Cerca autori o argomenti in Aforismario

Frasi sul Punto Fermo e sul Punto e Virgola

Raccolta di aforismi, frasi e battute divertenti sul punto fermo, il punto e virgola, i puntini di sospensione, le virgolette e la punteggiatura. Su Aforismario trovi altre raccolte di citazioni correlate a questa sulla virgola, il punto interrogativo, il punto esclamativo, la grammatica e il punto considerato in generale e non dal punto di vista grammaticale. [I link sono in fondo alla pagina].
Il punto e virgola è ammirevole. Una scelta liberale di fronte
alla dittatura del punto e all'anarchia delle virgole. (Beppe Severgnini)
Non c'è ferro che possa trafiggere il cuore con più forza di un punto messo al posto giusto.
Isaak Babel', Guy de Maupassant, 1932

È un giornalista quanto mai pignolo. Una volta mi comunicò per telefono un punto e virgola da Mosca.
James Bone [1]

La morte: un punto o una virgola?
Valeriu Butulescu, Aforismi, 2002

Il silenzio è un punto fermo che ascolta.
Alberto Casiraghy, Quando, 2006

Avete mai visto un punto e virgola che piange? Un punto e virgola corpo 14 in Times New Roman che si dispera perché non lo usano più? Beh, io l'ho visto stanotte e non è stato un bel vedere.
Diego Cugia, Zomberos, 2006

Vi ha risposte che sono insieme una domanda − ottime a protrarre un discorso. E io invece, nelle mie risposte, pongo sempre punti; mai virgole né punti e virgola −.
Carlo Dossi, Note azzurre, 1870-1907 (postumo, 1912/64)

Per quanti punti e per quanti accenti si trovino e si usino, resterà sempre inindicabile il più importante di tutti − l'accento della passione.
Carlo Dossi, Note azzurre, 1870/1907 (postumo 1912/64)

Anche in pittura e scultura si possono fare lavori senza né punti né virgole.
Carlo Dossi, Note azzurre, 1870/1907 (postumo 1912/64)

Distingui tra la funzione del punto e virgola e quella dei due punti: anche se non è facile.
Umberto Eco, La bustina di Minerva, 2000

C'è chi è uso camminare sul tallone, a passo romano. Un passo, due passi, tre passi. Alt. Punto. Un passo, due passi. Alt. Punto. E avanti così, busto eretto, l'occhio fiero, petto in fuori, pancia in dentro. Niente movimenti scomposti. La pagina, non la si scrive; la si taglia a colpi d'accetta. Questo procedere a colpi di punti fermi conferisce alla pagina quello che comunemente si chiama lo stile lapidario. Che è poi lo stile di coloro che comandano, o che vogliono comandare. Ci sono dentro tutti: banchieri, manager, sergenti e anche, perché no? Dittatori.
Antonio Frescaroli, La punteggiatura, 1968

Mia moglie dice che sono il suo punto fermo. Ma un punto non è un po' poco?
Roberto Gervaso, Il grillo parlante, 1983

Il modo esatto di mettere la punteggiatura in una frase che incomincia: "Naturalmente non è affar mio ma... ", consiste nel mettere un punto fermo dopo la parola «ma». Non usare troppa forza nel fornire un punto fermo a un idiota del genere. Tagliargli la gola è solo un piacere momentaneo, e può farti criticare.
Robert Anson Heinlein, Lazarus Long l'Immortale, 1973

Collasso gravitazionale: la contrazione dei punti di sospensione nel punto fermo dell'aforisma.
Nunzio La Fauci, Questo quasi nulla, 2008

È uno scrittore coraggioso: Ha messo un punto dopo una frase non scritta.
Stanisław Jerzy Lec, Pensieri spettinati, 1957

Anche il caos si dispone attorno a un punto fermo, altrimenti non esisterebbe nemmeno il caos.
Arthur Schnitzler, Il libro dei motti e delle riflessioni, 1927

L'assenza di punti provoca l'ansia; l'eccesso di punti, il singhiozzò.
Beppe Severgnini, L'italiano, 2007

Il punto è un segno assolutista: obbliga alla maiuscola, che è una forma di inchino ortografico.
Beppe Severgnini [1]

Il punto e virgola è ammirevole. Una scelta liberale di fronte alla dittatura del punto e all'anarchia delle virgole.
Beppe Severgnini, L'italiano, 2007

Ecco una lezione di scrittura creativa. Prima regola: non utilizzare il punto e virgola. È un ermafrodita travestito che non rappresentano assolutamente nulla. Tutto ciò che fa è mostrare che sei stato al liceo.
Kurt Vonnegut [1]

− Che, scusate se sono poche, ma settecentomila lire, punto e virgola, noi, noi ci fanno specie che questanno, una parola, questanno c'è stato una grande moria delle vacche...
− Una grande...
− Come voi ben sapete. Punto!
− Punto.
− Due punti! Ma sì, fai vedere che abbondiamo, abbondandis adbondandum.
Totò e Peppino De Filippo, in Totò, Peppino e... la malafemmina, 1956

Stai attento a non fare… indigestione di puntini di sospensione.
Umberto Eco, La bustina di Minerva, 2000

Dall'uso corrente sono stati eliminati i puntini di sospensione, accusati di provincialismo, di reticenza e di promesse non mantenute, come succede quando preannunciano una battuta umoristica, e par quasi dicano: adesso preparatevi a ridere, e arriva una battuta triste come un due novembre.
Cesare Marchi, Impariamo l'italiano, 1984

I puntini di sospensione sono utili: esprimono incertezza, reticenza, imbarazzo, vaghezza... il guaio qual è? Qualcuno esagera. E usa i puntini - tre, non uno di più e non uno di meno - per mascherare atteggiamenti inconfessabili. Forse per questo il segno è tanto popolare, da qualche tempo.
Beppe Severgnini, L'italiano, 2007

Usa meno virgolette possibili: non è «fine».
Umberto Eco, La bustina di Minerva, 2000

Detto tra noi, se non ci fosse dialogo non potremmo lavorare… dissero le virgolette.
Flavio Oreglio [1]

Spesso le virgolette non sono altro che un pretesto fasullo con cui l'autore cerca di imputare al cattivo gusto dei suoi contemporanei la responsabilità di un'insulsaggine cadutagli dalla penna o che non ha saputo sostituire con un'idea più brillante.
Arthur Schnitzler, Il libro dei motti e delle riflessioni, 1927

[I ragazzi di oggi] non riescono a disporre i segni di punteggiatura: un punto, una virgola, un punto e virgola sono per loro esattamente la stessa cosa, appunto perché non posseggono il senso del ritmo e della separazione.
Pietro Citati, Una generazione senza grammatica, su Corriere della Sera, 2013

Credo che le parentesi siano di gran lunga le parti più importanti di una lettera che non sia d'affari.
David Herbert Lawrence, lettera a Blanche Jennings, 1908

Abolire anche la punteggiatura. Essendo soppressi gli aggettivi, gli avverbi e le congiunzioni, la punteggiatura è naturalmente annullata, nella continuità varia di uno stile vivo che si crea da sé, senza le soste assurde delle virgole e dei punti.
Filippo Tommaso Marinetti, Manifesto tecnico della letteratura futurista, 1912

Anche l'interpunzione è caduta in preda alla correzione in peggio attuale della lingua, operata da bricconi troppo presto usciti da scuola e cresciuti nell'ignoranza. Essa, infatti, viene oggi adoperata con una quasi generale trascuratezza, che è voluta e compiaciuta. È difficile dire che cosa propriamente gli scribacchini abbiano in testa a questo proposito.
Arthur Schopenhauer, Parerga e paralipomena, 1851

I segni di interpunzione tipografici vengono trattati come se fossero d'oro: per cui circa i tre quarti delle virgole necessarie sono tralasciate (si arrangi poi chi può!), dove dovrebbe essere un punto si trova una virgola o al massimo un punto e virgola, e via dicendo. La conseguenza immediata è che bisogna leggere due volte ogni periodo. Ma nell'interpunzione risiede una parte della logica di ciascun periodo, in quanto essa è rilevata dalla punteggiatura: perciò questa intenzionale trascuratezza è addirittura sacrilega.
Arthur Schopenhauer, Parerga e paralipomena, 1851

I segni di interpunzione contribuiscono a rendere sensuale e musicale la lingua: per scrivere in maniera seducente, bisogna saperli usare.
Beppe Severgnini, L'italiano, 2007

Le parentesi sono come l'aglio, le elezioni e i cugini: ci vogliono, ma è meglio non esagerare.
Beppe Severgnini, L'italiano, 2007

C'è un aspetto discrezionale, nella punteggiatura, che ci mette a disagio. Punti, virgole, due punti, punti interrogativi, virgolette: molti li considerano trappole, piccole botole in cui è facile cadere. È sbagliato. I segni di interpunzione rappresentano invece gli svincoli del testo. Se non ci fossero, le parole formerebbero un unico, gigantesco ingorgo.
Beppe Severgnini, L'italiano, 2007

Mettere una virgola o un punto fermo là dove sarebbe meglio o addirittura necessario mettere un punto e virgola, è un piccolo ma non insignificante difetto della capacità espressiva, una mancanza di finezza linguistica e un affievolimento della capacità di cogliere le sfumature. Il fatto che oggi il punto e virgola sia sempre più in disuso non è dunque cosa di poco conto, ma questione su cui bisognerebbe riflettere non meno di quanto si faccia per la temuta estinzione del congiuntivo nella lingua italiana.
Giovanni Soriano, L'inconveniente umano, 2022

Note
  1. Fonte della citazione sconosciuta; se la conosci, segnalala ad Aforismario.
  2. Vedi anche aforismi, frasi e citazioni su: Virgola - Punto interrogativo e Punto esclamativo - Grammatica - Punto

Aforismi, frasi e battute sul Congiuntivo

Raccolta di aforismi, frasi e battute divertenti sul congiuntivo (dal latino coniunctivus, dal verbo coniungĕre "congiungere". Il congiuntivo è un modo del verbo che indica un’azione o uno stato in quanto pensati (desiderati, temuti, ipotizzati, calcolati). In italiano, come in latino, il congiuntivo ha quattro tempi: presente (che io vada), imperfetto (che io andassi), passato (che io sia andato), trapassato (che io fossi andato). L'uso del congiuntivo richiede una certa conoscenza della grammatica e una buona padronanza della lingua; forse è per questo che si sta diffondendo sempre più l'uso del modo indicativo anche nei casi in cui sarebbe più corretto, oltre che più fine, l'uso del congiuntivo.
Su Aforismario trovi altre raccolte di citazioni correlate a questa sulla grammatica, la lingua, la linguistica e la lingua italiana. [I link sono in fondo alla pagina].
Foto di Alessandro D'Avenia
Certo, il congiuntivo non è necessario per vivere, ma grazie a lui si vive meglio:
la vita si riempie di sfumature e possibilità. (Alessandro D'Avenia)

Non c’è nulla da fare, il congiuntivo è scomodo, difficile, insidioso. È uno spartiacque impietoso, una trappola in cui cadono in tanti.
Flavia Amabile, su La Stampa, 2013

Chiunque scriva e pubblichi sa che i suoi errori verranno notati e censurati con minore o maggiore indulgenza dai lettori, ma che le reprimende più indignate verranno suscitate da un congiuntivo mancato, o mal eseguito.
Stefano Bartezzaghi, Come dire, 2011

Dicono in molti che in italiano il congiuntivo sta sparendo. Anche se così fosse, non dovremmo strapparci le vesti, perché ci sono lingue che senza il congiuntivo funzionano benissimo (vedi l’inglese).
Gian Luigi Beccaria, su La Stampa, 2013

Non vedo perché dobbiamo rinunciare alle molte finezze, alle innumerevoli sfumature che il congiuntivo ci offre.
Gian Luigi Beccaria, ibidem

Se l’indicativo indica certezza, e il congiuntivo ci dà invece la possibilità di esprimere meglio un nostro giudizio, una nostra ipotesi, un nostro dubbio, un nostro pensiero, non si vede perché si debba rinunciare al congiuntivo, dal momento che significa rinunciare a un mezzo che coglie intense sfumature. Non usarlo significa (forse) semplificare, ma certamente significa dire di meno.
Gian Luigi Beccaria, ibidem

L’indicativo è inadatto ad esprimere dubbi o desideri. L’indicativo è il modo della certezza, dell’obiettività, il congiuntivo è il modo della soggettività: presenta i fatti come noi li desideriamo, li temiamo, li speriamo.
Gian Luigi Beccaria, ibidem

La scelta tra indicativo/congiuntivo non è affatto una scelta tra un modo più o meno elevato e raffinato. L’importante per chi parla o scrive è poter scegliere in base alle diverse situazioni comunicative. E per poter scegliere tra congiuntivo e indicativo occorre conoscerli entrambi, perché spesso chi non usa il congiuntivo non è che scelga l’indicativo, ma è l’indicativo che costringe il parlante a sceglierlo.
Gian Luigi Beccaria, su La Stampa, 2013

Recriminare sul congiuntivo perduto è ormai come piangere sul tabù della verginità.
Gesualdo Bufalino, Il malpensante, 1987

Nell'età dell’incertezza e della “società liquida”, il congiuntivo è il modo verbale della complessità contemporanea. Altro che abolirlo, come vorrebbero alcuni. Va salvaguardato. Usato. Diffuso. Per la qualità del nostro parlare. E dunque del nostro fare.
Antonio Calabrò, In difesa del congiuntivo, su Fondazione Pirelli, 2014

È importante, il congiuntivo. Necessario. Per dare conto, compiutamente, di ipotesi, desideri, possibilità.
Antonio Calabrò, ibidem

Il conduttore [...] parlava una lingua elementare e ipnotica caratterizzata da una radicale e spietata eliminazione del congiuntivo.
Gianrico Carofiglio, La regola dell'equilibrio, 2014

Il congiuntivo rappresenta un rispetto puntiglioso della sintassi mal digerito da generazioni di studenti attratti dalla comodità dell’indicativo e convinti di non commettere una grave infrazione nell'usare il secondo al posto del primo.
Alfio Caruso, su La Stampa, 2007

Il congiuntivo crollato assieme a noi. La sua caduta ha anticipato la crisi di tanti nostri comportamenti quotidiani: bici sui marciapiedi, pedoni assatanati, auto ferme sugli scivoli per disabili.
Alfio Caruso, ibidem

Per acquisire la fluidità necessaria a onorare il congiuntivo da mattina a sera servivano la pazienza, la tenacia di schiere d’insegnanti e il rigore dei genitori. Finché la famiglia e la scuola hanno retto, finché ci sono stati padri e madri persuasi che l’insufficienza o la bocciatura del figlio non fosse addebitabile al malanimo dei professori e finché questi hanno creduto di esercitare una missione, non di svolgere un lavoro salariato, il congiuntivo è rimasto sulla breccia a ricordarci l’importanza della forma, la prevalenza del dovere sulla comodità.
Alfio Caruso, su La Stampa, 2007

Maledico quel giorno in cui per essere accettato dal gruppetto che frequentavo in terza media ho deciso di abbandonare il congiuntivo perché nessuno lì lo usava. Per stare nel gruppo si può rinunciare al congiuntivo, ma per parlare in italiano no.
Alessandro D'Avenia, Bianca come il latte, rossa come il sangue, 2010

Certo, il congiuntivo non è necessario per vivere, ma grazie a lui si vive meglio: la vita si riempie di sfumature e possibilità. E io di vita ho solo questa.
Alessandro D'Avenia, ibidem

L'uso la vince sempre nella lingua: congiuntivi e condizionali avranno vita breve.
Giorgio De Rienzo, Scioglilingua. Guida alla grammatica italiana, 2006

Anche un solo congiuntivo sbagliato o mancato fa rumore; come si dice, «suona male»; produce, nelle orecchie delle persone attente alla lingua, lo stesso effetto sgradevole del gesso che scricchiola sulla lavagna.
Valeria Della Valle e Giuseppe Patota, Viva il congiuntivo!, 2009

Un congiuntivo in più, un dubbio esistenziale di troppo e venivi bollato per sempre come finocchio.
Edoardo Gabbriellini, in Paolo Virzì, Ovosodo, 1997

L'indicativo pensa la cosa come reale (cioè l'identità del pensiero e della realtà); il congiuntivo la pensa possibile.
Søren Kierkegaard, Diario, 1834/55 (postumo 1909/49)

La mia vita è purtroppo fatta al congiuntivo: fa', o mio Dio, ch'io abbia una forza indicativa!
Søren Kierkegaard, ibidem

Che strana scoperta, quando si comincia a imparare la teoria dell'indicativo e del congiuntivo: per la prima volta ci si accorge che tutto dipende dal «come» la cosa è pensata, e che il pensiero nella sua assolutezza sostituisce una realtà apparente.
Søren Kierkegaard, Diario, 1834/55 (postumo 1909/49)

È normale che si eleggano politici molto anziani. Perché nei posti che contano ci devono stare persone che sanno almeno coniugare il congiuntivo. E gli attempati sono una garanzia. Perché sono andati a scuola quando ancora le scuole funzionavano.
Luciana Littizzetto, Rivergination, 2006

C’era una volta il congiuntivo. Incubo degli scolari, idolo dei pedanti, fiore all'occhiello dell’epistolografia amorosa, a tutti i livelli. [...] Nei salotti i ben pensanti e i ben parlanti tremavano nell'affrontare la desinenza d’un congiuntivo, sbagliarla era una gaffe imperdonabile, peggio che indossare scarpe marrone con lo smoking.
Cesare Marchi, Impariamo l'italiano, 1984

È morto anche il congiuntivo, ucciso da quegli strumenti di comunicazione che in anglo-latino si chiamano mass media e in italiano mezzi di massa.
Cesare Marchi, ibidem

La distinzione classica tra il congiuntivo, arduo sentiero per esprimere il dubbio, la possibilità, l’irrealtà, l’esortazione, cioè la sfera delle opinioni soggettive, delle azioni non certe; e l’indicativo, strada maestra della realtà oggettiva, delle azioni certe, va scomparendo.
Cesare Marchi, Impariamo l'italiano, 1984

Il congiuntivo è morto, dicono. Omicidio, suicidio o evento accidentale? Nessuna di queste cose. Credo si tratti della conseguenza logica di un fenomeno illogico. Sempre meno italiani, quando parlano, esprimono un dubbio; quasi tutti hanno opinioni categoriche su ogni argomento (vino e viaggi, case e calcio, sesso e sentimenti). Pochi dicono ''Credo che col pesce si possa bere anche il vino rosso''. I più affermano ''Credo che col pesce si può bere anche il vino rosso'' (poi ordinano Tavernello bianco frizzante).
Beppe Severgnini, L'italiano, 2007

Usare il congiuntivo vuol dire avere il cervello con le marce.
Beppe Severgnini, ibidem

La crisi del congiuntivo non deriva dalla pigrizia, ma dall'eccesso di certezze. L'affermazione ''Speravo che portavi il gelato'' non è solo brutta: è arrogante ("Come si permette, questo qui, di venire a cena senza portare il gelato?"). La frase ''Speravo (che) portassi il gelato ''è invece il risultato di una piccola illusione, cui segue una delusione contenuta e filosofica. Accade, nella vita, che la gente dimentichi di portare il gelato.
Beppe Severgnini, ibidem

Conosco ragazze che considerano un congiuntivo più sexy dell'orologio di lusso e del pantalone firmato.
Beppe Severgnini, ibidem

Il congiuntivo è malato, ma per il funerale c'è tempo.
Beppe Severgnini, ibidem

La crisi del congiuntivo ha un'origine chiara: pochi oggi pensano, credono e ritengono; tutti sanno e affermano. L'assenza di dubbio è una caratteristica della nuova società italiana. A furia di sentirci dire (dalla pubblicità, dalla televisione, dalla politica) che siamo belli, giusti e simpatici, abbiamo finito per crederci. Chi esprime cautela (e usa il congiuntivo) rischia di passare per insicuro.
Beppe Severgnini, L'italiano, 2007

Lo danno per spacciato da anni, ma come l’araba fenice lui prima o dopo risorge dalle sue ceneri. Il congiuntivo è un modo che nell'italiano moderno gode di alterne fortune. Come certe anziane signore dalla salute malferma sembra che sia sempre lì lì per schiattare, ma poi si ripiglia e continua a vivere beato.
Mariangela Galatea Vaglio, su L'Espresso, 2017

[Il congiuntivo] è un modo educato che non si prende sul serio, lascia aperto uno spiraglio, accetta la possibilità che gli altri abbiano ragione e torto noi. Per questo nel mondo moderno, fatto di grintose certezze, il congiuntivo non ha vita facile.
Mariangela Galatea Vaglio, ibidem

[Il congiuntivo] è un modo pieno di sfumature, che va trattato con i guanti. Ci mette un attimo a farvi fare una pessima figura quando non lo sapete coniugare bene.
Mariangela Galatea Vaglio, ibidem

«Credo che è così!» tuona il capetto con i suoi sottoposti, e non si discute.
Mariangela Galatea Vaglio, ibidem

Vadi, facci sono una forma di congiuntivo non nota alla grammatica ma diffusissima nel mondo reale: il congiuntivo fantozziano.
Mariangela Galatea Vaglio, ibidem

"Vadi pure", anzi no "facci lei": basta fantozzismi, diamo una mano al congiuntivo.
Mariangela Galatea Vaglio, su L'Espresso, 2017

In questo paese di ignoranti uno che riesce a distinguere un condizionale da un congiuntivo rischia di passare per intellettuale.
Enrico Vaime, Gli amori finiscono, non preoccupatevi,  2015

− Allora, ragioniere, che fa? Batti? − Ma... mi dà del tu?
− No, no! Dicevo: batti lei? − Ah, congiuntivo! − Sì!
Filini e Fantozzi [Al campo da tennis], in Luciano Salce, Fantozzi, 1975

Autori sconosciuti
  • Accetta il passato. Rispetta il presente. Guarda verso il futuro. Usa qualche congiuntivo...
  • Allarme congiuntivo. La situazione è grammatica.
  • Cosa ne sarebbe della lingua italiana se il congiuntivo scomparirebbe?
  • Il congiuntivo è morto. Non credo che è una tragedia...
  • Il congiuntivo non è una malattia degli occhi. 
  • In Italia ogni cinque secondi un congiuntivo muore. Tu puoi fare molto per fermare questo eccidio. Basta un libro, un giornale, un fumetto: leggi qualcosa.
  • Mi stavo innamorando di lui. Poi un giorno hai detto: "Se io avrei...".
  • Questo Natale regala un congiuntivo: "Che tu possa trascorrere buone feste".
  • Se avessi voluto essere maltrattato da tutti, sarei nato congiuntivo. 
  • Una persona non si deve giudicare dal suo passato, casomai dal suo congiuntivo.
− Fai come se sei a casa tua.
− Si è fatto tardi, devo proprio andare...

− Se condurrei una Maserati, sicuramente non mi farei vedere in giro con du' befane come loro.
− Conducessi.
− Esatto, con du' cessi come loro.

− Se io sarei sindaco sistemerei le buche nelle strade!
− Fossi.
− Si... pure i fossi.

− Spero che tu fai buon viso a cattivo gioco.
− Faccia.
− Ah, scusa. Spero che tu fai buona faccia a cattivo gioco.

Il congiuntivo è gratis. Usalo.
Aforismario, Taccuino elettronico, 2009/...

Note
Vedi anche aforismi, frasi e citazioni su: Grammatica - Lingua e Linguistica - Lingua Italiana

Aforismi, frasi e citazioni sul Linguaggio

Raccolta di aforismi, frasi e citazioni sul linguaggio, nella sua accezione generica di facoltà di esprimersi e comunicare con segni o altri mezzi espressivi.
Su Aforismario trovi altre raccolte di citazioni correlate a questa sul linguaggio del corpo, sulla comunicazione, la lingua e le lingue straniere. [I link sono in fondo alla pagina].

Vignetta con due persone che parlano
I limiti del mio linguaggio costituiscono i limiti del mio mondo. (Ludwig Wittgenstein)

Il linguaggio ha un significato straordinariamente profondo per lo sviluppo della vita psichica umana. Il pensiero logico è possibile soltanto presupponendo il linguaggio.
Alfred Adler, Conoscenza dell'uomo, 1921

Linguaggio. La musica con cui affasciniamo i serpenti a guardia dei tesori degli altri.
Ambrose Bierce, Dizionario del diavolo, 1911

Nei linguaggi umani non c'è proposizione che non implichi l'universo intero.
Jorge Luis Borges, L'Aleph, 1949

Non c'è linguaggio senza inganno.
Italo Calvino, Le città invisibili, 1972

Tutto può cambiare, ma non il linguaggio che ci portiamo dentro.
Italo Calvino, Eremita a Parigi, 1994 (postumo)

In Italia sono in molti a credere che la proprietà di linguaggio sia un furto.
Pino Caruso, Ho dei pensieri che non condivido, 2009

Il linguaggio è, all'interno di una lingua, qualcosa di non parlante e di non scrivibile (dunque, d'indicibile), di cui bisogna ripescare e ricordare i suoni e i segni, che possono risultare altri da quelli che si percepisce e si conosce di una lingua. Sono i frammenti del Logos principiale, riflessi della Gloria in una cloaca.
Guido Ceronetti, Pensieri del tè, 1987

Il disagio che suscita in noi il linguaggio non differisce molto da quello che ci ispira il reale; il vuoto che intravediamo nel fondo delle parole evoca quello che cogliamo nel fondo delle cose
Emil Cioran, La tentazione di esistere, 1956

Se gli uomini danno l'illusione di essere liberi è a causa del linguaggio. Se facessero - senza una parola - quello che fanno, li si scambierebbe per robots. Parlando ingannano se stessi, come ingannano gli altri: poiché annunciano quello che faranno, come si potrebbe mai pensare che non siano padroni dei loro atti?
Emil Cioran, L'inconveniente di essere nati, 1973

Il vero scrittore scrive sugli esseri, le cose e gli avvenimenti, non scrive sullo scrivere, si serve di parole ma non indugia sulle parole, non ne fa l'oggetto delle proprie rimuginazioni. Egli sarà tutto, salvo che un anatomista del Verbo. La dissezione del linguaggio è la mania di quelli che, non avendo nulla da dire, si relegano nel dire.
Emil Cioran, Squartamento, 1979

Quasi ogni bambino comincia a inventare un linguaggio per sé, e cessa di usarlo soltanto quando scopre che ne esiste uno già pronto per lui.
Charles Horton Cooley, Social Organization, 1909

L'uomo si rifugia nel linguaggio.
Nicolás Gómez Dávila, Tra poche parole, 1977/92

Avverrà sempre che il linguaggio darà il massimo di sé quando si misurerà con l'inesprimibile.
Gerhard Ebeling, Introduzione allo studio del linguaggio teologico, XX sec.

Potremmo tendere ad attribuire all'atto del pensare una completa indipendenza dal linguaggio se l’individuo formasse o fosse in grado di formare i propri concetti senza la guida verbale del contesto di appartenenza. Tuttavia con estrema probabilità la forma mentale di un individuo che crescesse in tali condizioni sarebbe assai povera. Così possiamo concludere che lo sviluppo mentale dell’individuo e la sua maniera di formare i concetti dipendono fino a un grado elevato dal linguaggio.
Albert Einstein, Pensieri, idee, opinioni, 1950

Un linguaggio diverso è una diversa visione della vita.
Gustave Flaubert [1]

Chi ha linguaggio, "ha" il mondo.
Hans-Georg Gadamer, Verità e metodo, 1960

L'essere che può venir compreso è linguaggio.
Hans-Georg Gadamer, ibidem

Il linguaggio dell'anima non si presta mai all'espressione,
Mohandas Gandhi, su Harijan, 1932/48

Poco importa esser sapiente con gli sciocchi e prudente con i pazzi; s'ha da parlare ad ognuno nel suo stesso linguaggio.
Baltasar Gracián y Morales, Oracolo manuale e arte della prudenza, 1647

L'uomo agisce come se fosse lui a forgiare e a dominare il linguaggio, mentre è il linguaggio che resta signore dell'uomo.
Martin Heidegger [1]

Il linguaggio è la casa dell'essere e nella sua dimora abita l'uomo.
Martin Heidegger, Lettera sull'umanismo, 1947

L’uomo è tale solo attraverso il linguaggio, ma per inventare il linguaggio egli doveva già essere uomo.
Wilhelm von Humboldt, Sullo studio comparato delle lingue in relazione alle diverse epoche dello sviluppo del linguaggio, 1820

L’essenza del linguaggio consiste nel versare la materia del mondo fenomenico nella forma dei pensieri
Wilhelm von Humboldt, ibidem

È mia convinzione che il linguaggio debba essere considerato come immediatamente insito nell'uomo: esso è infatti assolutamente inspiegabile come opera che il suo intelletto produca nella chiarezza della coscienza
Wilhelm von Humboldt, ibidem

Si può chiamare il linguaggio un istinto intellettuale della ragione.
Wilhelm von Humboldt, ibidem

Non si potrebbe inventare il linguaggio se il suo tipo non preesistesse nell'intelletto umano. Perché l’uomo comprenda davvero anche una sola parola, non come mero impulso sensibile, ma come suono articolato designante un concetto, il linguaggio deve già essere in lui intero e nel suo nesso.
Wilhelm von Humboldt, Sullo studio comparato delle lingue in relazione alle diverse epoche dello sviluppo del linguaggio, 1820

Il linguaggio dell’amore stupirebbe l’amicizia; quello dell’amicizia inquieterebbe l’amore.
Roger Judrin, Parole abitate, 1985

Delle opere umane, il linguaggio è la più grande – un tappeto in cui l'intero mondo è intessuto e disegnato.
Ernst Jünger, Linguaggio e anatomia, XX sec.

– Il linguaggio si è sviluppato con uno scopo, è cioè di?  [...].
– Ahm... Eh... Di... comunicare?
– No! Di rimorchiare le donne!
John Keating (Robin Williams), in Peter Weir, L'attimo fuggente, 1989

Ciò che chiunque voglia deliberatamente nascondere, sia solamente nei confronti degli altri, sia nei confronti di sé stesso, anche ciò che inconsciamente egli porta dentro di sé, viene svelato dal suo linguaggio.
Victor Klemperer, LTI: la lingua del Terzo Reich, 1947

Il linguaggio è il materiale dell'artista letterario; ma non appartiene a lui solo, mentre il colore appartiene esclusivamente al pittore. Perciò si dovrebbe impedire agli uomini di parlare. La mimica è più che sufficiente per i pensieri che la gente ha da comunicarsi. È forse permesso che ci imbrattiamo continuamente gli abiti con i colori a olio?
Karl Kraus, Detti e contraddetti, 1909

Chi non perdona al linguaggio non perdona alla cosa.
Karl Kraus, ibidem

Nulla è più incomprensibile dei discorsi della gente a cui il linguaggio non serve a nient'altro che a farsi capire.
Karl Kraus, Detti e contraddetti, 1909

Il linguaggio è la madre, non l'ancella del pensiero.
Karl Kraus, Pro domo et mundo, 1912

Il mio linguaggio è la puttana di tutti che io rendo vergine.
Karl Kraus, ibidem

Il linguaggio ha attaccato la muffa alle cose. L'epoca puzza già di frase fatta.
Karl Kraus, ibidem

Il linguaggio deve essere la bacchetta del rabdomante che scopre sorgenti di pensiero.
Karl Kraus, Pro domo et mundo, 1912

Gli stupri più feroci vengono commessi sul linguaggio.
Karl Kraus, Di notte, 1918

Io domino solo il linguaggio degli altri. Il mio fa di me quello che vuole.
Karl Kraus, ibidem

Se il linguaggio è soltanto un abito, diventerà liso e antiquato. Fino a quel punto si può ancora andare in giro. Uno smoking non rende immortali, ma graditi. Ma ultimamente che cosa indossano i giovani? Un linguaggio che consiste soltanto di epiteti! Un abito senza stoffa, fatto tutto di bottoni!
Karl Kraus, Di notte, 1918

L'accento del paese natale resta nella mente e nel cuore, come nel linguaggio.
François de La Rochefoucauld, Massime, 1678

Il linguaggio opera interamente nell'ambiguità, e la maggior parte del tempo non sapete assolutamente nulla di ciò che dite.
Jacques Lacan, Il seminario, 1953-1980

Il linguaggio, prima di significare qualcosa, significa per qualcuno.
Jacques Lacan, Scritti, 1966

La funzione del linguaggio non è quella d'informare, ma di evocare.
Jacques Lacan, Scritti, 1966

Anche i morti hanno un linguaggio comune con i vivi: il silenzio.
Stanisław Jerzy Lec, Nuovi pensieri spettinati, 1964

L’accordo dei suoni con gli affetti che la visione delle cose suscita è l’origine naturale del linguaggio.
Gottfried Wilhelm Leibniz, Sulla connessione tra cose e parole, 1677

Persone che parlano
Il linguaggio è la casa dell'essere e nella sua dimora abita l'uomo. (Martin Heidegger)

Un linguaggio è un gigantesco "come se".
Giorgio Manganelli, La letteratura come menzogna, 1967

Stentiamo alla ricerca di un linguaggio, quando mai come oggi ne abbiamo tanti a disposizione.
Fausto Melotti, Linee, 1975/78

Il linguaggio può aver preceduto, forse di un certo tempo, l'emergere di un sistema nervoso centrale specifico dell'uomo e aver contribuito in termini decisivi alla selezione di quelle varianti che sono più adatte a utilizzarne tutte le risorse. In altre parole, può darsi che sia stato il linguaggio a creare l'uomo, anziché l'uomo a creare il linguaggio.
Jacques Monod, From Biology to Ethics, 1969

È risaputo che il linguaggio è uno strumento che nasce dal e per l'uso e che quel che non 'serve più cade in disuso.Quindi resterà in vigore un solo modo verbale, il condizionale.
Alessandro Morandotti, Minime, 1979/80

Coloro che posseggono la facoltà di formulare con linguaggio semplice e semplicistico le confuse aspirazioni che aleggiano nelle menti dei mediocri, sono destinati a diventare i caporioni dei partiti di massa.
Alessandro Morandotti, ibidem

Per poter parlare con verità di se stesso, bisognerebbe avvalersi di un linguaggio di propria invenzione (come quei pittori che si preparano i colori da soli).
Alessandro Morandotti, Minime, 1979/80

Il linguaggio è un’infrastruttura culturale che riproduce rapporti di potere. L’imposizione del cosiddetto maschile universale è un modo per dire che state occupando abusivamente il posto di un uomo, ma che questa anomalia durerà talmente poco che non vale nemmeno la pena di trovare una parola esatta che la definisca. Alcune di queste donne, convinte che «i problemi siano ben altri», hanno rinunciato alla pretesa di vedersi declinare la carica secondo il proprio genere, salvo poi verificare a loro spese che dietro il rifiuto di rispettare la grammatica si nascondeva (nemmeno troppo bene) il rifiuto di rispettare loro.
Michela Murgia, Stai zitta, 2021

Ridere è il linguaggio dell’anima.
Pablo Neruda [1]

L'importanza del linguaggio per lo sviluppo della civiltà consiste nel fatto che l'uomo pose mediante il linguaggio un proprio mondo accanto all'altro, un punto che egli ritenne cosi saldo da potere, facendo leva su di esso, sollevare dai cardini il resto del mondo e rendersene signore. In quanto ha creduto per lunghi periodi di tempo nelle nozioni e nei nomi delle cose come in aeternae veritates, l'uomo ha acquistato quell'orgoglio col quale si è innalzato al di sopra dell'animale: egli credeva veramente di avere nel linguaggio la conoscenza del mondo.
Friedrich Nietzsche, Umano troppo umano, 1878

Per la sensualità femminile, così diversa da quella maschile, il linguaggio dell'uomo è inadeguato, il linguaggio del sesso deve ancora essere inventato, il linguaggio dei sensi deve ancora essere esplorato.
Anaïs Nin, Il Delta di Venere, 1977

A volte ci si può fraintendere parlando lo stesso linguaggio, ma chi dà voce all'emozione non può essere frainteso.
Marco Oliverio (Aforismi inediti su Aforismario)

Che la verità dipenda da un corretto uso del linguaggio: come può una filosofia essere tanto superficiale? È vero il contrario: il corretto uso del linguaggio dipende dalla verità, e tutti i linguaggi sono corretti quando dicono la verità.
Mauro Parrini, A mani alzate, 2009

L'anima, quando vuole mostrarsi, indossa lo stesso abito di quando si nasconde: il linguaggio.
Mauro Parrini, ibidem

Quando il linguaggio accarezza la vita nasce una poesia; quando la vita accarezza il linguaggio, nasce una preghiera.
Mauro Parrini, ibidem

La vita è una malattia il cui principale sintomo è il linguaggio.
Mauro Parrini, ibidem

La banalità è una caratteristica del linguaggio, non della realtà. Chi tace non è mai banale, chi parla lo è quasi sempre.
Mauro Parrini, ibidem

A differenza dell'uomo, Dio corre molti più rischi nel linguaggio che non nella realtà: nel linguaggio è Dio che si trova in balia dell'uomo, mentre nella realtà è l'uomo a essere in balia di Dio. Come dire: nel linguaggio Dio è una creatura dell'uomo, nella realtà l'uomo è una creatura di Dio. Per questo l'antico comandamento proibisce di nominare il nome di Dio: ogni volta che si pronuncia il suo nome, Dio rischia di svanire.
Mauro Parrini, A mani alzate, 2009

Il mio linguaggio è la somma totale di me stesso, poiché l’uomo è il pensiero.
[My language is the sum total of myself; for the man is the thought].
Charles Sanders Peirce, Some Consequences of Four Incapacities, su Journal of Speculative Philosophy, 1868

Il linguaggio è un impoverimento del pensiero.
Giuseppe Prezzolini, Il linguaggio come causa d'errore, 1904

Il desiderio si esprime attraverso la carezza come il pensiero attraverso il linguaggio.
Jean-Paul Sartre, L'essere e il nulla, 1943

Niente di più utile e al contempo di più ingannevole del linguaggio.
Giovanni Soriano, Maldetti, 2007

Si critichi pure il linguaggio per la sua indeterminatezza ed equivocità, persino per la sua grossolanità, ma non ci si dimentichi che ciò lo si fa pur sempre grazie al linguaggio.
Giovanni Soriano, ibidem

E tacemmo di nuovo; affidammo l'espressione dei nostri pensieri al linguaggio più eloquente dell'amore, al silenzio.
Iginio Ugo Tarchetti, Una nobile follia, 1866

L'uomo spera di superare il proprio pensiero mediante il proprio linguaggio. Vuole e crede nel dire più di quanto non convenga. Quando dice il Mondo egli non possiede, dopo tutto, che un bizzarro brandello di visione, e l'arrotonda sulla sua bocca. Prende di mira il tutto, come il minuscolo occhio una montagna.
Paul Valéry, Quaderni, 1894/1945 (postumi, 1957/61)

Linguaggio - argomento di eterna meditazione - poiché è l'universo del pensiero.
Paul Valéry, ibidem

Ciò che rende oscuro quasi tutto è il linguaggio - perché esso costringe a fissare e generalizza senza che lo si voglia.
Paul Valéry, ibidem

Se il linguaggio fosse perfetto, l'uomo cesserebbe di pensare.
Paul Valéry, ibidem

Il linguaggio mi subisce e mi fa subire. Ora sono io che lo piego al mio punto di vista, ora è lui che trasforma il mio punto di vista.
Paul Valéry, ibidem

Il linguaggio ha fatto quasi tutto, e fra le altre cose ha fatto la mente.
Paul Valéry, ibidem

Da dove ti arriva, o Mente tanto solitaria, il linguaggio che parli a te stessa!
Paul Valéry, ibidem

Io parlo mille linguaggi. Uno per mia moglie, un altro per i miei figli, uno per la cuoca, uno per il mio lettore ideale - e per ogni categoria di amici, di commercianti, di uomini di affari..., il suo. Al contatto mi modifico istantaneamente e parlo secondo il caso.
Paul Valéry, Quaderni, 1894/1945 (postumi, 1957/61)

Il linguaggio e la mente hanno i loro limiti. La verità è inesauribile.
Luc de Clapiers de Vauvenargues, Riflessioni e massime, 1746

Le nostre idee sono più difettose del nostro linguaggio.
Luc de Clapiers de Vauvenargues, ibidem

Non c’è modo di azione, né forma di emozione, che noi non condividiamo con gli animali inferiori. È solo attraverso il linguaggio che siamo superiori a loro, o l’un l’altro − attraverso il linguaggio, che è il padre e non il figlio del pensiero.
Oscar Wilde, Il critico come artista, 1889

Il linguaggio deve essere intonato come un violino, e allo stesso modo che troppe o troppo poche vibrazioni nella voce del cantante o lo stridere di una corda renderanno la nota falsa, così troppe o troppo poche parole potranno alterare il messaggio.
Oscar Wilde, De Profundis, 1897 (postumo, 1962)

I limiti del mio linguaggio costituiscono i limiti del mio mondo.
Ludwig Wittgenstein, Tractatus logico-philosophicus, 1922

Il linguaggio comune è una parte dell’organismo umano, e non meno complicato di questo.
Ludwig Wittgenstein, ibidem

Che cos'è un bacio se non il linguaggio del cuore?
Anonimo

Il bacio è come la musica, il solo linguaggio universale.
Anonimo

Note
  1. Fonte della citazione sconosciuta; se la conosci, segnalala ad Aforismario.
  2. Vedi anche aforismi, frasi e citazioni su: Lingua e Linguistica - Comunicazione - Linguaggio del Corpo

Aforismi, frasi e citazioni sull'Alfabeto

Raccolta di aforismi, frasi e citazioni sull'alfabeto e sulle lettere dell'alfabeto. L'alfabeto è l'insieme ordinato di segni grafici (o lettere) che rappresentano i suoni articolati di una lingua; l'ordine di base dell'alfabeto latino è il seguente: A B C D E F G H I J K L M N O P Q R S T U V W X Y Z.

Il termine "alfabeto" deriva dal latino alphabetum, dal greco ἀλϕάβητος, composto dai nomi delle prime due lettere dell'alfabeto greco, alpha beta (α e β). Come notava Voltaire: "L’alfabeto non possiede un nome in nessuna lingua europea. Alfabeto non significa altro che AB, e AB non significa niente, o, tutt'al più, indica due suoni, e questi due suoni non hanno nessun rapporto l’uno con l’altro. Da Beth non si forma Alfa, questo è il primo, l’altro è il secondo; non si sa perché. Com'è stato possibile fare a meno di un termine per esprimere la porta di tutte le conoscenze? La conoscenza dei numeri, l’arte di computare, non si chiama un-due; e il fondamento dell’arte di esprimere i propri pensieri non dispone, in Europa, di nessuna espressione propria che lo designi". [Dizionario filosofico, 1764].

Su Aforismario trovi altre raccolte di citazioni correlate a questa sulla lingua, le parole, il vocabolario, l'analfabetismo e l'alfabetizzazione. [I link sono in fondo alla pagina].
Tutto quello che ho per difendermi è l'alfabeto;
è quanto mi hanno dato al posto di un fucile. (Philip Roth)
Cattivi si nasce: appena nato, l’Alfabeto Morse.
Romano Bertola, Le caramelle del diavolo, 1991

Il silenzio, voce di un altro alfabeto che ci parla dentro.
Valentino Bompiani, Dialoghi a distanza, 1986

Ogni linguaggio è un alfabeto di simboli il cui uso presuppone un passato che gli interlocutori condividono.
Jorge Luis Borges, L'Aleph, 1949

L'amore fra noi lo inventammo come in una prigione due detenuti inventano un telegrafo di segni mediante batti menti sul muro, strofette canticchiate da una finestra all'altra, messaggi sibillini scritti su rotolini di carta ... Così cercammo, così trovammo l'alfabeto e la grammatica d'una lingua che non c'era.
Gesualdo Bufalino, Il malpensante, 1987

Mi piace parlare del mio nome perché è uno di quei bei nomi italiani che contengono mezzo alfabeto. Si scrive B-u-s-c-a-g-l-i-a e si pronuncia come Dio vuole.
Leo Buscaglia, Vivere, amare, capirsi, 1982

Mio padre leggeva ogni giorno la "Neue Freie Presse" ed era sempre un momento solenne quando spiegava lentamente il giornale ... Io tentavo di scoprire che cosa lo avvincesse tanto in quel giornale, da principio pensavo che fosse l'odore e quando ero solo e nessuno mi vedeva, mi arrampicavo sulla sua poltrona e annusavo avidamente le pagine... [mio padre] mi spiegò che la cosa importante erano le lettere, tutte quelle minuscole lettere stampate su cui puntava il dito. Presto le avrei imparate anch'io, mi promise, e in quel modo risvegliò in me una sete inestinguibile di lettere dell'alfabeto...
Elias Canetti [1]

[Mia cugina Laurica] tornò a casa con un quaderno, stava imparando a leggere e scrivere. Lo aprì solennemente davanti ai miei occhi, il quaderno conteneva, in inchiostro blu, quelle lettere dell'alfabeto che erano per me la cosa più affascinante che avessi mai visto.
Elias Canetti [1]

La molteplicità di significati della lettura: le lettere dell’alfabeto sono come formiche e hanno il loro proprio Stato segreto.
Elias Canetti, La provincia dell'uomo, 1973

La terra abbandonata, sovraccarica di lettere dell’alfabeto, soffocata dalle nozioni, e su di essa non c’è più un solo orecchio vivente, che sappia stare in ascolto nel freddo.
Elias Canetti, La provincia dell'uomo, 1973

L'alfabeto appartiene a tutti e chiunque è padrone di servirsene per creare una parola e farsene il proprio nome.
Giacomo Casanova, Storia della mia vita, 1789/98 (postumo, 1825)

L’alfabeto è stato inventato dagli analfabeti.
Andrzej Coryell, L'ermellino vestito da re, 2007

L'unico ordine sistematico che il mondo tollera è quello alfabetico del dizionario.
Nicolás Gómez Dávila, Tra poche parole, 1977/92

Che poi valga la pena di passar tanti guai per imparar così poco, come disse il ragazzo quando fu arrivato in fondo all'alfabeto. 
Charles Dickens, Il circolo Pickwick, 1836

Cercherò un nuovo alfabeto per andare oltre | alle parole e ai suoni se finiscono le sette note. 
Club Dogo, No more sorrow, 2006

Tre quarti della vita di un uomo civile va in complimenti, congratulazioni, condoglianze, e difatti, ogni giorno, ci arrivano lettere e biglietti di visita inutili che obbligano a risposte ancora più inutili. Oh venisse una legge ad abolire, almeno per un secolo, l'uso dell'alfabeto!
Carlo Dossi, Note azzurre, 1870/1907 (postumo 1912/64)

All'origine di tutto ciò che posseggo c'è l'alfabeto. L'abbecedario su cui imparai a scrivere e leggere: a come albero, b come barca, c come casa, d come dono... dono e destino. 
Giovanni Lindo Ferretti, Bella gente d'Appennino, 2009

L’alfabeto Morse. Poi chiese Scusa.
Fulvio Fiori, Umorismo Zen, 2012

Un dizionario è l'universo in ordine alfabetico.
[Un dictionnaire, c'est tout l'univers par ordre alphabétique].
Anatole France, La vita letteraria, 1888/92

La filosofia è scritta in questo grandissimo libro che continuamente ci sta aperto innanzi a gli occhi (io dico l'universo), ma non si può intendere se prima non s'impara a intender la lingua, e conoscer i caratteri, ne' quali è scritto. Egli è scritto in lingua matematica, e i caratteri son triangoli, cerchi, ed altre figure geometriche, senza i quali mezzi è impossibile a intenderne umanamente parola; senza questi è un aggirarsi vanamente per un oscuro labirinto.
Galileo Galilei, Il Saggiatore, 1623 [2]

Sopra tutte le invenzioni stupende, qual eminenza fu quella di colui che s'immaginò di trovar modo di comunicare i suoi più reconditi pensieri a qualsivoglia altra persona, benché distante per lunghissimo intervallo di luogo e di tempo? parlare con quelli che son nell'Indie, parlare a quelli che non sono ancora nati né saranno se non di qua a mille e dieci mila anni? e con qual facilità? con i vari accozzamenti di venti caratteruzzi sopra una carta.
Galileo Galilei, Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo, 1632

L'amore non è usare le stesse parole, ma avere lo stesso alfabeto.
Massimo Gramellini, Cuori allo specchio, 2008

Dev'essere degli stati d'animo dell'uomo, come delle definizioni dei dizionari: alcune sono quanto mai sviluppate, altre invece non contengono che poche parole − ma l'anima deve avere un alfabeto completo.
Søren Kierkegaard, Diario, 1834/55 (postumo 1909/49)

Tra ciò che si sente e ciò che si esprime vi è la medesima distanza che tra l'anima e le ventiquattro lettere dell' alfabeto, vale a dire l'infinito.
Alphonse de Lamartine, Raphaël, 1849

Chi mai troverà l'alfabeto per potersi capire con gli analfabeti?
Stanisław Jerzy Lec, Pensieri spettinati, 1957

L’invenzione dell’alfabeto è sì meravigliosa e difficile, che è ben verisimile, che quel primo alfabeto che fu inventato passasse dalla nazione e dalla lingua che l’inventò, a tutte o quasi tutte le altre; e quindi o tutti o quasi tutti gli alfabeti derivino da un solo alfabeto primitivo.
Giacomo Leopardi, Zibaldone, 1817/32 (postumo 1898/1900)

L’alfabeto: primo mezzo di vera civilizzazione.
Giacomo Leopardi, ibidem

L’alfabeto Fenicio, il Samaritano, l’Ebraico, il Greco, l’arcadico, il pelasgo, l’Etrusco, il latino, il Copto, senza parlare di non pochi altri (come il Mesogotico, il Gotico, e il tedesco, l’Anglosassone, il russo) dimostrano evidentemente l’unità della loro comune origine.
Giacomo Leopardi, Zibaldone, 1817/32 (postumo 1898/1900)

Eccetto quella prima nazione, dove fu ritrovato l’alfabeto, in qualunque modo ciò fosse, tutte le altre, o tutte quelle che immediatamente o mediatamente lo ricevettero da lei, scrissero con alfabeto forestiero. Ed essendo infinita in tante nazioni la varietà dei suoni ec. vedete che immense alterazioni dov'è ricevere ciascuna lingua nell'essere applicata a un solo alfabeto, per lei più o meno, e bene spesso estremamente forestiero.
Giacomo Leopardi, Zibaldone, 1817/32 (postumo 1898/1900)

La compassione è la prima lettera dell’alfabeto della morale,
Paolo Mantegazza, Il bene e il male, 1861

Buttando l'alfabeto in aria volano le parole.
Fausto Melotti, Linee, 1975/78

Nelle aiuole ci sono tutte le vocali una consonante e tanti fiori.
Fausto Melotti, Linee, 1975/78

L'unica materia di studio che si può possedere dalla a alla zeta, è l'alfabeto.
André Mycho (fonte sconosciuta - segnalala ad Aforismario)

Mio zio Pat legge gli annunci mortuari ogni mattina sul giornale E non riesce a capire come mai la gente muoia sempre in ordine alfabetico.
Hal Roach (fonte sconosciuta - segnalala ad Aforismario)

Un amore che inizia con la A maiuscola deve tener conto di tutto l’alfabeto.
Guido Rojetti, L'amore è un terno (che ti lascia) secco, 2014

Tutto quello che ho per difendermi è l'alfabeto; è quanto mi hanno dato al posto di un fucile. 
Philip Roth, Operazione Shylock, 1993

Ogni volto umano è un geroglifico, che, per la verità, si lascia decifrare, e l'alfabeto del quale ognuno porta in sé già pronto.
Arthur Schopenhauer, Parerga e paralipomena, 1851

L’alfabeto è un nido da cui escono stormi e stormi di parole.
Ramón Gómez de la Serna, Greguerías, 1917/60

Nelle macchine per scrivere sorride la dentiera dell'alfabeto.
Ramón Gómez de la Serna, Greguerías, 1917/60

Gli alberi sono il grande alfabeto di Dio: / con essi Egli scrive in verde brillante / i suoi sereni pensieri per tutto il mondo.
Leonora Speyer, ABC in verde, XX sec.

L'alfabeto fu l'origine di tutte le conoscenze dell'uomo e di tutte le sue stupidaggini.
[L'alphabet fut l'origine de toutes les connaissances de l'homme et de toutes ses sottises].
Voltaire, Dizionario filosofico, 1764

Non si potrebbe, senza offendere nessuno, ipotizzare che l’alfabeto abbia avuto origine da grida e interiezioni? I bambini piccoli dicono da sé, ha he quando vedono un oggetto che li incuriosisce; hi hi quando piangono; hu hu, hu hu, quando si divertono; ahi quando vengono percossi; anche se non bisogna percuoterli.
Voltaire, Dizionario filosofico, 1764

Dalle interiezioni formate da vocali, innate nei bambini quanto il gracidare lo è nelle rane, a un alfabeto completo, il passo non è tanto lungo come si potrebbe credere.
Voltaire, Dizionario filosofico, 1764

Perché l'alfabeto è in quest'ordine?
[Why is the alphabet in that order?].
Steven Wright [1]

Tutte le lettere dell’alfabeto / hanno un suono vivace e lieto / tranne l’Acca che, come si sa, / un suono proprio non ce l’ha. / Ci sono lettere importanti: / l’A che a tutte sta davanti, / del suo primato è molto orgogliosa / e porta sempre la Maglia rosa; / la Zeta, con cui si scrive «zero», / è più temuta dell’Uomo Nero. / Ci sono lettere buone e care / come la G del verbo giocare. / Certe lettere vanno in coppia, / e la T spesso si raddoppia… / Ma la coppia più speciale, / famosa su scala internazionale, / è quella che vedete qui: / una B. con una P. / B. P.… Che vuol dire? Pensateci un po’: / forse Buon Pranzo… forse Buon Pro… / Oppure… Buona Passeggiata? / Trovate da soli la … Bella Pensata.
Gianni Rodari, B. P., Filastrocche in cielo e in terra, 1960

A. È la prima lettera di ogni alfabeto rispettabile. È la più semplice e naturale espressione degli organi vocali umani, e ha una varietà di suoni secondo il piacere e le esigenze del parlante. Nei trattati di logica A serve per affermare, B per negare: dato che le affermazioni, le prime, sono di regola menzognere, la bilancia sembrerebbe pendere in favore dell’innocenza di B se non fosse per il fatto che le negazioni sono, è noto, false.
Ambrose Bierce, Dizionario del diavolo, 1911

La lettera A è il frontone con la traversa, o l'abbraccio di due amici che si baciano e si stringono la mano.
Victor Hugo [1]

La lettera A è la tenda da campo dell'alfabeto.
Ramón Gómez de la Serna, Greguerías, 1917/60

La A è il principio di Archimede.
Anonimo

La lettera B è la D sulla D, dorso su dorso, cioè la gobba.
Victor Hugo [1]

La lettera B è una P con l'ernia.
Leo Longanesi [1]

La B è la congiunzione del numero 13.
Anonimo

La lettera C è la luna con la gobba a ponente.
Anton Giulio Barrili [1]

La lettera D è un vecchio generalone d'artiglieria che indossa un pesante cappotto a doppio petto, con dodici bottoni dorati.
Leo Longanesi [1]

Tre D rovinano l'uomo: il dado, la donna e il diavolo.
Proverbio

La E è un pettine vecchio e sdentato, testimone dei tempi in cui avevamo capelli e illusioni.
Ramón Gómez de la Serna, Greguerías, 1917/60

La F è il rubinetto dell'alfabeto.
Ramón Gómez de la Serna, Greguerías, 1917/60

La F è una vecchia persiana da buttare sul fuoco.
Renato Taddei [1]

La F è il principio della fine.
Anonimo

La G è un corno da caccia.
Victor Hugo [1]

La G è la C che si è fatta crescere la barba e i baffi.
Ramón Gómez de la Serna, Greguerías, 1917/60

La H sono i due "I" siamesi.
Leo Longanesi [1]

Le due torri di Notre-Dame, nelle quali è iscritta l'iniziale del mio cognome.
Victor Hugo [1]

La lettera H, essendo muta, è la sola alla quale si possa confidare un segreto.
Ramón Gómez de la Serna, Greguerías, 1917/60

Titolo per un volume di fiabe: "C'era l'acca".
Anselmo Bucci [1]

La I è la macchina da guerra che lancia i proiettili.
Victor Hugo [1]

La I è il dito mignolo dell'alfabeto.
Ramón Gómez de la Serna, Greguerías, 1917/60

La J è il corno dell'abbondanza.
Victor Hugo [1]

La K è la consonante che fa il saluto militare.
Anonimo

La K è una lettera che attanaglia, che morde con le sue mandibole di coccodrillo.
Ramón Gómez de la Serna, Greguerías, 1917/60

La lettera L è la gamba col piede.
Victor Hugo [1]

La L si è comprata un paio di stivaletti nuovi, e tutto il santo giorno non fa che guardarseli.
Leo Longanesi [1]

La M è il grafico degli alti e bassi, l'elettrocardiogramma del nostro umore.
Lina Furlan [1]

La M è l'accampamento con le tende attaccate.
Victor Hugo [1]

La N è la porta chiusa con la sbarra diagonale.
Victor Hugo [1]

La N è la nona di Beethoven.
Anonimo

La O come numero non vale niente, ma come disegno è la perfezione.
Gian Dauli [1]

Le lettere dell'alfabeto isolate non rappresentano niente. Solo la O, ma è uno zero.
Fausto Melotti, Linee, 1975/78

La O è lo sbadiglio dell'alfabeto.
Ramón Gómez de la Serna, Greguerías, 1917/60

La P è il facchino in piedi, col carico sulle spalle.
Victor Hugo [1]

La Q nacque il giorno in cui la O, piena di allegria, si mise a scodinzolare.
Renato Taddei [1]

La R è il facchino appoggiato al suo bastone.
Victor Hugo [1]

La S è l'ultima lettera di Jacopo Ortis.
Anonimo

La T solleva 159 chili con un braccio solo.
Leo Longanesi [1]

La U è il corno da caccia, che fa una voce cupa nella valle.
Ernesto Ragazzoni [1]

V: l'imbuto per imbottigliare il vino.
Carlo Dadone [1]

La W è la M che fa ginnastica.
Ramón Gómez de la Serna, Greguerías, 1917/60

La X: le spade sono incrociate, è il duello.
Victor Hugo [1]

La X è la seggiola pieghevole dell'alfabeto.
Ramón Gómez de la Serna, Greguerías, 1917/60

La Y è un supplicante, che alza le braccia al cielo.
Victor Hugo [1]

Se nell'alfabeto francese non ci fosse stata la Y, l'ingegner Eiffel non avrebbe potuto capovolgerla per farne una torre.
Pier Silvio Rivetta [1]

La Z è il lampo.
Victor Hugo [1]

La Z è il san Silvestro dell'alfabeto.
Pierre Véron, Il Carnevale del dizionario, 1874

Quando dalla zeta torniamo all'inizio dell'alfabeto, ci troviamo lettere già diverse.
Stanisław Jerzy Lec, Pensieri spettinati, 1957

Note
  1. Fonte della citazione sconosciuta; se la conosci, segnalala ad Aforismario.
  2. La frase di Galilei citata sopra, si trova su molti siti e su molti libri, riassunta in questa poche parole: "La matematica è l'alfabeto con il quale Dio ha scritto l'universo".
  3. Vedi anche aforismi, frasi e citazioni su: Lingua e Linguistica - Parole - Vocabolario - Analfabetismo e Alfabetizzazione

Aforismi, frasi e citazioni sul Dialetto

Raccolta di aforismi, frasi e citazioni sul dialetto, dal latino dialectos, dal greco διάλεκτος «lingua», da διαλέγομαι «parlare, conversare». Secondo la puntuale definizione del Vocabolario Treccani, il dialetto è un "sistema linguistico di ambito geografico o culturale limitato, che non ha raggiunto o che ha perduto autonomia e prestigio di fronte a un altro sistema divenuto dominante e riconosciuto come ufficiale, col quale tuttavia, e con altri sistemi circostanti, forma un gruppo di idiomi molto affini per avere origine da una stessa lingua madre".

Come osserva il linguista Tullio De Mauro: "Alcune lingue hanno maggiore prestigio di altre; chiamiamo le prime lingue, le seconde dialetti; da un punto di vista linguistico non c’è alcuna differenza tra lingua e dialetto, le differenze sono storiche, politiche, sociali, culturali". [ Linguistica elementare, 1998].

Riguardo alla definizione del dialetto, scrive Carlo Dossi: "Né etimologicamente né razionalmente [i dialetti] differiscono dalle lingue. Manzoni che sapeva quel che si faceva, in una sua lettera, parlando del milanese, dice lingua, non dialetto. Vi ha chi dice che “dialetto è la lingua senza letteratura”. E allora perché dite dialetti, il veneziano, il napoletano, il bolognese, il milanese ecc.? Pochi, starei per dire nessuno dei dialetti, manca di letteratura - Altri dice “dialetto è la lingua parlata dalle infime classi” - Nuovo errore. Il Senato di Venezia parlava veneto e l'alta società di Milano, parla Milanese - Altri ancora, “il dialetto è la lingua parlata dai pochi”. Chi intendete per pochi e chi per molti? A rispetto di chi parla il francese in Europa, pochi parlerebbero in italiano; e però l'italiano dovrebbe, secondo voi, chiamarsi dialetto". [Note azzurre, 1870-1907].

Su Aforismario trovi altre raccolte di citazioni correlate a questa sulla lingua, il linguaggio e la lingua italiana. [I link sono in fondo alla pagina].
Molta parte dell'anima nostra è dialetto. (Benedetto Croce)
In certi momenti e situazioni ci si cala nel proprio dialetto per serbare l’espressività e l’affettività di un idioma materno, e del morire del proprio dialetto nessuno di noi, penso, si allieta. Non vorremmo disfarcene. I dialetti nel nostro paese hanno ancora una significativa tenuta come lingua familiare. Sarebbe un peccato smarrirli.
Gian Luigi Beccaria, L'italiano in 100 parole, 2015

Il prezzo per imparare le lingue non è la cancellazione del dialetto. Lo dimostrano i popoli confìnari, plurilingui: friulani, sloveni di frontiera, veneti d'Istria. Hanno maggiore vantaggio nell'apprendimento delle lingue, come confermano i ricercatori, proprio perché sollecitati al confronto con quella propria lingua locale che si tengono ben stretta nell'orgoglio di appartenenza.
Ulderico Bernardi, citato in Cesare Marchi, In punta di lingua, 1992

Viene spontanea una metafora: il fatto che ci siano grandi aerei da trasporto che consentono di raggiungere lontani continenti in modo veloce, non ha portato a buttar via le automobili e nemmeno le biciclette, così utili per i nostri movimenti in città e dintorni. Solo uno sconsiderato spendaccione consumista usa la vettura per spostarsi da casa alla piazza distante un chilometro. Né sostituisce l'aereo all'auto, se si tratta di poche decine di chilometri. La vera ricchezza, anche d'intelligenza, è di poter usare tutti questi mezzi. Altrettanto vale per le lingue: anch'esse mezzo di comunicazione tra gli uomini, ma infmitamente più ricche di senso e di storia. Per questo è sciocco e criminale indurre nelle famiglie l'idea che bisogna insegnare ai figli solo l'italiano e non la lingua della comunità locale, se si vuole aiutarli per la vita.
Ulderico Bernardi, citato in Cesare Marchi, In punta di lingua, 1992

Tendo a non fidarmi di chi non ha inflessioni dialettali.
Paolo Bianchi, Lampi, 2017

I dialetti sono eterni. Gesù parlava in dialetto. Dante scriveva in dialetto. Il Padreterno, in cielo, parla in dialetto.
Libero Bovio, citato in Motti e detti napoletani, 1967

Io non penso in italiano, penso in dialetto perché sono un popolano.
Gianni Brera [1]

“Dammi tempu ca ti perciu” (“Dammi tempo e ti bucherò”), così nel mio dialetto il sorcio alla noce. Altrettanto la morte a ciascuno di noi.
Gesualdo Bufalino, Il malpensante, 1987

Sul letto di morte esclamò le sue ultime parole: Che cosa stupida la vita, e come duole il perderla! Ma lo disse in dialetto, e nessuno vi fece caso.
Francesco Burdin, Un milione di giorni, 2001

La parlata romagnola in bocca a Francesca da Rimini. Il dialetto veronese sulle labbra di Giulietta. Le acca aspirate nelle parole di Beatrice. È la traduzione in lingua del loro eloquio a non compromettere la grandezza poetica dei personaggi femminili.
Francesco Burdin, Un milione di giorni, 2001

Un populu | mittitulu a catina | spugghiatulu | attuppatici a vucca | è ancora libiru. || Livatici u travagghiu | u passaportu | a tavola unni mancia | u lettu unni dormi | è ancora riccu. || Un populu, diventa poviru e servu | quannu ci arrubbano a lingua | addutata di patri: è persu pi sempri.
[Un popolo rimane libero anche se lo mettono in catene, se lo spogliano di tutto, se gli chiudono la bocca; un popolo rimane ricco anche se gli tolgono il lavoro, il passaporto, la tavola su cui mangia, il letto in cui dorme. Un popolo diventa povero e servo quando gli rubano la lingua ereditata dai padri: allora sì, è perso per sempre!].
Ignazio Buttitta, Lingua e dialettu, 1970

La più grande invenzione tecnologica non m’impressiona quanto la scoperta dell’etimologia di una parola del mio dialetto.
Pasquale Cacchio, Frantumi, 2010

Gerghi e dialetti sono più vivi delle lingue nazionali.
Pasquale Cacchio, ibidem

È un ostacolo al sistema la molteplicità di lingue e dialetti, facciamo che chi li parli se ne vergogni.
Pasquale Cacchio, Frantumi, 2010

Non sopravvivono in città i dialetti.
Pasquale Cacchio, ibidem

Il popolo era libero di parlare la lingua di propria creazione, il dialetto. La borghesia ha imposto la lingua nazionale dello Stato e quella universale del mercato. I popoli sono diventati massa.
Pasquale Cacchio, Frantumi, 2010

In poche decine di anni scompaiono lingue e dialetti parlati per millenni.
Pasquale Cacchio, Frantumi, 2010

Con la perdita del dialetto non perdiamo solo la lingua ma anche la libertà di esprimerci diversamente da come vorrebbero costoro.
Pasquale Cacchio, Frantumi, 2010

Finché l’italiano è rimasto una lingua letteraria, non professionale, nei dialetti (quelli toscani compresi, s’intende) esisteva una ricchezza lessicale, una capacità di nominare e descrivere i campi e le case, gli attrezzi e le operazioni dell’agricoltura e dei mestieri che la lingua non possedeva. La ragione della prolungata vitalità dei dialetti in Italia è stata questa. Ora questa fase è superata da un pezzo: il mondo che abbiamo davanti, – case e strade e macchinari e aziende e studi, e anche molta dell’agricoltura moderna, – è venuto su con nomi non dialettali, nomi dell’italiano, o costruiti su modelli dell’italiano, oppure d’una interlingua scientifico-tecnico-industriale, e vengono adoperati e pensati in strutture logiche italiane o interlinguistiche.
Italo Calvino, su Il Giorno, 1965

Il dato fondamentale è questo: gli sviluppi dell’italiano oggi nascono dai suoi rapporti non con i dialetti ma con le lingue straniere.
Italo Calvino, ibidem

Il dialetto più bello d'Italia è l'italiano.
Pino Caruso, Appartengo a una generazione che deve ancora nascere, 2014

Tutti i dialetti sono metafore e tutte le metafore sono poesia.
Gilbert Keith Chesterton, L'imputato, 1901

Per me il dialetto costruisce mondi. È più di una lingua, è una visione.
Emanuele Crialese, intervista su Marie Claire, 2011

Che significa contestare i diritti della poesia dialettale? Come si può impedire il comporre e poetare in dialetto? Molta parte dell'anima nostra è dialetto, come tanta altra parte è fatta di greco, latino, tedesco, francese, o di antico linguaggio italiano.
Benedetto Croce, su La Critica, 1903

Il dialetto nasce dentro, è lingua dell'intimità, dell'habitat, "coscienza terrosa" di un popolo, sta all'individuo parlante come la radice all'albero; nasce nella zolla, si nutre nell'humus, si fonde nella pianta stessa. È, insomma, l'anima di un popolo.
Marcello D'Orta, su La Gazzetta del Sud, 2005

Importanza di mantenere i cosiddetti dialetti: che sono uno strato mobile nella lingua di un paese,  ove si generano e si educano le nuove parole, che poi adattandosi a poco a poco all'orecchio dei parlatori, cadono inavvertitamente dalla penna degli scrittori, finché, acquistata autorità, vengono assunte all'onore dei dizionari.
Carlo Dossi, Note azzurre, 1870/1907 (postumo 1912/64)

La lingua rappresenta la immutabilità; il dialetto il suo contrario - questo è il sentimento, l'altra la legge.
Carlo Dossi, ibidem

Una lingua non parlata ma semplicemente scritta (come, secondo Foscolo, sarebbe l'italiana) dura più immodificata di una parlata; ché le lingue si mutano coll'insensibile alterarsi della pronuncia... - Donde la importanza di tener in fiore i cosiddetti dialetti, che sarebbero le lingue semplicemente parlate.
Carlo Dossi, Note azzurre, 1870/1907 (postumo 1912/64)

Era un dialettico: infatti, nessuno capì il suo dialetto.
Wolfgang Eschker [1]

Fastidio per il linguaggio attuale dei romani: non è italiano e non è dialetto... Sembra che avvolgano ogni parola in una fetta di pecorino...
Carlo Ferrario, L'allegro e il pensieroso, 2009

Strampalato che possa sembrarci, qualsiasi fonema che la nostra bocca riesca a emettere significa sempre, in un'ignota lingua africana o in uno sperduto dialetto asiatico, qualcosa di orribile o sconveniente.
Carlo Ferrario, L'allegro e il pensieroso, 2009

I popoli in ascesa non hanno dialetti.
Ennio Flaiano, Frasario essenziale, 1959/72 (postumo, 1986)

Niuno può mai, per lungo studio ch'ei faccia, divezzarsi affatto dal suo dialetto materno; e comechè molti il contrastino, non però è meno vero che i dialetti diversi hanno perpetuamente cospirato a comporre una lingua letteraria e nazionale in Italia, non mai parlata da veruno, intesa sempre da tutti, e scritta più o meno bene secondo r ingegno, e l'arte, e il cuore più eh' altro, degli scrittori.
Ugo Foscolo, Opere, XIX sec.

Il dialetto non permette una propria lingua, ma una propria voce.
Hugo von Hofmannsthal, Il libro degli amici, 1922

Non esistono lingue uniformi. Esiste il dialetto dei governanti e quello dei governati.
Stanisław Jerzy Lec, Nuovi pensieri spettinati, 1964

Due persone che si ponessero a scrivere uno stesso dialetto senza saper l’uno dell’altro, né seguire un metodo già ricevuto, si può scommettere che non iscriverebbero una parola sola nello stesso modo. La più parte dei nostri dialetti hanno un alfabeto di suoni più ricco assai del comune.
Giacomo Leopardi, Zibaldone, 1817/32 (postumo 1898/1900)

Si va sempre più diffondendo, non solo tra la borghesia, ma anche nel proletariato emergente, l'abitudine di parlare in italiano con i figli_ Si abbandona il dialetto, considerato umiliante retaggio dei tempi della miseria, delle braghe rotte, e lo si sostituisce con l'italiano, visto come simbolo di promozione sociale, un segno «parlato» che non siamo più povera gente_ Le nostre nonne facevano la lissia, noi adesso abbiamo la lavatrice. Per risuolare le scarpe non si va più dallo scarpolìn, ma dal calzolaio. I pistori son diventati arte bianca, i marangoni mobilieri. È un errore.
Cesare Marchi, In punta di lingua, 1992 (postumo)

Rinunciare al dialetto significa ripudiare secoli di cultura locale, di tradizioni orali, di sapienza gnomica trasmessa dagli antenati. Significa perdere un inestimabile patrimonio di metafore, similitudini, modi di dire, frutto della fantasia popolare che quando crea le sue immagini, pittoresche e folgoranti, le crea in dialetto.
Cesare Marchi, ibidem

Molte brave madri sono convinte che sottraendo il figlio al «contagio» del dialetto egli possa imparare meglio l'italiano, ed è un'illusione. La conoscenza di una lingua (e il dialetto è una lingua, o meglio, una parlata, come è una parlata quella fiorentina, poi assurta a dignità di uso nazionale) non ostacola l'apprendimento delle altre lingue.
Cesare Marchi, In punta di lingua, 1992 (postumo)

Insegnare ai bambini il dialetto è affondarne le radici nell'humus della propria stirpe e comunità.
Cesare Marchi, ibidem

Quando [la lingua nazionale] non sa come esprimersi, questa gli domanda dei prestiti. E la Lombardia presta il risotto, la michetta, il teppista, la fìlanda, la brughiera; il Piemonte il brogliaccio e i grissini, le Venezie l'arsenale, la naia, il ciao; l'Emilia i cappelletti, il cotechino, il gallo della Checca; 1'Italia Centrale lo scorfano, il malloppo, la pennichella, il benzinaro e me ne frego, il Sud il guappo, il magliaro, la malafemmina, il carosello, lo sfizioso, smazzare, intrallazzo, mafia e camorra. I dialetti, generosi donatori di sangue, si svenano, perché l'italiano viva .
Cesare Marchi, In punta di lingua, 1992 (postumo)

Il massimo dell'accorgimento pedagogico sarebbe, una volta insegnato il dialetto, sovrapporvi un insegnamento comparato dell'italiano, per stabilire illuminanti confronti e verificare quanti e quali contributi lessicali i dialetti danno alla lingua nazionale.
Cesare Marchi, In punta di lingua, 1992 (postumo)

Non rinneghiamo mai il nostro dialetto. Chi rinnega il proprio dialetto, ha rinnegato la terra che lo ha generato, ha rinnegato le proprie radici culturali.
Emanuele Marcuccio, Pensieri minimi e massime, 2012

Ci sono due strati nella personalità di un uomo: sopra, le ferite superficiali, in italiano, in francese, in latino; sotto, le ferite antiche che rimarginandosi hanno fatto queste croste delle parole in dialetto. Quando se ne tocca una si sente sprigionarsi una reazione a catena, che è difficile spiegare a chi non ha il dialetto. C'è un nòcciolo indistruttibile di materia apprehended, presa coi tralci prensili dei sensi; la parola del dialetto è sempre incavicchiata alla realtà, per la ragione che è la cosa stessa, appercepita prima che imparassimo a ragionare, e non più sfumata in seguito dato che ci hanno insegnato a ragionare in un'altra lingua.
Luigi Meneghello, Libera nos a Malo, 1963

Esistono anche un gergo e un dialetto dei sentimenti.
Alessandro Morandotti, Minime, 1979/80

Non si deve dare più ascolto alle persone che lamentano la fine delle tradizioni popolari (nei costumi, nella morale, nei concetti giuridici, nei dialetti, nelle forme di poesia, e così via). Proprio a questo prezzo ci si innalza al sopranazionale, agli scopi generali dell'umanità, al sapere radicale, alla comprensione e al godimento di ciò che è passato e non è familiare : insomma, proprio così si smette di essere barbari.
Friedrich Nietzsche, Frammenti postumi, 1869/89

Il dialetto è come una lingua che abbia il privilegio di possedere espressioni che le altre lingue non conoscono; e possa quindi rivelarci il segreto di una parte di realtà, che rimarrebbe, senz'esso, misteriosa e celata.
Ernesto Giacomo Parodi, XX sec. [1]

Il dialetto è l'espressione artistica conveniente alla realtà che sogliamo chiamare più umile, e i poeti che sentono il bisogno di rappresentarla divengono per una naturale necessità poeti dialettali.
Ernesto Giacomo Parodi [1]

Ogni lingua letteraria grava sull'anima del poeta e dei lettori con tutto il peso di una tradizione di dignità e di decoro, cosicché, oltrepassato un certo limite, vi sono argomenti che diventano subito di necessità o parodia o pornografia; vi sono parole, vi sono particolari che non possiamo sentire se non come artisticamente volgari o sconciamente osceni. Ma nel dialetto non è così. tra l'anima del poeta e la lingua non si frappone nessun velo; la lingua non prende nessuna speciale e artificiale colorazione dall'esterno; la frase di tutti i giorni e di tutte le occasioni conserva il suo preciso colore naturale di tutti quei momenti e di tutte quelle occasioni, non rialzato né abbassato di tono.
Ernesto Giacomo Parodi [1]

Nel dialetto non si sceglie − si è immediati, si parla d'istinto. In lingua si crea.
Cesare Pavese, Il mestiere di vivere, 1935/50 (postumo 1952)

Il dialetto usato con fini letterari è un modo di far storia, è una scelta, un gusto.
Cesare Pavese, ibidem

Ormai il dialetto è distinto dalla lingua, e non si può tornare indietro se non mascherandosi da strapaesani.
Cesare Pavese, Il mestiere di vivere, 1935/50 (postumo 1952)

Il dialetto non si salva solo con le poesie, le commedie e i festival. Si tramanda anche infilandolo nel discorso, come un cetriolino in un panino. È un po' snob, lo ammetto. Ma mica possiamo parlare tutti inglese.
Beppe Severgnini, L'italiano, 2007

Belin. Quando si fa l'imitazione del dialetto genovese usarlo sempre.
Umberto Simonetta e Maurizio Costanzo, Dizionario delle idee correnti, 1975

Far notare con divertito stupore come il dialetto genovese assomigli al portoghese. Raccontare di un proprio conoscente ligure che a Lisbona riusciva a capire tutti perfettamente.
Umberto Simonetta e Maurizio Costanzo, ibidem

La nostra vita avrebbe tutt'altro aspetto se fosse detta nel nostro dialetto.
Italo Svevo, La coscienza di Zeno, 1923

Convien parlare la lingua che l'uomo dee scrivere; pensare in quella. Chi pensa un dialetto, scrivendo traduce; la parola di lui non isgorga, ma cola.
Niccolò Tommaseo, Sull'educazione, 1834

Scoprire che tutti i dialetti son di bellezza pari; a questa bella dottrina scoprire non arrivano se non se i letterati finiti.
Niccolò Tommaseo, Sull'educazione, 1834

Secondo le statistiche le lingue parlate nel mondo sarebbero circa tremila. Sono barriere. E i dialetti? L'uomo è ancora molto lontano da Dio, cioè dall'Unità. Ciò che divide gli uomini fra loro e li raggruppa per affinità è sempre in funzione della loro evoluzione.
Amadeus Voldben (Amedeo Rotondi), Pensieri per una vita serena, 2008 (postumo)

Note
  1. Fonte della citazione sconosciuta; se la conosci, segnalala ad Aforismario.
  2. Vedi anche aforismi, frasi e citazioni su: Lingua - Linguaggio - Lingua Italiana

Aforismi, frasi e citazioni sulla Lingua Inglese

Raccolta di aforismi, frasi celebri e battute divertenti sulla lingua inglese (english language). L'inglese è una lingua indoeuropea, tra le più parlate al mondo.

Come nota Beppe Severgnini: "Il successo della lingua inglese riempie di stupore. Quando Giulio Cesare sbarcò in Britannia circa duemila anni fa, l’inglese non esisteva. Mezzo millennio più tardi, una lingua semi-incomprensibile chiamata «Englisc» era parlata dallo stesso numero di persone che oggi parlano il dialetto lodigiano. Mille anni dopo, al tempo di Shakespeare, l’inglese era solo l’idioma di sette milioni di indigeni confinati su un’isola, nemmeno tanto grande, all'estremo nord-ovest dell’Europa. Oggi è la lingua del pianeta. La prima vera «lingua internazionale», con buona pace dei fanatici dell’esperanto, o di buffi idiomi artificiali come Interlingua, Novial e Interglossa. Mai, nella storia, si era verificato un fenomeno del genere: il greco, il latino, il turco, l’arabo, lo spagnolo, il francese, il tedesco e il russo si sono succeduti come lingue internazionali, ma nessuna ha mai raggiunto la stessa penetrazione". [L'inglese, Rizzoli, 1992].

Su Aforismario trovi altre raccolte di citazioni correlate a questa sull'Inghilterra e gli Inglesi, sulle lingue straniere, la lingua italiana e la traduzione. Inoltre, trovi una grande raccolta di frasi in inglese con traduzione in italiano. [I link sono in fondo alla pagina].
Se parlare inglese bene è difficile, e parlarlo come un inglese quasi
impossibile, farsi capire è uno scherzo. (Beppe Severgnini)
Shock numero uno: si può vivere a Londra anche senza parlare l’inglese. Shock numero due: l’inglese, checché se ne dica, non è una lingua facile. O meglio. È facilissimo da imparare male, ma è difficilissimo da parlare bene. Ormai è un luogo comune, ma vale la pena ripeterlo.
Mattia Bernardo Bagnoli, Strano ma Londra, 2012

Uno può anche dire che questi inglesi tre parole di un’altra lingua potrebbero pure impararle. Ed è vero. Ma va così, è il loro turno. C’è stato un momento in cui si parlava greco, poi latino, arabo, italiano (oh yes, nel Rinascimento eravamo noi a tirarcela), quindi francese – la lingua delle élite fino a un secolo fa. Ma nel corso del Novecento si è imposto l’inglese come lingua veicolare globale. Game over? E chi lo sa. Magari i nostri nipoti parleranno cinese – un cinese semplificato – o portognolo – misto fra spagnolo e portoghese. Comunque sia, i britannici a casa loro parleranno sempre inglese. Quindi sotto a chi tocca.
Mattia Bernardo Bagnoli, Strano ma Londra, 2012

Più diventa tutto inutile | e più credi che sia vero. | E il giorno della fine, | non ti servirà l'inglese.
Franco Battiato, Il Re del Mondo, 1979

Siamo passati dal vecchio dirigente al più moderno manager, che è uno che dice cose vecchie, ma in inglese.
Enzo Biagi (fonte sconosciuta - segnalala ad Aforismario)

Inglese. Una lingua così altezzosa e riservata che ben pochi sono gli scrittori che riescono a familiarizzare con lei.
Ambrose Bierce, Dizionario del diavolo, 1911

Belladonna. In italiano è una bella signora, in inglese un veleno mortale. Esempio particolarmente calzante della fondamentale identità tra questi due idiomi.
Ambrose Bierce, Dizionario del diavolo, 1911

Il chewin-gum è l'unica scusa degli americani per il loro cattivo inglese.
Ralph Boller [1]

Solo in Inghilterra la perversione del linguaggio è considerata una vittoria per la democrazia.
Anthony Burgess [1]

Di tutte le parole di tutte le lingue che conosco, quella che ha la massima concentrazione è l'inglese "I".
Elias Canetti, La provincia dell'uomo, 1973

La fredda affettazione di nobiltà dell’inglese nella sua lingua è inimitabile; bisogna che tutti, o per lo meno moltissimi, ne partecipino e bisogna essere vissuti a lungo fra quei molti per riuscire ad appropriarsene.
Elias Canetti, La provincia dell'uomo, 1973

Nessuna lingua è tanto intrisa di superbia come l’inglese.
Elias Canetti, La provincia dell'uomo, 1973

Fra le lingue che si parlano oggi, quella degli inglesi è la superbia incarnata. Le sue parole sono messe in fila come bacchette; non risuonano troppo alte né troppo profonde. Le frasi possono essere spezzate in qualsiasi punto, come bacchette; irraggiano un senso di sicurezza e di superiorità, come un’aria di famiglia o di clan, che non ha niente che fare con i meriti e le qualità del singolo.
Elias Canetti, La provincia dell'uomo, 1973

«L'appreciate» - penoso. Nel tono è un misto di «pressure» e «price», come se uno dicesse: «Premo finché non viene fuori il prezzo»; ma se non fosse per la nostra pressione sarebbe un bel niente; una delle boriose espressioni della lingua inglese - che in questo è inimitabile.
Elias Canetti, La rapidità dello spirito, 1994

In Italia, l'uso smodato dell'inglese non attiene alla filologia, ma alla psicologia.
Pino Caruso, Ho dei pensieri che non condivido, 2009

Stiamo morendo seppelliti dall'inglese (e dal ridicolo).
Pino Caruso, ibidem

In Italia, tra l'italiano e l'inglese, l'intruso comincia a essere l'italiano.
Pino Caruso, Ho dei pensieri che non condivido, 2009

L'inglese va imparato, ma in aggiunta all'italiano, non in sostituzione.
Pino Caruso, Ho dei pensieri che non condivido, 2009

Non stiamo imparando l'inglese, stiamo dimenticando l'italiano.
Pino Caruso, Appartengo a una generazione che deve ancora nascere, 2014

Usiamo l'inglese come se all'italiano mancassero le parole.
Pino Caruso, ibidem

Chiamare un prodotto italiano con un nome inglese significa nasconderlo, non distinguerlo.
Pino Caruso, Appartengo a una generazione che deve ancora nascere, 2014

In Italia, l'abuso dell'inglese non attiene alla filologia, ma alla patologia.
Pino Caruso, ibidem

Gli italiani non conoscono la pronuncia dell'inglese, ma compensano il difetto ignorando anche quella dell'italiano.
Pino Caruso, Appartengo a una generazione che deve ancora nascere, 2014

L'inglese si sta mangiando l'italiano, e smetterà solo quando se lo sarà mangiato tutto.
Pino Caruso, ibidem

Moriremo seppelliti dall'inglese e dal ridicolo!
Pino Caruso, ibidem

Un settimanale si chiede quanti politici italiani conoscono l'inglese. Avrebbe fatto meglio a chiedersi quanti conoscono l'italiano.
Pino Caruso, Appartengo a una generazione che deve ancora nascere, 2014

Quelli che parlano inglese da vent'anni solamente, e credono di conoscerlo.
Pierre Daninos, Major Thompson, 1954

Oggi i giovani sono fissati con l'inglese. Sentono il bisogno d'infilare in ogni discorso almeno una parolina in inglese. Ieri una ragazza mi ha chiesto: "Come si dice OK in americano?". E io le ho risposto che si dice proprio come in italiano: "Occhei".
Luciano De Crescenzo, I pensieri di Bellavista, 2005

Non riesco a scrivere in inglese, per via della sua infida ortografia. Mentre lo leggo, lo sento soltanto
e sono incapace di ricordare a cosa somiglino le parole scritte.
Albert Einstein, lettera a Max Born, 1944

Com'è che parliamo tutti l'inglese e l'incomunicabilità aumenta?
Beno Fignon, Capaci di intendersi e di volare, 2006

Dio è un gentleman; come tale parla correntemente la lingua inglese. Si trova in ogni luogo; però io credo che la sua dimora preferita sia nei cieli del Sussex.
Ennio Flaiano, Diario notturno, 1956

Shakespeare non sapeva il greco, né Omero l’inglese.
Ennio Flaiano, Diario degli errori, 1976 (postumo)

Storia di un passeggero che non sa l’inglese e che non si allarma affatto quando il capitano avverte che l’aereo deve fare un ammaraggio di fortuna. Viene scambiato per coraggioso e alla fine, quando si accorge dell’equivoco, diventa coraggioso davvero, per non deludere l’hostess.
Ennio Flaiano, Diario degli errori, 1976 (postumo)

L’inglese è una lingua che non si ama. Si usa.
Stuart B. Flexner [1]

L'ultimo grido della moda universitaria sembra sia la rinuncia alle lingue nazionali. Tutto in inglese. Così, si dice, si attirano gli studenti stranieri e gli studenti locali fanno un percorso, da subito; internazionale. Sarà, ma qualcosa mi preoccupa. Adeguarsi a una lingua imperiale è un atto saggio e funzionale a molti scopi pratici. Ma così la tutela delle culture europee perde di senso, e il plurilinguismo non è una risposta. Le lingue sono l'essenza di tradizioni e culture: via le lingue, addio.
Giuseppe Galasso, L'inglese per troppi, su Corriere della Sera, 2007

Voglio che le culture di tutti i paesi spazino per la mia casa con la massima libertà possibile. Ma rifiuto di lasciarmi fare lo sgambetto. Vorrei che i nostri giovani e le nostre giovani che hanno gusti letterari studiassero l'inglese e le altre lingue del mondo quanto vogliono, e poi mi aspetterei che donassero all'India e al mondo i benefici del loro studio come un Bose, un Ray o il Poeta stesso. Ma non vorrei che neppure un solo indiano o una sola indiana trascurasse, dimenticasse o si vergognasse della lingua madre, o sentisse di non poter pensare o esprimere i suoi pensieri migliori nel dialetto nativo.
Mohandas Gandhi, Antiche come le montagne, 1958 (postumo)

L'inglese, oggi, viene studiato per via del suo valore commerciale e del suo cosiddetto valore politico. I nostri ragazzi pensano, e giustamente, nelle attuali circostanze, che senza l'inglese, non potranno ottenere un posto governativo. [...] Tale cancro ha roso la società al punto che, in molti casi, il solo significato di educazione è quello di conoscenza dell'inglese.
Mohandas Gandhi [1]

Why can’t the English learn to speak?
[Perché gli inglesi non imparano a parlare?].
Professor Higgins (Rex Harrison), in My Fair Lady, 1964

La pronuncia inglese è il maggior ostacolo per il nostro progresso. La grafia delle parole inglesi sembra essere stata fabbricata apposta per confondere chi deve pronunciarle. È un'intelligente precauzione diretta a frenare la iattanza dello straniero il quale, altrimenti, imparerebbe l'inglese in un anno.
Jerome K. Jerome, Tre uomini a zonzo, 1900

Tutti gli stranieri convengono che, per quanto riguarda la grammatica, [l'inglese] è la lingua più facile da imparare. Un tedesco, confrontandola con la propria lingua dove ogni parola e ogni frase sono soggette ad almeno quattro regole distinte e separate, vi dirà che l'inglese non ha grammatica. Buona parte degli inglesi ha l'aria di essere arrivata alla stessa conclusione; però, a torto. In realtà, una grammatica inglese esiste, e uno di questi giorni le nostre scuole dovranno per forza accorgersene. Così verrà insegnata ai nostri bambini, e può darsi persino che un giorno la grammatica finisca col penetrare negli ambienti letterari e giornalistici. Per ora sembra che noi ci troviamo d'accordo con gli stranieri nel considerarla una entità trascurabile.
Jerome K. Jerome, Tre uomini a zonzo, 1900

Ritengo che resteresti sorpreso se all'improvviso una vacca cominciasse a parlare in inglese. Credimi però, alla decima volta te la prenderesti con lei perché non ha l'accento di Oxford. Beninteso, sempre che tu conosca abbastanza bene l'inglese.
Stanisław Jerzy Lec, Pensieri spettinati, 1957

Il linguaggio non è quello che sta nel vocabolario, ma muta, si trasforma in continuazione, a volte prende delle malattie come ad esempio l'uso che fanno i tecnocrati dell'inglese, un servilismo linguistico insopportabile.
Dacia Maraini,  intervista, 2014

Oggi l'inglese è indubbiamente la lingua più diffusa ed importante del mondo, e sta guadagnando rapidamente terreno rispetto alle altre. È infatti molto probabile che diventi sempre più il mezzo impiegato negli scambi internazionali e nelle trasmissioni radio, a meno che non gli subentri l'«americano». Pertanto noi dobbiamo continuare a diffondere la conoscenza dell'inglese, dobbiamo impararlo il meglio che sia possibile, ma non mi sembra che noi valga la pena di dedicare troppo tempo e troppa energia ad apprezzare le sfumature migliori di questa lingua, come fanno in vece molti di noi. Possono farlo i singoli, ma stabilirlo come un ideale per un gran numero di persone significa imporre loro un peso superfluo ed impedir loro di progredire in altre direzioni.
Jawaharlal Nehru, Autobiografia, 1955

Può essere, come si verifica oggi in parte, che l'inglese diventi una lingua sempre più usata per le comunicazioni tecniche, scientifiche e commerciali, e specialmente per contatti internazionali. Per molti di noi è essenziale conoscere le lingue straniere, allo scopo di tenerci in contatto con il pensiero e la cultura mondiale, e mi piacerebbe che le nostre università incoraggiassero lo studio di altre lingue, oltre all'inglese, tedesco, russo, spagnolo, italiano. Ciò non significa che l'inglese debba essere trascurato, ma se dobbiamo avere una veduta equilibrata del mondo non dobbiamo limitarci agli occhiali inglesi.
Jawaharlal Nehru, Autobiografia, 1955

Mi piacerebbe scrivere come Shakespeare. Se non altro saprei l’inglese.
Furio Ombri (fonte sconosciuta - segnalala ad Aforismario)

(Chiedo) una legge che consideri colpevoli di “truffa continuata” tutti quelli che pubblicano avvisi su periodici o attaccano sui muri manifesti che promettono di far parlare l’inglese, il francese, il tedesco o qualsiasi altra lingua entro una giornata.
Giuseppe Prezzolini, Modeste proposte, 1975

Se non possiedi la struttura della tua lingua non sei in grado di imparare le altre, per questo le campagne a favore dell'inglese non hanno senso se non si legano a un miglioramento dell'italiano.
Cesare Segre, su Corriere della sera, 2009

È certamente vero che i «nuovi analfabeti» sono coloro che non conoscono l'inglese. È altrettanto vero, però, che molti di costoro sono perfettamente felici: non sanno l'inglese, non vogliono impararlo, e quando vanno all'estero trovano divertente sbracciarsi negli aeroporti, rischiare il fegato nei ristoranti, parlare alle ragazze con lo sguardo e al resto del mondo con le mani.
Beppe Severgnini, L'inglese, 1992

Se parlare inglese bene è difficile, e parlarlo come un inglese quasi impossibile, farsi capire è uno scherzo.
Beppe Severgnini, ibidem

L’idioma di Byron e Shakespeare sopporta di essere maltrattato come nessun altro, quasi sapesse che questa è la chiave della propria affermazione. Qualcuno, per questo motivo, sostiene che si dovrebbe smettere di parlare di «inglese»: le variazioni – e le aberrazioni – sono tali e tante che esistono ormai diversi «inglesi».
Beppe Severgnini, L'inglese, 1992

L’inglese è diventato una lingua mondiale proprio perché è facile da parlar male.
Beppe Severgnini, ibidem

Vivere per qualche tempo in un paese anglòfono rimane il modo più rapido per imparare l’inglese.
Beppe Severgnini, ibidem

Milioni di italiani conoscono già un po’ di inglese prima di cominciare a studiarlo, senza rendersene conto. Nessuno ignora cosa sia il chewing gum e pochi, in vita loro, non hanno mai bevuto un cocktail.
Beppe Severgnini, L'inglese, 1992

Quasi mai gli italiani che sbarcano in Gran Bretagna o negli Stati Uniti sono soddisfatti dell’inglese che hanno imparato in patria. Non tanto perché i corsi fossero male organizzati o i professori impreparati. La lamentela più comune è un’altra: le scuole d’inglese, abbiamo sentito ripetere mille volte, non insegnano l’inglese di tutti i giorni, e l’inglese di tutti i giorni, in fin dei conti, è quello che serve davvero.
Beppe Severgnini, L'inglese, 1992

Se vi iscrivete a un corso, avete comprato alcune ore di lezione. Non avete comprato l’inglese. Senza buona volontà e costanza, non c’è scuola (o metodo) che tenga.
Beppe Severgnini, ibidem

Siete italiani: non dimenticate la faccia tosta. Parlate inglese appena potete, dove potete, con chi potete. Se dite sciocchezze, non fa niente. Abbiamo governanti che, dicendo le stesse sciocchezze, tengono conferenze in America.
Beppe Severgnini, L'inglese, 1992

Amo andare a ballare la domenica sera. La gente è più trendy, la musica più cool e le donne più easy. Ho un unico problema: non conosco l’inglese, non so neanche che cavolo ho detto.
Sergio Sgrilli (fonte sconosciuta - segnalala ad Aforismario)

Spesso l’uso corretto della lingua inglese è più che una questione di gusto, giudizio e istruzione – è pura fortuna, come riuscire ad attraversare la strada.
E. B. White, The Second Tree from the Corner, 1954

La lingua inglese [...] è abbastanza muscolosa e agile e piena. [...] ha attratto vocaboli da lingue più gentili e gaie, più sottili ed eleganti. È la potente lingua della resistenza – è il dialetto del comune buon senso. È la parlata delle razze superbe e melanconiche, e di tutti coloro che aspirano a qualcosa. È la lingua eletta per esprimere crescita, fede, stima di se stesso, libertà, giustizia, uguaglianza, amicizia, ampiezza, prudenza, decisione e coraggio. È il mezzo che saprà quasi esprimere l'inesprimibile.
Walt Whitman, Foglie d'erba, 1855/92

Nancy: Good evening. How do you do.
Antonio: Prego?
Nancy: How do you do?
Antonio: Due più due?…due più due… fanno... quattro, sì quattro.
Nancy: Where are you leaving?… I said: Where are you leaving?
Peppino: Che ha detto?
Antonio: Deve essere barese ha detto: hai set, vuoi due olive?
Peppino: No, grazie, buon appetito.
Totò (Antonio De Curtis), in Totò, Peppino e la... malafemmina, 1956

Io so leggere il cinese. Purché naturalmente sia scritto in inglese.
Anonimo

Se vi svegliate e vi portano la prima colazione con le patatine fritte siete a New York. Se ve la portano con il riso siete a Tokyo. Se la cameriera non sa parlare inglese, siete a Londra.
Anonimo, BBC Radio Five, 1990

Note
  1. Fonte della citazione sconosciuta; se la conosci, segnalala ad Aforismario.
  2. Vedi anche aforismi, frasi e citazioni su: Inghilterra - InglesiLingue StraniereFrasi in Inglese con Traduzione in Italiano