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Frasi e opinioni su Socrate

Raccolta di frasi, opinioni e giudizi su Socrate da parte di autori e di personaggi più o meno celebri. Socrate (Atene, V secolo a.e.c.), è uno dei più importanti esponenti della tradizione filosofica occidentale, e il suo nome è diventato simbolo di saggezza. Come accade per tutti i grandi personaggi della storia dell'umanità, esistono tantissime riflessioni su Socrate compiute nel corso dei secoli; qui di seguito se ne riportano alcune.
Su Aforismario trovi anche una grande raccolta di frasi e citazioni di Socrate. [Il link è in fondo alla pagina].

Foto di Steve Jobs
Baratterei tutta la mia tecnologia per una serata con Socrate. (Steve Jobs)

Opinioni su Socrate
Selezione Aforismario

Di tutti gli uomini famosi mai vissuti, quello che di più mi sarebbe piaciuto essere è Socrate. Non tanto perché era un grande pensatore, dato che io stesso sono noto per aver avuto delle pensate discretamente profonde, anche se le mie ruotano invariabilmente attorno a una hostess svedese e a delle manette.
Woody Allen, Effetti collaterali, 1980

A) Socrate è un uomo; B) tutti gli uomini sono mortali; C) tutti gli uomini sono Socrate; quindi tutti gli uomini sono omosessuali.
Woody Allen, in Amore e guerra, 1975

Platonico. Riferito alla filosofia di Socrate.
Ambrose Bierce, Dizionario del diavolo, 1911

Socrate imparò il flauto prima di morire. lo mi contenterei d'uno scacciapensieri.
Gesualdo Bufalino, Il malpensante, 1987

C’è dell’impudicizia nella curiosità di Socrate, voler conoscere a tutti i costi.
Pasquale Cacchio, Frantumi, 2010

La storia ricorda Socrate per aver detto: "So solo che non so niente". Mio figlio, per aver detto la stessa cosa, è stato bocciato agli esami.
Aldo Cammarota [1]

La condanna a morte di Socrate ci dice quanto sia pericoloso dimostrarsi più saggi dei propri interlocutori.
Bruno Cancellieri (Aforismi inediti su Aforismario)

Socrate diceva che saggio è colui che sa di non sapere, io aggiungo che saggio è colui che sa di non essere libero di pensare e volere.
Bruno Cancellieri (Aforismi inediti su Aforismario)

La fine di Socrate non ha niente di tragico: è un malinteso, la fine di un pedagogo.
Emil Cioran, Sommario di decomposizione, 1949

Quella specie di disagio che si prova quando si cerca di immaginare la vita quotidiana dei grandi
spiriti... Verso le due del pomeriggio, che cosa poteva mai fare Socrate?
Emil Cioran, Sillogismi dell'amarezza, 1952

Un amore che se ne va è una dimostrazione filosofica così ricca che trasforma un parrucchiere in un emulo di Socrate.
Emil Cioran, ibidem

Abilità di Socrate. Se solo avesse dato precisazioni sulla natura del suo dèmone, avrebbe guastato una buona parte della sua gloria. Questa saggia precauzione generò una curiosità nei suoi riguardi, fra gli antichi come fra i moderni.
Emil Cioran, La tentazione di esistere, 1956

Calcolatore e ispirato a un tempo, Socrate dal canto suo seppe quale piega dare alle sue contraddizioni affinché ci sorprendano e ci sconcertino. Era il suo dèmone un fenomeno puramente psicologico o corrispondeva, al contrario, a una realtà profonda? era di origine divina o non rispondeva che a un'esigenza morale? lo udiva per davvero o non era che un'allucinazione? Hegel lo ritiene un oracolo del tutto soggettivo, senza nulla d'esteriore; Nietzsche un artificio da commediante.
Emil Cioran, La tentazione di esistere, 1956

Occorre diffidare della conoscenza che abbiamo di noi stessi: essa indispone e paralizza il nostro demone. In questo è da cercare la ragione per cui Socrate non ha scritto niente.
Emil Cioran, L'inconveniente di essere nati, 1973

Mentre veniva preparata la cicuta, Socrate stava imparando un'aria sul flauto. «A che cosa ti servirà?» gli fu chiesto. «A sapere quest'aria prima di morire».
Emil Cioran, Squartamento, 1979

È portato a operare solo colui che s’inganna su di sé, che ignora i motivi segreti dei suoi atti. Il creatore divenuto chiaro a sé stesso non crea più. La conoscenza di sé indispone il demone. È qui che bisogna cercare la ragione per cui Socrate non ha scritto nulla.
Emil Cioran, Confessioni e anatemi, 1987

Se Socrate davvero non sa nulla, perché non si limita ad accettare le proposte del suo interlocutore? Spera, forse, che la verità scaturisca dalla congruenza di capricci? Crede, chissà, che il «bene» consista in ciò che i votanti approvano all'unanimità? Socrate è dunque un democratico? No! Come ogni reazionario, Socrate sa che in democrazia non è permesso insegnare. L'uomo democratico ha bisogno di credere che sta inventando ciò che altri gli suggeriscono.
Nicolás Gómez Dávila, In margine a un testo implicito, 1977/92

Come si fa a non innamorarsi di Socrate: era buono d'animo, tenace, intelligente, ironico, tollerante e, nel medesimo tempo, inflessibile. Di tanto in tanto sulla Terra nascono uomini di questa levatura, uomini senza i quali noi tutti saremmo un po' diversi: penso a Gesù, a Gandhi, a Buddha, a Lao Tse e a San Francesco. C'è qualcosa però che distingue Socrate da tutti gli altri ed è la sua normalità di uomo. Infatti, mentre per i grandi che ho appena nominato c'è sempre il sospetto che un pizzico di esaltazione abbia contribuito a tanta eccezionalità, per Socrate non esistono dubbi: il filosofo ateniese era una persona estremamente semplice, un uomo che non lanciava programmi di redenzione e che non pretendeva di trascinarsi dietro torme di seguaci. Tanto per dirne una, aveva anche l'abitudine, del tutto inconsueta nel giro dei profeti, di frequentare i banchetti, di bere e, se ne capitava l'occasione, di fare l'amore con un'etera.
Luciano De Crescenzo, Socrate e compagnia bella, 2009

Che Dio faccia un'eccezione per Socrate. Lo faccia uscire dal Limbo e se lo faccia sedere accanto.
Luciano De Crescenzo, I pensieri di Bellavista, 2005

La madre di Socrate era una levatrice, aiutava a partorire (mateusis). Lo stesso Socrate ama definire maieutica l’educazione che impartisce ai giovani perché, nella sua ignoranza, ritiene di non trasmettere una verità, ma di aiutare gli altri a partorirla da sé. Egli assiste al parto, al lavoro faticoso della generazione che pone fine alle doglie.
Umberto Galimberti, Gli equivoci dell'anima, 1987

Socrate diceva non so niente, proprio perché se non so niente problematizzo tutto. La filosofia nasce dalla problematizzazione dell'ovvio: non accettiamo quello che c'è, perché se accettiamo quello che c'è, ce lo ricorda ancora Platone, diventeremo gregge, pecore.
Umberto Galimberti, incontro Intellégo - Percorsi di emancipazione, democrazia ed etica di Copertino, 2008

Gesù Cristo, Daniele e Socrate rappresentarono la forma piú pura di resistenza passiva o forza d'animo. Tutti questi maestri considerarono il corpo nulla a paragone dell'anima.
Mohandas Gandhi, Antiche come le montagne, 1958 (postumo)

Socrate era l'uomo più sincero del suo tempo e tuttavia pare che le sue fattezze fossero le più sgraziate della Grecia. Secondo il mio modo di vedere, egli era bello ugualmente, perché tutta la sua vita era protesa alla ricerca della Verità.
Mohandas Gandhi, ibidem

Si dice che Socrate sia riuscito a far ragionare tutti, eccetto sua moglie Santippe.
Aulo Gellio, II sec. [1]

Volere andare contro corrente rende tanto difficili le delusioni quanto facili i pericoli. Soltanto un Socrate potrebbe impuntarsi a farlo. Chi dissente offende, perché condanna l'altrui giudizio.
Baltasar Gracián y Morales, Oracolo manuale e arte della prudenza, 1647

La decisione di Socrate di bere la cicuta piuttosto che scendere a compromesso sulle sue convinzioni richiese un enorme coraggio. Però, ha fatto progredire la civiltà di mille anni, garantendo ai posteri la libertà di pensiero e di parola.
Napoleon Hill, Pensa e arricchisci te stesso, 1938

Quando qualcuno mi dice: Prendila con filosofia, mi viene in mente Socrate che beve la cicuta.
Simona Ingrassia (Aforismi inediti su Aforismario)

Baratterei tutta la mia tecnologia per una serata con Socrate.
[I would trade all of my technology for an afternoon with Socrates].
Steve Jobs, su Newsweek, 2001

Fuori dalla Cristianità non c'è che Socrate. Tu, o natura nobile e semplice, tu eri veramente un riformatore!
Søren Kierkegaard, Diario, 1834/55 (postumo 1909/49)

Socrate è l'unico «martire» in senso eminente, l'uomo più grande; mentre Cristo è la «Verità», e sarebbe blasfemo chiamarlo «martire».
Søren Kierkegaard, Diario, 1834/55 (postumo 1909/49)

Il mondo non può essere popolato da soli Socrate. Non basterebbe la cicuta.
Stanisław Jerzy Lec, Nuovi pensieri spettinati, 1964

Il demone di Socrate era forse un certo impulso di volontà che gli si presentava senza attendere il consiglio della sua ragione. In un’anima tanto affinata, come la sua, e preparata da un continuo esercizio di saggezza e di virtù, è verosimile che tali slanci, benché temerari e non meditati, fossero sempre importanti e degni di essere seguiti. Ognuno sente in sé qualche parvenza di tali turbamenti, prodotti da una convinzione improvvisa, violenta e occasionale.
Michel de Montaigne, Saggi, 1580/88

Socrate trovò la donna che gli occorreva - egli però non l'avrebbe certo cercata, se l'avesse conosciuta bene: così lontano anche l'eroismo di questo spirito libero non sarebbe andato. In realtà Santippe lo spinse sempre più verso la sua particolare professione, rendendogli casa e focolare inabitabili e inospitali: gli insegnò a vivere per le strade e dappertutto dove si poteva chiacchierare e oziare, facendo così di lui il più grande dialettico ambulante di Atene : il quale da ultimo dové paragonare se stesso alle redini importune poste da un dio sul collo del bel cavallo Atene per non fargli aver pace.
Friedrich Nietzsche, Umano troppo umano, 1878

Tutte le visioni, i terrori, gli spossamenti e i rapimenti del santo sono noti stati di malattia che soltanto, in base a radicati errori religiosi e psicologici, vengono da lui interpretati affatto diversamente, cioè non come malattie. Così anche il demone di Socrate è forse solo un mal d’orecchi, che egli interpreta, secondo la sua prevalente maniera morale di pensare, diversamente da come si farebbe oggi.
Friedrich Nietzsche, Umano troppo umano, 1878

Ammiro la forza d'animo e la saggezza di Socrate in tutto quanto egli fece, disse - e non disse. Questo ateniese, spirito maligno e ammaliatore, beffardo e innamorato, che faceva tremare e singhiozzare i giovani più tracotanti, non fu soltanto il più saggio chiacchierone che sia mai esistito: fu altrettanto grande nel tacere. Avrei voluto che anche nell'ultimo momento della vita fosse restato silenzioso : allora, forse, sarebbe appartenuto a una categoria di spiriti ancor più elevata. Fosse stata la morte o il veleno, la religiosità dell'animo, o la malvagità - certo è che qualche cosa, all'ultimo momento, gli sciolse la lingua, e lui disse: "Critone, sono in debito d'un gallo ad Asclepio". Queste ridicole e terribili «ultime parole)) significano per chi ha orecchie: "O Critone, la vita è una malattia!". Possibile? Pessimista un uomo par suo, che visse serenamente e sotto gli occhi di tutti, come un soldato? Non s'era appunto preoccupato d'altro che di far buon viso alla vita, e per tutta la durata di essa aveva tenuto nascosto il suo giudizio ultimo, il suo più intimo sentimento ! Socrate, Socrate ha sofferto della vita ! E se ne è anche vendicato - con quelle parole velate, atroci, pie e blasfeme ! E per di più un Socrate sentì la necessità di vendicarsi? Mancava forse alla sua straricca virtù un granello di magnanimità? Ah, amici ! Noi dobbiamo superare anche i Greci!
Friedrich Nietzsche, La gaia scienza, 1882

Contro Socrate oggi si può obiettare che la virtù umana non conta nulla, assai invece la saggezza umana.
Friedrich Nietzsche, Frammenti postumi, 1869/89

Il Socrate platonico è propriamente una caricatura; egli, infatti, è sovraccarico di qualità che mai si potranno incontrare in una persona sola.
Friedrich Nietzsche, Frammenti postumi, 1869/89

Socrate diceva: “Io so di non sapere” ma quando parlava diceva cose degne di nota, tutto il contrario di quanto avviene oggi, in un momento in cui perlopiù si “ignora di ignorare” e si sparano cazzate a raffica.
Flavio Oreglio [1]

[Socrate] era rispettosissimo delle credenze religiose popolari, moralissimo, ossequente alle patrie leggi sino a soffrire la morte per non sottrarvisi: eppure, l'opera sua fu diretta involontariamente a distruggere la religione, la morale, l'amor patrio; e ciò perché colla sua dialettica, collo spingere gli uomini ad indagare colla ragione le cagioni di quei sentimenti, li scalzava dalle radici.
Vilfredo Pareto, Manuale di economia politica con una introduzione alla scienza sociale, 1919

L’ironia è il primo indizio del fatto che la coscienza è diventata cosciente. E l’ironia attraversa due stadi: lo stadio stabilito da Socrate, quando ha affermato "so soltanto di non sapere", e lo stadio stabilito da Sanches, quando ha affermato "non so se non so niente".
Fernando Pessoa, Il libro dell'inquietudine, 1982 (postumo)

Socrate attualizzato: "So che gli altri non sanno niente".
Žarko Petan, Lingua lunga - carriera corta, su Fili d'aquilone, 2010

Lo spirito della scienza è quello di Socrate.
Karl Popper [1]

Cristo in vicinanza della morte trema, piange, si abbandona alla disperazione. Socrate conversa serenamente con i suoi discepoli sull'immortalità.
Mario Andrea Rigoni, Variazioni sull'impossibile, 1993

È meglio essere, diceva un illustre filosofo, un Socrate scontento che un porco soddisfatto. Senza dubbio. Ma un Socrate anche soddisfatto non è più da compiangere di un porco scontento?
Jean Rostand, Pensieri di un biologo, 1939

La storia ci presenta persone ben più sagge di Cristo; citerò soltanto Buddha e Socrate, che, sotto questo aspetto, mi appaiono molto superiori.
Bertrand Russell [1]

Da quando anch'io mi son messo in casa una Santippe, comprendo meglio l’imperturbabilità di Socrate nel bere la sua cicuta.
Giovanni Soriano, Finché c'è vita non c'è speranza, 2010

Meglio una goccia d’irriverente vitalità da parte di un “Socrate impazzito”, che tutta la smorta virtù di un “Socrate savio”.
Giovanni Soriano, Malomondo, 2013

Due morti hanno plasmato in gran parte la sensibilità occidentale. Due casi di pena capitale, di omicidio giudiziario determinano i nostri riflessi religiosi, filosofici e politici. Sono due morti a governare la percezione metafisica e politica che abbiamo noi stessi: quella di Socrate e quella di Cristo. Siamo tuttora figli di quelle morti.
George Steiner [1]

Socrate diceva che è più facile trattenere sulla lingua un carbone ardente, piuttosto che un discorso che non deve essere pronunciato.
Giovanni Stobeo, Anthologion, V sec.

Sospetto che Socrate sia stato messo a morte perché nel pensare con troppa chiarezza c'è qualcosa di terribilmente ripugnante, alienante e disumano.
Nassim Nicholas Taleb, Il letto di Procuste, 2010

Cicuta. Bevanda caduta in disuso per colpa di Socrate.
François Véron [1]

Sorprendente in Socrate l'enorme contrasto fra l'aspetto esteriore e la sua interiorità.
Amadeus Voldben (Amedeo Rotondi), Pensieri per una vita serena, 2008 (postumo)

"Per esaltare Cristo non c'è bisogno di invilire e ingiuriare Socrate, come al Papini avrebbero dovuto insegnare, se non altro, i primi e grandissimi Padri della Chiesa". Così scriveva Manara Valgimigli a proposito di alcune invettive di Giovanni Papini. Ma, purtroppo, questo è il sistema adoperato da certuni che credono così di qualificarsi e qualificare la loro "fede". Se poi dicono di essere cristiani, il loro atteggiamento ingiurioso e denigratore verso altri li squalifica sul vero piano spirituale.
Amadeus Voldben (Amedeo Rotondi), Pensieri per una vita serena, 2008 (postumo)

Note
  1. Fonte della citazione sconosciuta; se la conosci, segnalala ad Aforismario.
  2. Vedi anche: Frasi e citazioni di Socrate

Frasi e citazioni di Socrate

Selezione dei migliori aforismi e delle frasi più celebri di Socrate (Atene ca. 469 a.e.c. - 399 a.e.c.), filosofo greco. Socrate è uno dei più importanti esponenti della tradizione filosofica occidentale, e il suo nome è diventato simbolo di saggezza. Com'è noto, Socrate non ha lasciato alcuno testo scritto, pertanto ciò che possiamo conoscere del suo pensiero deriva per lo più dalle testimonianze di autori antichi quali: AristofanePlatoneSenofonte Aristotele.

Sulle diverse interpretazioni del pensiero socratico che ci sono state tramandate dagli antichi, Nietzsche ha osservato che: 
"Il Socrate platonico è propriamente una caricatura; egli, infatti, è sovraccarico di qualità che mai si potranno incontrare in una persona sola. Platone non è abbastanza autore drammatico, da conservare la stessa immagine di Socrate anche solo in un dialogo. La caricatura è, dunque, perfino una caricatura fluida. Invece i Memorabili di Senofonte danno un'immagine realmente fedele, che è esattamente intelligente, quanto lo era il modello; bisogna però saper leggere questo libro".
In genere si fa coincidere l'inizio della riflessione socratica su temi etici con l'attraversamento, in età matura, di una crisi intellettuale che portò Socrate a essere sempre più insoddisfatto non solo nei confronti dei propri interessi naturalistici giovanili, ma più in generale verso la cultura ateniese dell'età di Pericle. Tale crisi avrebbe avuto inizio quando Socrate ricevette, tramite l'amico Cherefonte, l'oracolo delfico secondo il quale nessuno era più sapiente di Socrate. Questi, saputo il responso e non ritenendosi affatto il più sapiente, lo considerò un enigma e si diede a ricercarne il senso interrogando quelli che considerava più sapienti di lui: politici, poeti e artigiani della sua città. Dopo una lunga ricerca, che gli costò molte inimicizie, poté dare una soluzione all'enigma: ciò che il dio voleva dire in realtà era che l'uomo più sapiente è quello che, come Socrate, riconosce la propria ignoranza. 

Platone nell'Apologia di Socrate gli attribuisce queste parole: 
"Dovetti concludere con me stesso che veramente di quest’uomo ero più sapiente io: in questo senso, che l’uno e l’altro di noi due poteva pur darsi non sapesse niente né di buono, né di bello; ma costui credeva sapere e non sapeva, io invece, come non sapevo, neanche credevo sapere; e mi parve insomma che almeno per una piccola cosa io fossi più sapiente di lui, per questa che io, quel che non so, neanche credo saperlo. E quindi me ne andai da un altro, fra coloro che avevano fama di essere più sapienti di quello; e mi accadde precisamente lo stesso; e anche qui mi tirai addosso l’odio di costui e di altri molti".
Sciolto l'enigma dell'oracolo, Socrate si dedicò interamente al compito che il dio gli aveva prescritto: educare gli altri attraverso il dialogo, in particolare i giovani, alla conoscenza di sé, del proprio non sapere, della propria condizione umana, e alla cura della propria anima. L'insegnamento di Socrate ai giovani ateniesi dovette sembrare troppo spregiudicato e nocivo per le credenze e i valori tradizionali della polis. Così nel 399 fu denunciato per empietà e corruzione dei giovani. È probabile che i suoi accusatori volessero solo esiliarlo, ma Socrate non accettò compromessi e subì il processo e la condanna a morte. Secondo quanto narra Diogene Laerzio, alla moglie che gli diceva che andava a morire ingiustamente ribatté: "Tu volevi che morissi giustamente?".

Le citazioni di Socrate riportate in questa pagina sono tratte da alcune opere di Platone e da Vite dei filosofi di Diogene Laerzio, risalente al III secolo e.c. Ribadiamo che Socrate non scrisse mai nulla, prediligendo il dialogo orale con le persone, pertanto tutte le frasi che circolano su internet sono quelle che gli sono state attribuite da altri autori o, purtroppo, quelle che gli vengono continuamente affibbiate in maniera arbitraria. Alcune di questi frasi "dubbie" sono raccolte in un paragrafo in fondo alla pagina, insieme ad alcuni aneddoti su Socrate.
Su Aforismario trovi anche una grande raccolta di opinioni e giudizi su Socrate. [Il link è in fondo alla pagina].

Monumento di Socrate
Una vita senza ricerca non è degna di essere vissuta. (Socrate)

Apologia di Socrate
Platone, IV secolo a.e.c. - Selezione Aforismario

A colui che è buono non può accadere nulla di male, né da vivo né da morto.

Alla legge si obbedisce. Difendersi si deve.

Chi è quell'uomo che potrebbe credere che esistono i figli degli dèi e non esistono gli dèi?

Costui crede di sapere mentre non sa; io almeno non so, ma non credo di sapere. Ed è proprio per questa piccola differenza che io sembro di essere più sapiente, perché non credo di sapere quello che non so.

Hai torto se stimi che un uomo di qualche valore debba tenere in conto la vita e la morte. Egli nelle sue azioni deve unicamente considerare se ciò che fa sia giusto o ingiusto e se si comporta da uomo onesto o da malvagio.

Il difficile non è evitare la morte quanto piuttosto evitare la malvagità, che ci viene incontro più veloce della morte.

Il temere la morte altro non è che parere sapienti senza esserlo, cioè a dire credere di sapere ciò che si ignora; poiché nessuno sa se la morte, che l’uomo teme come se conoscesse già che è il maggiore di tutti i mali, non sia invece per essere il più gran bene.

La pena che i buoni devono scontare per l'indifferenza alla cosa pubblica è quella di essere governati da uomini malvagi.

Non dalla ricchezza deriva la virtù, ma dalla virtù la ricchezza e ogni altro bene.

Non è la più vituperevole ignoranza quella che consiste nel credere di sapere ciò che non si sa?

Ovunque un uomo si sia posto, giudicando questo il suo meglio, o dovunque si sia posto da colui che lo comanda, ivi egli deve restare, qualunque sia il pericolo da affrontare, non tenendo in alcun conto né la morte né altro in confronto della vergogna.

Se la morte è assenza totale di sensazioni, come se si dormisse un sonno senza sogni, oh, essa sarebbe un guadagno meraviglioso.

Una vita senza ricerca non è degna di essere vissuta.

Critone
Platone, IV secolo a.e.c.

L'importante non è vivere, ma vivere bene, cioè secondo giustizia.

Fedone
Platone, IV secolo a.e.c.

Che strana cosa sono il piacere e il dolore; sembra che ognuno di loro segua sempre il suo contrario e che tutti e due non vogliano mai trovarsi nella stessa persona.

Fedro
Platone, IV secolo a.e.c.

Le parole false non solo sono cattive per conto loro, ma infettano anche l'anima con il male.

Gorgia
Platone, IV secolo a.e.c.

A che genere di uomini appartengo? A quello di chi prova piacere nell'essere confutato, se dice cosa non vera, e nel confutare, se qualcuno non dice il vero, e che, senza dubbio, accetta d'esser confutato con un piacere non minore di quello che prova confutando. Infatti, io ritengo che l'esser confutati sia un bene maggiore, nel senso che è meglio essere liberati dal male più grande piuttosto che liberarne altri.

È opportuno che il malvagio venga punito, quanto lo è che il medico curi l'ammalato: ogni castigo, infatti, è una sorta di medicina.

Il retore e la retorica si trovano in questa posizione rispetto a tutte le altre arti: non c'è alcun bisogno che sappia come stiano le cose in sé, ma occorre solo che trovi qualche congegno di persuasione, in modo da dare l'impressione, a gente che non sa, di saperne di più di coloro che sanno.

Io non preferirei né l'uno né l'altro; ma, se fosse necessario o commettere ingiustizia o subirla, sceglierei il subire ingiustizia piuttosto che il commetterla.

La morte, come mi sembra, altro non è che la separazione di due cose, l'anima e il corpo, l'una dall'altra.

La retorica, a quanto pare, è artefice di quella persuasione che induce a credere ma che non insegna nulla intorno al giusto e all'ingiusto.

Teeteto
Platone, IV secolo a.e.c.

È proprio del filosofo questo che tu provi, di esser pieno di meraviglia, né altro cominciamento ha il filosofare che questo.

Vite dei filosofi
Diogene Laerzio, III secolo - Selezione Aforismario

Avendo così pochi bisogni che meno non si potrebbe, sono vicinissimo agli dèi.

Che tu ti sposi oppure no, in entrambi i casi ti pentirai.

È strano che un uomo facilmente dice quanti capi di bestiame possiede, mentre non è disposto a nominare gli amici che possiede: tanto poco conto egli ne fa.

Esiste un solo bene, la conoscenza, e un solo male, l'ignoranza.

Gli altri uomini vivono per mangiare, io mangio per vivere.

Il saper obbedire non è poca cosa, ma si conquista a poco a poco.

La virtù. di un giovine è non eccedere.

Nulla so eccetto di non sapere nulla.

Ricchezza e nobiltà di natali non conferiscono dignità, piuttosto arrecano male.

Ultime parole prima di morire
Oramai già è giunta l'ora per me di morire, per voi di vivere. Chi di noi andrà verso miglior destino è ignoto a tutti, tranne che alla divinità.
[Frase attribuita a Socrate da Platone in "Apologia di Socrate"].

Critone, dobbiamo un gallo ad Asclepio. Provvedi, e non dimenticartene.
[Frase attribuita a Socrate da Platone nel "Fedone"].

Dipinto della Morte di Socrate di Jacques-Louis David
L'importante non è vivere, ma vivere bene. (Socrate)
Immagine: Morte di Socrate, Jacques-Louis David, 1787

Frasi attribuite
Come si è detto in precedenza, il nome di Socrate è diventato nel corso dei secoli simbolo di saggezza per antonomasia, non sorprende, dunque, che gli siano continuamente attribuite frasi più o meno sagge degli autori più disparati. Qui di seguito si riporta un elenco con alcune di queste frasi attribuite a Socrate in maniera dubbia o completamente errata.

Avendo il minimo dei desideri si è più vicini agli dèi.

Chi crede di essere qualcuno ha smesso si diventare qualcuno.

Chi vuol muovere il mondo, prima muova se stesso.

Conosci te stesso. [Iscrizione sull'architrave del tempio di Apollo a Delfi; attribuita a Socrate e molti altri filosofi antichi]

È sapiente solo chi sa di non sapere, non chi s'illude di sapere e ignora così perfino la sua stessa ignoranza. 

Ho gettato via la mia tazza quando ho visto un bambino che beveva al ruscello dalle proprie mani.

L'insegnante mediocre racconta. Il bravo insegnante spiega. L'insegnante eccellente dimostra. Il maestro ispira.

La cosa più nobile che oso fare, è ricordare agli uomini ciò che già sanno.

Non è uno scandalo non sapere nulla, bensì il non voler imparare nulla.

Non esiste il male, esiste solo l'assenza di bene.

Più conosco gli uomini, più amo gli animali.

Più so, più so di non sapere.

Quel che è sopra di noi, nulla ha che fare con noi.

Se sai di non sapere, sai già molto.

Sii più saggio degli altri, se riesci, ma non andarglielo mai a dire.

Sii quello che vorresti sembrare!

Aneddoti su Socrate
Diogene Laerzio, Vite dei filosofi, III sec.

Spesso nell'indagine il suo conversare assumeva un tono piuttosto veemente: allora i suoi interlocutori lo colpivano con pugni o gli strappavano i capelli; nella maggior parte dei casi era disprezzato e deriso, ma tutto sopportava con animo rassegnato. A tal punto che una volta sopportando con la consueta calma i calci che aveva ricevuti da un tale, a chi si meravigliava del suo atteggiamento rassegnato, rispose: "Se mi avesse preso a calci un asino, l'avrei forse condotto in giudizio?".

[Riferendosi all'irascibilità della moglie Santippe] diceva che con una donna di carattere aspro bisogna comportarsi come i cavalieri con i cavalli focosi: "Come quelli dopo aver domato i cavalli furiosi la spuntano facilmente sugli altri, così anch'io abituato a convivere con Santippe mi troverò a mio agio con tutti gli altri uomini".

Osservando la grande quantità di merce esposta alla vendita diceva fra sé: "Di quante cose non sento il bisogno!".

Vedendo Euclide tutto intento alle argomentazioni eristiche, disse: "O Euclide, potrai intendertela con i sofisti, con gli uomini mai".

Già vecchio apprese a suonare la lira, dicendo che non era per nulla strano apprendere ciò che non si sa.

Quando stava per bere la cicuta, Apollodoro gli offrì un bel mantello perché in esso morisse; egli disse: "Perché il mio mantello che fu adatto per viverci non è altrettanto buono per morirci?".

Una volta Socrate si recò fuori da Atene, e trovandosi in un Paese straniero gli fu chiesto di quale luogo fosse cittadino. Socrate rispose: "Sono cittadino del mondo".

Si racconta che Socrate, poiché un tale si lamentava di non aver avuto nessuna utilità dai viaggi, gli disse: «È naturale che sia così; tu viaggiavi in compagnia di te stesso».
[cit. in Seneca, Lettere a Lucilio, 62/65]

Frasi e citazioni di Giorgio Manganelli

Selezione di aforismi, frasi e citazioni di Giorgio Manganelli (Milano 1922 - Roma 1990), scrittore, giornalista, traduttore e critico letterario italiano. Ha scritto Manganelli in Il rumore sottile della prosa:
"Perché io scrivo? Confesso di non saperlo, di non averne la minima idea e anche che la domanda è insieme buffa e sconvolgente. Come domanda buffa, avrà certamente delle risposte buffe: ad esempio, che scrivo perché non so fare altro; o perché sono troppo disonesto per mettermi a lavorare".
Secondo Giuseppe Panella:
"Giorgio Manganelli è stato probabilmente uno degli scrittori più straordinari e meno considerati della letteratura italiana del Novecento. Nessuna storia del dopoguerra letterario può fare a meno di citarlo e di considerarlo come uno degli esiti migliori del passaggio culturale e stilistico tra le due guerre, eppure i suoi libri e le sue invenzioni narrative sono ben lungi dall'ottenere l'attenzione dei lettori così come meriterebbero".
La maggior parte delle seguenti citazioni di Giorgio Manganelli sono tratte da: La letteratura come menzogna (1967), Lunario dell'orfano sannita (1973), Pinocchio: un libro parallelo (1977), Antologia privata (1989), Il rumore sottile della prosa (1994), Improvvisi per macchina da scrivere 1973-1988 (postumo).

Foto di Giorgio Manganelli
Un lettore professionista è in primo luogo chi sa quali libri non leggere.
(Giorgio Manganelli)

La letteratura come menzogna
© Feltrinelli 1967 - Selezione Aforismario

Letteratura. Quando getta via la propria anima trova il proprio destino.

Gli intellettuali. Questo risibile quinto stato.

Un linguaggio è un gigantesco "come se".

Non v'è dubbio: la letteratura è cinica. Non v'è lascivia che le si addica, non sentimento ignobile, odio, rancore, sadismo che non la rallegri, non tragedia che gelidamente non la ecciti, e solleciti la cauta, maliziosa intelligenza che la governa. […] Corrotta, sa fingersi pietosa; splendidamente deforme, impone la coerenza sadica della sintassi; irreale, ci offre finte e inconsumabili epifanie illusionistiche. Priva di sentimenti, li usa tutti. La sua coerenza nasce dall'assenza di sincerità. Quando getta via la propria anima trova il proprio destino.

"Aver ragione" è la naturale vocazione della follia.

Lo scrittore sceglie in primo luogo di essere inutile.

Solo l’ironia riesce a cogliere di spalle gli dèi.

Lunario dell'orfano sannita
© Einaudi 1973

Come staremmo bene, qui, se noi fossimo altrove!

Un lettore professionista è in primo luogo chi sa quali libri non leggere.

Già il fatto che un libro sia un romanzo non depone a suo favore, è un connotato lievemente losco, come i berretti dei ladruncoli, i molli feltri dei killers, gli impermeabili delle spie.

Non conosco migliore scuola di anarchia del matrimonio indissolubile.

La condizione d'italiano espatriato attiva il complesso dell'orfano sannita, un che di sventurato e diffidente, di irto e rusticamente astuto.

A e B
© Rizzoli 1975

Io amo i poveri, e soffrirei in un mondo senza poveri; i poveri sono le brioches dell'anima. 

L'importante è proporre delle ipotesi. Nessuna attività è più nobile di questa, più degna dell'uomo.

Pinocchio: un libro parallelo
© Einaudi 1977

È inganno tipografico, che una pagina abbia lo spessore esiguo su cui, su entrambi i lati, si stampa. Direi che la pagina comincia da quella esigua superficie in bianco e nero, ma si dilunga e si dilata e sprofonda, ed anche emerge e fa bitorzoli, e cola fuori dai margini.

Nessun libro finisce; i libri non sono lunghi, sono larghi.

È incredibile la quantità di cose che riesce a fare gente che non è mai nata: Romolo fondò Roma, Noè fece l'Arca, Robinson sopravvisse per vent'anni in un'isola deserta, con lo scomodo aggiuntivo di muoversi tra pagine e parole di un grosso libro, due volumi. Quale stupendo espediente dell'anima è, ad esempio, l'autobiografia immaginaria, o l'autobiografia anonima; e nella autobiografia tradizionale, chi è il personaggio e chi l'autore?

Dall'inferno
© Rizzoli 1985

Come puoi pretendere di sapere dov'è il labirinto, visto che tutto è il labirinto?

Antologia privata
© Rizzoli 1989

Non credetegli quando dicono che lo scrittore deve adoperare una lingua che tutti devono capire. Non la deve capire nessuno! Figurarsi. Devono leggerla, rileggerla; sennò quale sarebbe la polivalenza linguistica dello scrittore nel tempo?

Chi fa un viaggio rischia di arrivare.

Qualche volta l'equilibrista mette il piede in fallo. Ma il pubblico non ha pietà; fischia, ed è giusto.

Nella nostra cultura noi non riusciamo a pensare al paradiso, per il momento, se non come una variante particolarmente luminosa del nulla.

Non abbiamo mai conosciuto dinosauri, ma senza di loro saremmo diversi. Non riusciamo a stare mai a lungo senza parlare dei nostri sconosciuti amici. Oziamo al caffè, leggiamo libri futili, ci interroghiamo sull'aldilà, andiamo a votare, ascoltiamo Brahms; poi, d'un tratto, l'antica tarantola ci morde: che ne è dei dinosauri?

Foto di Giorgio Manganelli
Un linguaggio è un gigantesco "come se". (Giorgio Manganelli)

Improvvisi per macchina da scrivere
© Leonardo 1989 - Selezione Aforismario

Io amo le macchine imprecise, i computer che sbagliano, i semafori che s'incantano.

I miei rapporti con gli animali sono corretti ma un poco freddi. Dico talvolta: «Ciao gatto», e poi mi vergogno per avergli dato del tu.

Il cane di città è un intellettuale integrato; conosce i semafori, attraversa la strada con competenza pedonale, non di rado si attiene alle strisce. Nella sua dissennata devozione per l’essere umano, procede con cautela, mai discostandosi troppo dal «padrone».

Oggi non è il mio primo giorno di scuola. Non indosso grembiuli che mal si accorderebbero con la mia mole, la mia dignità generica, i miei occhiali pensosi, che sono la mia parte più squisitamente intellettuale. Sono esentato dalla marmellata, dai quaderni, dalle campanelle, e nessun bidello, nell'intera penisola, ha alcun potere su di me. Dal punto di vista della scuola, e di questo, fatale, iniziatico primo giorno, io sono un uomo libero. Non è un risultato da poco, e qualcuno vorrà sapere come mai io, che sono, tutto considerato, un inetto, sia riuscito a tanto. Il metodo è semplice: invecchiando.

La palude definitiva
© Adelphi 1991 (postumo)

Grande è il fascino del labirinto, la sua severa inclinazione a porre domande assolute, e insieme a porle in modo indiretto, elusivo, quasi ludico, furbo, infantile. Ogni strada è una strada, ma è anche una allucinazione, una strada verso un obiettivo, così pare, ma poiché l’obiettivo, quale sia, non è mai conseguito, eccetto che nel caso in cui si tratti di una ulteriore strada, è possibile che ogni strada sia un inganno, una giarda, una arcatura, per suggerire, grazie ad un menzognero ideogramma tracciato nel buio, che dopo tutto sarebbe saggio che non mi muovessi affatto.

Il rumore sottile della prosa
© Adelphi 1994 (postumo) - Selezione Aforismario

La fantasia è labirintica. Il punto di arrivo può essere più indietro del punto di partenza.

Lo scrittore è colui che è sommamente, eroicamente incompetente di letteratura. 

Alla letteratura è essenziale evitare questo rapporto diretto: essa non parla al lettore, meno che mai al suo cuore; al contrario, gli si presenta, ma non gli si offre, gli impone la fatica di cercare un contatto; lo frusta, lo elude; non risponde alle sue domande.

In definitiva, ha qualcosa da insegnare solo chi non vuole insegnare.

La letteratura, ben lungi dall'esprimere la "totalità dell'uomo", non è espressione, ma provocazione; non è quella splendida figura umana che vorrebbero i moralisti della cultura, ma è ambigua, innaturale, un poco mostruosa. Letteratura è un gesto non solo arbitrario, ma anche vizioso: è sempre un gesto di disubbidienza, peggio, un lazzo, una beffa; e insieme un gesto sacro, dunque antistorico, provocatorio.

Malgrado la vasta e attendibile documentazione scientifica, le cifre ed i grafici, l’enciclopedia resta, a mio avviso, un genere letterario, vicino, almeno quanto i nonsense, ai carmina, agli incantamenti; è, insomma, magia razionalizzata.

Sono libero di credere o non credere in Dio, ma devo salire sul tram dalla parte destra, portiera di fondo.

Il romanzo mi pare impresa monoteista.

Sappiamo che I Promessi Sposi ebbero un successo clamoroso: non fu un successo senza conseguenze: giacché pochi libri, forse nessuno dei nostri ultimi centocinquant'anni, venne letto così a sproposito, fino a farne quella ripugnante, edificante epopea degli umili e della Provvidenza, che lo ha reso illeggibile a generazioni di ex liceali.

Una parola è un incantamento, una evocazione allucinatoria, non designa una 'cosa', ma la cosa diventa parola.

Lo scrittore deve adescare, non deve raccontare niente, non ha nessun compito di trasmettere verità. 

Non c'è al mondo oggetto librario più fascinoso, seducente, innamorativo di una Enciclopedia. 

Sia onore alla Ripetizione e all'Anacoluto! Il regno della Rettorica non conoscerà altra fine che la fine del mondo.

Rileggere è una esperienza che non ha nulla a che fare con il leggere. […] La prima lettura può essere anche un innamoramento; ma esistono delizie di amorosità mentale che si abbandonano solo dopo anni di solidarietà, di complicità.

Questi libri che hanno esigua storia hanno talora, non sempre, una pagina; cioè, sono intensamente scritti. Posso dimenticare i nomi dei protagonisti, ma mi resterà in mente il rumore sottile della prosa.

In generale direi che rendere difficile il lavoro del tipografo è sempre una buona cosa.

Un mio amico diceva: "è necessario scrivere, non è necessario pubblicare"; verità di un certo livello di profondità, che ritroviamo nel suo contrario, quello che sto scrivendo: "è necessario pubblicare, non è necessario scrivere". A dimostrazione della fondatezza del mio assunto, mi permetterò di offrire al tipografo una riga inesistente:

come avete visto, la riga non c'è.

Il delitto rende ma è difficile
© Comix 1997 - Selezione Aforismario

La vita è e deve essere un negativo dei sogni. 

Le parole usate per servire a qualcosa si vendicano.

Non si può avanzare che retrocedendo. 

Finché c'è al mondo un bimbo che muore di fame, fare letteratura è immorale.

Quale follia partorire fanciulli in una società che ha perso il gusto dell'antropofagia.

L'isola pianeta e altri settentrioni
© Adelphi 2006 (postumo)

Ogni viaggio comincia con un vagheggiamento e si conclude con un invece.

Ti ucciderò, mia capitale
© Adelphi 2011 (postumo)

Dio non c'è. Puoi cavare le viscere a tua sorella, puoi limare il cranio d'una bambina fino a fare spiccinare il cervello, puoi cuocere il tuo migliore amico, cavare le unghie i denti gli occhi il fegato di tuo padre, puoi giacere – se ci riesci – con tutte le tue consanguinee e nemmeno la scriminatura si muoverà a quel lucido, correttissimo, urbanissimo niente che è Iddio.

La penombra mentale
Interviste e conversazioni 1965-1990 (a cura di Roberto Deidier), 2001
© Editori Riuniti

Su un’immagine di labirinto che è stata trovata a Roma su un sarcofago, stava scritto in greco: «Ho imparato che la via diritta è il labirinto». Credo non vi sia nulla da aggiungere.

Fonte sconosciuta
Selezione Aforismario

Detesto il concetto di vacanza intelligente, che recentemente ha avuto gran successo; mi pare presupponga che l’anno sia tutto idiota, eccetto quei quaranta giorni.

In generale, gli scrittori sono convinti segretamente di essere letti da Dio.

L'uomo vive di pane e pigiama.

Serve a qualcosa il paradiso? o la sua perfezione include l'inutilità?

Note
Leggi anche le citazioni degli scrittori italiani: Italo CalvinoGoffredo PariseMario Soldati

Frasi e citazioni di Fabrizio Corona

Selezione di frasi e citazioni di Fabrizio Corona (Catania 1974), imprenditore e personaggio televisivo italiano, che si autodefinisce "il Re del gossip". Nel 2001, Fabrizio Corona fonda a Milano la Corona's, agenzia fotografica che in poco tempo si fa conoscere in tutta Italia, e Corona viene soprannominato il "Re dei Paparazzi", nonostante non abbia mai scattato una foto. Oggi porta avanti varie attività imprenditoriali nel campo della moda, dell'abbigliamento e della  pubblicità. Corona è inoltre tra i protagonisti del film-documentario del 2009 di Erik Gandini Videocracy - Basta apparire, in cui afferma di essere una sorta di Robin Hood moderno, che "prende ai ricchi, ma per dare a sé stesso".
Le seguenti frasi di Fabrizio Corona sono tratte da interviste e dai suoi libri: La cattiva strada (2016) e Non mi avete fatto niente (2019), pubblicati da Mondadori; e Come ho inventato l'Italia (2020) pubblicato da La nave di Teseo.
I deboli si disperano, i forti rimangono impassibili.
(Fabrizio Corona)
La cattiva strada
© Mondadori 2016 - Selezione Aforismario

Oggi sono io [...] a poter cambiare la vita delle persone. Le ragazze che vogliono entrare nel mondo dello spettacolo mi aspettano fuori dal portone dell’ufficio: «Prendimi, faccio quello che vuoi» mi si offrono. Ho il mondo ai miei piedi.

I deboli si disperano, i forti rimangono impassibili.

Non ho bisogno di approvazione, né di raccomandazione, sono autonomo, ho una testa, cado e mi rialzo.

La mia regola è che ogni particolare, persino un difetto, può essere trasformato in denaro.

Posso fare a meno del sesso. Non dell’amore però.

L’amore si presenta subito diverso, è un’occhiata, un turbine, un vortice. Una forza cui è impossibile opporsi.

L’amore è una sera di novembre, una sera di pioggia in cui ti fermi in un bar fuori mano a comprare le sigarette, l’amore è il bar vuoto, tranne tu e lei che vi guardate dritto negli occhi e vi sorridete.

Devo mettere la testa a posto. Dimostrare al mondo – a mio padre per primo – che se voglio posso essere come gli altri: lavoro fisso, vita regolare. Anzi: il migliore, io posso essere il migliore.

Non mi avete fatto niente
© Mondadori 2019 - Selezione Aforismario

Io sono il gossip. O meglio, sono il Re del gossip. Decido io quando accenderlo o spegnerlo.

Oggi il gossip è morto. I personaggi sono migrati sul web, le aziende non investono più sulla carta stampata, bensì sul singolo individuo in base ai followers.

Questa è la legge del gossip oggi, alimentata da un fenomeno pericoloso: le fake news.

Ho una sorta di magnetismo che nessuno può capire: io riesco a entrare dentro le persone, chiunque abbia davanti, per questo non ho paura di nessuno, riesco a far crollare le donne, anche quelle più impensabili.

Io ho un magnetismo: guardo una donna e dopo un attimo sono lì che me la faccio.

Io sono uno di quelli che si butta via: frequento spesso il night club Pepenero, ci vado quando non ho niente da fare, poi mi porto due ragazze a letto, le faccio andare via e rimango più vuoto di prima.

Io sono un mito e nessuno mi può fare niente.

Non riesco ad attorniarmi di persone con le quali avere un confronto, perché io sono convinto di avere una sindrome che mi avvicina a Dio e sono sicuro di avere sempre ragione. Nel momento in cui io riesco ad avere accanto persone che mi dicono sì, mi sento realizzato.

L’odore dei soldi (buonissimo, una droga, un profumo di carta croccante che mi dà lo stesso piacere della cocaina).

[I pezzi da cinquecento euro] in Italia sono quasi introvabili: dal momento che la maggior parte li custodisco io.

L’informazione in Italia oggi non [è] un quinto potere bensì sia un potere fake.

La palestra è sempre stata luogo di sfogo e di libertà. In media su trecentosessantacinque giorni, io mi alleno trecentocinquantacinque.

Il carcere mi deve la vita, il carcere mi ha rubato dei giorni, ha sottratto dei giorni a mio figlio. Il carcere ha sottratto dei giorni a un uomo che può piacere o non può piacere, ma resta sempre e comunque uno che a un certo punto ha lottato da solo per la sua libertà.

Sono stato sempre lucido, anche nelle situazioni più folli della mia vita.

Se in carcere sai curare la barba significa che sei tu che stai gestendo la galera, se invece cresce senza che tu possa rendertene conto e ti fai sopraffare anche dal tuo fisico non curandolo, significa che è la galera a controllare te.

Il litigio è all'ordine del giorno. Uno non solo deve pensare a come resistere al carcere, ma anche a come sopravvivere.

Il caffè è il simbolo del carcere e ha un sapore particolare che non si può provare altrove. Viene fatto con la moka classica, e si dice che la moka per funzionare bene deve avere fatto tanti caffè: quelle delle carceri ne hanno fatti milioni.

Non ho mai rinunciato a vivere la bellezza della vita, quella che mi ha insegnato a vivere mio padre, anche se devo condividere un cellone con altre persone.

La mia genialità non posso lasciarla in eredità a nessuno perché me l’ha donata mio padre. Quella cammina con me. Idem la mia bellezza e il mio cervello che forse andrebbe clonato e studiato.

La morte, il desiderio di farla finita, li ho sempre sentiti. Una morte da mito però. Non da sfigato. Non per mano mia. Magari durante una rissa o in un incidente o mentre faccio l’amore. Una morte sensazionale.

Come ho inventato l'Italia
© La nave di Teseo, 2020

Sono Dio, perché ho creato io le condizioni perché la mia vita andasse in un certo modo, nel bene e nel male, dai rapporti con i miei genitori alle donne che ho amato, al mio lavoro.

Da adolescente avevo creduto nei divi dello spettacolo, nella loro grandezza sovraumana. Quando li ho conosciuti li ho ridimensionati: erano dei microbi.

Ero ciò che avevo sempre voluto essere: La notizia.

Il denaro contante è la mia malattia più grande. La prova provata di quanto vali, del credito che ti attribuiscono le persone.

Il mondo mi annoia e allora lo distruggo e lo ricomincio daccapo.

Sono una creatura mitologica, mezzo Dio e mezzo merda.

Frasi da interviste
Selezione Aforismario

Mi hanno buttato in galera sei volte, ma sono ancora qui, non mi hanno fatto niente.

L'unico modo per non tornare in carcere? Spegnere i riflettori. Ma non lo farò.

In carcere ho subito umiliazioni. Non dal punto di vista sessuale, ma lotte per la sopravvivenza, abusi di potere, costrizioni… Abbiamo fatto parecchie risse, vale di tutto. Vale l’istinto di sopravvivenza. Non ci sono regole quando sei fuori dall'occhio delle telecamere, cioè delle guardie.

Mi affascina lo stile dei mafiosi, il loro atteggiamento, il loro modo di vestirsi vistoso, appariscente

Porto dentro i segni di una vita piena di arresti, casini, lavoro

Potete togliermi tutto, ma non il mio oro: cinque anelli, un orecchino, una collana e un bracciale.

Prendo pillole tutto il giorno: per allenarmi, per dormire, per stare in piedi, per fare l’amore.

Sono solo uno che, in tre secondi, se sente una vibrazione con una donna, ci prova.

Credo che morirò giovane. O magari farò un’assicurazione sulla vita e mi fingerò morto, da morto credo di valere tantissimo.

Frasi celebri di Giuseppe Garibaldi

Selezione di aforismi, frasi e citazioni di Giuseppe Garibaldi (Nizza 1807 - Caprera 1882), generale, patriota e condottiero italiano. Noto anche con l'appellativo di "Eroe dei due mondi" per le sue imprese militari compiute sia in Europa sia in America Meridionale, Giuseppe Garibaldi è la figura più rilevante del Risorgimento e uno dei personaggi storici italiani più celebri al mondo. Garibaldi è stato massone del Grande Oriente d'Italia e anticlericale (suo è lo slogan: Preti alla vanga!). 
Le seguenti citazioni di Giuseppe Garibaldi sono tratte da: Memorie (1860), dal Proclama agli elettori (1867), dal romanzo Clelia o Il governo dei preti (1870), da discorsi e lettere.
Nel mondo intero sarà possibile la fratellanza umana ove sia liberato dai preti.
(Giuseppe Garibaldi)
Memorie
1860 - Selezione Aforismario

Come tutto divien bello al sole della gioventù e della primavera.

La vita deve avere un solo scopo! fare fortuna.

Io non scorgo l'Italia che nella riunione delle sue sparse membra, e Roma è per me il vero simbolo dell'unità italiana.

L'uomo il quale difende la sua patria o che attacca l'altrui paese non è che un soldato pietoso nella prima ipotesi — ingiusto nella seconda — ma l'uomo, il quale, facendosi cosmopolita, adotta la seconda per patria, e va ad offrire la spada ed il sangue ad ogni popolo che lotta contro la tirannia è più d'un soldato: è un eroe.

V'hanno momenti nella vita, la cui rimembranza, sebben lontana, continua a vivere ed ingigantirsi per così dire nella memoria, e per quanto strani siano gli eventi della vita, quella rimembranza conserva il posto che vi ha preso. 

Le felicità come le sventure vanno sempre in frotte.

O libertà! libertà! quale regina dell'universo può vantarsi d'avere al suo seguito il corteo d'eroi che tu possiedi in cielo?

Proclama agli elettori
1867 - Selezione Aforismario

I clericali sono sudditi e militi di una potenza straniera, autorità mista ed universale, spirituale e politica, che comanda e non si lascia discutere, semina discordie e corrompe.

Il prete è l’assassino dell’anima poiché in tutti i tempi egli ha fomentato l’ignoranza, e perseguito la scienza.

Il prete che insegna Dio è un mentitore, poiché nulla egli sa di Dio.

Nel mondo intero sarà possibile la fratellanza umana ove sia liberato dai preti.

Il fenomeno della insaziabile tendenza pretina al solo godimento dei beni materiali è cosa a tutti nota, mentre pur tutti sanno egualmente che per il resto del mondo, cioè per chi non è prete, essi predicano e millantano i beni spirituali d’una vita avvenire colla gloria del paradiso!

Clelia
 o Il governo dei preti, 1870 - Selezione Aforismario

Agli stolti l'ignoranza e la miseria, per la maggior gloria di Dio; ai preti la crapula, ricchezze e lussuria, sempre per la maggiore gloria di Dio! 

Cura di governo dovrebbe essere quella di migliorare la condizione del povero e non è così sventuratamente. I governi pensano alla propria conservazione.

Dacché la società umana ebbe impostori, sorsero preti, se già i primi non furono essi. Certo però i maggiori, i più astuti, i più fortunati impostori del genere umano furono sempre i preti.

Dacché nella famiglia umana, vi furono uomini che svestirono le forme umane per farsi impostori, cioè preti, dacché vi furono preti nel mondo, vi furono torture. Volendo costoro mantenere tutti gli uomini nell’ignoranza, quando emergeva alcuno che avesse ricevuto da Dio tanta intelligenza da capire le loro menzogne, quell’intelligente era da questi demoni torturato.

Dio, padre dell’umanità intiera, vuol tutti gli uomini fratelli e felici. I preti dividono gli uomini in cento sette diverse, che reciprocamente si maledicono.

È stato il prete che ha avuto il merito di educare gli italiani all'umiliazione ed al servilismo. Mentre lui si faceva baciare la pantofola dagli imperatori, chiedeva agli altri esercitassero l’umiltà cristiana.

Dio vi si adora come si deve, col culto dell'anima, senza sfarzo, nel grandioso tempio della natura che ha il cielo per volta e gli astri per luminari.

Giustizia! Santa parola, prostituita, derisa dai potenti della terra!

I popoli ben governati e contenti non insorgono. Le insurrezioni, le rivoluzioni, sono la risorsa degli oppressi e degli schiavi e chi le fa nascere sono i tiranni.

Il coraggio disdegna essere guidato dalla viltà.

Il fenomeno della insaziabile tendenza pretina al solo godimento dei beni materiali è cosa a tutti nota, mentre pur tutti sanno egualmente che per il resto del mondo, cioè per chi non è prete, essi predicano e millantano i beni spirituali d’una vita avvenire colla gloria del paradiso!

Il più santo dei vincoli che esistano nell'umana famiglia è il matrimonio. Lega per la vita due esseri e li fa felici se veramente meritano d’esserlo.

Il prete che insegna Dio è un mentitore, poiché nulla egli sa di Dio.

Il prete degrada Dio.

Il prete dura benché i ciechi soltanto non s’accorgono che egli è il primo a farsi beffe delle favole che spaccia.

L’infedeltà è sciaguratamente fedele compagna di molti matrimoni moderni.

La confessione! quell’arma terribile del pretismo, elemento primo delle sue seduzioni, veicolo per cui esso giunge al conoscimento d’ogni cosa, spionaggio infernale ch’egli esercita massime sul sesso debole per il quale egli può signoreggiare ancora, benché disprezzato e maledetto, la maggior parte del sesso più forte!

La fratellanza umana è impossibile coi preti.

La morte! quel tipo vero dell’uguaglianza che distrugge inesorabilmente ogni superiorità mondana e confonde in un ammasso di putredine gli avanzi dell’imperante e del mendico! la morte deve stupire di tanta differenza fra i funerali del povero e quelli del ricco!

La professione del prete è questa: godere e far credere alle moltitudini stupide ch'egli soffre di privazioni e di disagi.

La storia del Papato è storia di briganti.

Nel mondo intero sarà possibile la fratellanza umana ove sia liberato dai preti.

Non si sa se più scellerati i preti e chi li sorregge o più stupido questo miserabile popolo che li soffre nel suo seno e non fulmina, non annienta questi istrumenti del suo servaggio, delle sue miserie e delle sue umiliazioni. 

Oh! Roma!, patria dell'anima!, tu sei veramente la sola!, l'eterna! Al disopra d'ogni grandezza umana.

Privilegio dello schiavo è la congiura e pochi sono gli italiani di tutte le epoche del servaggio del loro paese i quali non abbiano congiurato.

Quanto valga l’uomo di coraggio è cosa incredibile! Un uomo può mettere in fuga un esercito e non è esagerazione. Io ho veduto degli eserciti colti dal panico fuggire davanti non ad un uomo solo ma a meno d’un uomo, davanti ad un pericolo immaginario.

Siate pulito, valoroso, sprezzatore della morte, generoso, e certo avrete non solo il plauso, ma l’affetto della bellezza!

Tra le malizie gesuitiche dei tonsurati vi è pur quella di fingersi protettori delle belle arti e così hanno fatto che i maggiori ingegni d'Italia prendessero a soggetto dei loro capolavori le favole pretesche, consacrandole per tal guisa al rispetto ed all'ammirazione delle moltitudini. 

Una delle più belle qualità della donna è l’apprezzamento squisito del bello e dell’eroico.

Vi sono dei momenti di parossismo durante la pugna nei quali la morte perde tutto il suo orrore e ammiri tale che sarebbe fuggito dinanzi ad un cavaliere disarmato, non far caso di una grandine fitta di fucilate che lo prendono a bersaglio.
Se sorgesse una società del Demonio, che combattesse despotismo
e preti, mi arruolerei nelle sue fila. (Giuseppe Garibaldi)
Discorsi e Lettere
Selezione Aforismario

Io sono internazionale, lo dico con orgoglio, e se sorgesse una società del Demonio, che combattesse despotismo e preti, mi arruolerei nelle sue fila.

È dovere dei popoli liberi, e che vogliono essere tali, di accorrere dovunque si combatte per i diritti delle nazioni, dovunque s'innalza la bandiera della libertà.

Ecco lo scopo che dobbiamo raggiungere; non più barriere, non più frontiere

Italiani, siate seri!

Io son fatto per romper i coglioni a mezza umanità, e l'ho giurato; sì! Ho giurato per Cristo! Di consacrar la mia vita all'altrui perturbazione, e già qualcosa ho conseguito, ed è nulla a paragon di ciò che spero, se mi lasciano fare, o se non possono impedirmi il farlo.

La causa della libertà è una sola, qualunque sia il nemico che la combatta, qualunque il popolo che la difende, qualunque sia il colore della bandiera sotto cui si schierano gli eserciti.

Non prestate ascolto alle mendaci promesse della diplomazia; diffidate de' suoi artifici, delle sue scaltrezze. Vi tradì, vi vendette cento volte; se la soffrite, vi tradirà e vi venderà ancora. 

Non vi fidate della diplomazia; cotesta vecchia senza cuore vi inganna certamente!

Gli oltraggi subiti dalle popolazioni meridionali sono incommensurabili. Sono convinto di non aver fatto male, nonostante ciò non rifarei oggi la via dell'Italia meridionale, temendo di essere preso a sassate, essendosi colà cagionato solo squallore e suscitato solo odio. 

Se l'antichità romana ha detto: «L'ozio essere il padre de' vizi», ha inteso dire al tempo stesso: il lavoro essere il padre di ogni virtù.

Vi è forse una tirannide più degradante di quella del papato messo lì nel cuore della Penisola per impedirle di costituirsi, per seminarla di briganti, per raccogliere nel suo seno, tutto quanto l'oscurantismo mondiale, per mantenere tra questo povero popolo la miseria l'ignoranza e la discordia! 

Frasi celebri
Selezione Aforismario

Qui si fa l'Italia o si muore.
[al generale Nino Bixio nella battaglia di Calatafimi, 1860].

Roma, o morte.
[Discorso ai volontari, Palermo, 1862].

Obbedisco.
[telegramma di Giuseppe Garibaldi del 1866 in risposta al Generale Alfonso La Marmora, che gli aveva intimato di fermare l'avanzata verso Trento contro gli austriaci durante la terza guerra di indipendenza].

In articulo mortis
1882

Non voglio accettare in nessun tempo il ministero odioso, disprezzevole e scellerato di un prete, che considero atroce nemico del genere umano e dell’Italia in particolare. 

Solo in uno stato di pazzia o di ben crassa ignoranza, io credo possa un individuo raccomandarsi a un discendente di Torquemada.

Libro di Giuseppe Garibaldi consigliato
Clelia ovvero il governo dei preti
Editore Memori, 2011 

Edito nel 1870, prima della presa di Porta Pia, il romanzo è un'opera fortemente anticlericale scritta dall'eroe dei due mondi dopo il fallimento dell'insurrezione romana del 1867. Il libro prende spunto dalla vicenda immaginaria di una popolana romana, Clelia, che un alto prelato vorrebbe concupire, per descrivere la Roma papalina, una città - secondo il generale nella quale dominano l'oscurantismo, il dispotismo e la turpitudine di preti e monsignori.

Note
Vedi anche aforismi, frasi e citazioni di: Camillo Benso conte di Cavour - Giuseppe Mazzini - Silvio Pellico

Citazioni e frasi motivazionali di Roberto Re

Selezione di aforismi e frasi motivazionali di Roberto Re (1967), mental coach, life coach, formatore e motivatone italiano: 
"Continuo a essere affascinato da come noi esseri umani siamo in grado di trasformare la nostra realtà in un paradiso o in un inferno, da come i nostri pensieri condizionano i risultati e da come, imparando a usare meglio questo potentissimo strumento donatoci da madre natura, possiamo trasformare le nostre esistenze".
La maggior parte delle seguenti citazioni di Roberto Re sono tratte dai libri: Leader di te stesso, (2006) e Smettila di Incasinarti! (2008).

Foto di Roberto Re
Tu sei puro potenziale. C'è una scintilla divina dentro di te.
Coltivala con amore e nutrila ogni giorno. (Roberto Re)

Leader di te stesso
Come sfruttare al meglio il tuo potenziale per migliorare la qualità della tua vita personale e professionale © Mondadori 2006 - Selezione Aforismario

Come i raggi del sole attraversando una lente si concentrano in un punto solo e riescono a far bruciare un foglio di carta, così definire con chiarezza i nostri obiettivi e concentrarci su di essi ci permette di dare fuoco al nostro entusiasmo e alla nostra passione.

Comunque sia, il motivo principale per il quale varrebbe la pena impegnarsi è che nel muoverti verso la realizzazione di quei traguardi, tu crescerai come persona.

Credere nella riuscita ci spinge a sfruttare al meglio il nostro potenziale, ad agire con grande carica, energia ed entusiasmo, spesso facendo molto più di quello che ci viene richiesto.

Forrest Gump è una meravigliosa metafora di come un individuo dotato di mezzi molto limitati, potenzialmente al di sotto della media, possa ottenere risultati incredibili se agisce con totale impegno e dedizione, senza porsi dei paletti mentali.

Il coraggio non è l’assenza di paura, ma la capacità di non farsi fermare da essa e affrontarla.

Il leader ascolta il proprio cuore e, alla fine, fa ciò che ritiene giusto.

Il leader si distingue per la sua capacità di creare legami e attrarre a sé le persone.

Il modo più semplice per superare la paura è affrontarla. Nel momento in cui lo facciamo, la priviamo del potere che noi stessi le abbiamo conferito.

I valori indirizzano tutte le nostre scelte dando una direzione alla nostra vita. Sono come una stella polare che sta davanti a noi, che ci guida nel prendere le decisioni determinanti per il nostro cammino.

L’uomo è un essere sociale e ha bisogno di unirsi agli altri; nessuno ha mai potuto creare qualcosa di grande completamente da solo.

La capacità di ascoltarci, di sentire dentro di noi le risposte alle nostre domande, ci permette di muoverci coerentemente con i nostri principi e, di conseguenza, di vivere privi dei conflitti interni che caratterizzano l’esistenza di tante persone, sempre dibattute tra ciò che in cuor loro desidererebbero fare e le loro paure, i condizionamenti esterni e tutte le limitazioni che albergano nella loro mente.

La vita è uno sport di squadra.

Le difficoltà, i problemi sono i pesi che la vita ci mette a disposizione per forgiare i nostri muscoli morali ed emozionali; se abbiamo la forza e il coraggio di affrontarli e superarli, ne usciamo più forti e robusti di prima.

Lo scopo di un obiettivo non è il raggiungimento dell'obiettivo stesso Ma, piuttosto, la persona che diventiamo nel perseguirlo.

Niente determina il nostro destino più delle decisioni che noi stessi prendiamo.

Niente in un obiettivo è più importante della persona che diventiamo nel realizzarlo.

Noi siamo la somma totale delle decisioni che abbiamo preso nella nostra vita dal primo istante a ora. Le nostre decisioni determinano il nostro destino e sono in grado di modificare radicalmente l’andamento della nostra esistenza.

Ogni cammino che decidiamo di intraprendere, ogni maratona, ogni marcia, ogni corsa, ogni passeggiata, indipendentemente dalla lunghezza o dalla difficoltà del percorso, inizia con un primo passo.

Più fai chiarezza su quello che vuoi raggiungere e più facile sarà trovare un modo per riuscirci.

Qualità dei leader è decidere velocemente e con sicurezza e, raramente, ritornare sui propri passi.

Ricorda che quando il «perché» è abbastanza forte, il «come» non è mai un problema. Una persona che ha un motivo valido per andare da qualche parte, in un modo o nell'altro riuscirà ad arrivarci, trovando le risorse, grazie a questo forte «perché», sufficienti a superare qualsiasi ostacolo.

Saper gestire il proprio stato emozionale è la caratteristica fondamentale di chi sa gestire se stesso, di chi riesce a uscire da stati emozionali improduttivi nel momento in cui questi diventano un ostacolo

Se vogliamo migliorare i nostri risultati in un qualsiasi ambito, dobbiamo inevitabilmente cambiare qualcosa in ciò che facciamo e in come lo facciamo.

Troppe persone non sanno dove stanno andando, non hanno obiettivi a breve, medio o lungo termine e vivono alla giornata, trasportate dalle onde. Se vogliamo guidare noi stessi è fondamentale sapere dove!

Troppe persone rinunciano pochi attimi prima che le cose diventino alla loro portata.

Un leader, per definizione, si assume la responsabilità del suo gruppo, un leader di se stesso si assume la responsabilità della propria vita.

Un uomo senza una meta è come una nave senza timone e prima o poi finirà sugli scogli.

Smettila di Incasinarti!
Come rendersi la vita meno complicata ed essere felici.
© Mondadori 2006 - Selezione Aforismario

Ciò che crediamo determina inevitabilmente i risultati che otteniamo, condiziona la percezione di noi stessi e della realtà che ci circonda, influenza il significato che attribuiamo agli eventi e alle esperienze della nostra vita : insomma, in poche parole, ha un enorme impatto su tutta la nostra esistenza!

La nostra difficoltà a uscire dalla zona di comfort è uno dei principali nemici della nostra crescita e della nostra evoluzione. Non possiamo evolverci se rimaniamo sempre nel nostro guscio, se non apriamo la mente a nuovi pensieri o nuove possibilità.

È impossibile crescere rimanendo chiusi a tutto ciò che è contrario ai nostri schemi abituali, rifuggendo ciò che, perché diverso, può metterci mentalmente ed emozionalmente in difficoltà e renderci insicuri.

Il paradosso più grande è che la qualità della nostra vita è proporzionale alla quantità di insicurezza con cui siamo in grado di convivere.

Tutto ciò di cui hai bisogno è già dentro di te. Sta solo a te tirarlo fuori e godere dei risultati. Tu sei puro potenziale. C'è una scintilla divina dentro di te. Coltivala con amore e nutrila ogni giorno. Ricorda che sei su questo pianeta con uno scopo, che di certo non è soffrire, ma vivere una vita degna di essere vissuta! Decidi di farne un capolavoro!

Frasi Motivazionali
Selezione Aforismario

Osa, prova, fai quello che devi fare e non lasciarti abbindolare dalle paure stupide.

Pochi sono gli uomini di squadra, perché solo pochi sono così grandi da pensare al bene comune prima che a se stessi.

Prendi una DECISIONE. È l'unica cosa fondamentale da fare. Scegli la direzione in cui andare e vai dritto fino all'obiettivo, senza paura.

Quando facciamo qualcosa la nostra mente raramente è concentrata nel qui e ora, ma vaga sulla nostra linea del tempo: siamo così proiettati sul passato, cioè su ciò che è accaduto, o sul futuro, cioè su quello che potrebbe accadere, che perdiamo la capacità di vivere e di goderci il presente. E il risultato delle continue proiezioni dei nostri pensieri è quello che spesso rovina questo benedetto presente.

Quando i “vorrei” diventano “voglio”, quando i “dovrei” diventano “devo”, quando i “prima o poi” diventano “adesso”, allora e solo allora i desideri iniziano a trasformarsi in realtà.

Se non desideriamo profondamente rinnovarci, evolverci e migliorare nulla potrà mai farci ottenere tali risultati.

Se non sappiamo cosa vogliamo, quante possibilità abbiamo di ottenerlo?

Solitamente stimoliamo una marea di emozioni inutili e improduttive: rimorso, tristezza e sensi di colpa, se ci proiettiamo nel passato, ansia inquietudine e preoccupazione, se ci proiettiamo nel futuro. E questi stati d’animo ci fanno bruciare un sacco di energie in cambio di niente.

Spesso ciò che vogliamo non è così distante, a volte bastano davvero poche piccole cose per farci stare bene.

Spesso il cuore può arrivare dove la mente o il fisico non possono: la mente può farci sognare, il fisico può sostenerci, ma il cuore ci può spingere oltre i limiti che ci poniamo trasformandoci in ciò che non avremmo mai pensato di poter essere.

Voi siete la cosa più importante della vostra vita. Quindi, per prendere parte a questo mondo caotico e frenetico non potete fare altro che investire su di voi per avere vitalità, resistenza, energia.

Note
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