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Frasi e citazioni di Mario Soldati

Selezione di frasi e citazioni di Mario Soldati (Torino, 1906 - Tellaro, 1999) scrittore, giornalista, saggista, regista e sceneggiatore italiano. Ha detto di sé Mario Soldati: "Nella mia vita non mi sono mai contraddetto per la semplice ragione che su qualsiasi cosa ho sempre avuto due opinioni: la mia e il suo contrario".
Foto di Mario Soldati
Chi è uomo lo sa. Siamo forti contro le tentazioni forti. Contro le deboli, deboli.
Non vale la pena, ci diciamo, fare gli eroi delle occasioncelle perdute. (Mario Soldati)

I racconti
Garzanti, 1927-1947

Il viaggio è un sentimento, non soltanto un fatto.

24 ore in uno studio cinematografico
Corticelli, 1935

Il denaro, e il lavoro: nei casi migliori, l'arte: ecco che cosa troverete in fondo alla società cinematografica. Null'altro.

Conviene tener presente una cosa essenziale: il cinematografo talvolta è arte, ma è sempre industria.

L'artificio, sempre, è alla base del cinematografo. Ma non bisogna prendere questa parola in cattivo senso. Se i risultati sono buoni, l'artificio è, senz'altro, sinonimo di arte.

Ogni epoca ha i suoi gusti, le sue inclinazioni e manie e malattie predominanti.

America primo amore
Bemporad, 1935

L'America non è soltanto una parte del mondo. L'America è uno stato d'animo, una passione. E qualunque europeo può, da un momento all'altro, ammalarsi d'America.

I cantanti non sono quasi mai antipatici, perché quasi sempre sono ridicoli.

C'è il pettegolezzo, di cui si dice tanto male; ma che in fondo è la base della carità, dell'interesse per il prossimo.

Lettere da Capri
Garzanti, 1954 - Selezione Aforismario

Quel piccolo stringimento di cuore (oh Dio, come faccio adesso? un altro fastidio!) che ci assale quando anche il migliore nostro amico ci chiede aiuto o denaro. Invano approfittiamo della contrarietà che l’egoismo ha di-pinto sul nostro volto e cerchiamo di trasformarla in un’espressione di affettuosa tristezza. Le prime frasi, con le quali rispondiamo all’improvvisa richiesta dell’amico, sono sempre incerte, stentate. A chi è naturale la carità? Forse soltanto ai santi.

Proprio per salvare l’amicizia tu devi, in piccolissima parte e per brevissimo tempo, tradirla.

Chi è uomo lo sa. Siamo forti contro le tentazioni forti. Contro le deboli, deboli. Non vale la pena, ci diciamo, fare gli eroi delle occasioncelle perdute.

Ci crediamo umili. E, da quel momento, siamo rovinati.

L'umiltà, quella virtù che, quando la si ha, si crede di non averla.

Se tu la amassi violentemente non sentisti il ​​bisogno di regalarle nulla di costoso. Basterebbe un fiore, un ricordino. Anzi, il regalo avrebbe maggior pregio amoroso quanto minore ne fosse quello economico.

Com’è possibile che l’immaginazione di un piacere sia più forte di questo piacere stesso?

L'uomo, penso, ha un bisogno d'infelicità pari almeno al suo bisogno di felicità.

Sentivo un lieve fremito, e come, per un attimo, un mancamento al cuore: la tentazione di un piacere profondo, la quale, da sola era più profonda e più piacevole dello stesso piacere.

Ognuno fa tutto il bene e tutto il male che può.

Per diminuire le nostre colpe passate, cerchiamo sempre di ricordarle come fatali. Ci persuadiamo di aver lottato per scrupolo, per generosità, per egoismo, mentre sapevamo fin dal primo momento che non c’era niente da fare, la tentazione troppo forte, la partita persa. 

Il rimorso di oggi non è che la certezza di essere stati liberi allora.

Quando fummo sul letto, nudi e abbracciati, provai, anche questa volta, un enorme stupore, e insieme quasi paura, per la felicità che mi era concessa e che era, nonostante il mio assiduo ripensarla e ridesiderarla, più forte e più intera di ogni immaginazione.

Chi ha provato − e chi non ha provato? − che cosa sia scoprire l’infedeltà di una donna creduta fedele, anche se non fedelmente riamata, sa che alle torture della gelosia, più o meno dolorose secondo i casi, si mescola un’altra pena: ed è quella di essersi ingannati sul conto di una persona insieme alla quale abbiamo vissuto, notte e giorno, per un lungo tempo, lo stupore e l’umiliazione di vederla, in un attimo, completamente diversa da come l’abbiamo sempre vista.

La messa dei villeggianti
Mondadori, 1959

Il rimorso non è mai per azioni che abbiamo commesso o che non abbiamo commesso; non è per ciò che facciamo; bensì per ciò che fummo, siamo e fatalmente saremo: non riguarda soltanto il passato, ma anche il futuro.

Ogni passione veramente profonda contiene in sé il suo contrario.

Quando riusciamo a vedere la bellezza, essa è sempre perduta.

Il vino, specialmente in Italia, è la poesia della terra.

I racconti del maresciallo
Mondadori, 1967

Nei paesi più progrediti del mondo occidentale, di fronte all'impressionante fenomeno del neocapitalismo o, direi meglio, del neofeudalesimo industriale, che differenza c'è ancora tra borghese e proletario?

Fuori
Mondadori, 1968

La vera bellezza ha sempre qualcosa di estremo.

Non sempre chi trionfa merita e chi merita trionfa.

Vino al vino
Mondadori, 1969

In fatto di gusto, nessuno potrà mai sostenere che la maggioranza abbia necessariamente ragione.

Che la maggioranza abbia sempre ragione non è, contrariamente a quanto si crede, la base della democrazia: ma soltanto il suo ideale, il suo miraggio. La base della democrazia è un’altra, più complicata, più delicata, più radicata nel cuore dell’uomo: è che gli inconvenienti di un regime politico autoritario sono, o presto o tardi, tali e tanti che è più saggio per i popoli affidarsi alle decisioni di una maggioranza, che abbia torto, piuttosto che alle decisioni di una minoranza, che abbia ragione.

Nel vino, come nella cucina, può succedere che il parere di una persona sola sia più giusto del parere di milioni di persone.

La sposa americana
Mondadori, 1977

In gioventù tutti, uomini e donne, cercano di contrastare dentro il loro animo ogni nuova sincera simpatia: quasi la mettono alla prova, anche a costo di soffocarla sul nascere. È un istinto di prudenza e di difesa.

Godere di mangiare accanto a una persona amata può essere segno di amore insufficiente, soffrire di mangiare accanto a una persona amata può essere segno di troppo amore.

La casa del perché
Mondadori, 1982

Tutto il mondo soffre di avere perduto la religione. E quasi tutta la poesia di oggi non è, in un modo o nell'altro, che il rimpianto di una religione perduta.

Rami secchi
Rizzoli, 1989

Tutti siamo nati per morire, già nella culla il momento della condanna è deciso.

Intervista
con Roberto Gervaso, La mosca al naso, 1980

La fede in Dio si può averla senza saperlo. Anzi, forse, la si ha solo quando si crede di non averla. La fede si dimostra nell'azione.

Note
Vedi anche frasi e citazioni di: Piero ChiaraTommaso LandolfiGoffredo Parise

Le migliori frasi di Jim Carrey

Selezione di frasi e citazioni di Jim Carrey (Newmarket, 1962), attore, comico, cabarettista e imitatore canadese con cittadinanza statunitense. Tra i film più celebri che ha interpretato come protagonista si possono ricordare: Ace Ventura (1994),  The Mask (1994), Scemo & più scemo (1995), Bugiardo bugiardo (1997), The Truman Show (1998), Il Grinch (2000), Una settimana da Dio (2003), Lemony Snicket - Una serie di sfortunati eventi (2004), Se mi lasci ti cancello (2004).
Foto di Jim Carrey
Tutti dovrebbero poter realizzare i loro sogni di fama e ricchezza per rendersi conto che
non è attraverso queste cose che si trova il proprio senso di completezza. (Jim Carrey)

Frasi da discorsi e interviste
Selezione Aforismario

Ho ricevuto molto sostegno dai miei genitori, e questa è una cosa che ho sempre apprezzato. Non mi hanno mai detto che ero uno stupido; mi dicevano che ero divertente.

La mia pagella diceva sempre: "Jim finisce prima degli altri e poi disturba i suoi compagni".

Per un comico la pazzia non è un problema. È un obiettivo.

Forse non esiste un posto reale chiamato inferno. Forse l'inferno è semplicemente dover ascoltare i propri nonni che respirano dal naso mentre mangiano un panino.

Di solito ci si pente delle cose a cui si dice di no.

Il mio psichiatra dice che ho il complesso del messia. Ma l'ho perdonato.
[My psychiatrist says I have a messiah complex. But I forgave him].

La compassione è la valuta che porta alla vera ricchezza.

I fiori non si preoccupano di come sbocceranno. Si schiudono e si voltano verso la luce, e questo li rende belli.

La mia anima non è contenuta nei limiti del mio corpo, il mio corpo è contenuto nell’immensità della mia anima.

I nostri occhi sono proiettori che trasmettono un film. Il copione lo scrive la nostra paura e il titolo è: “Non sarò mai abbastanza“. Ricordate: la vita non ci succede, siamo noi che dobbiamo farla accadere.

La vita ti offre delle opportunità, e tu o le cogli o hai paura di coglierle.

Non credo che gli esseri umani imparino nulla senza disperazione. La disperazione è un ingrediente necessario per imparare qualcosa o per creare qualsiasi cosa.

Rilassatevi e sognate una vita meravigliosa. Potete trascorrere la vostra intera vita immaginando fantasmi e preoccupandovi del percorso verso il vostro futuro, ma l’unica cosa che conta è ciò che sta succedendo ora, la decisione che potete prendere in questo momento: potrete sempre scegliere tra l’amore o la paura.

Avrete sempre due scelte nella vita: l’amore o la paura. Scegliete l’amore e non lasciate mai che la paura si metta contro il vostro cuore. Tutto ciò che rimarrà di voi si trova lì, dentro al vostro cuore.

Si può fallire anche in ciò che non ci piace fare, quindi vale la pena correre il rischio di fare ciò che si ama.

La pioggia è passeggera: può bagnarmi ma non abbastanza da farmi affogare.

Come molti di voi, ero preoccupato di andare fuori nel mondo e fare qualcosa che mi sembrava più grande di me, fin quando qualcuno più intelligente di me mi ha detto che non c’è nulla di più grande di me stesso.
[Like many of you, I was concerned about going out into the world and doing something bigger than myself. Until someone smarter than myself made me realize that there is nothing bigger than myself].

La domanda è: come pensate di servire il mondo? Di cosa ha bisogno il mondo che il vostro talento può fornire? Questo è tutto ciò di cui vi dovete preoccupare.

L’effetto che avete sugli altri è il valore più grande che esista.

C’è una parte di noi che si trova al di là delle menzogne, da qualche parte oltre il nostro ego. Una parte di noi oltre la percezione degli altri, oltre le invenzioni e i travestimenti, persino oltre il nostro stesso sforzo di voler apparire in un certo modo.

Alla fine, non siamo gli avatar che abbiamo creato su noi stessi. Non siamo immagini sulla pellicola, siamo la luce che attraversa la pellicola. Tutto il resto non è altro che fumo e specchi. Una distrazione, ma niente di veramente convincente.

Per trovare la vera pace interiore si deve lasciare andare la propria corazza e liberare la propria vera essenza.

Fate in modo che la luce che riposa dentro di voi possa brillare anche in questa forma. Rischiate di essere visti in tutto il vostro splendore. Perché altrimenti il vostro bisogno di essere accettati vi può rendere invisibili in questo mondo.

Se rinunci ai tuoi sogni, cosa rimane?

Per quanto mi riguarda, tutto il male che accade nel mondo ha la stessa origine, cioè da coloro che non si sentono importanti.

Spero che tutti possano diventare ricchi e famosi e avere tutto quello che hanno sempre sognato, così scopriranno che quella non è la risposta che stavano cercando.

Se hai un talento, proteggilo.

Tutti dovrebbero poter realizzare i loro sogni di fama e ricchezza per rendersi conto che non è attraverso queste cose che si trova il proprio senso di completezza.
[I wish people could realize all their dreams and wealth and fame so that they could see that it’s not where you’re going to find your sense of completion].

Cinquant'anni: questo è uno dei momenti in cui devi tralasciare ciò che gli altri si aspettano da te e fare ciò che ami davvero. Perché se ti ritrovi a cinquant'anni e non stai facendo ciò che ami, che senso ha tutto quanto?

Questo è tutto quello che dovete capire. L’effetto che avete sugli altri è la moneta di maggior valore che esista. Perché tutto quello che otterrete nella vita si consumerà e andrà in pezzi, e tutto quello che rimarrà di voi è quello che c’è nel vostro cuore.

Non credo nella speranza. La speranza è un mendicante. La speranza cammina attraverso il fuoco, la fede ci salta sopra.

Non lasciate che qualcosa interferisca con la luce che brilla dentro di voi, correte il rischio di essere visti in tutta la vostra gloria.

Non importa quello che ottenete, il vostro ego non vi darà mai tregua, vi dirà che non vi potete fermare finché non avrete lasciato un marchio indelebile sulla terra, finché non avrete ottenuto l’immortalità.

Tanti di noi scelgono la paura travestita da praticità. Ciò che vogliamo ci sembra incredibilmente fuori dalla nostra portata e quindi ci sembra ridicolo anche solo crederci. Non abbiamo il coraggio di chiederlo all’universo, ma io sono la prova che si può fare e funziona. Non abbiate mai paura di chiedere all’universo.

Voi siete l'avanguardia della conoscenza e della coscienza; una nuova ondata in un vasto oceano di possibilità.
[You are the vanguard of knowledge and consciousness; a new wave in a vast ocean of possibilities].

Frasi da Film
Selezione Aforismario

O questa donna è un uomo o si tratta del più grande caso di emorroidi mai visto!
[Ace Ventura - L'acchiappanimali, 1994]

Dietro ogni grande uomo c'è una donna che alza gli occhi al cielo...
[Una settimana da Dio, 2003]

La vita è un biscotto ma se piove si scioglie.
ibidem

Che spreco passare tanto tempo con una persona, solo per scoprire che è un'estranea.
[Se mi lasci ti cancello, 2004]

Parlare in continuazione non significa comunicare.
ibidem

Vorrei due sole parole sulla mia lapide: "e se...?"
[Number 23, 2007]

Il Natale non è altro che una stupida festività creata per non lavorare. 
[A Christmas Carol, 2009]

Note
Vedi anche frasi e citazioni di: Woody AllenGeorge CarlinKeanu Reeves

Frasi e citazioni di Gianluca Gotto

Selezione di frasi e citazioni di Gianluca Gotto (Torino, 1990), scrittore e saggista italiano. Sul suo blog “Mangia Vivi Viaggia” condivide insegnamenti zen ed esperienze di vita. Il suo TEDx “Come essere felici ogni singolo giorno” è tra i più visualizzati di sempre in lingua italiana. Ha detto Gianluca Gotto parlando di sé e del suo "incontro" con il buddhismo:
"Dopo una vita intera passata a ricercare la felicità là fuori, nel mondo, nelle relazioni, nel lavoro, nel posto in cui sentirmi a casa e nelle ambizioni da soddisfare a tutti i costi, il buddhismo mi ha mostrato che la felicità è innanzitutto dentro di noi. Dipende da noi. È una scelta, prima di essere una conseguenza di qualcosa che succede. Me lo ha insegnato attraverso un processo di rimozione: non mi ha imposto una saggezza esterna, ma ha fatto emergere quella che già possedevo rimuovendo strati di stress, ansia, tristezza, pensieri distruttivi, abitudini malsane e desideri tossici".
Foto di Gianluca Gotto
Cambiare e costruirsi una vita felice è sempre possibile, perché il mondo, oltre a essere meraviglioso e tutto da scoprire, è anche pieno di opportunità. Ci vuole
un po’ di coraggio, tanta determinazione e un pizzico di follia. (Gianluca Gotto)

Come una notte a Bali
© Mondadori, 2019 - Selezione Aforismario

Proprio perché siamo di passaggio e ognuno di noi ha un grande conto alla rovescia sulla testa, non puoi permetterti di sprecarlo. È l’unica cosa che non puoi accumulare, non puoi comprare, non puoi rubare né scambiare: il tempo è il bene più importante che possiedi.

Cambiare è la linea che divide la vita dalla sopravvivenza. E cambiare diventa non solo importante, ma anche fondamentale, soprattutto quando senti di star sprecando il tuo tempo.

Se fai un lavoro che odi, guardati intorno, informati, studia, cercane un altro. Se trovi un lavoro che ami, non lavorerai mai più nella tua vita.

Se hai intorno a te persone che non hanno altro che negatività da offrirti, circondati di persone nuove, diverse, simili a te. Sii tu a scegliere chi far entrare nella tua vita, non tenere la porta spalancata a chiunque passi di lì.

Se non ti piace il luogo in cui vivi, vai da un’altra parte! Le radici sono nella tua testa, tu non sei un albero.

Il vero viaggio è quello dentro le persone che vibrano alla tua stessa frequenza. Ed è dentro te stesso.

Se trovi la persona che si incastra alla perfezione dentro le tue crepe, la cui presenza ti avvolge come una coperta calda senza mai sovrastarti, il tuo Yin o il tuo Yang, allora hai trovato la tua “casa”.

Non farti ossessionare dal passato, il passato non torna! Non pensare sempre al futuro, è un’incognita che non puoi prevedere. Goditi al massimo il presente, perché è tutto ciò che hai.

Guardati allo specchio e regalati un sorriso. Non sei perfetto, ne hai commessi di errori… Ci sono cose di te che non ti sono mai piaciute, ma in fondo non sei così male. Quelle cicatrici sulla tua anima sono il simbolo della tua unicità. Fai pace con la persona che vedi riflessa nello specchio, perché è l’unica con cui dovrai convivere per sempre.

Le coordinate della felicità
© Mondadori, 2020 - Selezione Aforismario

Ho smesso di barattare il mio tempo con il denaro. Oggi lavoro per guadagnare più tempo, non più soldi. Il denaro è solo uno strumento, non l’obiettivo finale.

Il tempo è l’unica cosa che non possiamo comprare o accumulare, ma solo valorizzare.

A volte devi semplicemente ribellarti e credere in te stesso. Lasciare la confortevole cabina dell’aereo, buttarti nel vuoto e attivare il tuo “paracadute dell’anima”. 

Le nostre rivoluzioni personali, grandi o piccole che siano, iniziano sempre in un posto che abbiamo dentro. Da qualche parte, tra la testa e il cuore.

Viaggiare ha tanti effetti, ma non può guarire l’anima di chi non ha intenzione di superare il proprio passato e andare avanti.

La libertà è meravigliosa, ma all’inizio è anche terrificante.

Viaggiare può solo valorizzare il tuo tempo presente e il futuro, ma niente è in grado di farti tornare indietro per riscrivere le pagine della tua vita.

Viviamo in una società che considera il fallimento come la vergogna più grande. Ma fallire, a conti fatti, cosa significa se non averci provato? E provarci significa vincere in ogni caso. 

Non importa il risultato finale, l’unica cosa che conta è la consapevolezza di non aver lasciato nulla d’intentato.

Fallire non significa essere un fallito. Significa credere di poter cambiare le cose, mettersi in gioco per qualcosa di importante, provarci sempre e comunque. 

C’è da esser fieri dei propri fallimenti, come se fossero cicatrici da mostrare con orgoglio, e invece ne abbiamo una paura tremenda.

Fallire non significa essere falliti. Non vergognarti mai di aver fallito. Significa che hai provato a essere felice.

Un gesto di ribellione è utile per iniziare a ragionare fuori dagli schemi e lontano dai pregiudizi. 

Non siamo alberi: non abbiamo radici, se vogliamo possiamo mollare tutto e andarcene dall’altra parte del mondo.

Ci sono momenti nei quali comprendi che devi agire, senza badare troppo alle conseguenze. Se il tuo cuore e la tua pancia ti dicono di fare una cosa, dovresti farla e basta.

Pensare e ripensare a tutto ciò che potrebbe o non potrebbe succedere (il cosiddetto overthinking) è il modo migliore per restare fermo e subire passivamente la vita, senza agire. 

Quello che davvero conta nella vita non è il punto di partenza ma il percorso che si affronta. 

Il futuro appartiene ai ribelli. Chi ragiona secondo schemi tradizionali non ha prospettive in questo mondo che cambia ogni secondo e si muove in una direzione opposta rispetto al passato.

Che tu sia giovane o meno giovane, uomo o donna, credente o ateo, il futuro è solo nelle tue mani. Il che fa paura, ma è anche una bellissima notizia.

La fede più importante che ci sia non è quella in un Dio che ti hanno obbligato a pregare, né nel politico che ti promette l’impossibile: è la fede in te stesso. Credere nel tuo straordinario potenziale umano.

Il mondo oggi ha un bisogno disperato di sognatori e viaggiatori. Sono loro la risposta al cinismo, all’odio e alla violenza dilaganti.

I soldi non valgono assolutamente nulla se sei infelice. Puoi essere anche l’uomo più ricco del mondo, ma se non hai tempo libero e non sorridi mai, continui a rimandare i tuoi sogni e non riesci a prenderti cura di te puoi definirti davvero ricco?

La vera felicità e l’egoismo non vanno d’accordo. 

Non troverai mai qualcuno davvero felice che possa godere dell’infelicità altrui. Le persone veramente felici vogliono che lo siano anche gli altri.

La felicità è davvero una questione semplice, e sta nelle piccole cose: un buon pasto caldo, vivere secondo le proprie passioni, viaggiare con il corpo e con la mente, nel mondo e nelle persone.

La felicità è questo: ascoltare il proprio cuore e comprendere l’importanza di amare. Amare se stessi, amare gli altri, amare il mondo e il semplice fatto di esserci. Perché non tutti hanno questa fortuna.

Non esiste crescita personale senza una serie più o meno lunga di fallimenti. Non esiste sogno realizzato o storia di successo senza almeno una grossa caduta.

Diventiamo insicuri perché ci poniamo obiettivi irraggiungibili e fissiamo su noi stessi e sugli altri aspettative irreali. Con questa mentalità è molto facile ritrovarsi con il cuore spezzato o l’autostima sotto i piedi, perché la verità è una sola: nessuno è perfetto e chiunque commette errori.

Cambiare e costruirsi una vita felice è sempre possibile, perché il mondo, oltre a essere meraviglioso e tutto da scoprire, è anche pieno di opportunità. Ci vuole un po’ di coraggio, tanta determinazione e un pizzico di follia.

È nell’amore, quello per te stesso, per gli altri e per il mondo intero, che trovi le coordinate della tua felicità. 

Ti dicono di inseguire i soldi, la carriera, il prestigio, l’ostentazione… ma se non c’è amore nella tua vita, non c’è niente per cui valga davvero la pena di vivere.

La Pura Vida
© Mondadori, 2022

Una volta lessi una massima zen che diceva: “Quando dormi, dormi. Quando mangi, mangi. Quando parli, parli. Quando mediti, mediti”. Ecco, io credo che qui ci sia un po’ dell’essenza della pura vida: vivere con presenza e semplicità, senza complicare le cose.

Quando complichi le cose, perdi di vista ciò che conta davvero.

Profondo come il mare, leggero come il cielo
Un viaggio dentro se stessi per trovare la serenità © Mondadori, 2023 - Selezione Aforismario

Sentirsi così, senza via di uscita, è quanto di più pericoloso ci sia. È il genere di situazione che conduce alle decisioni più distruttive, per noi stessi e per le persone che amiamo.

Certe sensazioni non si possono spiegare, si può solo decidere se assecondarle oppure tradirle.

Il tempo è amico di chi lo rispetta. In cambio della tua pazienza, ti dona una visione più ampia e chiara di quello che ti è successo. 

A volte la vita ti sbarra la strada non per farti del male, ma perché quella non è la tua strada.

Anche quando vieni al mondo soffri tremendamente, ma è l’unico modo che hai per iniziare a vivere.

La vita è tutta una questione di punti di vista: a seconda di come la guardi, la tua esistenza può essere bella o brutta, giusta o sbagliata, fortunata o sfortunata. Prima di volerla cambiare, dobbiamo essere noi a guardarla con occhi diversi, più consapevoli. Dobbiamo essere noi a cambiare.

Quando vivi dentro la tua mente, è la tua mente a creare la realtà. E se la tua mente non è sotto il tuo controllo, ti farà vivere in una realtà confusionaria. Quello è il momento in cui la sofferenza inizia.

La mente umana è come il mare: se l’acqua è agitata, non vedi cosa c’è sul fondo. E quindi hai paura. Se l’acqua è calma, tutto è chiaro e cristallino. E quindi non hai alcun dubbio né alcuna paura: sai sempre cosa devi fare, in qualsiasi momento.

Se vuoi smettere di soffrire, dovresti smettere di pensare alle cose e farne un’esperienza diretta.

La ricerca del piacere conduce a un’apparente felicità. Questa sensazione è temporanea e spesso illusoria e conduce, in modo talvolta subdolo, alla sofferenza. La ricerca della verità conduce invece a qualcosa di più prezioso e importante: la vera felicità. Ovvero, la serenità.

Il buddhismo ci invita a cambiare prospettiva: invece di essere felici, dovremmo puntare a essere contenti, ovvero in grado di contenere il nostro desiderio senza sforzo. Questo equivale a smettere di soffrire e quindi a trovare una pace interiore persino più importante della felicità.

La serenità è il risultato di quello che facciamo accadere e non di quello che ci accade. Non è importante come ci trattano gli altri e che cosa ci riserva il mondo: conta come noi trattiamo gli altri e come noi ci approcciamo al mondo.

Della vita sappiamo poco, ma certamente la sofferenza esiste e riguarda ogni essere vivente. Quindi ha senso una vita in cui cerchiamo di soffrire meno e aiutiamo gli altri a fare lo stesso.

Non pensare alla vita. Vivila.

C’è una vita anche al di là del pensiero, ed è la vita reale. È pura e semplice. Non richiede grande sforzo ma è ricchissima di gioia e soddisfazione. Poi c’è la vita che vivi nella tua mente, e questa non è reale. È inventata, illusoria. Ed è corrotta dal troppo pensiero. È complessa, dura, logorante.

Note
  1. Blog di Gianluca Gotto: Mangia Vivi Viaggia
  2. Vedi anche frasi e citazioni di: Ambrogio BorsaniMarco Cesati CassinFrancesco Narmenni

Frasi e citazioni di Massimo Ammaniti

Selezione di frasi e citazioni di Massimo Ammaniti (Roma, 1941), neuropsichiatra infantile e psicoanalista italiano, professore onorario dell'Università La Sapienza di Roma. I suoi interessi di studio e di ricerca riguardano in prevalenza i temi della genitorialità e della maternità, dello sviluppo infantile e dell’adolescenza.
Foto di Massimo Ammaniti
Sempre più spesso ci troviamo di fronte a degli «adultescenti»,
ossia adulti che non vogliono crescere. (Massimo Ammaniti)

Noi
Perché due sono meglio di uno © il Mulino, 2015

Negli ultimi decenni il pendolo, che in campo umano ha sempre oscillato fra gli interessi e i desideri personali e l'attenzione e la condivisione con gli altri, si è spostato fortemente verso l'individualismo e l'egocentrismo.

Sottolineare il noi non vuol dire sottovalutare la dimensione individuale, quanto piuttosto riconoscere i danni dell'individualismo sfrenato che conduce alla rapacità e alla sopraffazione.

Nella storia umana la cooperazione e la condivisione ha assunto fin dall'inizio un ruolo decisivo favorendo un indubbio vantaggio per la sopravvivenza.

Altruismo ed egoismo, come l'Ego e il noi, si sono intrecciati fin dall'inizio dell'evoluzione umana e a seconda degli obiettivi e dei contesti può essere rilevante l'uno o l'altro. 

Se i bambini imparano presto a interagire ed a collaborare con gli altri, al tempo stesso nel gruppo c'è sempre il rischio di sentirsi esclusi: un'esperienza dolorosa perché mina la fiducia personale e l'autostima.

I bambini crescono in famiglie in cui per lo più ci sono uno o due figli e manca quella palestra di scambi che esisteva in passato quando i figli erano molto più numerosi e si imparava ad interagire con gli altri, riconoscendo il proprio ruolo e i propri confini personali.

La scuola rappresenta un'occasione importante per ogni bambino di entrare in un contesto in cui decentrarsi, riconoscendo punti di vista diversi e intenzioni diverse e giungere a mediazioni con gli altri.

A scuola non si entra solo come alunni che devono apprendere il programma scolastico, ma si entra come persone che devono saper collaborare con gli altri.

La collaborazione con gli altri si intreccia con la capacità di comprendere gli altri, il loro punto di vista e le loro intenzioni.

Gli adolescenti oggi non si ribellano e non contestano, ricercano solo un posto dove sentirsi tranquilli e riconosciuti. 

Le valutazioni da parte dei coetanei sono particolarmente rilevanti per un adolescente perché riguardano il riconoscimento di come è accettato nel gruppo e come è in grado di comportarsi con gli altri.

L'immagine di un Io iscritto in rigidi confini può divenire una trappola seducente ed allo stesso tempo fuorviante, perché ci fa dimenticare quanto gli altri siano parte integrante del proprio Io.

La curiosità non invecchia
Elogio della quarta età © Mondadori, 2017

Anche in età avanzata si può continuare a essere curiosi, a non avere paura del nuovo e a guardare le generazioni più giovani con vivo interesse e in modo benevolo.

L’ultima stagione dell’esistenza non è più breve come una volta e, nonostante l’età avanzata, si può essere ancora attivi, desiderosi di viaggiare, di guardarsi intorno e divertirsi.

L’evoluzione delle società umane è stata favorita dalla presenza di persone anziane che, oltre a trasmettere alle nuove generazioni conoscenze e competenze, hanno rappresentato il trait d’union con le tradizioni e la cultura del passato.

Le nuove generazioni si sono sempre appoggiate sulle spalle di quelle precedenti, il che vuol dire che il termine «rottamazione» può valere per le automobili, ma non per le persone.

In una società che fa coincidere la conclusione dell’attività lavorativa con il pensionamento, le persone che non possono più continuare a esercitare, sia pure in altre forme, la loro professione (per esempio, chi ha svolto un’attività prevalentemente manuale) rischiano di vivere come sospese in un limbo, in cui le giornate si susseguono l’una dopo l’altra senza un vero scopo.

Oggi le persone fra i 65 e i 79 anni sono in gran parte autosufficienti e costituiscono una grande risorsa per l’intera comunità.

Il processo di invecchiamento non è soltanto sinonimo di declino fisico e cognitivo. Una recente ricerca ha mostrato che nella terza e nella quarta età si verifica un miglioramento dell’equilibrio psichico rispetto ad altre fasi della vita dell’individuo, dovuto a una maggiore capacità di regolazione emotiva e a una minore esposizione ai fattori stressanti.

Si dice comunemente che, con la vecchiaia, i difetti caratteriali si accentuano, ma forse, più che accentuarsi, si disvelano, e questo per fortuna vale non solo per i difetti ma anche per le qualità.

Se da un lato i nonni costituiscono una grande risorsa per le famiglie, dall’altro la percezione che si ha di loro è quanto mai problematica: in una società in cui vige il mito della giovinezza, spesso sono considerati un peso o, addirittura, la loro presenza viene ignorata dai giovani.

Potrebbe essere questo il segreto della creatività nella vecchiaia: quando l’orizzonte sembra chiudersi, si riapre – magari in modo del tutto imprevisto – un nuovo scenario. E, d’altra parte, la vita stessa è contrassegnata dal continuo alternarsi di cose che finiscono e di cose che iniziano.

L’emozione che proviamo più spesso non è l’amore o la gioia, ma l’ansia, quella strana e spiacevole agitazione che avvertiamo quando stiamo per affrontare un esame o qualcosa di impegnativo, oppure quando ci aspettiamo che, da un momento all’altro, possa capitare un evento per noi negativo.

La vita di una persona – credente o non credente – non finisce con la morte, perché il suo ricordo rimane nel cuore dei familiari, degli amici e di quanti l’hanno apprezzata, e la vita che continua serberà per sempre traccia della persona scomparsa.

Adolescenti senza tempo
© Raffaello Cortina Editore, 2018

Se la società non si mostra accogliente nei confronti dei giovani, ciò crea un inevitabile rallentamento del loro percorso verso l’autonomia, inceppando i meccanismi di ricambio generazionale.

Negli ultimi anni, la rivoluzione digitale ha cambiato drasticamente la nostra vita e, in particolare, quella dei giovani: una rivoluzione ancora più profonda dell’introduzione della stampa e tale da condizionare il modo in cui si apprende, si gioca e si interagisce.

L’adolescenza dei figli è un evento improvviso e inquietante, al quale i genitori arrivano invariabilmente impreparati. Non c’è manuale che tenga: è un passaggio difficile da gestire, per i genitori e per i figli.

L’adolescenza irrompe, ed è come se introducesse d’un tratto proprio quella distanza tra genitori e figli che ci si era illusi di non aver creato con i comportamenti degli anni passati insieme.

Piano piano, giorno per giorno, li riconosciamo sempre meno. I nostri figli, quando entrano nell’adolescenza, non sembrano più gli stessi.

L’adolescenza non è il semplice passaggio dall’incantevole mondo del bambino alla rassicurante indipendenza dell’adulto, come si vorrebbe che fosse, e proprio mentre la si vive si scopre quanto possa essere inquietante.

Il mestiere più difficile del mondo
Come si «diventa» genitori (con Paolo Conti) © Solferino, 2019

L’esperienza di diventare genitori è molto più complessa di qualsiasi mestiere e prende origine addirittura dalle proprie matrici infantili per poi realizzarsi quando si raggiunge l’età adulta. Non implica una tecnica educativa, è piuttosto un’esperienza profondamente trasformativa che mette in contatto i genitori con le origini della vita affettiva.

Quando si ha un bambino non si può ipotecare il suo futuro, come scriveva lo stesso Freud, e forse proprio per questo è difficile fare il genitore, perché non si riesce a determinare il futuro dei figli.

I genitori, inconsapevolmente, vorrebbero figli uguali a loro stessi, una specie di prolungamento narcisistico, ma alla fine sono costretti a riconoscerne l’individualità.

Non ci si può sostituire ai figli, né pretendere di costruirli come vorremmo, e non possiamo neppure spianare loro la strada perché evitino di commettere i nostri errori. Occorre accettare anche i propri limiti di genitori e non sempre è facile.

Il figlio è senz’altro un esame di maturità per la vita di una coppia, ma questo traguardo può essere facilmente eluso trovando ogni sorta di giustificazioni, da quelle economiche a quelle lavorative e abitative.

Un figlio è un investimento sul futuro che richiede un’alternanza delle stagioni e delle generazioni, mentre i giovani di oggi vivono spesso in una dimensione senza tempo, ripiegati su se stessi e intrappolati dai propri comportamenti quotidiani.

A volte sono stati usati appellativi svalutanti, come «bamboccioni», ma forse bisognerebbe chiedersi che cosa hanno fatto le vecchie generazioni per favorire la crescita dei propri figli, ancora irretiti da un’adolescenza interminabile perché non sono stati confrontati con responsabilità e impegni più adulti.

Il figlio, quando viene al mondo, aiuta i due genitori a crescere e a scoprire risorse personali inaspettate.

Il distacco dalla famiglia diventa difficile, le prospettive di lavoro sono quanto mai precarie e insoddisfacenti, e lo stesso vale per l’autonomia economica, tutte condizioni che non facilitano l’idea di avere un figlio.

Sempre più spesso ci troviamo di fronte a degli «adultescenti», ossia adulti che non vogliono crescere.

Diventare genitori implica un passaggio decisivo. Ci si assume la responsabilità di curare, proteggere e allevare un essere immaturo totalmente dipendente dai genitori, perlomeno nei primi anni di vita. Questo cambia il baricentro della propria vita, che si sposta verso un altro essere, da cui non ci si staccherà più.

Una relazione sentimentale può anche finire, mentre è quasi impossibile rinunciare a una relazione con un figlio. Anche quando se ne prendono le distanze, infatti, continua a essere molto presente nella vita mentale dei genitori.

Note
Leggi anche le citazioni degli psichiatri italiani: Vittorino AndreoliPaolo CrepetGiovanni Jervis

Frasi e citazioni di Goffredo Parise

Selezione di frasi e citazioni di Goffredo Parise (Vicenza, 1929 - Treviso, 1986), scrittore, giornalista, sceneggiatore, saggista e poeta italiano. Ha detto di sé Goffredo Parise:
"A chi mi accusa di voler fare il maestro, dirò che qualche volta mi piace fare il maestro [...]: perché desidero e sento di avere responsabilità civili e pubbliche che nascono dalla mia parola. Altre volte sono felicissimo di raccontare a chi me le chiede molte cose che ho appreso vivendo, senza voler fare il maestro, ma pensando che quelle cose che mi sono tanto piaciute vivendo, possano piacere e dunque essere utili alla vita di tutti quanti i miei simili che non le hanno vissute".
Foto di Goffredo Parise
I ragazzi non conoscono più niente, non conoscono la qualità delle cose necessarie alla vita
perché i loro padri l’hanno voluta disprezzare nell’euforia del benessere.
(Goffredo Parise)
Il padrone
© Feltrinelli, 1965

Chiamati col loro nome tutti gli oggetti, non resta che il silenzio. Ma a cosa serve la parola? Dicono che la parola serva agli uomini per comunicare tra loro e per essere poeti. Forse sarà servita un tempo. Per conto mio essa è soltanto uno strumento di difesa e di offesa nella lotta. 

Ognuno desidera trasmettere nel figlio che lo continuerà i propri caratteri individuali. Spero dunque che non sia come me, uomo con qualche barlume di ragione, ma felice come sua madre nella beatitudine pura dell'esistenza. Egli non userà la parola ma nemmeno saprà mai cosa è morale e cosa è immorale. Gli auguro una vita simile a quella del barattolo che in questo momento sua madre ha in mano, solo così nessuno potrà fargli del male.

Cara Cina
© Longanesi, 1966

Solo diventando almeno un poco cinese, e abbandonando almeno per un poco educazione umanistica e individualismo occidentale con tutti i loro strumenti di conoscenza, si possono capire (un poco) i cinesi di oggi e il loro modo di vivere.

Un viaggio in Cina è un viaggio fatto soprattutto di sentimenti e riflessioni contraddittori.

La civiltà, cioè quella somma di elementi culturali che via via modificano la struttura primitiva dell'uomo, arricchendola, e successivamente spesso depauperandola, ha raggiunto nel popolo cinese stadi così elevati che è difficile distinguere l'elemento culturale e storico da quello naturale e biologico.

I cinesi sono un popolo che possiede naturalmente quella qualità che si può conquistare, e con grande spreco di energie, soltanto storicamente. Questa qualità è lo stile.

Ho capito che non è difficile persuadere, convincere e perfino entusiasmare: basta ripetere cento, mille volte la stessa cosa e, automaticamente, si otterrà persuasione, convinzione, entusiasmo..

I cinesi hanno urgente necessità di imparare da noi, Europa, due cose: l'analisi e la sintesi: cioè la libertà. E noi da loro altre due cose non meno importanti: lo stile della vita e l'aiuto reciproco: cioè l'amore. Messe insieme significherebbero pace e grande civiltà.

È inutile, qualsiasi cosa si possa pensare o immaginare della Cina, del comunismo cinese, dei dirigenti cinesi e dei loro complessi di superiorità e di inferiorità che si esprimono in musi, dispetti, intransigenze, paternalismo e presunzione ideologici, resta pur sempre il popolo cinese che, per quanto mi riguarda, basta a farmi provare un sentimento che non posso non definire commozione. 

Sillabari
© Mondadori, 1984

La poesia va e viene, vive e muore quando vuole lei, non quando vogliamo noi e non ha discendenti. Mi dispiace ma è così. Un poco come la vita, soprattutto come l'amore.

La mancanza di desideri è il segno della fine della gioventù e il primo e lontanissimo avvertimento della vera fine della vita.

Tutti dicono che l'onore non conta niente e invece conta più della vita. Senza onore nessuno ti rispetta

Quando la fantasia ballava il «boogie»
Articoli 1957-1986 © Adelphi, 2005

Non ho mai avuto l’onore (o l’illusione) di possedere né di usare, nemmeno per pochi istanti, una sola delle chiavi che aprono le porte della conoscenza o, più modestamente, della conoscenza anche di un solo uomo. Invidio, però, chi le possiede e le usa o per meglio dire invidio in loro il sospetto, sempre gradevole, di essere uno degli infiniti piccoli centri dell’universo.

Quando si dice che uno scrittore ha temperamento, ha forza, vuole dire non soltanto che possiede uno stile, ma che ha anche una facciata e un corpo e un particolare timbro della voce e un modo di parlare che naturalmente hanno lo stesso stile.

Il disordine è nella vita. Nel caso che ci ha generati, che procede attraverso i grandi e piccoli traumi che accompagnano la nostra crescita, la nostra fanciullezza, la nostra adolescenza, la nostra maturità e vecchiaia e morte.

L’Italia essendo un paese cattolico rifugge dalle ideologie ed è incline alle retoriche.

Un’altra dote inedita in Italia, l’humour, che, come tutti sanno è il contrario e ben più efficace e allegro e vitale contrappeso del comico, ahimè triste, pessimistico ed eterno retaggio del nostro paese.

Non può, non deve essere peccato mortale per due giovani, come non lo fu per Dafni e Cloe, accoppiarsi nella piena salute e bellezza, e purezza dei loro corpi e sensi, al di fuori della convenzione del matrimonio. Non possono e non devono essere peccati mortali i piaceri che l’energia suprema ha dato alla nostra breve, brevissima esistenza «dalle cui soglie estreme nessun viaggiatore ritorna».

Dobbiamo disobbedire
Articoli 1974-1975 © Adelphi, 2013 (postumo) - Selezione Aforismario

Noi non consumiamo soltanto, in modo ossessivo: noi ci comportiamo come degli affamati nevrotici che si gettano sul cibo (i consumi) in modo nauseante.

Tutti i nostri ideali sembrano concentrati nell’acquisto insensato di oggetti e di cibo. Si parla già di accaparrare cibo e vestiti. Questo è oggi la nostra ideologia.

Povertà non è miseria, come credono i miei obiettori di sinistra. Povertà non è «comunismo», come credono i miei rozzi obiettori di destra. Povertà è una ideologia, politica ed economica. Povertà è godere di beni minimi e necessari, quali il cibo necessario e non superfluo, il vestiario necessario, la casa necessaria e non superflua.

Povertà e necessità nazionale sono i mezzi pubblici di locomozione, necessaria è la salute delle proprie gambe per andare a piedi, superflua è l’automobile, le motociclette, le famose e cretinissime «barche».

Povertà vuol dire, soprattutto, rendersi esattamente conto (anche in senso economico) di ciò che si compra, del rapporto tra la qualità e il prezzo.

Povertà vuol dire rifiutarsi di comprare robaccia, imbrogli, roba che non dura niente e non deve durare niente in omaggio alla sciocca legge della moda e del ricambio dei consumi per mantenere o aumentare la produzione.

Moltissime persone non sanno più distinguere la lana dal nylon, il lino dal cotone, il vitello dal manzo, un cretino da un intelligente, un simpatico da un antipatico perché la nostra sola cultura è l’uniformità piatta e fantomatica dei volti e delle voci e del linguaggio televisivi.

Il nostro paese è un solo grande mercato di nevrotici tutti uguali, poveri e ricchi, che comprano, comprano, senza conoscere nulla, e poi buttano via e poi ricomprano.

I ragazzi non conoscono più niente, non conoscono la qualità delle cose necessarie alla vita perché i loro padri l’hanno voluta disprezzare nell’euforia del benessere.

La democrazia è rumorosa. È molto faticosa. È un lavoro in più per ogni cittadino, oltre il suo lavoro giornaliero.

I bambini di oggi formano la loro prima cultura di base davanti al televisore. Praticamente hanno già guardato tutto il mondo (senza vederlo) a pochi anni. 

I lettori stiano in guardia da coloro che usano parole «difficili», perché sono persone che vogliono far credere di sapere cose che gli altri non possono sapere: chiunque siano, da qualunque parte stiano, la loro natura è infida.

Oggi l’Italia è spezzata non in staterelli, ma in «lotti», in piccole, piccolissime proprietà private a cui gli italiani, nel loro povero animo e nel loro povero corpo privi di Stato, tengono in modo fanatico. 

Un giornale serio e libero pensa che i suoi lettori siano uomini liberi e ragionevoli, che vogliono conoscere i fatti, anche le disgrazie, tutte le magagne in cui vivono per potersi indignare, ribellare, denunciare, giudicare la classe dirigente del proprio paese sino a destituirla, se ritiene di doverlo fare.

Note
Vedi anche frasi e citazioni di: Luciano BianciardiDino Buzzati - Carlo Cassola

Frasi e citazioni di Cristina Campo

Selezione di frasi e citazioni di Cristina Campo, pseudonimo di Vittoria Maria Angelica Marcella Cristina Guerrini (Bologna, 1923 - Roma, 1977), scrittrice, poetessa, traduttrice e critica letteraria italiana. "Se qualche volta scrivo è perché certe cose non vogliono separarsi da me come io non voglio separarmi da loro. Nell’atto di scriverle esse penetrano in me per sempre – attraverso la penna e la mano – come per osmosi".
Foto di Cristina Campo
Non ci si accorge a volte, inseguendo un’angoscia, di quanto ricche siano le sue vie.
(Cristina Campo)

Gli imperdonabili
Saggi © Adelphi, 1987 (postumo) - Selezione Aforismario

Come nella natura, che è bella solo per necessità reale, così anche nell'arte la bellezza è un soprammercato: è il frutto inevitabile della necessità ideale.

Gli imperi cadono quando l'educazione dei principi cede alla letargia borghese, con la sua puntigliosa, superstiziosa ignoranza della radice spirituale di ogni dominio.

In un’epoca di progresso puramente orizzontale, nella quale il gruppo umano appare sempre più simile a quella fila di cinesi condotti alla ghigliottina di cui è detto nelle cronache della rivolta dei Boxers, il solo atteggiamento non frivolo appare quello del cinese che, nella fila, leggeva un libro.

L’amore è per essenza tragico perché da esso – solo da esso – la freccia del nostro presente vola istantaneamente a configgersi nel futuro: superando di colpo tutto lo spazio che noi dovremo lentamente percorrere, fissando un termine ignoto a cui non potremo in alcun modo sottrarre la nostra anima.

La pura poesia è geroglifica: decifrabile solo in chiave di destino.

Nella gioia, noi ci muoviamo in un elemento che è del tutto fuori del tempo e del reale, con presenza perfettamente reale. Incandescenti, attraversiamo i muri.

Nella poesia, come nel rapporto fra le persone, tutto muore non appena affiori la tecnica. La vera educazione della mente non ebbe mai altro fine, da quando il mondo esiste, che la morte della tecnica, di quel triste saper vivere che al bambino, al quale tutto riesce per naturalezza, venne un giorno fornito dagli adulti.

Occorre molta fede per riconoscere simboli in ciò che è avvenuto realmente.

Quale misteriosa confidenza lega il grande scrittore al suo lettore e quale abisso lo separa da lui. È quel tono del tutto familiare, da colloquio privato, che solo i re possono concedere.

Se l'attenzione è attesa, accettazione fervente, impavida del reale, l'immaginazione è impazienza, fuga nell'arbitrario: eterno labirinto senza filo di Arianna.

Si sa che ogni vicenda perfetta è la vicenda di un uomo solo, che solo l'esperienza preziosa, caduta in sorte a un essere singolare, può riflettere, come una coppa fatata, il sogno di una moltitudine. L'evento irripetibile è storia universale, la massima profondità massima superficie.

Si sa che la vecchiezza, spesso dimentica di tanta parte della vita trascorsa, ricorda con limpidità sempre maggiore l’infanzia. E poiché è stato detto che solo per l’infanzia si accede al regno dei cieli, sembra giusto spogliarsi di ogni altro bene per quel solo possesso. Un possesso che forse si compirà con la morte.

Sotto falso nome
Saggi e recensioni © Adelphi, 1998 (postumo) - Selezione Aforismario

Alcuni libri operano su questa nostra esistenza - che per aggirarsi in qualche modo intorno alla poesia così spesso e così a torto vuole apparirci verità - il più salutare dei miracoli. La pongono in relazione con altre zone: di una verità indiscutibile quanto semplice, radiosa quanto spoglia, e che è per questo due volte poesia. Sono i soli libri che possano aiutarci, nei giorni dell’angoscia, a reggere il peso del tempo.

Al di là di ogni conquista di stile, l’opera letteraria che può dirsi arte proietta sempre, sullo schermo della pagina, l’elemento predominante nella personalità del suo autore. Vi è un’opera-spirito, un’opera-cuore, un’opera-cervello, un’opera-sangue, un’opera-nervi, un’opera-memoria.

Forse nessuno è compiutamente se stesso finché non scopra il luogo che da sempre lo aspetta, lo rispecchia, in qualche modo lo integra.

Lo stile dei contemplativi, così inalterabilmente sollevato all'orizzonte della visione, è in realtà un puro precipitato di esperienze. Il mistico non specula, riferisce.

Non c’è differenza tra l’agonia di un popolo e quella di un solo uomo. Si tratta sempre della sventura più totale e irreparabile: la sventura dello sradicamento.

Non ci si accorge a volte, inseguendo un’angoscia, di quanto ricche siano le sue vie.

Si forma in ogni lettore, via via che il tempo sfolla e arricchisce la sua memoria, una serie di piccole, imprevedibili antologie. Nessuna stella polare guidò la scelta di quelle pagine, che spesso non sono, né per spirito né per stile, di quelle che, al primo incontro, egli riconosce per sue. Una seconda forza, adamantina, le attirò insieme, le costellò in Pleiadi bizzarre, in quella zona della mente dove gli echi inattesi - l’urto dell’atollo contro la chiglia - hanno il compito di rivelarci sopra noi stessi più di quanto non consentiamo a sapere.

Una ardente facoltà di contemplazione amorosa, là dove il possesso sarebbe più naturale e gratuito: forse è questa – contro ogni apparenza – la vera giovinezza; quella che nel poeta, nell'uomo di cuore, si prolunga fino alla morte.

Lettere
1955-1976 - Selezione Aforismario

Io sono come un cervo sempre in fuga nella foresta. Quando arriva a uno stagno dove potrebbe specchiarsi, ha tanta sete che subito lo intorbida.

C'è un genere di purezza che si sopporta solo quando si è forti.

Credo che lo sfondo storico, politico o sociale di un romanzo debba rimanere sempre puro pretesto, commentarlo discorsivamente (e così a lungo) mi sembra che tradisca tutte le 'sacre leggi della finzione'. 

È sempre difficile credere che coloro che amiamo esistono realmente.

I bollettini e i giornali vanno in polvere, un gesto resta, un detto breve risplende...

Il mondo d'oggi ha un fiuto infallibile nel tentar di schiacciare ciò che è più inimitabile, inesplicabile, irripetibile. Tutto ciò che non gli può somigliare.

Io non prego mai per i morti, io prego i morti. L'infinita sapienza e clemenza dei loro volti – come si può pensare che abbiano ancora bisogno di noi? – Ad ogni amico che se ne va io racconto di un amico che resta; a quella infinita cortesia senza rughe ricordo un volto di quaggiù, torturato, oscillante.

Il poeta, cioè l'aristocratico, ha la sua patria, la sua religione la sua famiglia: ce l'ha, in ogni caso: la religione della parola, la patria della lingua, la famiglia dei morti meravigliosi e severi. 

L'esperienza è proprio questo: imparare a correggere – soprattutto là dove parlò l'entusiasmo, oltre la casta, asciutta attenzione

«Luce», nel linguaggio di Dio, significa «prova»: un mondo di oscurità più alta e imperscrutabile.

Non credo alle esperienze che «fanno impallidire tutto il resto» ma solo a quelle che rendono più reale il reale, cioè più chiaro l'amore per ciò che amiamo.

Que Dieu nous garde de la littérature![1] Il diavolo è certamente un ottimo scrittore che opera soprattutto attraverso "spleen and dreaminess", come ha detto un esperto.

Se almeno una volta non si è stati nemici, l'amicizia ha ben poco sapore.

Siamo così abituati a difenderci dall'attenzione altrui (forse perché è la sola cosa la cui speranza ci faccia ancora vivere) che non è affatto strano un mutamento di gesto, di intonazione, non appena ci si senta osservati con intensità.

Un po' di semplice artigianato supplementare è a volte più risolutivo, sul piano della poesia, di cento visioni.

In conversazione
Se ancora due uomini incontrandosi si inchinano l'uno all'altro, la civiltà è salva.

Note
  1. Que Dieu nous garde de la littérature: Che Dio ci guardi dalla letteratura!
  2. Leggi anche le citazioni delle scrittrici e poetesse italiane: Alda MeriniElsa Morante - Lalla Romano

Frasi e citazioni di Otto Weininger

Selezione di frasi e citazioni di Otto Weininger (Vienna, 1880-1903), filosofo austriaco, morto suicida a soli ventitré anni. Le seguenti riflessioni di Otto Weininger sono tratte dalla sua opera più nota: Sesso e carattere, pubblicata nel 1903, pochi mesi prima della sua morte.
Foto di Otto Weininger
Ogni essere oscilla tra l'uomo e la donna che sono in lui; e anche se tali oscillazioni possono
essere anormalmente ampie nell'uno, e nell'altro esigue fino a essere impercettibili,
esse ci sono sempre. (Otto Weininger)

Sesso e carattere
Geschlecht und Charakter, 1903

È davvero possibile che tutti gli «uomini» si distinguano così nettamente da tutte le «donne» e che, d'altra parte, ogni uomo sia assolutamente uguale a tutti gli altri e ogni donna a tutte le altre, sotto ogni riguardo? E proprio questo che si va sempre a presupporre, per lo più senza rendersene conto, quando si parla della differenza fra i sessi.

Coi nostri concetti ci difendiamo dal mondo. Solo a poco a poco noi riusciamo a riprenderlo in essi,

È soltanto per bisogno pratico di uno sguardo d'insieme che noi dividiamo e tracciamo rigide frontiere, quasi fissando in singoli motivi l'infinita melodia della natura.

Il detto che «troppo senno diviene insensatezza, troppa cura diviene flagello» vale però per le antiche norme del pensiero non meno che per le regole correnti del vivere sociale.

È assai improbabile che la natura abbia fatto un taglio netto fra tutto ciò che è femminile e tutto ciò che è maschile e che un essere vivente sia a tale riguardo tanto facilmente definibile da poterlo mettere senz'altro dall'una o dall'altra parte della linea di demarcazione sessuale.

La differenziazione sessuale non è mai completa. Tutte le particolarità del sesso maschile si possono in un qualche modo riscontrare, sia pure appena accennate, anche nel sesso femminile; del pari, tutti i caratteri sessuali della donna sussistono, in qualche modo, nell'uomo, anche se solo embrionalmente sviluppati.

Anche la donna più femminea ha al posto della barba maschile una fine peluria priva di pigmento, la «lanugo», e l'uomo più maschio ha dei complessi glandulari non sviluppati sotto ogni mammella.

Per la specie umana, vale incontestabilmente quanto segue: vi sono innumerevoli gradazioni fra l'uomo e la donna, con figura di «forme sessuali intermedie».

L'uomo e la donna sono come due sostanze che in dosi diverse sono presenti negli individui viventi, senza però che il coefficiente di una di esse sia mai zero. In pratica non esiste né l'uomo né la donna, ma, per così dire, la qualità maschile e quella femminile. Non si può dunque dire senz'altro, dell'individuo A o B , che esso è «uomo» o «donna», ma bisogna descriverlo secondo le componenti dell'uno e dell'altra che esso ha in sé.

Nel linguaggio corrente si dice: «Ha trovato il suo tipo», oppure che due persone «non sono fatte l'una per l'altra». Ciò riproduce l'oscura sensazione del fatto, che ognuno ha in sé date qualità, le quali fan sì che l'individuo dell'altro sesso atto ad unirsi sessualmente a lui non sia uno qualunque, che, a tale riguardo, un uomo non può esser sostituito indifferentemente da ogni altro e una donna da ogni altra.

Ognuno sa poi per propria esperienza che certe persone dell'altro sesso gli sono addirittura ripugnanti, che altre lo lasciano freddo, altre lo eccitano, finché appare − ma forse non sempre − un essere che gli suscita un tale desiderio di unirsi, da fargli spesso sembrare privo di valore tutto il resto del mondo e da farglielo quasi scomparire.

L'innamorato trova bello non solo quanto dal puro punto di vista estetico è indifferente, ma perfino il non-bello.

Esistendo infiniti gradi sessuali intermedi, vi saranno sempre due esseri che concordano l'uno con l'altro nel modo migliore. Da questo punto di vista la monogamia è perciò giustificata, e il «libero amore» è biologicamente da riprovarsi.

L'inversione sessuale non è un'eccezione alla legge naturale, bensì un caso speciale di essa.

A chi considera le «inversioni sessuali» come qualcosa di patologico, come una anomalia psichica di una ripugnante mostruosità (tale è la veduta sanzionata dal filisteo) o come un vizio acquisito, o addirittura come effetto di una qualche diabolica seduzione, va ricordato che una serie infinita di gradi intermedi conduce dal tipo del maschio perfetto all'uomo femminile, da questo all'invertito, all'ermafrodito spurio e genuino, e, più oltre ancora, alla tribade, per giungere infine, dopo esser passati per la virago, alla virgo femminile.

Ogni essere oscilla tra l'uomo e la donna che sono in lui; ed anche se tali oscillazioni possono essere anormalmente ampie nell'uno, e nell'altro esigue fino ad essere impercettibili, esse ci sono sempre.

Una donna è in grado di percepire tanto più facilmente il suo opposto, per quanto più essa è puramente femminile.

I cosiddetti «conoscitori delle donne», ossia coloro che non son altro che questo, sono perciò essi stessi in buona parte donna.

Gli uomini più femminili sanno spesso trattare le donne meglio che gli uomini completi, i quali lo apprendono solo dopo una lunga esperienza, e, salvo certe eccezioni, mai perfettamente.

Stretti nella morsa di una educazione livellatrice, ragazzi e ragazze ne soffrono, gli uni di più, per dover seguire tutti una stessa legge, le altre di più, per doversi uniformare ad uno stesso costume.

Dopo la pubertà la natura repressa dall'educazione riaffiora: le donne maschili si tagliano corti i capelli, prediligono vesti di foggia maschile, studiano, bevono, fumano, si arrampicano sui monti, divengono appassionate cacciatrici; gli uomini femminili si lasciano crescere i capelli lunghi, dimostrano molta comprensione per le preoccupazioni femminili e per la toletta, e con le donne sanno discorrere cameratescamente sugli stessi soggetti che ad esse interessano.

Tutte le donne che veramente tendono all'emancipazione, tutte quelle a buon diritto celebrate e in un qualche modo spiritualmente eminenti, presentano sempre numerosi tratti maschili.

Perfino attualmente non è la donna vera che domanda l'emancipazione, ma è generalmente la donna mascolina, la quale fraintende la propria natura e non sa riconoscere i motivi del suo agire quando crede di parlare senz'altro in nome della donna, di ogni donna.

In genere non una tra tutte le donne che sono apparse nella storia della civiltà (neppure le più maschili), può esser messa davvero al fianco dei geni maschili, neppure di quinto o di sesto ordine, quali possono essere, per esempio, un Rückert tra i poeti, un van Dyck tra i pittori, uno Schleiermacher tra i filosofi.

La vera liberazione dello spirito non la si può raggiungere con un esercito, per numeroso e combattivo che sia: è il singolo − la singola donna − che deve darsela da sé stessa, combattendo. Contro chi? Contro quanto le si oppone nel suo stesso animo. Il grande, l'unico nemico dell'emancipazione della donna, è la donna stessa.

Gli uomini grandi prendono sé stessi e il mondo troppo sul serio per essere «spiritosi» più di quel che non convenga. Quelli invece che sanno solo fare dello spirito son poveri di spiritualità.

Di talenti ve ne sono molti, ma di genialità ve ne è una sola, e questa può scegliere ed assumere un dato talento per con esso esplicarsi.

Il genio è, in genere, una forma superiore d'esistenza, non soltanto intellettualmente, ma anche moralmente. Il genio rivela in senso proprio l'idea dell'uomo. Egli annuncia ciò che l'uomo è: un soggetto il cui oggetto è l'intero universo e stabilisce ciò fermamente, per tutta l'eternità.

Se esistono uomini capaci di sposare una donna senza esserne particolarmente attratti, di tali matrimoni ve ne son anche fra molti uomini e i loro pensieri.

Nessuno può mai comprendere sé stesso, perché egli allora dovrebbe uscir da sé, e il soggetto del conoscere e del volere dovrebbero potergli divenire oggetto

Non c 'è uomo di genio che non sia anche stato un grande conoscitore di uomini: l'uomo superiore spesso al primo sguardo vede fino in fondo l'anima di un essere più semplice di lui, e non di rado sa subito perfettamente caratterizzarlo.

L'uomo superiore non è solo quello che è più fedele a sé stesso, colui che non dimentica nulla, cui l'errore e la menzogna sono le cose più odiose e insopportabili; egli è anche il più sociale. È l'essere più solitario e, in pari tempo, quello che più sa sentire l'altro.

Esistono sicuramente donne con tratti geniali, ma non esiste, non è esistito né potrà mai esistere un genio femminile.

Genialità equivale a profondità: tentate pure di connettere le parole «profondo» e «donna» come attributo a sostantivo: ognuno si accorgerà della contraddizione. Un genio femminile è pertanto contradictio in adiecto, giacché la genialità non è che la mascolinità potenziata, perfettamente dispiegata, è la virilità in senso superiore, universalmente cosciente.

La donna vuole che l'uomo abbia idee ben definite, che essa possa assumere: un uomo in preda al dubbio, lei non può assolutamente capirlo.

Le donne esigono che l'uomo sia virile e si sentono autorizzate a disprezzarlo e ad indignarsi se egli, a tale riguardo, le delude. Per quanto civetta e bugiarda, una donna si disgusterà e si allontanerà ove riscontri nell'uomo il bugiardo o il vanesio. Essa può esser vile, ma da lui pretenderà del coraggio. Generalmente non ci si accorge che questo non è che un egoismo sessuale, col quale si cerca di assicurarsi il pieno godimento del proprio complemento.

«La donna è una sfinge» − mai si pronunciò una maggiore sciocchezza, mai si inventò una più amena frottola. L'uomo è infinitamente più enigmatico, incomparabilmente più complesso della donna.

La donna è assai più furba, calcolatrice e accorta dell'uomo ogni volta che miri al conseguimento di qualche fine egoistico che la tocchi da vicino. Una donna non è mai tanto stupida quanto lo sa essere talvolta l'uomo.

Ogni uomo del tipo del conquistatore presenta sempre una certa affinità con l'etèra (ogni uomo politico, in un certo modo, è sempre un tribuno del popolo, e nel tribunato vi è sempre della prostituzione).

L'odio non sa essere giusto con ciò su cui s'indirizza.

Mente, o non ha mai saputo che sia l'amore, chi afferma di amare ancora la donna che egli desidera: tanto diversi sono l'amore e l'istinto sessuale. Perciò il parlar di amore nel matrimonio va considerato quasi sempre come una ipocrisia.

L'attrazione sessuale aumenta con la vicinanza corporale, mentre l'amore diviene più forte che mai quando la persona amata è assente, ed esso abbisogna della separazione e di una certa distanza per continuar a vivere.

La bellezza è soltanto una proiezione e una emanazione del bisogno di amare. Per cui, anche la bellezza della donna non è qualcosa di diverso dall'amore, non è l'oggetto a cui questo si volge: la bellezza della donna è l'amore dell'uomo, l'una e l'altro non sono due fatti distinti, ma un solo e medesimo fatto.

Bello non è ciò che piace; per corrente che sia, questa definizione è assurda. Ciò che piace è grazioso, vezzoso, carino; bello è ciò che si ama.

Amare vuol dire concentrare in un individuo tutto ciò che si vorrebbe essere ma che non si potrà mai perfettamente essere, far di lui l'oggetto di ogni valore.

Spesso si resta stupiti vedendo gente affatto comune, anzi volgare, non spaventarsi affatto al pensiero di morire. Ma da ciò si comprende bene che non è la paura della morte a far sorgere il bisogno di immortalità, ma viceversa.

Note
Vedi anche frasi e citazioni di: Sigmund FreudPaul Julius MöbiusWilhelm Reich