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Frasi e citazioni di Thích Nhất Hạnh

Selezione di frasi e citazioni di Thích Nhất Hạnh, nato Nguyễn Xuân Bảo (Huế, 1926-2022), poeta, attivista e monaco buddhista vietnamita.
Foto di Thích Nhất Hạnh
Non c’è nessuna via per la Terra Pura, la Terra Pura è la via. E non c’è alcuna via per il Regno
di Dio, il Regno è la via. La Terra Pura e il Regno sono disponibili in ogni passo.
(Thích Nhất Hạnh)

Il miracolo della presenza mentale
The Miracle of Mindfulness, 1992 - Selezione Aforismario

La presenza mentale ci libera dalla distrazione e dalla dispersione e ci consente di vivere pienamente ogni istante. La presenza mentale ci consente di vivere.

Ogni giorno siamo partecipi di un miracolo di cui nemmeno ci accorgiamo: l’azzurro del cielo, le nuvole bianche, le foglie verdi, gli occhi neri e curiosi di un bambino, i nostri stessi occhi. Tutto è un miracolo.

Vivete il momento presente. Solo il presente è vita. Non attaccatevi al futuro. Non preoccupatevi degli impegni che vi aspettano. Non pensate ad alzarvi o a correr via a fare qualcosa. Non pensate a ‘partire’.

Fare del vostro meglio è il modo più sicuro per ricordare a quelli che vi circondano di fare altrettanto.

Il lavoro è solo una parte della vita. Ma il lavoro è vita solo se viene fatto con consapevolezza. Altrimenti, si diventa uno che 'vive come se fosse morto'. 

Se non siamo padroni di noi stessi ma lasciamo mano libera all’impazienza o alla collera, il nostro lavoro perde ogni valore.

Quando siamo felici, noi siamo la felicità. Quando abbiamo certi pensieri, noi siamo qui pensieri. Siamo al tempo stesso la sentinella e i visitatori. Siamo tanto la mente che l’osservatore della mente. Perciò, il punto non è scacciare o immettere un certo pensiero. Il punto è esserne consapevoli.

Il respiro è il ponte che connette la vita alla coscienza, che unisce il corpo ai pensieri. Ogni volta che la mente si perde, il respiro è il mezzo che vi consente di riportarla indietro.

Nei momenti in cui siete irritati o deconcentrati e vi riesce difficile praticare la presenza mentale, ritornate al respiro: stare sul respiro è già presenza mentale. Il respiro è il metodo straordinario per prendere possesso della vostra coscienza.

Vita e morte sono le due facce della Vita ed entrambe la rendono possibile, come una moneta esiste solo in virtù delle sue due facce.

La pace è ogni passo
Peace is Every Step, 1993

Com'è fresco il soffio del vento! La pace è ogni passo. E fa gioioso il sentiero senza fine.

Insegnamenti sull’amore
Teachings on Love, 1997

Amore, compassione, gioia ed equanimità sono la vera natura di una persona illuminata, sono i quattro aspetti del vero amore in noi stessi, in ogni persona e in ogni cosa.

La felicità è possibile solo con il vero amore. Il vero amore ha il potere di guarire e trasformare la nostra condizione e può dare alla nostra vita un significato profondo.

Senza comprensione il tuo amore non è vero amore. Devi guardare in profondità per vedere e comprendere i bisogni, le aspirazioni e le sofferenze di coloro che ami.

Il vero amore porta sempre gioia a noi stessi quanto alla persona amata. Se l’amore che ci unisce non dà gioia a entrambi, non è vero amore.

Se il tuo amore contiene elementi di attaccamento, di discriminazione, di pregiudizio o di ostinazione nelle tue opinioni non è vero amore.

Spegni il fuoco della rabbia
Anger, 2002

Per apparire più bello: non ti occorrono cosmetici, ti occorre soltanto fare qualche respiro in pace, con calma, e sorridere in piena presenza mentale.

La via della trasformazione
Transformation at the Base, 2004

La vita è piena di sofferenza, ma contiene anche molte meraviglie. Se vuoi entrare in contatto con le meraviglie della vita ritorna al momento presente. Pratica il respiro consapevole e ti troverai nel qui e ora.

Dobbiamo accettare quello che c'è qui e ora, inclusa la sofferenza e le illusioni. Accettare le nostre sofferenze e illusioni ci dà già una certa pace e gioia.

Godiamo del respiro in ogni cosa che facciamo e così produciamo l'energia della consapevolezza che ci aiuta a entrare in contatto profondo con la vita.

Se sei distratto, non è possibile una vita vera. La tua presenza autentica la rende possibile.

Quando la persona che ami ti dice una cosa che ti ferisce: chiudi gli occhi, inspira ed espira in consapevolezza e visualizza voi due fra cento anni. Quando riaprirai gli occhi, dopo tre respiri completi, non ti sentirai più ferito, anzi, avrai voglia di abbracciare l'altro.

Un ascolto profondo
2005

Consumare di meno e dedicare il nostro tempo all’amore per godere delle meraviglie della vita che sono disponibili dentro e intorno a noi ci permetterà di costruire insieme una nuova civiltà, questo è il tipo di rivoluzione che vogliamo intraprendere. Una nuova civiltà dovrebbe essere una civiltà in cui si consuma di meno, ma in cui si è più felici.

Il cuore del cosmo
Opening the Heart of the Cosmos, 2008

Se sei in conflitto con un’altra persona, la prima cosa che dovresti fare è cercare di capirla a fondo. Guardare in profondità ti farà vedere la sua sofferenza e allora non avrai più voglia di farle del male, di punirla o di farla soffrire, ma la accetterai così com'è e cercherai di aiutarla.

Felicità
2009

Quando al mattino vi svegliate e aprite gli occhi, recitate queste parole: Sono sveglio e sorrido a questo mattino. Ventiquattro ore nuove di zecca davanti a me. M'impegno a vivere pienamente ogni momento.

Fare pace con se stessi
Reconciliation, 2010

C’è una lampada in noi, la lampada della presenza mentale e possiamo accenderla in qualsiasi momento. Il respiro, i passi, il sorriso gioioso sono l’olio con cui accendiamo la lampada della presenza mentale: la luce si diffonde e l’oscurità si dissolve e cessa. Questa è la pratica che dovremmo imparare.

Ciò che le altre persone dicono o fanno non ci deve toccare. Possiamo ancora prenderci cura di noi stessi. Possiamo fare del nostro meglio per aiutare veramente gli altri, invece di giudicarli, rimproverarli e comportarci in modo da creare conflitti intorno a noi.

Un cuore che può essere misurato non è un cuore grande.

Quando il nostro cuore è piccolo, non possiamo tollerare la quantità di dolore e sofferenza causataci da un’altra persona o dalla società. Ma se il nostro cuore è grande, è più facile abbracciare il dolore senza soffrire.

Se accettiamo la vita in tutti i suoi aspetti, nei momenti di felicità, gioia e pace ma anche in quelli di malattia, vecchiaia e morte, allora non soffriamo più e patire non soltanto non è un problema, ma grazie al dolore abbiamo l’opportunità di provare benessere.

Le quattro verità dell'esistenza
Good Citizens, 2012

Felicità e sofferenza sono legate l’una all’altra, inter-sono. La sofferenza racchiude la felicità, la felicità racchiude la sofferenza. La sofferenza può essere utile. Può insegnarci la compassione e la comprensione che sono necessarie per la saggezza e la felicità.

Il dono del silenzio
Silence, 2015

Il tuo respiro consapevole è la tua casa base. Se vuoi realizzare le tue aspirazioni, se vuoi instaurare un legame con la tua famiglia e i tuoi amici, se vuoi aiutare la tua comunità, devi cominciare con il respiro. Ogni respiro, ogni passo, ogni azione fatti in consapevolezza ti forniranno sostentamento.

Ogni istante è un dono
Inside the Now. Meditations on Time, 2015 - Selezione Aforismario

Solo nel qui e ora abbiamo la possibilità di vederci chiaramente l’un l’altro. Al di fuori dell’ora c’è solo illusione.

Guardando dentro il tuo corpo scoprirai che non sei un sé separato, tagliato fuori da tutto il resto, ma un torrente che scorre senza sosta: il torrente della vita stessa.

L’ora reca in sé la vera vita, insieme con tutte le sue meraviglie. La persona che ami è una di quelle meraviglie. È soltanto nell’ambito dell’ora che puoi riconoscere la presenza della persona amata.

Il momento presente è più splendido di qualsiasi sogno. 

La Madre Terra ti ha portato alla vita ed è dentro di te. Sei splendido come lei perché sei lei. La tua natura è la sua natura: la natura di non nascita, non morte, non venire, non andare, non essere, non non essere, non identità, non alterità.

Non c’è nessuna via per la Terra Pura, la Terra Pura è la via. E non c’è alcuna via per il Regno di Dio, il Regno è la via. La Terra Pura e il Regno sono disponibili in ogni passo.

Se siamo assetati ma continuiamo a mangiare del sale, avremo sempre più sete. Dobbiamo imparare le pratiche di avere il minor numero di desideri possibile e di «ho abbastanza». Quando riusciamo a vedere che in questo preciso momento abbiamo già abbastanza, la nostra sete viene saziata, la nostra brama viene placata, e la vera felicità diventa possibile.

Molti di noi pensano che soltanto quando avremo questo o quello, soltanto quando la situazione cambierà, soltanto allora potremo essere felici. Non riconosciamo la nostra felicità nell’ora e la cerchiamo nel poi.

Per quanto sia splendido, il nostro amore è impermanente. Dobbiamo imparare a nutrirlo con l’energia della comprensione e della compassione.

Il vero amore non è mai debole. Grande compassione è anche grande coraggio.

Se il tuo amore è vero amore, continuerà a crescere fino a includere tutte le persone e tutte le specie. Il tuo amore diventerà un fiume, abbastanza ampio per nutrire non solo te e la persona amata ma il mondo intero.

L’amore che non cresce è amore che sta già cominciando a morire.

Mangiare zen
(con Lilian Cheung), 2015

Ogni minuto che passiamo a preoccuparci per il futuro e a recriminare sul passato è un minuto che perdiamo nel nostro appuntamento con la vita, è un'opportunità mancata di impegnarci e di renderci conto che ogni singolo attimo ci dà l'occasione di cambiare in meglio, di provare pace e gioia

Ogni cosa è interconnessa: il nostro corpo e il nostro universo sono una cosa sola.

Siamo tutti connessi e interdipendenti: quel che ciascuno fa influenza ogni altra cosa e persona, e ciò che fa ogni altra cosa e persona avrà un effetto su ogni singolo individuo.

Il nocciolo dell'amore e della compassione è la comprensione, ossia la capacità di riconoscere la sofferenza in noi stessi e negli altri.

Trasformare la nostra sofferenza è come diventare coltivatori biologici, persone che non buttano via gli avanzi di cucina o gli scarti del giardino, ma ne fanno compost con cui concimare i fiori. Puoi trasformare i rifiuti indesiderati che hai dentro – la depressione, la paura, la disperazione o la rabbia – nell'energia che nutre la pace e la gioia.

Il primo e fondamentale principio di un'alimentazione sana è passare a un'alimentazione maggiormente basata sui vegetali.

Quando impariamo a mangiare in consapevolezza più vegetali, più cereali e più legumi ne godiamo di più il sapore, e forse ci farà piacere sapere che stiamo dando sostegno a un nuovo tipo di società, nella quale c'è cibo a sufficienza per tutti e nessuno deve più patire la fame.

Anche se non puoi essere vegetariano al cento per cento, essere un vegetariano part-time e consumare più cibi di origine vegetale sarà già meglio per la tua salute personale come per la salute del pianeta che condividiamo.

Ridurre la quantità di carne e di latticini nella nostra dieta è un ottimo modo per tenere sotto controllo il nostro peso, migliorare la salute nel suo complesso e fare passi concreti verso un miglioramento della salute del pianeta.

I sette passi verso l'armonia
The Art of Living, 2017 - Selezione Aforismario

L’umanità ha dato origine a molti artisti, musicisti e architetti di talento, ma quanti di noi hanno imparato l’arte di creare un momento felice, per noi stessi e per coloro che ci stanno intorno?

La civiltà capitalista occidentale dice che «il tempo è denaro» e che dovremmo usare il nostro tempo per fare soldi. Non possiamo permetterci di fermarci a respirare o di goderci una passeggiata o ammirare il sole al tramonto. Non possiamo permetterci di perdere tempo. Ma il tempo è più prezioso del denaro. Il tempo è vita.

La pace, la libertà e la felicità possono essere trovate proprio qui, in questa vita, se solo impariamo l’arte di gestire la sofferenza.

Quando conosciamo l’arte di soffrire, soffriamo molto meno. Possiamo utilizzare il fango della sofferenza per far crescere fiori di loto di amore e comprensione.

Siamo esseri vasti, e le emozioni sono solo una parte di noi: siamo molto più delle nostre emozioni. Un’emozione forte è come una tempesta che arriva, indugia per un certo periodo e poi passa. Tutti devono imparare a sopravvivere a una tempesta.

Non dobbiamo avere paura della sofferenza. Dovremmo avere paura solo di una cosa, e cioè di non sapere come affrontarla.

Quando si viene colpiti da una freccia si soffre molto; ma se nello stesso punto sopraggiunge una seconda freccia, il dolore sarà dieci volte peggiore. La vostra sofferenza è la prima freccia. E la seconda freccia è la vostra irritazione, la vostra rabbia, la vostra resistenza o reazione a qualunque cosa accada. La seconda freccia potrebbe essere la vostra paura che dipinge la situazione molto peggiore di quella che è; potrebbe essere la vostra incapacità di accettare il fatto che state soffrendo, o potrebbero essere la vostra frustrazione o i vostri rimpianti. Dovete essere calmi e riconoscere con chiarezza la vostra sofferenza così com’è, senza esagerarla o amplificarla con altre preoccupazioni.

Note
Vedi anche frasi e citazioni di: Daisaku Ikeda - Dalai Lama Tenzin GyatsoKeisuke Matsumoto

Frasi e citazioni di Daisaku Ikeda

Selezione di frasi e citazioni di Daisaku Ikeda (Omori, 1928 - Shinjuku, 2023), filosofo, educatore, saggista, attivista e maestro buddhista giapponese, considerato uno dei più importanti leader spirituali buddhisti della seconda metà del XX secolo. Secondo Daisaku Ikeda:
"Il rimedio sicuro contro i mali che affliggono la civiltà moderna è quello di far conoscere la filosofia della vita insegnata dal buddismo così da creare una società veramente pacifica fondata sul potere di tutti e sull’eguaglianza e la giustizia radicate nel rispetto per la natura buddica innata in ogni individuo. È questa la chiave di volta del XXI secolo, il mezzo grazie al quale potremo ottenere la vittoria finale dell’umanità".
Foto di Daisaku Ikeda
Non importa quali possano essere le nostre circostanze personali; se noi stessi diventiamo
una fonte di luce, allora non ci saranno tenebre nel mondo. (Daisaku Ikeda)

Saggi e dialoghi
1965-2016 - Selezione Aforismario

Dobbiamo individuare dentro di noi il sole che sorge, la luce serena e pura della luna, e lo scintillio delle stelle nei cieli. Non importa quanto bui siano i tempi in cui viviamo, noi siamo soli splendenti. Incarniamo la Legge Meravigliosa che pervade l’intero universo.

La trasformazione del mondo deve iniziare da una trasformazione individuale.

Abbiamo bisogno del coraggio di "vivere in coerenza con noi stessi". Per fare ciò dobbiamo avere una mente forte, non essere sviati dal nostro ambiente né ossessionati dalla vanità e dalle apparenze esteriori. Invece di imitare gli altri, dobbiamo pensare da soli e agire partendo dal nostro stesso senso di responsabilità.

In un certo senso, la vita è una serie di sacrifici e sofferenze. È importante trovare un modo per superare questi ostacoli, facendo sì che ognuno di loro si trasformi in uno stimolo al progresso personale.

Il nostro cuore deve essere vivo se desideriamo condurre un'esistenza che sia di stimolo anche per gli altri; deve essere pieno di passione ed entusiasmo.

L'autostima non può essere costruita dall'oggi al domani. Ogni cosa ha bisogno di tempo. Se continuerai a fare sforzi coraggiosi giorno dopo giorno, alla fine acquisterai fiducia. 

Calma ed equilibrio sono elementi essenziali in tutte le cose; spezzare il ritmo ogni tanto è importante. Se ne guadagna in vitalità, ci si rinfranca la mente. Non si riesce a creare nessun valore se si lavora in modo da ridursi come stracci.

La determinazione che sorge dalla fede diventa senz'altro manifesta tramite l'azione e la pratica.

L’ideologia del libero mercato e della società moderna in generale è un’affermazione incondizionata dei desideri umani, che vengono impiegati come stimoli per la crescita. Un simile approccio può avere dei punti di forza, ma l’eccessiva enfasi sul materialismo conduce anche alla mancata coltivazione della natura superiore e dell’etica necessaria a costruire una società basata sulla mutua cooperazione e sulla coesistenza armoniosa. 

Lo spirito di coesistenza, basato sulla consapevolezza che noi esseri umani siamo parte della natura e sul desiderio della felicità propria e degli altri, è sempre più urgente nella società globale odierna.

Tutte le forme di vita non sono elementi isolati, ma si integrano nella forza vitale cosmica. Posto in altri termini, la parte è il tutto e il tutto è la parte. 

Gli esseri umani e la natura non umana sono parti integranti della stessa forza vitale cosmica. Sono uniche nelle loro caratteristiche individuali e un tutto dal punto di vista della simbiosi. Sono interrelate in modo indissolubile. Come conseguenza, distruggere la natura significa distruggere l’umanità.

La demonizzazione è il primo passo verso la guerra. Quando le altre persone non sono considerate uguali, ma vengono viste come esseri non umani incapaci di provare sofferenza e dolore, diventa possibile attaccarle e colpirle senza esitare.

La tolleranza formale che lascia libero gioco all’egoismo delle diverse parti in causa in una certa situazione non può essere accettata. Una tolleranza autentica deve essere basata sul superamento della rapace avidità umana.

Una tolleranza che si limiti a riconoscere l’esistenza degli altri è essenzialmente passiva. Mi piace definire “tolleranza attiva” quella che ci permette di far fiorire un’umanità più radiosa che è capace di rispettare, di provare piacere e di apprendere dall’esistenza degli altri. 

Chiunque combatta la violenza con metodi violenti si abbassa allo stesso livello dell’antagonista e si unisce a esso da un punto di vista psicologico. 

Uno scopo nobile impone l’uso di metodi nobili.

La religione in sintesi esiste per rendere le persone capaci di fare fronte alla realtà della vita negli aspetti di nascita, invecchiamento, malattia e morte e di ricercare la vera felicità. Da questo punto di vista tutti gli esseri umani sono religiosi.

La coesistenza armoniosa non è possibile se ognuno continua a insistere sui propri diritti ignorando quelli delle altre persone. 

L’essere umano davvero completo è capace di rivolgere uno sguardo amorevole verso le altre persone ed è capace di esercitare controllo su di sé. Non è una persona che costruisce la propria felicità sull’infelicità altrui.

Una società senza filosofia è come un edificio privo di una struttura solida: anche se splendidamente e riccamente decorato all’esterno, è destinato inevitabilmente a crollare quando viene colpito da tempeste e terremoti.

Vivere consapevolmente grati di tutto ciò che abbiamo ricevuto dagli altri, con il desiderio di ricompensarli, arricchisce la nostra esistenza.

La gratitudine verso i propri genitori, pur potendo sembrare una cosa piccola, è la prova del nostro sviluppo e della nostra crescita come esseri umani.

Per tradizione, quasi tutte le società sono state centrate sull’uomo e non sono riuscite a utilizzare in toto le caratteristiche peculiari e la saggezza delle donne. Ma i tratti ideali femminili legati al senso della giustizia, alla compassione per la vita, all’amore per la pace e alla predisposizione naturale a rafforzare i legami umani possono portare grandi cambiamenti nel mondo moderno, crudele e devastato dalla violenza.

I progressi dell’etica non hanno tenuto il passo con quelli rapidi della scienza. Questa è una delle tragedie dei nostri tempi.

Le grandi persone, proprio perché sono corrette, spesso vengono maltrattate e oppresse. Così è stato in tutta la storia dell’umanità, ovunque nel mondo. Ma la persona saggia e giusta non si piega mai a qualsiasi tipo di oppressione e considera la persecuzione alla stregua di un segno di onore.

Per quanto complessi possano sembrare i problemi globali, siamo noi stessi che li abbiamo provocati. Pertanto, non possono essere al di là del nostro potere di risolverli.

Quando cambiamo noi, il mondo cambia. La chiave di ogni cambiamento è nella nostra trasformazione interiore, un cambiamento dei nostri cuori e delle nostre menti. Questa è la rivoluzione umana. 

Se la tua mente risplende, la tua vita risplende.

Affronta le sfide che la vita ti presenta. Non puoi sviluppare un carattere e un'abilità autentici eludendo le avversità e la lotta.

Attraverserai piogge e tempeste, a volte subirai delle sconfitte. L'essenza della vita creativa, tuttavia, non è arrendersi di fronte alla sconfitta, ma seguire l'arcobaleno che esiste nel proprio cuore.

Abbraccia i tuoi sogni e avanza fin dove possono portarti.

Sebbene sia importante vincere, è ancora più importante rimanere imbattuti, qualunque cosa accada.

Non importa quali possano essere le nostre circostanze personali; se noi stessi diventiamo una fonte di luce, allora non ci saranno tenebre nel mondo.

Fede è non temere nulla, rimanere impassibili, è la forza di superare qualsiasi ostacolo.

Il segreto è avere un comportamento positivo e vivere una vita realizzata, senza rimpianti, decisa a superare qualsiasi difficoltà.

Spesso l'ostacolo più grande nell'affrontare le sfide della vita è la nostra stessa paura di fallire.

Piuttosto che scoraggiarti, sappi che incontrare un muro è la prova dei progressi che hai fatto finora.

Superare coraggiosamente una piccola paura ti dà il coraggio di affrontare quella successiva.

Se guardiamo al mondo con amore per la vita, il mondo ci rivelerà la sua bellezza.

Siamo esseri umani, non macchine. Lo scambio tra esseri umani, ovvero la sincera comunicazione attraverso il dialogo, è essenziale se desideriamo vivere pienamente la nostra vita umana. La sua assenza può solamente portare a fallimenti, sia a livello individuale che a quello sociale.

L'incontro di un momento può decidere la direzione di una vita intera.

La felicità non esiste come qualità isolata, né è conforme a un unico modello fisso. La felicità è qualcosa che respira e vive nelle relazioni tra una persona e l'altra.

Quando gli esseri umani vivono insieme, il conflitto è inevitabile. La guerra no.

Nella società moderna assistiamo a un chiaro declino dell’altruismo e dell’interesse per gli altri. Diventa così ancora più importante che la famiglia sia un luogo pieno di amore, in grado di offrire una socializzazione affettuosa e premurosa.

Cambiare la propria visione delle cose è il primo passo nel rivoluzionare l’Io e nel trasformare il proprio ambiente.

Sono convinto che il vero ottimismo sia sinonimo di fede assoluta nelle possibilità umane, di ferma fiducia nella nostra abilità di vincere qualsiasi difficoltà e del coraggio di lottare continuamente per migliorare noi stessi e il mondo intorno a noi.

Note
Vedi anche frasi e citazioni di: Keisuke Matsumoto - Dalai Lama Tenzin Gyatso - Thích Nhất Hạnh

Frasi e citazioni di Donald Winnicott

Selezione di frasi e citazioni di Donald Winnicott (Plymouth, 1896 - Londra, 1971), pediatra e psicoanalista britannico, specializzato in psicologia dell'età evolutiva.
Foto di Donald Winnicott
Affinché il bambino si trasformi in un adulto sano, indipendente e responsabile, è necessario garantirgli un buon inizio, grazie al legame d'amore madre-figlio. Soltanto amando il vostro bambino gli assicurerete un esordio felice. (Donald Winnicott)

Saggi, articoli e conferenze
1951-1971 - Selezione Aforismario

Nell’infanzia succedono all’infante cose buone e cose cattive che sono del tutto al di fuori della sua possibilità di controllo, dato che la prima infanzia è il periodo della vita in cui la capacità di raccogliere ed inserire i fattori esterni nell’area della propria onnipotenza è in via di formazione. In questo periodo è il sostegno dato all’Io dall’assistenza materna che permette al piccolo di vivere e di svilupparsi, malgrado egli non sia ancora capace di sentirsi responsabile di ciò che è buono e cattivo nell’ambiente o di controllarlo.

Grazie alle cure che riceve dalla madre ogni infante è in grado di avere un’esistenza personale, e comincia così a costruirsi quella che si può chiamare una continuità dell’essere. Il potenziale ereditato si trasforma gradualmente, sulla base di questa continuità dell’essere, in un infante determinato.

Se le cure materne non sono abbastanza buone, l’infante non comincia ad esistere realmente, giacché non v’è una continuità dell’essere; la sua personalità si struttura invece sulla base delle reazioni agli urti dell’ambiente.

All’inizio della vita, la vita reale e quella immaginaria, sono tutt’uno, perché il bambino non ha percezioni oggettive, ma vive in uno stato soggettivo, in cui è creatore del mondo. 

Dal punto di vista evolutivo possiamo dire che salute mentale significa raggiungimento di quel grado di maturità che è previsto in rapporto con l’età anagrafica dell’individuo.

Si può ritenere che un ambiente è sufficientemente buono quando esso sa adattarsi in larga misura ai bisogni individuali del bambino.

In condizioni di salute un uomo o una donna possono raggiungere l'identificazione con la società senza che si realizzi una perdita troppo rilevante delle pulsioni individuali e dell’identità.

La salute non è sinonimo di tranquillità. La vita di un individuo sano è caratterizzata da paure, sentimenti conflittuali, dubbi e frustrazioni, come pure da elementi positivi.

La fuga nella salute mentale non è cosa sana. La vera salute, infatti, tollera la malattia, traendo addirittura un certo vantaggio dall’entrare in contatto con essa.

Nulla nelle cose umane ha dei confini netti, e infatti chi potrebbe mai dire dove finisce la salute e dove comincia la malattia?

In un ambiente che contiene (holding) il bambino in modo sufficientemente buono, questi è in grado di realizzare il suo sviluppo personale in conformità con le sue tendenze innate. Ne deriva una continuità dell’esistenza che diviene senso di esistere, senso del Sé e che alla fine sfocia nell’autonomia.

Gran parte delle cure fisiche prestate al bambino, come il tenerlo in braccio, il manipolarlo, il nutrirlo, il fargli il bagno ecc., si propone di facilitare il raggiungimento da parte del bambino stesso di un’unità psiche-soma che viva e operi in armonia con se stessa.

All’inizio il bambino è l’ambiente e l’ambiente è il bambino. Attraverso un processo complesso, il bambino separa gli oggetti e quindi l’ambiente dal Sé.

Il processo maturativo congenito dell’individuo è facilitato dall’ambiente. Un ambiente favorevole è necessario; qualora esso non sia sufficientemente buono, il processo maturativo dell’individuo s’indebolisce o si blocca.

Un ambiente facilitante deve avere qualità umane, non perfezione meccanica; quindi, l’espressione “madre sufficientemente buona” sembra essere la più adatta alla descrizione di ciò di cui il bambino ha bisogno per rendere operanti i suoi processi innati di crescita. 

Una madre sufficientemente buona comincia con un alto grado di adattamento ai bisogni del bambino. Questo è ciò che significa “sufficientemente buona”, è l’incredibile capacità che le madri hanno, di norma, di identificarsi completamente con il loro bambino piccolo.

L’infante si trova in uno stato simbiotico con la madre e, mentre si trova in tale stato, più la madre riesce a capire esattamente i suoi bisogni, meglio è.

Si deve notare che le madri spontaneamente capaci di fornire un’assistenza abbastanza buona possono essere messe nelle condizioni di far meglio se esse stesse sono assistite in un modo che riconosca la natura essenziale del loro compito.

Il sostenere comprende soprattutto il tenere in braccio fisicamente l’infante. Questa è una forma di amore, e forse è la sola in cui una madre può manifestare il proprio amore al figlio. Ci sono madri capaci di tenere in braccio un infante e madri che non ne sono capaci; queste ultime producono rapidamente in lui un senso di insicurezza, e un pianto disperato.

Se l’ambiente facilitante non è sufficientemente buono, allora la linea della vita è interrotta e le potenti tendenze innate non possono far progredire il bambino verso la sua realizzazione personale. 

Un bambino che non ha sperimentato cure preverbali, nel senso di essere adeguatamente tenuto in braccio e accudito − attendibilità umana − è un bambino deprivato. L’unica cosa logica che può essere di aiuto per un bambino deprivato è l’amore, amore nel senso di tenere in braccio e prendersi cura in modo adeguato.

I bambini non ricordano quando le cose sono andate bene, ma ricordano quando sono andate male, perché ricordano che la continuità della vita è stata bruscamente spezzata.

Chiunque arrivi solido all’età adulta non avrebbe potuto farlo se non vi fosse stato qualcuno che si fosse occupato di lui fin dalle prime fasi della sua vita.

Si può dire che il disturbo psicologico è immaturità, immaturità della crescita emozionale dell’individuo, e questa crescita comprende l’evoluzione della capacità dell’individuo di avere una relazione con le persone e con l’ambiente in generale.

La maturità e la capacità di essere solo implica che l’individuo abbia avuto la possibilità, grazie a cure materne abbastanza buone, di costruirsi la fiducia nell’esistenza di un ambiente benigno. Questa fiducia si forma attraverso una ripetizione di gratificazioni istintuali soddisfacenti.

Il fatto che un dolore richieda tanto tempo per risolversi non è un segno di inadeguatezza, ma denota profondità d'animo.

È nel giocare e soltanto mentre gioca che l’individuo, bambino o adulto, è in grado di essere creativo e di fare uso dell’intera personalità, ed è solo nell’essere creativo che l’individuo scopre il sé.

Sentirsi reale è più che esistere; è trovare una maniera di esistere come se stesso, e di entrare in rapporto con oggetti come se stesso, e di avere un sé entro cui ritirarsi per rilassarsi.

Affinché il bambino si trasformi in un adulto sano, indipendente e responsabile, è necessario garantirgli un buon inizio, grazie al legame d'amore madre-figlio. Soltanto amando il vostro bambino gli assicurerete un esordio felice.

Il compito dei genitori pone le sole vere basi della società, e costituisce l’unica vera risorsa a disposizione del sistema sociale di un paese per rafforzarne lo sviluppo democratico.

I genitori non vogliono gratitudine, hanno i loro riconoscimenti, e anziché essere ringraziati preferiscono vedere i loro figli crescere e diventare a loro volta genitori e iniziatori di una nuova famiglia.

Come psichiatri della infanzia non siamo soltanto interessati alla sanità. Io vorrei che questo fosse vero per la psichiatria in generale. Noi siamo interessati alla ricchezza della felicità che si costruisce in condizioni di salute e che non si costruisce in condizioni di cattiva salute psichiatrica, anche quando i geni potrebbero portare il bambino verso la propria realizzazione.

Note
Leggi anche le citazioni degli psicologi: John Bowlby - Thomas GordonAsha Phillips

Frasi e citazioni di Mauro Biglino

Selezione di frasi e citazioni di Mauro Biglino (Torino, 1950), traduttore e saggista italiano, noto per la sua personale interpretazione della Bibbia, da molti critici considerata pseudoscientifica.
Foto di Mauro Biglino
Di Dio e dei mondi spirituali io non so nulla, quindi ho il buon senso di non parlarne;
 mi limito ad affermare con chiarezza che neppure la Bibbia ne parla. (Mauro Biglino)

Il libro che cambierà per sempre le nostre idee sulla Bibbia
© Uno Editori, 2010

Le dottrine e le interpretazioni della tradizione religiosa determinano necessariamente delle contraddizioni non facilmente sanabili, e le questioni teologiche che si dibattono da secoli senza soluzioni universalmente accettate ne sono la prova.

Tutto diventa spiegabile se, con grande semplicità, si guarda alla Bibbia come a una delle tante opere umane, che sono inevitabilmente ricche di contraddizioni e incertezze.

Se si accetta che i cosiddetti Testi sacri non sono che opere scritte da uomini, con tutti i loro limiti, diviene immediatamente inutile introdurre la categoria del mistero, del Dio nascosto, del Dio che vuole rivelarsi ma non totalmente, per non calpestare la libera possibilità di scelta da parte degli uomini.

Quando esiste una spiegazione lineare e comprensibile di un evento è assolutamente inutile – e in questo caso è anche assurdo e stravolgente – introdurre motivazioni fuorvianti rispetto a una lettura guidata dalle semplici norme del buon senso e della razionalità. 

Le religioni sono nate come tentativo di ricostruire, reinventare, ritentare un contatto con degli esseri che sono stati considerati superiori, “divini”, in grazia dell’incolmabile distanza che li separava dall’uomo in termini di conoscenza, capacità, potere.

Noi stiamo poco a poco acquisendo la conoscenza piena di cui disponevano “Quelli” che ci hanno fatto “a loro immagine e somiglianza” (così che noi potessimo inizialmente lavorare per loro conto, servirli, onorarli, e infine gestire il pianeta che ci hanno affidato).

La Chiesa romana è molto vicina al vero quando dice che «con la manipolazione del DNA l’uomo vuole farsi simile a Dio»: probabilmente è proprio così. L’uomo sta tentando di ripetere ciò che hanno fatto coloro che lo hanno “creato”!

Il Dio alieno della Bibbia
© Uno Editori, 2011

Ogni commentatore, sia esso persona singola oppure organizzazione-chiesa, ha spesso fatto in modo di trovare nei testi delle conferme alle dottrine o idee nelle quali crede e sulle quali sono state talvolta anche costruite intere strutture di potere.

Che la Bibbia sia innanzitutto un libro di storia è ormai ampiamente documentato dagli studi storici, da evidenze documentali appartenenti ad altri popoli e dall’archeologia.

Il semplice buon senso vuole che per definire o declassare come leggendari, mitici, allegorici, ecc. i racconti biblici, sia necessario usare prudenza, perché prima o poi una qualche scoperta potrebbe rivelare che ciò che si credeva frutto di fantasia corrisponde invece a realtà.

Non c'è Creazione nella Bibbia
La Genesi ci racconta un'altra storia © Uno Editori, 2012

Gli Elohim biblici non sono un “Dio” unico, come sostiene la teologia da due millenni, ma una pluralità di individui in carne e ossa; una molteplicità chiaramente e inequivocabilmente evidenziata nell’Antico Testamento.

Gli Elohim hanno “formato” la specie Homo sapiens (o forse sapiens sapiens) attraverso un intervento di ingegneria genetica che il testo biblico della Genesi racconta evidenziando l’utilizzo dei due DNA interessati: quello alieno e quello degli ominidi terrestri. 

Possiamo dire che la storia dell’umanità pare intessuta di – e condizionata da – rapporti continui con civiltà superiori che hanno utilizzato e applicato, sul nostro pianeta, tutte le conoscenze di cui disponevano al fine di conseguire i loro scopi assolutamente materiali.

Gli antichi autori non si sono mai posti il problema di trasmettere il concetto della creazione in modo univoco e indiscutibile: non ne avevano proprio l’esigenza; non hanno mai inteso parlare di creazione.

Se il dogmatismo – che si esplica in ogni forma – aprirà la mente all’inatteso, se avrà la forza di accantonare gli ostacoli pregiudiziali che sempre frappone in via di principio a tutto ciò che si rivela pericoloso per le convinzioni secolari, se avrà il coraggio di mettere in discussione ciò che definisce indiscutibilmente vero, forse vedremo finalmente avviato il cammino che porterà a una possibile nuova comprensione della storia dell’uomo e dell’origine delle religioni.

La Bibbia non è un libro sacro
Il grande inganno © Uno Editori, 2013

La ‘divinità’ spiritualmente intesa non è presente nell’Antico Testamento, in particolare: non c’è Dio
non c’è culto rivolto a Dio c’è l’obbedienza timorosa rivolta a un individuo di nome Yahweh che appartiene al gruppo degli Elohim, esseri in carne e ossa che mai sono definiti ‘dèi’ in termini spirituali.

La sostanza del comportamento dei dogmatici è la seguente: ciò che piace può e deve essere preso alla lettera, così com’è; mentre ciò che non piace richiede stranamente analisi approfondite e interpretazioni di varia natura.

Dell’Antico Testamento noi conosciamo ciò che i potenti di ogni tempo ci hanno voluto trasmettere.

Prima ancora delle traduzioni, abbiamo già tante bibbie possibili ma, soprattutto apprendiamo che tutte queste bibbie, con le loro innumerevoli varianti, sono dichiarate indiscutibilmente vere da coloro che vivono all’interno delle tradizioni che le accettano.

La Bibbia in cui dobbiamo credere dipende dal periodo storico e dal luogo geografico in cui nasciamo.

Non esiste un ‘assoluto’ perché c’è sempre qualcuno che decide per noi, indicandoci dogmaticamente quale deve essere la verità e dove la si trova.

Le caste che detenevano il controllo della ‘conoscenza’ provvedevano a eliminare tutto ciò che non era funzionale per (o peggio contrastava con) la dottrina monoteista maschilista che doveva essere veicolata.

Nella Bibbia non si parla di Dio, ma di un colonizzatore/governatore locale che ha dettato regole valide esclusivamente all’interno del popolo che gli era stato assegnato e del quale si doveva occupare. Nelle sue parole non c’è nulla di universale.

Gli errori e le contraddizioni sono presenti in una quantità che appare inaccettabile se si vuole affermare che quel libro sia il prodotto della diretta ispirazione divina: ciò nonostante c’è chi sostiene che la Bibbia sia meravigliosa e non sbagli mai proprio perché proviene da Dio.

Di Dio e dei mondi spirituali io non so nulla, quindi ho il buon senso di non parlarne; mi limito ad affermare con chiarezza che neppure la Bibbia ne parla.

La Bibbia non parla di Dio
Uno studio rivoluzionario sull'Antico Testamento © Mondadori, 2015

Nelle bibbie che tutti noi o quasi abbiamo in casa incontriamo continuamente la parola Dio, e questo ci appare come un dato di fatto ovvio e ormai assodato, mentre in realtà è ovvio solo se lo si considera in relazione al modo in cui l'Antico Testamento è stato tradotto, interpretato, presentato e soprattutto utilizzato per costruire la dottrina monoteista. 

Nella lingua ebraica non esiste un termine che indichi Dio nel senso inteso dalla dottrina cristiana. Non esiste cioè un vocabolo che contenga in sé la valenza del Dio che sta a fondamento delle varie forme di cristianesimo, cattolico o riformato che sia. 

Il Dio spirituale, trascendente, onnisciente e onnipotente non trova riscontro in alcuna parola presente nella lingua ebraica. Questo Dio è frutto di un'elaborazione teorica totalmente dipendente dal pensiero ellenistico in generale e neoplatonico in particolare: il concetto del theos greco non ha dimora nel pensiero giudaico − e nella sua lingua − delle origini.

Va riconosciuto che se non esiste il termine che identifica il Dio inteso come ente trascendente oggetto di fede e adorazione, non esiste nemmeno il concetto retrostante. 

Il cosiddetto "libro sacro" per eccellenza è scritto in una lingua che non conosce né possiede il termine che identifica il centro, il fondamento, il nucleo irrinunciabile da cui ogni sacralità prende origine: Dio. 

Il Falso Testamento
Creazione, miracoli, patto d'alleanza: l'altra verità dietro la Bibbia © Mondadori, 2016

L’uomo ha il dovere non già di credere ma di cercare, nel pieno rispetto di ciò che lo rende appunto uomo, cioè, anthropos, termine che trova la sua origine nell’espressione anathron ha opope che indica l’atto del riflettere su ciò che si è osservato.

Non bisogna cercare nelle pagine della Bibbia ciò che non c’è.

L’Antico Testamento, da libro che aveva come unico scopo quello di rappresentare la testimonianza scritta e imperitura dell’alleanza militare tra Yahweh e la sua gente, è stato trasformato nel “libro dei libri” che dovrebbe contenere niente meno che l’intera storia dell’universo, a partire dalla sua creazione dal nulla primordiale.

Yahweh, da concreto e materiale governatore di un piccolissimo territorio e di una famiglia, è stato trasformato nel Dio unico, universale, eterno, spirituale, trascendente, onnisciente e onnipotente, creatore dei cieli e della terra.

Note
Vedi anche frasi e citazioni di: Piergiorgio Odifreddi - Massimo Polidoro

Frasi e citazioni di Raimon Panikkar

Selezione di frasi e citazioni di Raimon Panikkar (Barcellona, 1918 - Tavertet, 2010), filosofo, teologo, presbitero e saggista spagnolo. Nato da madre spagnola e cattolica e da padre indiano e hindu, la filosofia di Panikkar integra una pluralità di tradizioni: indiana ed europea, hindu e cristiana, scientifica e umanistica.
Foto di Raimon Panikkar
Non credo che la ricerca di una religione unica possa rappresentare un ideale.
Penso al contrario  che la diversità delle religioni, esattamente come quella delle lingue,
delle razze, dei costumi e delle culture, sia essenziale per dare la misura
della grandissima ricchezza dell’essere umano. (Raimon Panikkar)

Gli inni cosmici dei Veda
The Vedic Experience, 1977

Così come l'intero universo procede lungo il proprio percorso, anche tutta la nostra esistenza segue il suo corso e descrive un ciclo che corrisponde a quelli divini e cosmici.

Non possiamo abbracciare in un unico atto la nostra vita, e tanto meno l’intera realtà. Entrambe devono andare per la loro strada.

La coscienza non si limita a riflettere ciò che è, ma modifica, a dir poco, la cosa che «riflette». L’esistenza conscia dell’Uomo non è una semplice copia o una semplice immagine riflessa di ciò che è, ma rappresenta un fattore costitutivo della realtà stessa.

La nuova innocenza
La nova innocència, 1991

"Purificazione del cuore": non avere paura né di sé né degli altri. In questo sta la nuova innocenza. Questo è ciò che conta: non perdiamo tempo in teorie. 

Il mistero della vita è che il male esiste, che le tensioni non possono essere soppresse e che noi ci siamo dentro; che si deve fare il possibile, senza lasciarsi dominare e senza mai ritenere di possedere la verità assoluta.

Bisogna accettare la condizione umana, sapere che un certo dubitare non si oppone alla fede; sapere che il senso di contingenza è necessario alla nostra vita. 

Non possiamo identificarci con le nostre idee. Le idee hanno importanza, ma una importanza relativa. Chi non sa superare la dicotomia tra l'essere e il pensare, tra ciò che uno è e ciò che uno pensa, diventa schiavo del proprio pensiero e in ultimo termine perde il senso cristiano dell'esistenza.

Scoprire il senso della vita nella gioia, nella sofferenza, nelle passioni; invece di lamentare la difficoltà del vivere, rimandando ad un giorno che non arriva mai il momento di godere profondamente di questa vita, trovare questo senso in ogni istante.

Ecosofia
Ökosophie, 1993

Il mondo è anche una categoria di tipo religioso, a patto che non trasformiamo la religione in una setta.

La modernità si esaurisce in se stessa, e noi non possiamo continuare per questa strada che porta alla morte.

Accettiamo semplicemente la condizione umana. E in essa scopriremo la Verità, la Bellezza e la Pace.

Tra Dio e il cosmo
Entre Dieu et le cosmos, 1998 (dialogo con Gwendoline Jarczyk) - Selezione Aforismario

Se la religione, il religioso, non costituisce la dimensione più intima della realtà stessa, allora non è che una sovrastruttura aggiunta a ciò che è – ossia niente più, tutto sommato, che un’istituzione messa lì per aiutarti nel caso migliore, per inquietarti o annoiarti nel caso peggiore.

Quando la parola cessa di essere l’estasi del silenzio, essa diviene inautentica. 

Il silenzio autentico, certamente, non è assenza di parola.

Allorché separo la parola dal silenzio, non ho più altro che quella che si chiama chiacchiera.

L’uomo dovrà rispondere di ogni parola che non sia un sacramento, che non sia una incarnazione del silenzio, poiché tali parole non hanno alcun valore.

Fino a quando chi parla non ha incarnato personalmente in se stesso quello che dice, le parole non hanno forza. 

La parola, quando è veramente parola, è rivelazione. Ed è per questo che, viceversa, la prostituzione della parola è uno dei più grandi peccati culturali dell’umanità.

Il silenzio non va confuso con il mutismo; non è semplice «assenza di parola», ma è il luogo della gestazione della parola.

Oggi ci troviamo in una situazione di inflazione verbale in tutti i campi, che favorisce la superficialità di cui siamo vittime.

L’ossessione dei giorni nostri, per la quale è importante aumentare la longevità umana, ci fa dimenticare di considerare la vita nei termini della sua densità.

La religione attiene alla persona, non dico all’individuo. E siccome la realtà non è monocroma, non è di un unico colore, in effetti ci sono tante religioni quante sono le persone.

Grazie a Dio, gli uomini non sono fatti tutti alla stessa maniera né vedono le cose in maniera uniforme. In realtà, ogni persona è rivelazione, nel movimento stesso della sua autocomprensione.

Le religioni sono diverse, ma pretendono di «toccare» l’infinito, il mistero. E questo fa sì che, nella mia piccola visione particolare, posso avere la pretesa di vedere il tutto.

Le scritture sono utili alle credenze; sono superflue per la fede.

Se la ricerca della verità non si accompagna a una messa in gioco di quello che io stesso sono, di me che la cerco, allora non è una vera ricerca della verità; è la ricerca di una concettualizzazione o di una dottrina.

Quando la verità cessa di essere personale, viva, soggettiva altrettanto che oggettiva, cessa di essere verità.

Nessuno ha il monopolio della verità, poiché la verità è pluralista, e non plurale.

La verità, come oggetto, non esiste; poiché la verità di una cosa, quando mi sforzo di dirla, è inseparabile dagli interlocutori.

Se tu non credi quello che io credo, non ho il diritto di decretare che a causa di ciò tu sei perverso.

Nel corso della storia, ci si è piegati a identificare la fede in quanto tale con la particolare credenza abbracciata dall’uno o dall’altro; questo fa sì che, se io sono cristiano e tu musulmano, tendo inevitabilmente a considerare te come cieco o perverso.

Pretendere di appartenere al partito dei buoni significa mettersi già in un falso rapporto con il vangelo, il quale raccomanda di non separare il buon grano dalla zizzania.

Per me, la fede non è la fede nella fede degli altri.

La religione, per me, è una realtà essenzialmente personale, e non ha se non poco a che fare con l’ideologia, mentre troppo spesso è stata confusa con essa.

Chi non conosce che la propria religione non ne conosce alcuna, nemmeno la propria.

Non credo che la ricerca di una religione unica possa rappresentare un ideale. Penso al contrario che la diversità delle religioni, esattamente come quella delle lingue, delle razze, dei costumi e delle culture, sia essenziale per dare la misura della grandissima ricchezza dell’essere umano.

Se sono davvero un essere umano, non posso pretendere di conformare tutta l’umanità al mio sistema ideologico o al mio sistema religioso.

Senza amore non si fa niente di valido.

Una scienza senza coscienza distrugge l’uomo e la natura. Ma una coscienza senza scienza resta impotente a salvare sia l’uomo sia la natura.

Senza una trasformazione globale, che tocchi la coscienza come la religione, e la filosofia come la nostra visione del mondo, non può esserci speranza di salvezza per questa civiltà.

L’avventura umana, è un destino di libertà. È questo che dà gioia all’artefice.

Per me, il male è una realtà, e come tale sfugge a ogni spiegazione. La mia incapacità di spiegarlo è la cifra della mia contingenza. E aggiungerei anche: esso è una rivelazione della realtà.

Si è proclamato, come se si trattasse di una realtà universale ed evidente: Homo homini lupus, «L’uomo è un lupo per l’uomo». Mentre, nello stesso Platone, leggiamo una frase meravigliosa troppo poco citata: Homo homini deus, «L’uomo è un dio per l’uomo».

La pienezza dell'uomo
1999

C'è nell'uomo un desiderio di pienezza e di vita, di felicità e di infinito, di verità e di bellezza, che va al di là delle contingenze religiose e culturali.

Pace e interculturalità
2002

Il problema della pace è complesso quanto difficile. Non basta la buona volontà. Con la buona volontà si sono fatte guerre cruente.

Non è possibile valutare correttamente il punto di vista dell'altro senza una conoscenza della sua cultura − conoscenza cui non si può giungere senza amore o almeno simpatia: da qui l'importanza dell'interculturalità.

Pochi desiderano "imporre" la pace, ma pochi anche sono coloro che si dicono pronti a cercarla, recando come pretesto il fatto che gli "altri" non sono disposti a far e altrettanto, né nella prassi né nella teoria. 

Il logos rappresenta la grande dignità dell'uomo, ma c'è anche lo "spirito" − che non è subordinato al primo. Per questo tutte le culture, dal buddhismo al cristianesimo all'induismo, insistono sulla purezza di cuore che porta l'uomo all'azione giusta.

L'uomo non è solamente individuo: è persona, cioè un centro di relazioni che si estendono fino ai limiti raggiungibili dalla sua anima.

Voler instaurare un "modo di pensare unico" o una civiltà unica è un peccato di lesa umanità che deriva dal fatto di avere confuso il pensiero con l'astrazione.

Il rispetto dell'uomo esige il rispetto di ogni cultura umana.

Note
Vedi anche frasi e citazioni di: Hans KüngJiddu KrishnamurtiOsho Rajneesh

Frasi e citazioni di don Lorenzo Milani

Selezione di frasi e citazioni di Don Lorenzo Milani (Firenze, 1923-1967), presbitero, scrittore, docente ed educatore cattolico italiano. La sua attività di prete è legata soprattutto all'esperienza didattica rivolta ai bambini poveri nella piccola scuola di Barbiana (borgo sperduto sui monti della diocesi di Firenze), portata avanti dal 1954 al 1967:
"La mia è una parrocchia di montagna. Quando ci arrivai c'era solo una scuola elementare. Cinque classi in un'aula sola. I ragazzi uscivano dalla quinta semianalfabeti e andavano a lavorare. Timidi e disprezzati. Decisi allora che avrei speso la mia vita di parroco per la loro elevazione civile e non solo religiosa. Così da undici anni in qua, la più gran parte del mio ministero consiste in una scuola".
Don Milani è diventato noto anche per le sue polemiche con intellettuali, politici e persino con la stessa Chiesa. Il suo libro Esperienze Pastorali fu oggetto di un decreto del Sant'Uffizio del 1958 che ne proibì la stampa e la diffusione:
"Io al mio popolo gli ho tolto la pace. Non ho seminato che contrasti, discussioni, contrapposti schieramenti di pensiero. Ho sempre affrontato le anime e le situazioni con la durezza che si addice al maestro. Non ho avuto né educazione, né riguardo, né tatto. Mi sono attirato contro un mucchio d'odio, ma non si può negare che tutto questo ha elevato il livello degli argomenti di conversazione e di passione del mio popolo".
Foto di don Lorenzo Milani
Dove è scritto che il prete debba farsi voler bene? A Gesù o non è riuscito o non è importato.
(Don Lorenzo Milani)

Esperienze pastorali
Libreria Editrice Fiorentina, 1958

Che il prete sia l'uomo che ha avuto la missione più alta non significa che essa riassuma tutte le altre fino a potersi a tutte sostituire. Dire così non è fede nel sacerdozio, ma superbia volgare. 

Del sacerdote la fede ci dice solo che è latore dei sacramenti. Solo per quelli è insostituibile. Per tutto il resto in genere un laico può fare come lui, anzi molto meglio di lui.

La nostra veste è di maestri e un maestro che insegna per ore ai giovani cose stupide e inutili pecca gravemente. 

La Chiesa coll'imporci il vestito nero intendeva che la sola vista del prete richiamasse alla mente pensieri di sacrificio, di mortificazione delle vogliuzze terrene, di ricerca delle gioie dello spirito e del premio in Paradiso. 

Con la parola alla gente non si fa nulla. Sul piano divino ci vuole la grazia e sul piano umano ci vuole l'esempio.

Dove è scritto che il prete debba farsi voler bene? A Gesù o non è riuscito o non è importato.

Gli atti coerenti sono i più vicini al suo cuore, ma un atto coerente isolato è la più grande incoerenza.

Per un prete, quale tragedia più grossa di questa potrà mai venire? Esser liberi, avere in mano Sacramenti, Camera, Senato, stampa, radio, campanili, pulpiti, scuola e con tutta questa dovizia di mezzi divini e umani raccogliere il bel frutto d'essere derisi dai poveri, odiati dai più deboli, amati dai più forti. Aver la chiesa vuota. Vedersela vuotare ogni giorno più. Saper che presto sarà finita per la fede dei poveri. Non vien fatto perfino di domandarti se la persecuzione potrà essere peggio di tutto questo?

L'obbedienza non è più una virtù
Documenti del processo di Don Milani, Libreria Editrice Fiorentina, 1965

Se voi avete diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri allora vi dirò che, nel vostro senso, io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall'altro. Gli uni son la mia Patria, gli altri miei stranieri.

Se voi avete il diritto, senza essere richiamati dalla Curia, di insegnare che italiani e stranieri possono lecitamente anzi eroicamente squartarsi a vicenda, allora io reclamo il diritto di dire che anche i poveri possono e debbono combattere i ricchi.

Le armi che voi approvate sono orribili macchine per uccidere, mutilare, distruggere, far orfani e vedove. Le uniche armi che approvo io sono nobili e incruente: lo sciopero e il voto.

Abbiamo dunque idee molto diverse. Posso rispettare le vostre se le giustificherete alla luce del Vangelo o della Costituzione. Ma rispettate anche voi le idee degli altri. Soprattutto se son uomini che per le loro idee pagano di persona.

La parola Patria è stata usata male molte volte. Spesso essa non è che una scusa per credersi dispensati dal pensare, dallo studiare la storia, dallo scegliere, quando occorra, tra la Patria e valori ben più alti di lei.

Chi difese più la Patria e l'onore della Patria: quelli che obiettarono o quelli che obbedendo resero odiosa la nostra Patria a tutto il mondo civile? 

Urgeva più che educaste i nostri soldati all'obiezione che all'obbedienza. L'obiezione in questi 100 anni di storia l'han conosciuta troppo poco. L'obbedienza, per disgrazia loro e del mondo, l'han conosciuta anche troppo.

In molti paesi civili (in questo più civili del nostro) la legge onora [gli obiettori di coscienza] permettendo loro di servir la Patria in altra maniera. Chiedono di sacrificarsi per la Patria più degli altri, non meno. Non è colpa loro se in Italia non hanno altra scelta che di servirla oziando in prigione.

Certo il luogo dei profeti è la prigione, ma non è bello star dalla parte di chi ce li tiene.

Auspichiamo che abbia termine finalmente ogni discriminazione e ogni divisione di Patria di fronte ai soldati di tutti i fronti e di tutte le divise che morendo si son sacrificati per i sacri ideali di Giustizia, Libertà, Verità.

Preghiamo per quegli infelici che, avvelenati senza loro colpa da una propaganda d'odio, si son sacrificati per il solo malinteso ideale di Patria calpestando senza avvedersene ogni altro nobile ideale umano.

Rispettiamo la sofferenza e la morte, ma davanti ai giovani che ci guardano non facciamo pericolose confusioni fra il bene e il male, fra la verità e l'errore, fra la morte di un aggressore e quella della sua vittima.

Un sacerdote che ingiuria un carcerato ha sempre torto. Tanto più se ingiuria chi è in carcere per un ideale. 

In quanto alla loro vita di giovani di domani, non posso dire ai miei ragazzi che l'unico modo di amare la legge è di obbedirla. Posso solo dir loro che essi dovranno tenere in tale onore le leggi degli uomini da osservarle quando sono giuste (cioè quando sono la forza del debole). Quando invece vedranno che non sono giuste (cioè quando non sanzionano il sopruso del forte) essi dovranno battersi perché siano cambiate.

I care. È il motto intraducibile dei giovani americani migliori. Me ne importa, mi sta a cuore. È il contrario esatto del motto fascista Me ne frego.

La scuola è diversa dall'aula del tribunale. Per voi magistrati vale solo ciò che è legge stabilita. La scuola invece siede fra il passato e il futuro e deve averli presenti entrambi. È l'arte delicata di condurre i ragazzi su un filo di rasoio: da un lato formare in loro il senso della legalità (e in questo somiglia alla vostra funzione), dall'altro la volontà di leggi migliori cioè il senso politico (e in questo si differenzia dalla vostra funzione).

In quanto alla loro vita di giovani sovrani domani, non posso dire ai miei ragazzi che l'unico modo d'amare la legge è d'obbedirla. Posso solo dir loro che essi dovranno tenere in tale onore le leggi degli uomini da osservarle quando sono giuste (cioè quando sono la forza del debole). Quando invece vedranno che non sono giuste (cioè quando sanzionano il sopruso del forte) essi dovranno battersi perché siano cambiate.

La leva ufficiale per cambiare la legge è il voto. La Costituzione gli affianca anche la leva dello sciopero. Ma la leva vera di queste due leve del potere è influire con la parola e con l'esempio sugli altri votanti e scioperanti.

Non c'è scuola più grande che pagare di persona un'obiezione di coscienza. Cioè violare la legge di cui si ha coscienza che è cattiva e accettare la pena che essa prevede.

Anche la Patria è una creatura cioè qualcosa di meno di Dio, cioè un idolo se la si adora. Io penso che non si può dar la vita per qualcosa di meno di Dio.

A Norimberga e a Gerusalemme son stati condannati uomini che avevano obbedito. L'umanità intera consente che essi non dovevano obbedire, perché c'è una legge che gli uomini non hanno forse ancora ben scritta nei loro codici, ma che è scritta nel loro cuore.

Avere il coraggio di dire ai giovani che essi sono tutti sovrani, per cui l'obbedienza non è ormai più una virtù, ma la più subdola delle tentazioni, che non credano di potersene far scudo né davanti agli uomini né davanti a Dio, che bisogna che si sentano ognuno l'unico responsabile di tutto. A questo patto l'umanità potrà dire di aver avuto in questo secolo un progresso morale parallelo e proporzionale al suo progresso tecnico.

La non-violenza non è ancora la dottrina ufficiale di tutta la Chiesa. Mentre la dottrina del primato della coscienza sulla legge dello Stato lo è certamente.

Io ho fiducia nelle leggi degli uomini. Nel breve corso della mia vita mi pare che abbiano progredito a vista d'occhio. Condannano oggi tante cose cattive che ieri sancivano. Oggi condannano la pena di morte, l'assolutismo, la monarchia, la censura, le colonie, il razzismo, l'inferiorità della donna, la prostituzione, il lavoro dei ragazzi. Onorano lo sciopero, i sindacati, i partiti.

Seguiterò a insegnare ai miei ragazzi quel che ho insegnato fino a ora. Cioè che se un ufficiale darà loro ordini da paranoico hanno solo il dovere di legarlo ben stretto e portarlo in una casa di cura.

Lettera ad una professoressa
Libreria Editrice Fiorentina, 1967

Il sapere serve solo per darlo. «Dicesi maestro chi non ha nessun interesse culturale quando è solo».

Ho imparato che il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne tutti insieme è politica. Sortirne da soli è avarizia.

Meglio un professore all'antica, d'uno che crede di essere moderno perché ha mutato le etichette.

Non c'è nulla che sia ingiusto quanto far le parti eguali fra disuguali.

La scuola ha un problema solo. I ragazzi che perde. 

Qualche volta viene la tentazione di levarseli di torno [i ragazzi svantaggiati]. Ma se si perde loro, la scuola non è più scuola. È un ospedale che cura i sani e respinge i malati.

Se si perde loro (gli ultimi) la scuola non è più scuola. È un ospedale che cura i sani e respinge i malati.

Non c'è nulla sul giornale che serva ai vostri esami. È la riprova che c'è poco nella vostra scuola che serva nella vita.

Oggi arrivare a terza media non è un lusso. È un minimo di cultura comune cui ha diritto ognuno. Chi non l’ha tutta non è Eguale.

Fai strada ai poveri senza farti strada.

Una scuola che seleziona distrugge la cultura. Ai poveri toglie il mezzo d'espressione. Ai ricchi toglie la conoscenza delle cose.

Gli uomini hanno bisogno d’amarsi anche al di là delle frontiere. Dunque bisogna studiare molte lingue e tutte vive.

È solo la lingua che fa eguali. Eguale è chi sa esprimersi e intende l’espressione altrui. Che sia ricco o povero importa meno. Basta che parli.

Frasi attribuite
[Vedi "Citazioni Errate" su Aforismario].

A che serve avere le mani pulite se si tengono in tasca.

L'operaio conosce trecento parole, il padrone ne conosce mille: per questo è il padrone.

Ogni parola che non imparate oggi è un calcio nel culo che prenderete domani.

Note
Vedi anche frasi e citazioni di: Giovanni BoscoCornelio FabroAndrea Gallo

Frasi e citazioni di Frans de Waal

Selezione di frasi e citazioni di Frans de Waal ('s-Hertogenbosch, 1948), etologo olandese specializzato in primatologia (studio dei primati).
Foto di Frans de Waal
Si può strappare la scimmia dalla giungla, ma non la giungla dalla scimmia.
Questo vale anche per noi, grandi scimmie bipedi. (Frans de Waal)

Naturalmente buoni
Good Natured, 1996 - Selezione Aforismario

Oltre a essere umani, noi ci gloriamo di essere umanitari. Quale modo brillante di eleggere la moralità a marchio distintivo della natura umana, quello di adottare un aggettivo riferito al nostro nome di genere - Homo - per definire la tendenza a essere caritatevoli!

A qualche livello, deve esservi una continuità fra il comportamento dell'uomo e quello degli altri primati. Nessun aspetto del comportamento - nemmeno la nostra tanto celebrata moralità - può essere escluso da questa assunzione.

La scienza occidentale sembra allontanarsi da una visione del mondo netta e meccanicistica. Consapevoli del fatto che l'universo non è necessariamente organizzato lungo linee logicamente congruenti, gli scienziati - seppure con una certa riluttanza - stanno iniziando a dare spazio alle contraddizioni.

In nessuna società degna di questo nome il membri mancano del senso di appartenenza e della necessità di essere accettati. La capacità e la tendenza a costruire tali associazioni e a cercare sicurezza al loro interno sono prodotti della selezione naturale osservati fra gli individui delle specie che hanno maggiori probabilità di sopravvivenza in gruppo piuttosto che in solitudine.

I vantaggi della vita di gruppo sono numerosi, e i più importanti sono le maggiori probabilità di trovare cibo, una miglior difesa contro i predatori e la forza del numero contro i concorrenti.

Universalmente, le comunità umane sono comunità morali; un'esistenza moralmente neutra ci è tanto impossibile quanto un'esistenza del tutto solitaria.

Nello stesso modo in cui gli uccelli e gli aeroplani sembrano sfidare la legge di gravità pur essendole pienamente assoggettati, può sembrarci che il decoro morale sfidi apertamente la selezione naturale pur rimanendo uno dei suoi numerosi prodotti.

L'uomo e altri animali sono stati dotati della capacità di provare autentico amore, simpatia e interesse, un fatto che un giorno potrà essere pienamente conciliato con l'idea che l'autopromozione genetica sia il motore dei processi evolutivi.

La storia umana fornisce ampie testimonianze del fatto che i principi morali sono orientati verso il proprio gruppo, e solo con riluttanza (ma mai con assoluto egualitarismo) vengono applicati al mondo esterno.

Natura e cultura possono essere separate solo parzialmente.

L'evoluzione ha prodotto i requisiti per la moralità: una tendenza a sviluppare norme sociali e a farle rispettare, le capacità di empatia e simpatia, l'aiuto reciproco e il senso di equità, i meccanismi di risoluzione dei conflitti e così via.

L'aggressività è l'unico carattere che la nostra specie non ama vedere quando si guarda allo specchio. È il foruncolo deturpante sulla nostra faccia, e i biologi sono stati biasimati per avere ipotizzato che potrebbe essere piuttosto difficile disfarsene.

È difficile prendersi cura degli altri senza prendersi cura innanzitutto di se stessi. Non che la gente abbia bisogno di una dimora lussuosa e di un pingue conto in banca per essere altruista, ma certamente non ci aspettiamo molta assistenza da chi ha cattiva salute o non possiede i più elementari mezzi di sussistenza. Paradossalmente, quindi, l'altruismo inizia con un obbligo verso se stessi.

Personalmente non mi sento superiore a una farfalla, e meno ancora a un gatto o a una balena. Ma chi può negare alla nostra specie il diritto di costruire il proprio universo morale da una prospettiva umana?

Certamente non sottoscrivo l'affermazione che Dio ci ha conferito il diritto di fare degli altri animali tutto ciò che ci piace.

Il cervello umano è un prodotto dell'evoluzione. Benché sia maggiore per volume e per complessità, esso è fondamentalmente simile al sistema nervoso centrale degli altri mammiferi.

La coscienza non è un concetto a sé, comprensibile solo in termini di cultura e di religione. La moralità ha una salda base neurobiologica, come ogni altra cosa che facciamo o che siamo.

La coscienza del proprio interesse per la comunità è l'elemento essenziale della morale umana.

Il fatto che il senso morale fosse presente in epoche della nostra storia evolutiva più antiche di quanto sia accaduto in altre specie dimostra che la nostra moralità è fermamente radicata nell'area centrale della nostra tanto criticata natura. Non si tratta né di un'innovazione recente né di un sottile strato che copre una bestialità e un egoismo di fondo.

Il senso morale occupa uno spazio nella nostra testa, si proietta verso gli altri esseri umani e fa parte della nostra natura tanto quanto le pulsioni che mantiene sotto controllo.

La scimmia che siamo
 Our Inner Ape, 2005 - Selezione Aforismario

Si può strappare la scimmia dalla giungla, ma non la giungla dalla scimmia. Questo vale anche per noi, grandi scimmie bipedi.

Quando le persone si macchiano di un genocidio le definiamo «animali», ma quando fanno la carità ai poveri ne tessiamo le lodi perché si dimostrano «umane». Quest’ultimo comportamento ci piace riconoscerlo come nostro.

Con un lato crudele e uno compassionevole, ci ergiamo in questo mondo come una testa di Giano, con le nostre due facce rivolte in direzioni opposte. Talvolta questo può confonderci al punto di portarci a un’eccessiva semplificazione di ciò che siamo: o sosteniamo di essere «l’apice della creazione» o ci dipingiamo come gli unici veri cattivi.

Ben lontano dall’essere una finzione dell’immaginazione, la nostra moralità è un prodotto dello stesso processo selettivo che ha forgiato il nostro lato competitivo e aggressivo.

Il bonobo e l'ateo
The Bonobo and the Atheist, 2013

Perché non supporre che la nostra umanità, compreso l'autocontrollo necessario in una società vivibile, sia innata in noi? C'è qualcuno che crede davvero che i nostri antenati non abbiano avuto norme sociali prima di avere la religione?

Contrariamente alla concezione abituale della natura cruenta che gronda sangue dai denti e dagli artigli, gli animali manifestano spesso tendenze morali.

I mammiferi sono sensibili alle emozioni dei propri simili tanto che spesso si offrono di aiutarli.

La ragione per cui molte persone si riempiono la casa di mammiferi pelosi, e non, per esempio, di iguane e tartarughe, è il fatto che i mammiferi offrono qualcosa che nessun rettile potrà mai offrirci. Essi danno affetto, cercano affetto, e rispondono alle nostre emozioni così come noi rispondiamo alle loro.

Tutto ciò che la scienza ha imparato negli ultimi decenni fornisce argomenti contro la visione pessimistica secondo cui la moralità è una patina sottile su una natura umana malvagia. Al contrario, il nostro sfondo evolutivo ci offre un enorme aiuto, senza il quale non saremmo mai arrivati così lontano.

L'ultimo abbraccio
Mama's Last Hug, 2019 - Selezione Aforismario

Oggi è difficile trovare uno scienziato che neghi completamente le emozioni animali, molti però provano disagio a parlarne.

Per me, da biologo, non c’è nulla di più evidente del fatto che siamo tutti parte dello stesso regno. Noi siamo animali.

Esiste una profonda differenza tra il comportamento che esprime le emozioni e l’esperienza, conscia o meno, di quegli stati. Chiunque dichiari di sapere che cosa provano gli animali non ha la scienza dalla sua parte. Rimane nella congettura.

Le emozioni certo possono essere evasive, ma rappresentano anche l’aspetto di gran lunga più saliente della nostra vita. Aggiungono un significato a tutto. 

Le emozioni sono dappertutto nel regno animale: dai pesci agli uccelli, fino agli insetti e ai molluschi provvisti di cervello come i polpi.

Le emozioni hanno il vantaggio di permettere a chi le prova di prestare maggiore attenzione alle cose, di rendere gli eventi memorabili e di preparare l’individuo a interagire con l’ambiente.

Siamo esseri emotivi in tutto e per tutto.

Tenendo conto delle similitudini tra il comportamento degli animali e il nostro, di come condividono le nostre reazioni psicologiche, le stesse espressioni facciali e lo stesso tipo di cervello, non sarebbe davvero strano se le loro esperienze interiori fossero radicalmente diverse dalle nostre?

Le emozioni infondono un significato in ogni cosa e sono la principale ispirazione della capacità cognitiva, anche per noi. Invece di girarci tanto intorno, è venuto il momento di riconoscere francamente quanto anche gli animali sono influenzati dalle emozioni.

Il fatto che le emozioni dei robot siano un campo di studi in crescita, noto come affective computing o “informatica affettiva”, suggerisce che il modo migliore per organizzare il comportamento è quello di equipaggiare le entità con stati interiori finalizzati all’azione, proprio come l’evoluzione ha fatto con noi.

Note
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