulnerabilità o di ansia. 3) La seconda persona, che chiameremo il terapeuta, è in uno stato di congruenza: è cioè, nella relazione, liberamente e profondamente se stesso. 4) Il terapeuta prova dei sentimenti di considerazione positiva incondizionata nei confronti del cliente. 5) Il terapeuta prova una comprensione empatica del sistema di riferimento interno del cliente e si sforza di comunicare al cliente questa esperienza. 6) Si verifica una comunicazione, almeno parziale, della comprensione empatica e della considerazione positiva incondizionata del terapeuta per il cliente. Non sono necessarie altre condizioni. È sufficiente che queste sei condizioni siano presenti e sussistano per un certo periodo di tempo perché il processo di modificazione costruttiva della personalità si verifichi".
Il metodo rogersiano costituisce una vera e propria rivoluzione in ambito psicoterapeutico perché, contrariamente agli altri approcci, il terapeuta non agisce direttamente sul paziente per cercare di modificarne gli aspetti disfunzionali, ma "accompagna" il cliente nel suo percorso di autoconsapevolezza e autorealizzazione, facendo uso di una grande capacità di ascolto e di comprensione empatica. Non a caso, il termine "paziente" è stato sostituito da Carl Rogers con quello di "cliente" per sottolineare la parte attiva che ha quest'ultimo durante il processo psicoterapeutico rogersiano, che per questo motivo è detto anche "non direttivo". Riguardo all'importanza dell'ascolto, Carl Rogers ha affermato: 
"È stato grazie all'ascolto delle persone che ho imparato tutto ciò che so circa gli individui, la personalità, le relazioni interpersonali. Vi è un'altra soddisfazione peculiare nell'ascoltare realmente qualcuno, poiché al di là del messaggio immediato della persona, indipendentemente da quale esso sia, c'è l'universale. Dietro tutte le comunicazioni personali che realmente ascolto sembrano esserci delle ordinate leggi psicologiche, aspetti dello stesso ordine che troviamo nell'universo inteso come un tutto. Così, c'è al tempo stesso la soddisfazione di ascoltare questa persona e la soddisfazione di sentirsi in contatto con ciò che è universalmente vero". (Un modo di essere, 1980).
L'importanza delle ricerche e delle teorie di Carl Rogers è stata presto riconosciuta nell'ambiente psicoterapeutico statunitense, tant'è che nel 1947 viene eletto presidente dell'American Psychological Association e nel 1956 presidente di The American Academy of Psychotherapists. Nel 1957, inoltre, ottiene la cattedra di Psicologia e Psichiatria all'Università del Wisconsin.

Le citazioni riportate in questa pagina sono tratte dalle sue opere principali: Psicoterapia di consultazione (1942), Terapia centrata sul cliente (1951), Diventare una persona (1961), Psicoterapia e relazioni umane (1965), Potere personale (1977) e Un modo di essere (1980).
Foto di Carl Rogers
Quel che sono è sufficiente, se solo riesco a esserlo. (Carl Rogers)

Psicoterapia di consultazione
Counseling and Psychotherapy, 1942

Forse il requisito primo che si dovrebbe pretendere da un consultore è il fatto di essere una persona sensibile ai rapporti umani.

Se un individuo è ottuso alle reazioni degli altri, se non si rende conto che certe sue osservazioni possono possono causare nell'altro piacere o dolore, se non intuisce il rapporto di ostilità o di amicizia esistente tra gli altri e sé stesso o tra due suoi conoscenti, probabilmente non potrà mai essere un consultore soddisfacente. 

Se un individuo è naturalmente dotato di spirito d'osservazione per quel che riguarda le reazioni degli altri, se è in grado di individuare in un gruppo di bambini quali di essi siano infelici, se riesce a percepire l'antagonismo personale che sta alla base di una discussione apparentemente casuale, se è pronto a intuire nelle azioni le sottili differenze che rivelano come un genitore abbia con un figlio un buon rapporto e con un altro un rapporto pieno di tensioni: tale persona possiede una considerevole dote naturale che gli permetterà di sviluppare le sue qualità e di essere un buon terapeuta.

Il counseling non direttivo è basato sull'assunto che il soggetto abbia il diritto di scegliere le mete della propria vita, anche se queste possono essere diverse da quelle che il consultore avrebbe scelto per lui.

Il counseling non direttiva è caratterizzato da una preponderanza di attività da parte del soggetto, giacché il compito di parlare e discutere i problemi tocca soprattutto a lui. Le tecniche principali di cui si avvale il consultore sono quelle che aiutano il soggetto riconoscere e capire più chiaramente i suoi sentimenti, atteggiamenti, e modelli di reazione, e lo incoraggiano a parlarne.

Praticare la psicoterapia, non significa fare qualcosa al soggetto, né convincerlo a fare qualcosa per sé; si tratta invece di liberarlo perché possa crescere e svilupparsi in modo normale, e di rimuovere ostacoli in modo che possa andare avanti.

Punto focale è l'individuo, non il problema. Lo scopo non è quello di risolvere un problema particolare, ma di aiutare l'individuo a crescere perché possa affrontare sia il problema attuale, sia quelli successivi in maniera più integrata.

Tutti gli altri metodi implicano che l'individuo maturerà, cambierà e sarà in grado di prendere decisioni più sagge dopo la seduta, mentre in questa nuova tecnica è il contatto terapeutico in se stesso che costituisce un'esperienza di maturazione. L'individuo impara a capirsi, a compiere autonomamente delle scelte importanti, ad avere un rapporto valido con un'altra persona in maniera più adulta.

La terapia centrata sul cliente
Client-centered Therapy, 1951 - Selezione Aforismario

Azzarderei l'ipotesi che, nel momento della relazione, la teoria particolare del terapeuta è poco importante ed anzi, se è presente nella sua coscienza in quel momento, danneggia probabilmente la terapia. Secondo me dunque solamente l'incontro esistenziale è importante: se la teoria occupa il campo della coscienza nel momento immediato della relazione terapeutica, non è in alcun modo utile. Un altro modo di definire questo concetto è che, nella misura in cui pensiamo teoricamente, nel corso della relazione, diventiamo spettatori e non attori, ed è proprio come attori che possiamo essere efficaci.

La nostra prima reazione di fronte all'affermazione di un altro è una valutazione o un giudizio, anziché uno sforzo di comprensione. Quando qualcuno esprime un sentimento o un atteggiamento o un'opinione tendiamo subito a pensare "è ingiusto", "è stupido", "è anormale", "è irragionevole", "è scorretto", "non è gentile". Molto di rado ci permettiamo di "capire" esattamente quale sia per lui il significato dell'affermazione.

Noi non possiamo cambiare, non possiamo allontanarci da ciò che siamo, finché non accettiamo fino in fondo ciò che siamo. Allora sembra che il cambiamento avvenga quasi inavvertitamente.

Solo quando mi accetto come sono, posso cambiare.

Più mi sforzo di essere semplicemente me stesso in tutta la complessità della vita, e mi sforzo di capire e di accettare quanto c’è veramente in me e negli altri, più ho la possibilità di provocare un cambiamento maggiore.

Nella persona vi è una forza che ha una direzione fondamentale positiva. Più l'individuo è capito e accettato profondamente, più tende a lasciar cadere le false "facciate" con cui ha affrontato la vita e più si muove in una direzione positiva, di miglioramento.

Ogni persona è un'isola in sé stessa, e lo è in un senso molto reale, e può gettare dei ponti verso le altre isole solamente se vuole ed è in grado di essere se stessa.

Quel che sono è sufficiente, se solo riesco a esserlo.

Se accetto l'altra persona come qualcosa di rigido, di già diagnosticato e classificato, di già formato dal suo passato, contribuisco a confermare questa ipotesi limitata. Se l'accetto come un processo di divenire, contribuisco, invece, al limite delle mie possibilità, a confermare e a rendere reali le sue potenzialità.

Solo una persona può sapere se ciò che faccio è onesto, esatto, aperto e valido, o falso, chiuso e non valido, e quella persona sono io.

Diventare una persona
On Becoming a Person, 1961 - Selezione Aforismario

La maggior parte degli errori che faccio nelle relazioni interpersonali, la maggior parte dei fallimenti cui sono andato incontro nella mia professione, si possono spiegare col fatto che, per qualche motivo di difesa, mi sono comportato in un modo, mentre in realtà sentivo in un modo del tutto diverso.

Negarsi come persona, e trattare l'altra persona come un oggetto, non ha probabilità di portare alcun aiuto.

Non produce alcun frutto, a lungo andare, nei rapporti personali, comportarsi come se si fosse diversi da come si è.

Sono gli atteggiamenti e i sentimenti del terapeuta, piuttosto che i suoi orientamenti teorici, ad essere importanti nella relazione terapeutica.

Una relazione di "aiuto" potrebbe essere definita come una situazione in cui uno dei partecipanti cerca di favorire, in una o in ambedue le parti, una valorizzazione maggiore delle risorse personali del soggetto ed una maggiore possibilità di espressione.

Psicoterapia e relazioni umane
Psychothérapie et relations humaines, 1965-1966 (con Marian Kinget) - Selezione Aforismario

I cambiamenti interni di atteggiamento, che avvengono durante il processo terapeutico, si trasformeranno in un comportamento meno difensivo, più sociale, più aperto alla realtà esterna e interna, in un comportamento che dà testimonianza di un sistema di valori più evoluto e più socializzato; in breve, il comportamento manifesterà un'aumentata maturità e le pulsioni infantili avranno sempre meno tendenza ad esprimersi.

La psicoterapia consiste semplicemente nella liberazione di capacità già presenti allo stato latente. In altri termini, implica che il cliente possegga, potenzialmente, la competenza necessaria alla soluzione dei suoi problemi. Tali punti di vista sono pertanto in netta opposizione alla concezione della terapia come una manipolazione, da parte dello specialista, di un "organismo" più o meno passivo.

Ogni "organismo" è animato da una tendenza intrinseca a sviluppare tutte le sue potenzialità e a svilupparle in modo da favorire la sua conservazione e il suo arricchimento.

Quando noi consideriamo una realtà animata (animale o umana) da un punto di vista o da uno schema di riferimento puramente esterno, senza sforzarci di capirla dall'interno per via empatica, noi la riduciamo allo stato di oggetto.

Potere personale
La forza interiore e il suo effetto rivoluzionario - On personal power, 1977 - Selezione Aforismario

Gli atteggiamenti che favoriscono il cambiamento e la crescita e che migliorano i rapporti non sono misteriosi, anche se può essere difficile acquisirli. Uno è la volontà di 'essere presente' nella realtà vissuta dell'altro, una volontà di entrare nel suo mondo intimo e di percepirlo come se fosse il proprio. Quanto più si manifesta una tale profonda comprensione, tanto più si allentano le tensioni, avvengono nuovi insight e la comunicazione diventa possibile. Un altro atteggiamento agevolante consiste nel dar valore, nel rispettare e nell'interessarsi dell'altra persona. In questo modo, l'individuo raggiunge una maggiore autostima e una posizione più responsabile e sensibile nei confronti degli altri. Infine, la realtà e l'assenza di facciata in una delle parti inducono l'autenticità dell'altra e (per usare un termine di Buber) diventa possibile un incontro autentico.

La specie umana è composta di organismi fondamentalmente degni di fiducia e quindi di persone degne di fiducia.

Ogni problema è in larga misura nell'occhio di chi lo vede.

Un modo di essere
A Way of Being, 1980 - Selezione Aforismario

Apportiamo un aiuto profondo solo quando nella relazione rischiamo noi stessi come persone, quando sperimentiamo l'altro come una persona con i suoi diritti: solo allora ha luogo un incontro ad una profondità tale da dissolvere il dolore della solitudine in entrambi, nel cliente come nel terapista. 

Gli individui hanno in sé stessi ampie risorse per auto-comprendersi e per modificare il loro concetto di sé, gli atteggiamenti di base e gli orientamenti comportamentali. Queste risorse possono emergere quando può essere fornito un clima definibile di atteggiamenti psicologici facilitanti.

L'empatia dissolve l'alienazione.

L'empatia vera è sempre libera da ogni qualità diagnostica o giudicante.

La più alta espressione dell'empatia è nell'accettare e non giudicare.

Percepire un aspetto nuovo di sé stessi è il primo passo verso il cambiamento del concetto di sé.

Quando una persona capisce di essere sentita profondamente, i suoi occhi si riempiono di lacrime. Io credo che, in un senso molto reale, pianga di gioia. È come se stesse dicendo: «Grazie a Dio, qualcuno mi ascolta. Qualcuno capisce cosa mi sta accadendo».

Sotto qualunque aspetto noi facciamo di una persona un oggetto − sia mediante lo strumento diagnostico o analitico, sia percependolo impersonalmente in una cartella clinica −, non facciamo che ostacolare le nostre finalità terapeutiche.

Note
  1. Le citazioni comprese in La terapia centrata sul cliente sono tratte da articoli di Carl Rogers pubblicati in varie riviste di psicologia.
  2. Leggi anche le citazioni degli psicologi americani: Thomas Gordon - Abraham Maslow - Rollo MayIrvin Yalom